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Autore: Pterie Scrive    07/11/2013    8 recensioni
Sono passati sette anni. Sette anni dalla fine della guerra. Sette anni in cui ho vissuto qui, nel Distretto 2. Sono sette anni che non vedo Catnip… Si sarà sicuramente scordata di me. Non ricorderà più il suo Gale, il giovane ragazzo con cui cacciava. Ora sono un uomo, non più un giovane ragazzo che caccia illegalmente. Avrei voluto dirle prima quanto la amavo, avrei dovuto offrirmi volontario al posto di Peeta e proteggerla, in quei primi Hunger Games. Non so se odiarlo, quel ragazzo. Me l’ha portata via, eppure la sta rendendo felice. Voglio andare a trovarla.
«Amore! – urlo a Gretchen, mia moglie, per farmi sentire fin dal piano di sopra. – Preparami la valigia, parto per il Distretto 12.»
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Io sono l'autrice e vi dico:
Bene, ecco la fine che fa Gale. E i suoi rimpianti. Doveva essere lui il padre di Prim.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Rue, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OS su Hunger Games – La Saga
Sette anni dopo.
 
 
Sono passati sette anni. Sette anni dalla fine della guerra. Sette anni in cui ho vissuto qui, nel Distretto 2. Sono sette anni che non vedo Catnip… Si sarà sicuramente scordata di me. Non ricorderà più il suo Gale, il giovane ragazzo con cui cacciava. Ora sono un uomo, non più un giovane ragazzo che caccia illegalmente. Avrei voluto dirle prima quanto la amavo, avrei dovuto offrirmi volontario al posto di Peeta e proteggerla, in quei primi Hunger Games. Non so se odiarlo, quel ragazzo. Me l’ha portata via, eppure la sta rendendo felice. Voglio andare a trovarla.
«Amore! – urlo a Gretchen, mia moglie, per farmi sentire fin dal piano di sopra. – Preparami la valigia, parto per il Distretto 12.»
 
È una situazione bizzarra. Sono qui, ad aspettare un treno che mi porterà dalla persona che amo. Sono sposato con una ragazza che trovo bellissima e simpaticissima, per cui provo qualcosa, ma non è nulla confronto a quello che provo per Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme.
Il treno giunge davanti ai miei ecco e le porte si aprono. Entro nel lussuoso vagone e mi siedo accanto a una ragazzina di, forse, quattordici anni. O forse tredici.
La saluto gentilmente, ma sembra non accorgersi di me. È minuta, dalla pelle scura, e fissa qualcosa fuori dal finestrino. Davanti al mio naso c’è solo la sua foltissima massa di capelli marroni e ricciolini. Cerco di attirare la sua attenzione, con frasi come “Vuoi una caramella?”, ma sembra proprio che mi ignori. Cambio sedile e prendo posto davanti a lei. Indossa un graziosissimo vestitino azzurro cielo, con le calze bianchissime e un paio di ballerine intonate all’abitino.
Ripeto la mia offerta, tutte le bambine amano le caramelle. Finalmente, si gira verso di me e mi guarda negli occhi. Un strano brivido mi percuote, quando mi accorgo che quel cespuglietto di capelli appartiene a Rue, la bambina del Distretto 11. La guardo attentamente, non può essere lei, eppure è uguale. Mi ricordo ancora di quando Catnip mi raccontò di lei, la ricordo più come un piccolo angelo.
Un rombo e il treno parte.
Continua a guardarmi e nessuno dei due dice una parola. La mia mano è ancora tesa verso di lei, immobile. Il suo sguardo è fisso sui miei occhi.
«Tu devi essere Gale – finalmente ha detto qualcosa. Annuisco cercando di sorridere e lei sembra apprezzare. – Katniss mi ha raccontato molte cose di te, nell’arena.» La fisso addolorato, si ricorda di me, senza avermi mai incontrato di persona.
«Ciao, Rue» sorrido per rassicurarla. Forse sto cercando di rassicurare me stesso, invece. «Anche a me Catnip ha parlato molto di te.»
«Solo cose buone, spero» mi scappa una risatina a questa affermazione. «Cosa ci fai qui?» le chiedo.
«Sto andando da Katniss, tu?»
«Sto andando da Katniss.»
Continua a fissarmi, mettendomi un po’ in soggezione. «Come mai vai da Catnip? Uhm… Scusa, Katniss» mi correggo. Non mi stacca gli occhi di dosso, ma finalmente sono riuscito a strapparle un sorriso.
«Perché mi ha dimenticata a Capitol City, voglio tornare e abbracciarla. Voglio dirle che sono fiera di lei.»
«Non ti ha dimenticata, parlava sempre di te» le sorrido, per farle capire che non sto mentendo. Sembra accontentarsi.
«Lei lo sa che sono fiera di ciò che ha fatto?» la guardo, rimuginando sulle sue parole. Mi sono perso nei suoi occhi, non so se sono colmi di serenità o di tranquillità, ma di certo non sono stanchi. Non sono gli occhi di qualcuno che abita a Panem.
«Certo che lo sa, siamo tutti orgogliosi di lei» annuisco e sposto lo sguardo sul paesaggio che scorre di fianco a noi. È velocissimo, siamo già nel Distretto 7.
«Allora non dovrei essere su questo treno» la guardo confuso, ma fortunatamente ha distolto lo sguardo da me e ora sta guardando il cielo. Seguo il suo sguardo sulle nuvole e dei bagliori quasi non mi accecano. Si prospetta un bel temporale.
Sposto nuovamente lo sguardo su di lei, ma sembra essere scomparsa. Il sedile è vuoto, non c’è traccia di quella bambina. Poggio una mano sul sedile di pelle, ma è fresco, come se non ci fosse ancora seduto nessuno, di oggi. Sospiro. Era solo un sogno, mi sono immaginato tutto.
Ripenso ancora a sette anni fa, quando l’ho lasciata scivolare via dalle mie mani. Che tale idiota. Sento una voce seducente provenire dagli altoparlanti: «Distretto dieci; tra un quarto d’ora avremo raggiunto destinazione» dice.
 
Scendo dal treno con la testa piena di pensieri, ho appena sognato un fantasma. Non era un incubo, ma non voglio definirlo ‘sogno’. Ho immaginato Rue, una bambina che non ho mai conosciuto. E che è morta.
Mi guardo intorno. Eh, sì, questa dev’essere la nuova stazione ferroviaria del Distretto 12. Intorno a me ci sono tantissime persone super indaffarate e io sono qui, fermo e immobile come un pesce ad aspettare qualcosa di inesistente.
Ricevo uno spintone da una signorina, che si scusa subito.
Non me lo ricordavo così caotico questo Distretto. Esco velocemente dalla stazione, schivando tutti i passanti che mi vengono incontro. Qualcuno lo riconosco, altri mi sono totalmente sconosciuti.
Attraverso qualche via, finchè non raggiungo il Forno. L’hanno ristrutturato, da fuori. Non voglio entrare, non sarei un benvenuto, sicuramente.
Prima di raggiungere la casa di Catnip, voglio andare nella mia vecchia casa.
Ora è lì, davanti ai miei occhi. La vecchia porta di legno malandata e bruciacchiata. Sembra essere stata rimessa a nuovo, ma non un ‘nuovo’ nuovo, ma un ‘nuovo’ prima dell’esplosione. Merito di Catnip. Entro. È esattamente come la ricordavo. Il camino, le pareti… Sembra molto più grande senza mia madre e i miei fratelli. Il tavolo accoglie il libro di famiglia, con le nostre foto, come un tempo. È tutto incenerito e pieguzzato, ma mi chiedo come abbia fatto a sopravvivere ancora dopo l’esplosione.
Lo prendo, lo sfoglio, le foto sono tutte allineate perfettamente come le ricordavo. Ci sono alcuni ritratti, anche quello che mi regalò Catnip tempo fa. È orribile: un cerchio con tre capelli, due pallini neri come occhi e una cosa che sembra una patata come naso. Poi una linea che forse avrebbe dovuto essere il mio sorriso. Sono io.
Chiudo il libro spesso e tiro su con il naso. Lo rimetto al suo posto sulla tovaglia bianca, rattoppata e bucata. Non posso credere che Catnip abbia rimesso a nuovo questo luogo, ricordo com’era l’ultima volta che ci sono stato e di certo non mi aspettavo di poterlo vedere così, com’è ora. Sperava davvero che io tornassi. Ma io non l’ho fatto, non sono tornato. Non prima di questi sette anni, che mi chiedo come avrà passato; sposata con quel Peeta, ma non credo abbia avuto dei figli. Me lo disse chiaramente «Non avrò dei figli» e le credo. Lei non mente, non a me, almeno non ancora, e non penso che lo farà mai. Dopo oggi non vorrà più vedermi, mi odierà.
Basta, ora vado da lei e la smetto di ipotizzare sul suo presente. Sono qui, guardo il suo stesso cielo, tra poco sarò da lei e saprò come vive.
M’incammino verso il Villaggio dei Vincitori, non faccio altro che pensare a lei, dimenticandomi una moglie che non amo e dei figli che non ho. Li volevo, ma ora non più. Quella volta, quando le diedi il pane che avevo barattato con uno scoiattolo, quando ancora andavo a caccia, prima della mietitura, le dissi che li volevo. Penso sempre a quel giorno, lei diceva che non li voleva e io dicevo il contrario. Vorrei averle detto che li volevo da lei, forse avrebbe cambiato idea.
Finalmente sono arrivato, non è cambiato nulla. La zona è sempre la più bella di tutto il Distretto 12, le case sembrano nuove, ma sono pronto a scommettere che nessuno le ha ristrutturate dopo l’esplosione. Sono le ‘case sopravvissute’, forse Snow sperava di vincere questa guerra e di far alloggiare i suoi coleotteri lì, per mostrare a Panem com’era ridotto il resto del Distretto. Oddio, li ho davvero chiamati coleotteri?! Cameraman, volevo dire cameraman.
Eccomi qui, davanti alla porta di Catnip. Inizio a essere un po’ titubante. Non dovrei essere qui, dovrei andarmene. Però ormai ci sono, ormai è il momento.
Salgo quei uno, due, tre gradini e busso alla porta di legno verniciata di bianco. In bella calligrafia, con una vernice dorata, leggo Famiglia Mellark al centro della porta. Sento un morso allo stomaco, quando ora mi manca anche l’aria. Quando pensavo che si erano sposati, forse non lo realizzavo davvero. Ed ora sono qui, come un idiota, ad aspettare che suo marito mi accolga per dire a Catnip che la amo. Dio, quanto mi odio, dovevo rimanere nel 2.
La porta si apre e quasi sussulto. Non è Peeta, non è Catnip. È una bimba bellissima: i capelli lunghi e biondi le ricadono sulle spalle come fili di seta, lucenti, quasi dorati. Gli occhi grigi di Katniss, eccoli, li riconosco. Sono i suoi, quella scintilla è sua. Gli occhi incerti continuano a guardarmi, quando finalmente apre bocca. Non per parlarmi, non per presentarsi, sta chiamando qualcuno. Il mio stato di trans non mi permette di sentire la sua voce, ma dal movimento delle labbra si capisce che sta chiamando la madre.
Ignoro i gradini e scavalco la piccola staccionata, per nascondermi, ma non troppo lontano, mi limito ad appoggiare la schiena al muro laterale della casa, almeno per sentire la sua voce.
«Cosa succede, piccola?» chiede, con un suono soave, che mi manca tanto.
«C’era un signore, mamma» risponde la piccola, ha la stessa voce di… No, non è possibile.
«Prim, qui non c’è nessuno» sentenzia la madre, sporgendosi appena dalla porta per guardarsi intorno. Ha scelto proprio quel nome, come per punirmi. Io ho ucciso sua sorella, lei ora uccide me. Ma mi sta bene, dovevo salvarla. Mi guardava, quando ha ucciso la Coin, sperava che la uccidessi prima che lo facevano loro. Non l’hanno uccisa, ma se l’avessero fatto, se l’avessero torturata, non me lo sarei mai perdonato. Quella bambina, così bella, come sua madre, così piccola, ma con uno sguardo così minaccioso.
Rivolgo un ultimo sguardo alla bambina, praticamente identica a Primrose Everdeen. Eppure no, lei è Primrose Mellark.
Catnip pronuncia ancora un frase «Torniamo da papà» e poi chiude la porta, portandosi via la bambina… e il mio cuore.
 
 
 
OKAY.
Eccomi qui, con una os sulla mia saga preferita. Lo so, lo so di essere in ritardo con il capitolo di Once Upon  A Time, ma per lunedì, con un mezzo miracolo, riuscirò a postarlo.
Parliamo della os, cosa ne pensate? Vi prego, recensite, recensite, recensite. Ho pianto, mentre la scrivevo.
Ricordo di quando ho letto l’ultima pagina di Il Canto Della Rivolta, poi ho chiuso il libro, l’ho messo in libreria, insieme agli altri, e ho promesso a me stessa che non lo avrei mai più aperto: troppe lacrime. Ma come si fa? Non si può. Quindi, ho deciso che Gale non poteva rimanere lì, nel due. Perché avrebbe dovuto? Se devo essere sincera, fino al momento in cui Gale non uccide Prim, io shippavo Katniss e Gale. Non so perché, ovviamente shippavo anche Peeta e Katniss, ma quando Peeta strozzò Katniss mi dissi ‘Tanto lo so che sposa Gale’. Bene, ecco la fine che fa Gale. E i suoi rimpianti. Doveva essere lui il padre di Prim *piange*.
Molto bene, molto bene. Recensite con le vostre emozioni, voglio sapere se ho toccato il vostro cuoricino, se ho centrato bene il mio tentativo di mandarvi in lacrime (ma non penso) MUAHA e infine grazie, grazie perché mi sostenete, e grazie per le 11 personcine che seguono Once Upon A Time. Avete visto il trailer? No? Cosa aspettate? E poi su, recensite il capitolo 3, così sono motivata a finire il 4(?). E bom. Ciao.
A BOMBEEE.

 
   
 
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