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Autore: Liveandlove    07/11/2013    0 recensioni
Dal testo :
Ero scappato dalle mie responsabilità e adesso dovevo pagare delle conseguenze peggiori di quelle da cui ero fuggito. Solitudine, monotonia, senso di colpa.
Tutto questo mi massacrava a fuoco lento e con calma mi uccideva.
Quando davanti a quell'ospedale avevo trovato la forza di muovere anche solo un piede, lo feci nella direzione sbagliata. Esitai e mi rigirai verso la finestra che si affacciava verso di me, ma poi corsi sotto la pioggia scrosciante verso la parte opposta pur di non doverlo vedere, incontrare, sentirmi dire che non mi avrebbe mai perdonato e durante la corsa mentre il mio petto non faceva che alzarsi ed abbassarsi per le svariate emozioni che provavo e per la stanchezza, era come se assieme alle lacrime, gocce di sudore e alla pioggia che scivolavano sul mio corpo se ne fosse andato via tutto quello che mi era più caro.
«...»
Speravo che quello non fosse un sogno o un'allucinazione, ma prima di poter reagire o far qualcosa sussurai un «Jonghyun» che lui sentì benissimo e che attirò la sua attenzione verso di me, poi le mie palpebre si chiusero.
JongKey **
INCOMPLETA
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Please, forget.


Chapter IV




Non mi ero mai sentito peggio di così e l'unica cosa che non percepivo in quel momento era il battito del mio cuore; era come se non ci fosse più. La porta del mio appartamento era socchiusa ma nello stato confusionale in cui mi ritrovavo, questo non aveva alcuna importanza.
Avrebbe potuto entrare anche un ladro ma esclusi l'idea, anzi, nemmeno riuscii a raccimolare le forze per pensarlo. Con un gran sospiro affrontai mentalmente tutto quello che era appena successo e intanto varcai la soglia della porta. Era tutto così disordinato e tutto così silenzioso. Il ricordo che Taemin fosse a casa mia mi aveva appena sfiorato ma l'unica sua traccia erano i suoi bagagli, il divano disfatto e le coperte a terra. Invece di preoccuparmi di dove fosse o di riordinare mi rannicchiai sul divano e mi lasciai travolgere dalla stanchezza. Nemmeno dieci minuti dopo spalancai gli occhi come se avessi avuto un incubo mai avuto e sventolando la mano per farmi aria, mi sedetti. Cosa dovevo fare? Forse mi sarei dovuto dare una calmata e ritornare alla mia solita vita o forse cambiare scuola. 
Avrebbe funzionato?
«Come puoi pensare che tu non mi sia mancato? Come puoi pensare che io abbia dimenticato tutto? Come puoi pensare che almeno per un solo secondo non abbia pensato a te? E il nostro bacio? Cosa credi? Tutti i giorni cerco di dimenticarmi di tutto questo ma riappare ogni volta che chiudo gli occhi. Anche dopo quello che mi hai fatto. Perciò aiutami a dimenticarti e vattene dalla mia vita.»
Nemmeno da morto.
Fissai per un tempo indefinito l'orologio del maknae a forma di orso che aveva messo sul comodino e mi ricordai di una cosa : era lunedì. Questa volta osservai veramente l'orologio e notai che erano le 8; avrei fatto in tempo per la secondo ora. Così dopo un doccia fredda mi vestii velocemente, almeno per i miei standard, e con la mia borsa a tracolla di pelle nera con le borchie mi diressi verso scuola. I cancelli erano ancora aperti ed io mi trascinai dentro l'edificio. Sapevo di avere trigonometria in seconda ora ma non perché mi fossi appositamente studiato l'orario ma perché avevo una memoria infallibile che mi faceva andare avanti ogni anno senza mai toccare libro.
Mi sedetti su una delle panchine vicine al bar della scuola in attesa della seconda campana e stranamente, vidi il primo studente della scuola dal mio arrivo. La paura e l'ansia mi travolsero quando pensai che avrei potuto incontrarlo. Forse sarei rimasto lì a fissarlo, forse l'avrei ignorato o forse gli avrei detto qualche parola insensata. Non sarei mai riuscito a sopportare tutto questo per un lungo periodo; immaginare di dover vivere così per i prossimi anni mi mozzava il fiato. Non mi accorsiche il tic nervoso con le dita era iniziato e solo allora notai improvvisamente che qualcuno si era seduto accanto a me, poiché infastidito dal mio tic mise la mano sulla mia spaventandomi.
«Anyoung* Hyung!» riconobbi solo allora quella voce e il mio cappello nero con la visiera con i denti, sul suo capo. «Quello non è il mio cappello? E non dovresti essere a lezione?» gli chiesi chiaramente inquieto. «Si, ma dal momento che siamo coinquilini... Tutti i coinquilini si scambiano le cose! Comunque non hai sentito la campana? È appena suonata.» realizzai quelle parole solo pochi secondi dopo e scattai in piedi. Era suonata la seconda? Forse ero diventato sordo. Mi diressi verso la mia classe ma mi fermai un attimo e tornai a riprendere la mia borsa e mi riferii al ragazzo sulla panchina, «Quello ritorna nel mio armadio sano, salvo e pulito.» Lui mi sorrise ebete ed annuì come un bambino. Disgustosamente adorabile. Poi irruppi nella mia classe facendo presente del mio ritardo al ritardo che mi fece guadagnare un'occhiataccia dalla professoressa con gli occhiali tondi. Solo durante l'attesa che la prof mi congedasse dalla cattedra, ebbi modo di guardare la classe. Qualcosa mi portò a guardare quel banco altrettanto vuoto a fianco al mio, come se fosse una calamita e subito dopo la porta dietro di me si spalancò. Ebbi un brutto presentimento e istintivamente, come facevo fin troppo spesso quei giorni, trattenni il fiato e socchiusi gli occhi. L'arrivato mi stava perforando la schiena con lo sguardo, lo sentivo. E mentre si avvicinava il cuore mi martellava nel petto per l'eccitazione e per la paura. Mi ero accorto di avere paura. Ma di cosa?
«Scusi il ritardo, prof.» Quella voce. Mi faceva impazzire.
Istintivamente mi girai e notai subito sul suo volto due grandi occhiaie che però non sminuivano di certo la sua bellezza. «Oh, ma che bello. Oggi è il giorno dei ritardi? A posto tutti e due.» si lamentò congedandoci la professoressa. Entrambi ci inchinammo come segno di rispetto e ci andammo a sedere. Mi ero andato a sedere così velocemente e freneticamente che a poco sarei andato a sbattere o sarei caduto dalla sedia, mentre lui sembrava così calmo e rilassato, cosa che mi irritò.
Mentre cercavo di calmarmi sentii vibrarmi il cellulare nella tasca dei pantaloni così lo tirai fuori cercando di non farmi scoprire. Il mittente della chiamata mi stupì e mi lasciò di stucco ma avrei dovuto attendere la fine delle lezioni per rispondere, così chiusi la chiamata pigiando il tasto rosso e lo rimisi in tasca. Ero molto tempo che non lo sentivo, un po' per quello che era accaduto con Jonghyun e un po' per nostro padre. Presi un gran respiro e cercai di scacciare il ricordo del corpo di mio padre steso sul lettino dell'ospedale pallido e moribondo.
Erano passati anni eppure il sol pensiero mi faceva lo stesso effetto di anni fa, esattamente come l'effetto di quel ragazzo a cui avevo fatto del male ma che dopo tanti anni era di nuovo quì.
Odiavo pensare a cose che mi avevano fatto soffrire, ma una volta aperta una porta era difficile riuscirla a chiudere. Tutto il passato si stava ripresentando quì nel presente. Perché? Forse ciò che avevo passato fino ad all'ora non era abbastanza. L'affetto, l'amore e l'amicizia sono sempre le armi più potenti per far soffrire una persona.
Alzai il capo dal banco e ascoltai di sfuggita qualche parola della spiegazione «Gli Enzimi hanno una funzione...» e mi stupii di quanto fossero passate velocemente le ore, da trigonometria a biologia vi erano state coreano, inglese e storia ma a me pareva che fossero passati dieci minuti. La campanella cominciò a trillare e tutti si alzarono dalle proprie postazioni sollevati e contenti di poter tornare a casa. Mi alzai, presi la mia borsa, rimasi lì fermo in piedi e mi mordicchiai il labbro. Il mio vicino di banco stava lentamente rimettendo tutto dentro lo zaino e come se mi avesse chiesto di fermarmi ero lì che lo fissavo nervoso con la coda dell'occhio. Non vi era più nessuno nella classe, nemmeno il professore di biologia ma solo io e lui. Ero davvero stanco di tutta questa cosa. Era diventato impossibile farmi perdonare, tornare fra le sue braccia ma si sa' che tutte le cose impossibili sono quelle da cui veniamo attratti maggiormente. Non appena finì, uscì dalla classe ignorandomi ed io lo seguii lentamente da dietro. Osservavo ogni suo passo, ogni suo movimento. Nonostante fossi abbastanza lontana potevo percepire quasi il suo respiro.
Si stava dirigendo verso la fermata che avrei dovuto prendere anch'io e lì vidi già il maknae che aspettava l'autobus camminando avanti e indietro, agitato e teso. Ogni tanto si girava, arrossiva e poi tornava a passeggiare guardandosi i piedi. Mi girai verso la direzione in cui il maknae si voltava di continuo e capii il perché. Non appena mi rigirai per osservare ancora Jonghyun non lo trovai più. Era sparito. Mi morsi di nuovo il labbro e sospirai frustrato. L'autobus arrivò e Taemin, non avendomi visto salì velocemente e si sedette sollevato, poi se ne andò. Non volevo intromettermi tra Minho e Taemin ma non potevo evitare di osservare tutto ciò che accadeva fra di loro. Da quando l'avevo saputo mi sembrava che gli sguardi del primo verso il secondo fossero sempre sotto i miei occhi che mi urlavano "guardami! Sono sempre quì!". Poi, senza che me ne fossi reso conto, Minho mi aveva raggiunto e adesso si trovava accanto a me.
 «Allora biondino... Hai capito tutto, vero?» mi chiese lui con un tono quasi sarcastico. «Di qualunque cosa tu stia parlando non sono affari che mi interessano.» risposi con indifferenza. Sostenere una discussione di quel tipo con lui era come attraversare un campo pieno di mine. Non perché avessi paura, ma perché non erano fatti miei e perché volevo che Taemin riuscisse a risolvere la situazione da solo senza che ci fossi io in mezzo. 
«L'ho notato da quando è arrivato l'anno scorso quel ragazzino. Cazzo, rideva e sorrideva sempre ogni fottuta volta che lo guardavo. Poi quando è arrivato aveva quei capelli lunghi da femmina che quasi non si notava la differenza. Era carino quanto una ragazza e quando si è tagliato i capelli lo trovavo sempre più fottuta mente femminile, più di qualsiasi ragazza.» Rimasi in silenzio ascoltando le sue parole che non volevo udire e che non riuscivo ad interpretare. Non capivo se si stesse semplicemente sfogando, se mi stesse chiedendo di dargli un consiglio o di non dire una parola a nessuno su tutto questo. Però non volevo ascoltare altro, qualsiasi cosa volesse non ero intenzionato ad ascoltarlo perciò mi diressi verso la fermata dove l'autobus stava per arrivare ed aprire per le porte, ma Minho mi seguì e prima che potessi scappare sul mezzo, mi disse, anzi quasi urlò «Sappi solo che mi sono innamorato di quel bastardo.»
Poi salii sull'autobus e le porte si chiusero. Cercai un posto per sedermi e quando lo trovai mi ci sedetti e presi un grande respiro. Ora non bastavano solo i miei problemi, ma adesso anche quelli di quel coglione. Forse avrei dovuto raccontare tutto al diretto interessato? Oppure lasciare che lo scoprisse da solo? Ma io non centravo nulla. Avrei dovuto lasciare che se la sbrigassero fra di loro e così decisi di ignorare l'accaduto e di non pensare a nulla per qualche minuto. Poggiai la testa contro il finestrino e chiusi gli occhi, come se non avessi riposato abbastanza in classe.
Mentre la mia mente vagava nel vuoto più assoluto improvvisamente mi venne in mente che avrei dovuto richiamare quella persona che non sentivo da molto tempo e che era anche amico di Jonghyun. Ripresi in mano il mio Smartphone bianco e richiami l'ultimo numero fra le chiamate perse. Rispose la segreteria telefonica così decisi che avrei aspettato nuovamente la sua chiamata. Intanto arrivai a casa e come mi aspettavo trovai il mio nuovo ospite indesiderato, spaparanzato sul divano con un piatto di ramen che guardava la tv. L'occhio mi cadde subito sui suoi capelli e diedi ragione a Minho perciò cominciai a tossicchiare imbarazzato dal mio stesso pensiero e dopo averlo salutato mi rintanai in camera mia.
Quella notte riuscii per la prima volta dopo tanto tempo a dormire tranquillamente. Non appena la sveglia mi strappò via dalla mia dormita tranquilla, tutte le preoccupazioni tornarono ad incasinarsi nel mio cervello, ma almeno avevo recuperato un po' di sonno. Sul mio cellulare avevo cinque chiamate sempre dello stesso mittente di ieri. Perché quel cretino doveva chiamare di notte? Lo richiamai ma rispose nuovamente la segreteria telefonica, così mi arresi e mi preparai per la scuola. Vedevo il maknae sempre di meno e anche quella mattina se ne era già andato, così trovai come sempre la casa vuota e disordinata. Avevo come la sensazione che mi stesse evitando ma scacciai subito il pensiero e mi diressi verso scuola. Arrivai puntuale ed entrai in classe sedendomi sempre al mio stesso posto. Stranamente anche lui era già lì seduto al suo posto ed al mio arrivo non si smosse di una virgola. La prima ora procedette tranquillamente, ogni tanto gli lanciavo delle occhiate con la coda dell'occhio ma lui sembrava essere di marmo; fissava la lavagna inerme. Poi mezz'ora prima della ricreazione a una delle ragazze della classe suonò il cellulare ma come sempre il professore non disse nulla e all'improvviso, dopo aver letto il messaggio appena arrivato cominciò a spifferarne il contenuto a tutta la classe. Dopo nemmeno cinque minuti nella classe si era levato un brusio ed un chiacchiericcio che copriva anche la voce del professore che tentava di spiegare. Nonostante tutto quel casino rimasi col capo sul banco, disinteressato e Jonghyun continuò a fissare la lavagna. Quando arrivò la ricreazione tutta la classe accorse fuori unendosi al casino che si udiva di fuori ed il professore esasperato fermò una delle studentesse.
«Kim Soo Yoon, si può sapere che diavolo sta succedendo?» «È arrivato un nuovo senior. Si dice che abbia un IQ di 180 e che sia bello come un modello, che canti benissimo e che abbia una borsa di studio per la Columbia.» rispose eccitatissima la ragazza, poi scappò anche lei di fuori per vedere il nuovo arrivato. « - il professore scosse la testa - E questo dovrebbe essere più interessante della filosofia?» sbuffò e tornò a sedersi prendendo il giornale in mano. 
La giornata proseguì allo stesso modo. Ad ogni cambio dell'ora qualcuno veniva informato con delle nuove notizie sul nuovo arrivato ed in classe scoppiava il finimondo. A me non interessava affatto il nuovo arrivato, volevo solo poter proseguire la giornata in pace e le urla ed il casino non aiutavano affatto. Anche Jonghyun ne sembrò infastidito ed ogni tanto che si sollevavano delle urla sospirava pesantemente infastidito.
Quando l'ultima ora suonò tutti si diressero fuori, più rumorosamente che mai mentre io e lui sistemavamo le nostre cose con calma. Piano piano però le urla si avvicinarono sempre di più alla nostra classe; ciò voleva dire che il nuovo ragazzo stava passando di lì, ma non me ne interessai e continuai con calma a rimettere le cose nella mia borsa. Però non appena alzai il capo, notai Jonghyun immobile con lo sguardo verso la porta. Scorsi le persone ai lati della classe tutti ammassati ad osservare la scena e capii che alla porta c'era il nuovo arrivato, ma non capivo perché si fosse fermato in classe nostra così, osservai bene chi fosse e sbattei le palpebre un paio di volte, poi lui mi sorrise. «Non hai risposto alle mie telefonate Kibummie.» si sollevò ancora una volta un brusio ma lui li zittì con un gesto con la mano. «Che ci fai quì Hyung?» gli chiesi incerto e sorpreso. «Era questo che volevo dirti. Mi sono trasferito quì.» Seguì qualche secondo di silenzio poi lui si rivolse al mio vicino di banco. «Che fai non mi saluti?» gli chiese divertito dalle nostre reazioni. Fece un mezzo sorriso - che non vedevo da molto tempo - e disse «Ciao Jinki.»





Prima di tutto mi scuso per il ritardo. 
Inizialmente pubblicavo tutto a random e mo' una volta ogni morto del Papa. Comunque sia ringrazio chi segue, chi recensisce e tutto quanto, perché sennò avrei già cancellato la storia. Forse vi sarete dimenticati già di controllarla, ma spero proprio di no. Spero che ci sia ancora qualcuno interessato a questi due coglioni che invece di mettersi insieme si tormentano a vicenda... E che dire? Scusate per eventuali errori grammaticali, ma non l'ho potuta ricontrollare. Non so nemmeno se vi piacerà questo capitolo perché è sempre tutto molto intenso, ansioso e triste. 
C'è un'atmosfera che deprime anche me. 
Comunque sia fatemi sapere eventuali commenti negativi o positivi. 
Thanks for reading this story!

(Tra parentesi) Se guardate i drama, state guardando Heirs?
È stupendo ** Ahah. Io tifo per Choi Yong Dong anche se è uno stronzo.
Ahaha. Scusate per 'sto coso così lungo che di sicuro non leggerete.
Byee :*



  
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