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Autore: Steangine    08/11/2013    3 recensioni
Aomine aveva ancora la pistola nella fondina e il distintivo appuntato sulla divisa, quindi il suo ingresso nel supermercato zittì le chiacchiere di un gruppo di studentesse del Touou; riconoscere la divisa della sua scuola superiore gli provocò un nauseante senso di nostalgia.
Dieci anni e premere il grilletto era ormai diventata un'abitudine nel suo lavoro. Ma l'ultima volta fu la più dolce.
KagaKuro, AoKuro one sided, dieci anni dopo.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Avvertenze: nonsense (?), what if? / dieci anni dopo

 

 

NOTHING BUT BLUE

 

Aomine aveva ancora la pistola nella fondina e il distintivo appuntato sulla divisa, quindi il suo ingresso nel supermercato zittì le chiacchiere di un gruppo di studentesse del Touou; riconoscere la divisa della sua scuola superiore gli provocò un nauseante senso di nostalgia. Camminando tra gli scaffali iniziò a giocherellare con il berretto blu e scrutò i prodotti cercando di farsi venire un'idea su cosa poter cucinare quella sera in modo da poter dare a Satsuki una risposta soddisfacente ed evitare le sue materne raccomandazioni telefoniche — oltretutto il marito era una persona gelosa che ancora non si fidava del mille volte ripetuto « Con Daiki siamo solo amici d'infanzia! ». Per lo meno Satsuki aveva perso l'abitudine di chiamarlo Dai-chan dopo il primo serio litigio in merito con la sua dolce metà.

Quando ebbe le braccia occupate da troppi pacchetti per poter prendere le birre si accorse che probabilmente sarebbe stata un'ottima idea approfittare dei cestini o carrelli messi a disposizione dei clienti.

« Ehi! »

Compì un passo di lato, voltandosi verso la voce sorpresa che aveva riconosciuto, e toccò con la gamba il carrello di Kagami.

« Bakagami. » lo salutò con un sorriso.

« Gentile come sempre. » a dispetto delle parole Kagami non sembrò subire negativamente l'insulto quasi affettuoso « Perchè non hai preso il carrello? Non sembra comodo girare così. »

Aomine si sporse in avanti e approfittò dello spazio nel carrello di Kagami per rovesciarci dentro i propri acquisti, poi prese le birre. Sembrò che Kagami fosse pronto a sbottare per quell'invadenza, tuttavia si limitò ad aggrottare per un attimo le sopracciglia.

« E' la tua cena? » domandò osservando i vari contenitori non suoi.

« Sono stato impegnato ultimamente, mi hanno assegnato dei turni assurdi e quasi non avevo tempo di tornare a casa per farmi una doccia e indossare una divisa pulita. »

« Potevi costringere i criminali alla resa minacciandoli con il tuo sudore. » Kagami non reagì al gentile pugno sulla spalla « Domani lavori? »

« Giorno libero, finalmente. Tu? »

« Mi sono preso qualche giorno. »

« Come mai? »

« Nigou è stato di nuovo male e il veterinario lo sta tenendo in clinica, quindi Tetsuya va a trovarlo non appena ha dei momenti liberi per non farlo sentire solo. Preferisco che trovi qualcuno quando torna a casa, è molto affezionato a Nigou e non voglio lasciarlo da solo. »

Aomine scrutò il berretto e se lo mise in testa, quindi esaminò distrattamente la propria divisa e i vari accessori « L'ultima volta era stato per lo stomaco, era curabile no? »

« E' curabile, ma Nigou ha gli anni che ha. »

Nel carrello erano visibili parecchie verdure fresche protette da sacchetti trasparenti.

« Curry per cena? » Aomine si grattò il collo e sbadigliò.

« Già, non lo preparavo da un po'. Ma voglio provare una variante diversa questa volta. »

« Uh, parli proprio come un vecchio. Stai pure lì a controllare i gambi di sedano quando li compri, vero? »

« Guarda che sei nato nemmeno un mese dopo di me! »

« Chissà se il tuo curry è ancora buono come l'ultima volta. »

Kagami notò che lo sguardo di Aomine cadeva con assidua frequenza sugli ingredienti che aveva scelto per poi vagare senza una meta precisa dalla parte opposta, senza mai incrociare direttamente il proprio volto.

« Vuoi venire a cena? Non vedi Tetsuya da un po'. »

« Sarà passato un mese. Non sono una mogliettina ansiosa, io. »

La frecciatina fu pienamente compresa, tuttavia Kagami scelse, seppur con riluttanza, di non raccoglierla, benchè non riuscì a nascondere l'irritazione davanti al sorriso di Aomine, stanco a causa delle troppe ore di duro lavoro.

Quei leggeri battibecchi gli ricordarono il periodo delle superiori e, sotto il sentimento pungolante, Kagami riuscì a sentire una vecchia allegria. E si ricordò che doveva chiamare Tatsuya prima o poi, comunicare solo via e-mail era un po' triste. Forse lo avrebbe fatto quella sera dopo cena.

« Vabbè. Vieni oppure no? »

« Sì, sì. »

« Cos'è quel tono di sufficienza? Sembra che tu mi stia facendo un favore! »

Aomine rise « Ho voglia di rivedere Tetsu. » si massaggiò la testa e il suo sorriso scemò in un'espressione malinconica. Kagami non era diventato abbastanza adulto da lasciar correre e far crogiolare nell'orgoglioso brodo della noncuranza chi gli stava vicino.

« Tutto bene? »

« Ogni tanto ripenso a prima. » non ci fu bisogno di specificare il prima. Il periodo delle superiori che Tetsuya era riuscito a rendere spensierato anche per i membri della Generazione dei Miracoli « Pensavo seriamente che sarei andato a giocare nell'NBA. Invece sono qui ad arrestare i teppistelli che appiccano incendi durante la Giornata della Natura. » il suo tono di voce si accese di nuovo, abbandonando quel tenue stridore da "tempi andati" che non gli si addiceva.

« Non che tu ci sia riuscito bene. Altrimenti quel giorno non avrei avuto lavoro. » si misero in coda alla cassa « Te ne sei pentito? »

« No. Senza di voi mi sarei annoiato. In America se la tirano, ma per quel periodo in cui ci sono stato ho capito che per la maggior parte sono delle schiappe. »

Kagami in America ci era cresciuto e i giocatori gli erano sembrati tutto fuorchè schiappe. Ma era anche vero il fatto che Aomine diventasse un mostro sul campo da basket e che lui -Kagami-, per quanto avesse potuto tener testa ai Miracoli, ci era sempre riuscito al costo di estenuanti sforzi.

« Aaaah. Devo proprio chiamare Tatsuya stasera. » lo disse ad alta voce, mentre Aomine lo aiutava a mettere la spesa sul nastro scorrevole, quasi potesse aiutarlo a ricordarsene se qualcun altro fosse stato a conoscenza delle sue intenzioni.

Kagami non chiamò Tatsuya quella sera. Kagami non avrebbe mai più chiamato Tatsuya e nessun altro.

Aomine andò a spegnere il fuoco del fornello, evitando di calpestare il curry che colava dal ripiano della cucina sul corpo di Kagami. Il suo cervello era schizzato contro il muro bianco, era bastato un colpo di pistola. Kagami era morto mentre stava riferendo l'aneddoto di un suo collega, probabilmente sorridendo, ma Aomine non lo capì: il proiettile, pur penetrando dalla nuca, aveva reso il viso una maschera di sangue e carne.

Kagami era insopportabile. Quante volte aveva chiamato Tetsu per nome? Ogni singola volta gli aveva dato talmente fastidio che zittirlo per sempre era stato abbastanza piacevole da riuscire a sentirlo anche a livello fisico. La vibrazione del colpo che partiva si era diramata dal calcio della pistola alle dita, seguendo i nervi in tutto il corpo.

« Tetsu arriva verso le nove, uh? »

L'orologio segnava le otto e mezza. Aomine uscì dalla cucina e passò nel salotto che ormai conosceva bene. Mentre camminava verso la camera da letto abbassò qualsiasi foto ritraesse Kagami.

Si spogliò della divisa e la accantonò per terra. Kagami e lui avevano la stessa taglia, indossò un paio di pantaloni e una felpa e si distese sul letto. Tetsu da che lato dormiva? Destro? Sinistro? Scrutò i comodini in cerca di qualche segno riconoscibile e si girò verso quello su cui giaceva un libro.

Infilò la mano nei boxer -ce l'aveva duro da quando aveva premuto il grilletto- e si masturbò con gli occhi chiusi e l'immagine di Tetsu in testa. Tetsu con la divisa del Teikou, che giocava con lui e che vedeva soltanto lui. Immaginò la sua voce chiamarlo e non riuscì a trattenere l'orgasmo. Dovette cambiarsi i pantaloni.

Erano le nove e dieci, Kuroko suonò alla porta e Aomine andò ad aprire con un sorriso. Fu contento di averlo sorpreso e di essere riuscito a diradare dal suo viso l'ombra di tristezza dovuta al malessere di Nigou.

« Aomine. Cosa ci fai qui? »

« Bakagami mi ha invitato a cena. » si scansò per farlo entrare.

« ...e gli abiti? » Kuroko, intontito dallo stress, ci mise un po' a riconoscere gli abiti di Kagami addosso ad Aomine.

« Quando ci siamo incontrati non ero ancora tornato a casa a cambiarmi e Kagami mi ha prestato questi per farmi togliere la divisa. »

Kuroko annuì piano, ma reagì più in fretta, segno che si era già abituato alla sua presenza.

« Taiga sta ancora cucinando? »

Si sentiva il vago odore del curry non ancora pronto, ma il suono della televisione gli impediva di sentire qualsiasi rumore che potesse provenire dalla cucina.

« Già. Ci siamo persi in chiacchiere. »

Kuroko sorrise e Aomine avrebbe voluto abbracciarlo. Chiuse la porta e lasciò che Tetsu si dirigesse verso la cucina.

Non vide l'espressione sul suo volto quando vide Kagami a terra e il suo sangue sul muro.

« Taiga. » ansimò perdendo il respiro.

Aomine lo strinse possessivamente da dietro e gli mise una mano alla gola non appena lo sentì reagire d'impulso alla sua morsa.

« Aomi— » vuotò i polmoni senza riuscire a chiamarlo completamente.

« No, non Aomine. Lo sai il mio nome, Tetsu. Te lo ripetevo spesso alle medie, ma non mi hai mai chiamato col mio nome. » Kuroko svenne con un rantolo, troppo debole per potersi opporre alla forza di Aomine e troppo importante per morire soffocato « Invece Kagami sì. »

Aomine lo prese in braccio -Tetsu era incredibilmente leggero- e sfiorò la sua fronte con la propria. Erano adulti, ma Tetsu era sempre fin troppo piccolo, benchè fosse il maggiore tra di loro; solo di pochi mesi, ma era più grande.

Il respiro di Tetsu era piacevole, gli solleticava il naso « Accidenti, nemmeno una volta mi hai chiamato per nome.. »

Gli toccò le guance, erano gelide a causa del vento esterno e gli sfiorò il collo maledicendosi: aveva usato troppa forza, aveva lasciato dei lividi sulla pelle candida di Tetsu. Baciò i segni neri e rabbrividì, di nuovo eccitato. Appoggiò la canna della pistola contro la nuca di Tetsu, la direzionò in modo che la traiettoria li congiungesse entrambi in un unico colpo.

Le palpebre di Tetsu tremarono e la sua voce vibrò appena senza uscire dalle labbra chiuse. Aomine lo strinse a , e lo baciò dominato da un calore e da una vergogna infantili, come un adolescente alla sua prima cotta.

« A... Ao... »

« No, no. » sorrise tristemente, forse rischiava di piangere « Daiki. Daiki... » ripetè più piano e il suo cervello filtrò la propria voce rendendola vagamente simile a quella di Tetsu.

Il rumore del grilletto che raschiava contro il metallo fu incredibilmente dolce.

 

 

 

 

La Giornata della Natura (Midori no Hi) è festa nazionale in Giappone. Non ha un significato particolare (Midorima non c'entra), l'ho scelta solo perchè mi è parso ironico, ma plausibile, che dei teppisti decidessero di bruciare qualche albero durante questa festività.

Per chi non avesse letto la wikia o notizie dal Character Bible, l'autore ha disegnato la Generazione dei Miracoli più Kagami in versione adulta, immaginando cosa avrebbero potuto fare come lavoro. Kuroko è un maestro in un asilo, Kagami un vigile del fuoco, Aomine un poliziotto. Akashi un giocatore professionista di shoji, Kise un pilota d'aerei di linea, Midorima un dottore e Murasakibara un pasticcere. Mi sono basata su questo per la one shot.

Il titolo è preso da questa canzone (https://www.youtube.com/watch?v=uBEsNyVLqMU) che mi ha particolarmente ispirata per l'angst AoKuro, anche se non so quanto questa one shot possa essere considerata angst.

 

   
 
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