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Autore: bells87    22/04/2008    13 recensioni
Mi sono immaginata la visione di Alice sull'arrivo d'Isabella.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A beautiful day

                                                         A beautiful day

 

Era un giorno come tanti altri…eppure era speciale.

Non avrei saputo dire perché, ma lo sentivo dentro.

Sapevo che qualcosa sarebbe finalmente cambiato e se era quel che pensavo avrei fatto i salti di gioia.

Comodamente seduta sulle ginocchia del mio Jasper, nel porticato di casa nostra, curvai le labbra in un sorriso euforico.

“ Siamo di buon umore oggi?”, mi chiese lui facendomi una carezza sul viso.

Restai in silenzio, a lui non serviva una risposta, la conosceva già.

“ Sono contento”.

Appoggiai la testa sul suo petto, che oggi mi appariva più bello e confortevole del solito.

“ Puoi dirmelo adesso o devo attendere ancora?”.

Era disposto ad aspettare, non voleva saperlo subito, sapeva essere paziente.

Chiusi gli occhi e sospirai, ma lui capì.

“ Dopo”.

Restai accoccolata a lui per un tempo infinito, non avrei voluto spostarmi dalle sue braccia, così familiari, protettive, rassicuranti, ma avevo bisogno di camminare un po’.

“ Ci vediamo dopo”, dissi alzandomi e dandogli un leggero bacio.

“ A dopo mia piccola principessa”.

Passeggiai per tutta la casa, su e giù, avanti e indietro, insospettendo gli altri membri della mia famiglia.

“ Tutto bene, tesoro?”, mi chiese Esme, alla quarta volta che passai davanti la cucina, che stava pazientemente lucidando.

“ Oggi è proprio una bella giornata non trovi?”, chiesi a mia volta ignorando le sue parole.

Perplessa si voltò verso la finestra, “ Ma Alice, tesoro, piove a dirotto e c’è un temporale pazzesco”.

“ Non mi riferivo al tempo”, le spiegai, ma sembrò non capire, come poteva del resto?

“ A cosa ti riferivi, allora?”.

“ Quando lo saprò te lo dirò”, risposi enigmatica e andai di sopra.

“ Ehi Rosy, che fai?”, domandai a mia sorella, vedendola seduta sul letto a fissare la parete.

“ Non chiamarmi Rosy! Non voglio sentire mai più quel nome uscire dalle labbra di un membro di questa famiglia, ne di nessun altro!”, gridò scattando in piedi.

“ Scusami”, mormorai dispiaciuta.

“ Lascia perdere, a proposito, hai visto Emmett?”.

“ No, perché?”.

“ Stamattina abbiamo litigato. È uscito per schiarirsi le idee, o qualcosa del genere e non è più tornato”, rispose preoccupata.

“ Mi dispiace, ma non ho la minima idea di dove sia, ma stai tranquilla è uno duro lui. Non credo proprio che gli possa capitare qualcosa, io temerei per quelli che lo incontrano piuttosto”.

“ Lo so, ma non riesco a non essere in ansia. Per favore cerca di vedere dov’è o almeno quando tornerà”, m’implorò.

“ Non posso, Rose, mi dispiace. In un altro momento, ma non ora. Devo restare vigile, non posso concedermi distrazioni”.

Mi guardò con la stessa espressione di Esme, “ Da cosa non puoi distrarti?”.

“ Te lo dirò quando lo saprò”, stessa risposta, ma anche l’unica che potevo dare, di cui ero certa.

“ Be’ grazie tante dell’aiuto. Per colpa tua dovrò uscire sotto la pioggia per cercarlo”, mi accusò con la solita espressione irritata di quando le persone non facevano quello che diceva lei.

Scossi la testa e sorrisi, Rose era unica, al mondo non esisteva nessuno più esaltato di lei.

Mi aggirai ancora un po’ per casa, ma un’ intuizione, un presentimento, non so, mi fece capire che dovevo uscire all’aperto.

Corsi come un fulmine, impaziente, quest’attesa era snervante.

Stavo per fermarmi in mezzo al bosco, quando sentii un odore familiare, che riconobbi immediatamente. Seguendo la sua scia continuai a correre fino ad arrivare ad una bellissima radura, immensa, piena di fiori colorati, che ondulavano per via del vento.

Nel centro era seduto un “ragazzo” con gli occhi chiusi e i capelli spettinati.

Mi avvicinai, agile e silenziosa.

Mi fermai davanti a lui, che restò perfettamente immobile e con gli occhi chiusi.

“ Siediti Alice”, m’incitò. Ovviamente non aveva bisogno di vedermi per capire chi fossi, la mia mente gli aveva già parlato.

“ Certo Edward”, acconsentii.

“ Che ci fai qui, mostriciattolo?”, mi chiese usando il nomignolo che mi aveva affibbiato. Anche se poteva sembrare offensivo non lo era per niente, era usato in tono affettuoso.

“ Aspetto”.

“ Che cosa?”.

“ Te lo dirò quando lo saprò”.

Sorrise, “ Speri di abbindolarci tutti con questa risposta o ti si è semplicemente incantato il disco?”.

“ Te lo dirò quando lo saprò”, ripetei decisa.

“ A questo punto credo che sia inutile insistere”, concluse.

Annuii concentrandomi sui rumori, gli odori, le particolari forme degli alberi, il suono di un ruscello poco distante, era incredibile come tutti questi elementi comuni risultassero fantastici e donassero a questo luogo un atmosfera magica.

Si era qui che sarebbe avvenuto, me lo sentivo.

“ Sembri euforica, cos’è che ti mette tanto di buon umore?”.

“ Quello che sta per accadere”.

“ E che tu non vuoi dirmi”.

“ Cosa te lo fa pensare?”.

“ Il fatto che stai pensando in greco antico, a proposito quando l’hai imparato?”.

“ Ieri. Ho pensato che un giorno avrebbe potuto servirmi, per nascondere certi miei pensieri”

“ Sei incredibile”, disse scuotendo la testa.

Piccole goccioline caddero dai suoi capelli bagnati, dalla pioggia che continuava a cadere senza sosta.

 Plic, plic, plic, plic.

“ Alice vuoi dirmi….”,.

“ Shhh”, lo zittii.

Il momento era vicino, lo sentivo.

La mia mente stava piano piano cambiando, preparandosi a riceverla.

Edward  s’irrigidii e si concentrò su di me, aveva capito cosa stava per accadere, ed era curioso, almeno quanto lo ero io.

Tuuuum.

Il fragore di un tuono annunciò il suo arrivo e per un attimo tutto si fece scuro.

I rumori, il paesaggio, tutto quello che poco prima mi aveva attirato scomparve.

Fui accecata da una luce bianca e poi potei vedere di nuovo, in quel mio modo tutto speciale.

C’era un’ autostrada molto trafficata, ma tra le migliaia di auto che procedevano in fila sotto il sole abbagliante una catturò la mia attenzione, o meglio la ragazza seduta sul sedile del passeggero.

La seguii con lo sguardo finche salutata quella che doveva essere la madre salì sull’aereo.

Non sapevo come ne perché, ma sapevo dov’era diretta.

Poi il tempo ebbe una scansione più veloce e le immagini che mi scorrevano davanti agli occhi si fecero più rapide e sfuggenti.

Vidi il suo arrivo in una cittadina grigia e umida che conoscevo bene, il suo primo giorno in una scuola, che ahimè conoscevo altrettanto bene.

Il suo terrore quando fu costretta a sedersi accanto ad uno dei ragazzi più belli e temuti, che le lanciò un occhiata a dir poco odiosa.

La vidi farsi nuove amicizie, venire corteggiata, crescere e maturare con il passare del tempo.

Poi lo scenario cambiò, il nastro scorse veloce portandomi su una spiaggia, nel luogo dove io non avevo il permesso di entrare, ma in questo momento non stavo infrangendo nessuna regola, io ero lì con la mente, ma non con il corpo, almeno questo mi era concesso.

Lei in compagnia di un ragazzino.

“ E i Cullen che c’entrano con i freddi del racconto?”.

“ Sono loro quei freddi”

“ Chi sono i freddi?”.

“ Bevitori di sangue. La vostra gente li chiama vampiri”.

Ancora una volta il nastro andò avanti e mi ritrovai in un auto molto familiare, che scorreva agile e sicura nella strada scura.

“ E poi ho deciso che non m’importa”.

“ Non t’importa?”.

“ No, non m’importa cosa sei”.

Sorrisi, era coraggiosa quella ragazza.

Il paesaggio cambiò di nuovo, mi ritrovai dentro le mura della scuola, nell’aula di trigonometria.

“ Perciò ti piace?2.

“ Si”.

“ Voglio dire ti piace davvero?”.

“ Si”.

Dalla scuola volai a casa Cullen.

“ Ciao Bella”.

“ Hai davvero un buon odore, non me ne ero mai accorta”.

Infine mi ritrovai nel cortile della scuola, in una panchina nell’oscurità della notte, cullata dalla  musica proveniente dalla palestra.

“ Questo sarebbe il tuo sogno? Diventare un mostro?””.

“ Non proprio. Più che altro, sogno di restare con te per sempre”.

“ Bella, starò sempre con te. Non ti basta?”.

“ Mi basta per ora”.

“ Stammi a sentire ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta?”.

“ Si, mi basta. Mi basta per sempre”.

Qui il cerchio si chiuse, il nastro si riavvolse e tutto tornò al suo posto.

Per un po’ rimasi stordita, dalla felicità che provavo.

Mi voltai verso Edward, dall’espressione che aveva sul volto capii che aveva visto tutto quanto, come se lo vedesse con i miei occhi.

“ Non è possibile, ti stai sbagliando”, mormorò ancora incredulo.

“ No, Edward. Non questa volta. Lo sento”.

“ Le rovinerò la vita”.

“ Impossibile. È  lei Edward, l’umana che ti farà conoscere quel sentimento che per un secolo ti è stato precluso.Ti cambierà nel profondo, riuscirà a piegare la tua natura, con l’amore immenso che proverà per te. Ti regalerà il sorriso che io ho da anni ormai, tu non dovrai far altro che accettarlo quando arriverà quel momento”.

Scosse la testa, sorrisi davanti alla sua paura, era naturale, avevo appena demolito tutte le sue certezze. Lui che era stato solo per cento lunghi anni, credendo di bastare a se stesso, di non dover dipendere da nessuno, non era facile accettare l’idea di donarsi a qualcun' altro.

“ Lei è destinata ad appartenere a te e tu a lei, non c’è altra verità al mondo. Accettalo e vedrai che sarai felice. È il destino che vi unirà, che vi farà diventare una cosa sola. Ti piacerà, fidati”, gli feci l’occhiolino.

“ Avrò un’amica del cuore, finalmente!”, strillai felice.

Da quanto aspettavo questa visione, mesi, anni?

Da sempre, da quando ero diventata una Cullen e avevo conosciuto Edward, sapevo che sarebbe arrivato anche per lui il giorno che l’amore avrebbe bussato alla sua porta e lui non avrebbe dovuto far altro che invitarlo ad entrare.

“ Vieni, andiamo a dirlo agli altri, dobbiamo festeggiare”, dissi prendendolo per mano e trascinandolo con me. Arrivammo a casa in un baleno.

Non fui sorpresa di trovare tutta la famiglia seduta sotto al porticato, dove mi ero crogiolata tutta la mattina nelle braccia del mio amore.

“ Allora?”, chiese Jasper, sapeva che era il momento.

“ Sta arrivando. Finalmente sta arrivando”.

“ Meriti anche tu di conoscere l’amore”, disse avvicinandosi ad Edward e abbracciandolo.

 

 

 

 

 

 Una dei miei ennesimi colpi di testa, spero proprio che vi piaccia. Vi prego di lasciarmi un commentino, un bacio da bells87.

 

  
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