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Autore: Harriet    22/04/2008    5 recensioni
[Il giorno dell'inizio del mondo]
Hikari è un ragazzino fragile, alle prese con un potere che non sa controllare. Shuichi è un tipo solitario, sensibile a suo modo, ma fondamentalmente poco interessato ai rapporti umani. Il loro incontro porterà cambiamenti inaspettati.
La realtà non è così semplice. Ci sono cose nascoste dietro ciò che vediamo, e i ricordi, i desideri e le storie sono molto più reali di quanto si pensi...
CAPITOLO X Online: EPILOGO!
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beh, sì, non ci credo nemmeno io. Ultimo capitolo. Per me, il viaggio di questa storia è stato divertente ed emozionante, spero lo sia stato anche per voi!

GRAZIE, a tutti, davvero.

Per domande, dubbi, chiarimenti, qualsiasi altra cosa: Dark Chest of Wonders

Grazieeee!!! I quattro disgraziati vi salutano!

Citazione musicale iniziale: Ring your song, Kajura Yuki (Tsubasa Chronicle OST)

Il titolo del capitolo significa “Un mondo nuovo”.

E i protagonisti mi sembrano tutti più scemi del solito, ma forse è solo l’eccitazione dell’ultimo capitolo.






X – Atarashii sekai





Now we've come so far from darkness
and will never be apart
so we leave for tomorrow
to start our lives again



- Non fa così freddo da un mezzo millennio!-

- Hai vissuto così tanto da saperlo?-

- No, ma ne sono sicura!-

Le due donne franarono dentro il bar, portando con loro una ventata gelida e un po’ di neve.

- Ordina subito due cioccolate calde così grandi da annegarci dentro!- esclamò quella con i riccioli. Si tolse il buffo cappello bianco con le orecchie da coniglio e i guanti che indossava, e si sedette sulla sedia più vicina. – Sto congelando davvero!-

- Senti un po’, pensi che io non stia congelando? Non pensi che anche a me farebbe piacere che qualcuno andasse ad ordinare due cioccolate calde?- ribatté l’altra, emergendo da un cappottone nero. – Cominci a darmi sui nervi!-

- Uff. E va bene. Vado io.-

- Ma no, dai!-

La donna col cappottone sparì verso il banco, e un attimo dopo era tornata, portando con sé alcune bustine di zucchero, che posò sul tavolo.

- Ho fatto la nostra ordinazione.- sospirò, sedendosi. – Fa freddissimo, ma a me piace. E nevica.-

- Sì, nevica!- esclamò l’altra, felice come una bambina. Poi prese una bustina di zucchero, la aprì e si mise a succhiarla. Anche questo con lo stesso entusiasmo (e la stessa faccia tosta) di una bambina.

- Ehi, Iori.-

- Che c’è, Tsugumi-chan?-

- Pensavo... Non dovremmo tenerli un po’ d’occhio, quei due?-

- E perché? Se la staranno cavando benissimo. Insomma, non per essere pignola, ma sono stati loro a salvare la situazione. A salvare anche noi. Certo, certo, col nostro aiuto, e grazie ad Eiko-chan e Megumi-san. Ma il colpo decisivo al cattivo della storia l’hanno dato loro. Non credo abbiano bisogno di due balie.-

- No, questo no. Ma pensa a noi. C’è voluto quasi un anno, prima di saper gestire bene i nostri poteri...-

- Beh, tra qualche mese sarà passato un anno dal loro incontro. Vedrai che andrà tutto alla grande. Sono degli splendidi guardiani, e con noi e loro in azione la città può stare tranquilla!-

Poi Iori sorrise, beata, e attaccò un’altra bustina di zucchero.

- Mah. Diciamo di sì.- borbottò Tsugumi.

Finalmente la cameriera portò le loro cioccolate. Iori batté le mani ed esultò senza ritegno. Tsugumi sorrise davanti alla deliziosa gioia genuina dell’altra.

- Tsugumi-chan, ma a te sembra così brutta questa città?- domandò Iori all’improvviso.

- Perché dici così?-

- Stavo ripensando alle parole di quel... uh... come si chiamava? Murasaki?-

- Matsui Murasaki, credo. Sì, ma lui aveva un motivo per odiare questa città.-

- Lo so, ma secondo te è una città grigia?-

- Non è particolarmente bella. E la sua storia ufficiale non è molto emozionante. Ma ci sono un sacco di aneddoti semisconosciuti molto carini. Ho fatto qualche ricerca, un giorno mi piacerebbe scriverci un manga.-

- E’ esattamente quel che penso io...-

- Cosa, che io devo scriverci un manga?-

- Sì. No. Insomma! Penso che questa città sia bruttina, ma siccome siamo dotate di fantasia, allora riusciamo a trasformarla. Completamente. Pensaci un po’. La sede della rivista per la quale lavoriamo ora è a Tokyo. E nessuna di noi due ha pensato di trasferirsi a Tokyo. Ci converrebbe, no?-

- Tokyo è vicina, in treno. E poi non mi andava di trasferirmi senza di te.-

- Neppure a me. Ma non mi va nemmeno ora.-

- Sarà che ci siamo affezionate al ruolo di supereroi della città...-

- O sarà che insieme riusciamo a farcela piacere.-

- Forse.- sospirò Tsugumi, girando il cucchiaino nella tazza ancora quasi piena.

- A me piace, se tu inventi storie su ogni luogo, ogni angolo. Per me i posti più grigi di questa città sono splendidi, se tu mi hai raccontato i loro segreti. E dietro alle porte, alle finestre, nei parchi e agli incroci abitano personaggi e creature a cui tu hai dato vita e io ho dato una veste. Come può non piacermi?-

- Iori, sei sempre troppo poetica.-

- Sì, lo so, ma ormai sono fatta così!-

E va bene così. Solo una come te poteva accompagnarmi alla fine della strada magica, fino ai miei regni desiderati e lontani.

- Lo so, e ti devo sopportare.-

- Oh, e non fare così! Anche tu sei molto più romantica di quanto ti piace far credere!-

- Ma per favore!-

- E invece sì!-

- E Kaoru e Takeshi sono canon!-

- Aaaaah, ancora con questa storia? Non ricominciare!-


- Sai che ogni volta che entro in questo posto mi vengono un po’ i brividi?-

- Non sarà che hai i brividi perché fuori ci sono settecento gradi sotto zero?-

Hikari lanciò un’occhiataccia a Shuichi, poi si diresse con sicurezza verso una direzione precisa.

- Ehi, dove vuoi andare?-

- Al bar.-

- Non possiamo andare ad uno dei bar del secondo piano?-

Hikari assunse un’aria contrariata.

- Perché proprio il secondo piano?-

- Cos’ha il secondo piano che non va?-

- No, è che... Quell’ascensore... Brutti ricordi.-

- No, per favore, no!-

Hikari dovette rassegnarsi. Modificò la sua direzione e cominciò a camminare (lentamente e guardandosi attorno con circospezione) verso l’ascensore incriminato.

- Va bene. Hai ragione tu.-

- Senti, non è che ti voglio forzare a prendere l’ascensore, se...-

Le porte dell’ascensore si spalancarono davanti a loro come un portale incantato, e Hikari spinse l’altro all’interno.

- Un eroe che non riesce a sconfiggere i vecchi traumi è un pericolo per se stesso e per gli altri.-

- Sì, sì, d’accordo.- borbottò Shuichi. – Piuttosto, invece di vaneggiare sugli eroi traumatizzati, vedi di sbrigarti a passarmi la trama per quella storia breve. Una trama dettagliata, su cui si possa lavorare. Tsugumi-san mi ha dato il depliant relativo al concorso, e scade tra un mese.-

- Ma dai, c’è un intero mese per lavorarci su!-

- Guarda che se voglio fare un buon lavoro ci vuole un sacco di tempo!-

- E dai, aspetta qualche giorno e ti do lo script.-

- Sei un pigro del cavolo...-

- Non sono pigro! E’ il club di teatro! Sto scrivendo una commedia per loro, e...-

- Anche il nostro club di teatro mi ha tirato dentro, per le scenografie, eppure trovo tempo per le cose importanti!-

- Va bene, va bene! Non rompere! Stanotte te la scrivo.-

- Non voglio una roba senza logica che hai scritto alle quattro di notte per senso del dovere, voglio una storia decente!-

- Quando mai ti ho affibbiato roba senza logica scritta per senso del dovere?- protestò il più giovane.

- Roba scritta alle quattro di notte sì, però!-

- Sentite, ma dove volete scendere? E’ la terza volta che fate su e giù con l’ascensore...- li interruppe una signora.

- Oh. Sì. Scusi.- balbettò Shuichi, rendendosi conto di quello che effettivamente stavano facendo.

- Sì! Abbiamo superato il vecchio trauma! Possiamo passare alla fase successiva dell’allenamento!- esclamò Hikari.

- Un giorno o l’altro chiederò i danni a Tsugumi-san e Iori-san per avermi fatto conoscere un idiota come te...-

Finalmente scelsero un piano che faceva al caso loro e lasciarono l’ascensore. Trovarono anche un bar e una merenda adeguata, ma prima naturalmente ci furono un paio di soste, in edicola e nel negozio di colori preferito di Shuichi.

- Tra poco è un anno che ci conosciamo.- notò all’improvviso Hikari.

- Già.-

- Mi sembra incredibile che ci siano successe tutte quelle cose.-

- A me sembra incredibile anche solo il fatto che mia madre mi permetta di vederti.-

- Oh, insomma! Non sono un criminale.-

- Comunque mi hai rapito dall’ospedale.-

- Ehi, ma eri consenziente!-

- Ma lei non ci ha mai creduto. E’ stata tua madre ad addolcirla. Vorrei sapere come ha fatto.-

- Non ne ho idea. E non mi sarei mai immaginato che mia nonna...-

Hikari si intristì, e smise di parlare.

- Mi dispiace che tu abbia dovuto scoprire in quel modo che è morta per colpa di Murasaki.- disse Shuichi.

- E’ morta per difendere la città. Questo mi tira su. Ed è bello sapere che è dalla nostra parte, lo è sempre stata.-

- Così hai svelato anche il mistero dei tuoi genitori. Del perché niente li stupisse veramente. Immagino sia normale, se hai avuto una maga in famiglia...-

- Mia mamma mi ha anche dato delle cose di mia nonna. C’è una cosa che dovrei farti vedere.-

- Cosa? E perché me lo dici solo ora?-

Hikari sospirò e scosse la testa.

- Scusami. Hai ragione. E’ che... Insomma, è una foto sua con Eiko, quando Eiko aveva otto anni.-

Shuichi non rispose subito, ma quando riprese a parlare si stava sforzando di sorridere.

- Aspetto che mi porti la foto.-

- Va bene. Tu non pensi proprio di dire la verità ai tuoi?-

- Come minimo mi farebbero ricoverare. Con due guardie davanti alla porta, questa volta.-

- Ma così è molto più da eroe di un manga. La gente con i poteri non può raccontarlo a chiunque, e la maggior parte delle volte i familiari non lo sanno.-

Shuichi rise. Un inventore di storie ti parlerà per metafore e artifici di trama in tutte le situazioni.

- Mi sembrano due vite diverse.- mormorò Hikari, cambiando all’improvviso tono alla conversazione.

- Cosa?-

- Prima di trovarmi in quest’avventura, e adesso. Sono due mondi diversi. Il mondo è ricominciato di nuovo, un anno fa.-

- Immagino di poter dire la stessa cosa.- ammise l’altro, senza guardare Hikari negli occhi.

- E... che ne pensi, di questo mondo nuovo?-

- Di sicuro è meglio di prima.-

- E vorresti continuare a viverci?-

- Perché no?-

Hikari sorrise, con un po’ di tristezza.

- Mi dispiace che come compagno di avventure ti sia toccato un disastro.-

- Non è così male, credimi. E’ un po’ una piattola, ma inventa delle belle storie. E quando ce n’è bisogno, c’è. Penso che un compagno di manga così vada più che bene.-

Hikari spostò lo sguardo oltre la vetrina del locale, oltre la gente che camminava fuori.

- Forse è meglio cambiare discorso, prima che vada out of character e mi trasformi in Card Captor Sakura.-

- Sarebbe davvero out of character. Lei è così precisa e puntuale, in confronto a te...-

- Ehi, ripeti un po’ cos’hai appena detto!-

- Che Card Captor Sakura sarebbe una tua temibile nemica. Tu potresti essere la Carta delle Lacrime. Esiste?-

- E piantala un po’!-

- O la Carta delle Risposte a Sproposito. La Carta del Ritardo.-

- La smetti?-

- La Carta delle Mezze Idee Poco Intelligenti.-

- E tu saresti la Carta della Perdita di Pazienza!-

- Le mie carte hanno nomi più fichi.-

- Sarà, ma quando si tratta di trovare titoli decenti alle nostre storie, sei un totale deficiente...-

- Ehi, sei tu che deve pensare ai titoli!-

- E questo chi l’ha deciso?-


C’erano dei bambini che giocavano, nel parco Tsubaki. La neve era abbastanza alta da offrire numerose possibilità di divertimento, ma non troppo da essere pericolosa. Le loro madri erano poco distanti, e vegliavano sui giochi.

E poi c’era una piccola figura, seduta su una panchina. Osservava il mondo attorno a sé e risplendeva lievemente. Era bianca, e si confondeva con il resto del mondo innevato.

Ad un certo punto una ragazzina le passò accanto, inseguendo una palla che era volata troppo lontano. Lei si alzò, fermò la palla, prima che sparisse tra gli alberi, e la restituì alla piccola proprietaria. La bimba sollevò il viso e incontrò gli occhi azzurri della ragazza tutta bianca.

- Sei fatta di neve?- le domandò, riempiendosi di stupore.

- Di neve, di sogni e ricordi.- rispose lei.

- E cosa fai qui?-

- Proteggo questo posto e le persone che ci vivono.-

- Sei molto bella.-

Lei ringraziò con un sorriso. La bimba corse via, mentre lei rimaneva immobile. Appena percettibile, ma sicura e presente come una roccia su cui si può fondare una città. Un riflesso della luce sulla neve, un sogno appena accennato, un ricordo di petali e lacrime.

La prima creatura di un mondo rinato.




Fine




Ja ne! Spero di risentirvi presto, in qualche altro mondo! ^_^

(Vieni a trovarmi al Worlds Hotel?)
   
 
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