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Autore: Rain e Ren    09/11/2013    2 recensioni
Sei dentro di me, ormai. Sei dentro di me da prima di quella maledetta Guerra, che mi ha strappato via tuo padre per sempre.
Non farò nulla d’ora in poi. Rimarrò ad aspettarti, osservando la mia terra natale che invecchia come ogni cosa. E guarderò il cielo, Celeste, sotto cui un giorno camminerai.
[Ispirata alla canzone "Celeste" di Laura Pausini]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya, Saori Kido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Celeste.

 

 

Avrai gli occhi di tuo padre 
e la sua malinconia 
il silenzio senza tempo che pervade 
al tramonto la marea 
Arriverai 
con la luna di settembre 
che verserà 
il suo latte dentro me 
e ti amerò 
come accade nelle favole per sempre
 

 

 

Chissà perché, nella mia mente, ho già un’immagine chiara di te. Ed è incredibile se penso che ho saputo di te solo un paio di giorni fa; eppure già lo sentivo, sentivo la tua presenza in me, sentivo che c’era qualcosa di diverso dentro di me, nel mio corpo e nel mio spirito. E quel qualcosa sei tu.

E ora nella mia mente c’è già l’immagine di una bambina. Ti vedo con gli occhi scuri di tuo padre, e con i miei capelli. T’immagino con il mio sorriso e con la sua malinconia. Quella malinconia tutta particolare, nascosta e fugace, che giocherà a nascondino nelle tue iridi castane.

Ricordo che quand’ero piccola mi divertivo ad immaginarmi già grande, con un marito a fianco e una figlia che correva ridente. Mi immaginavo noi tre ad una delle infinite feste dell’alta società, vestiti eleganti e circondati da persone dai nomi altisonanti. Mi immaginavo il compleanno della mia bambina: a maggio!, avevo sempre detto.

Ma quelli non erano che sogni di una bambina che della vita non sapeva nulla. Non c’è alcun marito al mio fianco, nessun uomo da chiamare compagno di vita; non ci sono feste sfarzose, nomi altolocati e abiti eleganti; e non arriverai a maggio, come ho sempre immaginato.

Sei entrata in me in una notte di settembre illuminata dalla luna. Arriverai a giugno scaldata dal suo caldo sole. E ti amerò. Ti amerò come succede solo nelle favole che amavo ascoltare da bambina, come quelle che ti racconterò la sera per farti addormentare.

 

 

ti aspetterò 
senza andar via 
come fanno già le rondini nell'aria 
nella terra mia 
che invecchia ma 
sulla scia di un'altra età ballando 
sogna 
mentre la tenera luce dell'est 
all'alba illumina speranze e ginestre 
e il cielo è così...celeste
 
celeste
 

 

 



Sei dentro di me, ormai. Sei dentro di me da prima di quella maledetta Guerra, che mi ha strappato via tuo padre per sempre. Sei dentro di me e non mi rimane che aspettarti. Gli altri dovranno accettarlo: non ho intenzione di rinunciare a te! E forse, un giorno, capiranno.

Sono ad Atene, al Santuario. Il sole dell’est sta sorgendo inondando il mondo con la sua calda luce. Mi sporgo un po’ dal balcone e lascio che faccia la stessa cosa con me; voglio che riscaldi anche te, e tutte le promesse e le speranze che ti porti dietro.

Non farò nulla d’ora in poi. Rimarrò ad aspettarti, osservando la mia terra natale che invecchia come ogni cosa. E guarderò il cielo, Celeste, sotto cui un giorno camminerai.

 

 

Avrai libri, sandali e secchielli 
luminosi
amarcord 
saranno neri come i miei i tuoi capelli 
ma in un attimo lo so 
volerai via 
verso l'isola lontana 
di una città 
come ho fatto un giorno anch'io 
amore mio 
perché il sole può scordarsi della luna... 

 

 

Già ti vedo, mentre con i tuoi sandali nuovi corri sulla spiaggia di Grecia, in mano paletta e secchiello, e costruisci castelli di sabbia ridendo come solo i bambini sanno fare. Ti vedo cresciuta, mentre distesa sul letto divori l’ennesimo libro; gli occhi di tuo padre che corrono rapidi tra le righe e una mano che corre ai capelli neri come i miei, andando a sistemare dietro all’orecchio l’ennesima ciocca che sfugge birichina.

Ti vedo ormai grande, con un paio di jeans, una maglietta e uno zaino in spalla. Ti vedo al porto di Atene, mentre sorridi verso di me e levi una mano in segno di saluto. Stai partendo per Nuova Luxor, per la terra di tuo padre. Vuoi vedere i posti che ha visto lui, conoscere le persone che ha conosciuto quand’era solo un ragazzo e non un Cavaliere. Vuoi vedere il suo – il nostro! – mondo, quello di cui tanto hai sentito parlare. E io non ho intenzione di fermarti.

Anch’io sono partita, da giovane, verso terre che non conoscevo ma che già sentivo mie. È un viaggio che dovrai compiere, e a me non resterà che salutarti con la mano, guardando la nave sparire all’orizzonte.

 

 

ti aspetterò 
e prima o poi 
arriverai senza nemmeno far rumore 
ti sentirò 
e resterai 
mentre ormai le foglie cambiano colore 
al mio paese che ancora non sai 
dove l'autunno odora di caldarroste 
e il cielo è così...celeste! 

 

 

Di nuovo, dopo che sarai partita, non potrò altro che aspettarti. Rimarrò ancora una volta immobile, osservando i giorni susseguirsi rapidi uno dopo l’altro e le stagioni cambiare.

Poi tornerai. Arriverai in silenzio, sperando così di farmi una sorpresa. Ma ti sentirò comunque. Ti sentirò prima ancora che tu sia arrivata; il mio cuore accelererà i battiti e la tua immagine sarà nitida nella mia mente, a chiamarmi e a dirmi che sei di nuovo da me.

Ti accoglierò tra le mie braccia di madre. Ti stringerò così forte da toglierti quasi il fiato, e tu mi rimprovererai dicendomi che ormai non sei più una bambina. Poi ci sederemo a terra, e tu inizierai a raccontarmi quelle meravigliose esperienze che hai vissuto; mi racconterai di aver conosciuto gli amici di tuo padre, di tua zia, della città e del mare e del cielo di Nuova Luxor, che sono azzurri quasi quanto quelli di Grecia. E allora mi chiederai se è per questo motivo che ti chiami Celeste. E io ti dirò che sì, è per questo motivo. Perché il mare e il cielo delle nostre terre erano del colore del tuo nome, e perché Pegaso è il cavallo alato simbolo dei limiti che gli uomini posso superare, e che si libra alto nel cielo celeste.

E mentre noi parleremo il tempo sarà passato. Le foglie saranno diventate gialle, rosse e arancioni, e nell’aria si spanderà l’odore delle castagne arroste, tipico dell’autunno. Un odore che ancora non conosci, ma che riempirà l’aria e che tu adorerai.

 

 

Come il soffio della vita 
che spalanca anche le imposte 
e a sorridere ti invita 
anche quando non lo vuoi 
questo vento innamorato 
che anche tu respirerai che respirerai
 

 

Arriverà un nuovo vento e mi dirai che vuoi partire di nuovo, per poter vedere il mondo che io, tuo padre e tutti gli altri abbiamo difeso con le unghie e con i denti.

Arriverà un nuovo vento e sapremo entrambe che è il soffio della vita. Quel soffio per cui tanto abbiamo lottato, quel soffio che ci portava a sorridere anche quando sembrava che ormai non potessimo far nulla, quel soffio che ci dava forza, ci faceva stringere i denti e serrare i pugni per continuare ancora, nonostante le ferite che continuamente si aprivano sui nostri corpi di ragazzi.

Arriverà quel vento carico di sentimento, che porterà a te l’amore di tuo padre. T’infonderà coraggio, e ti aiuterà a capire per quale motivo abbiamo tanto lottato.

Quel vento ora ti sta già aspettando e tu, molto presto, lo respirerai.

 

 

e poi avrò il coraggio di aspettarti 
ancora un po' 
e ti prometto che vedrai dalle finestre 
un cielo così...celeste
 
celeste
 
un cielo così celeste
 

 

Sarai partita di nuovo, imbarcata su un’altra nave, diretta in chissà quale parte del mondo.

Il tempo passerà, e di te avrò solo il racconto del vento e la certezza del mio cuore che stai bene.

Passeranno gli anni, vecchi amici inizieranno a spegnersi, uno dopo l’altro, quasi a volersi rincorrere e raggiungere per potersi finalmente ricongiungere li uni con li altri. Passeranno gli anni e la mia pelle inizierà a cadere, i capelli ad imbiancarsi e le rughe creeranno trame infinite sulla mia pelle un tempo giovane e tirata. Ma io non me ne andrò. Rimarrò ferma, immobile, e ti aspetterò.

Poi tornerai da me, ormai donna, con un sorriso che è un miscuglio tra il mio e quello di tuo padre. Ti sorriderò, ti abbraccerò. Ricambierai. E mi dirai di salutarti papà, perché sarà chiaro a tutte e due il motivo del tuo ritorno. Ti donerò un ultimo sorriso e poi chiuderò gli occhi.

Il cielo, fuori dalla mia stanza, sarà sempre Celeste!


   
 
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