Anime & Manga > Virgin Crisis: Akuma na Eros
Segui la storia  |       
Autore: Morgana Leone    09/11/2013    1 recensioni
- Come faccio a crederti se tu non mi dici niente? Se non mi dai fiducia, come puoi tu pretenderla da me? Perché non puoi aprirti?-
"Aprirmi? D'accordo ... ho evocato involontariamente il diavolo facendo deliberatamente un rito satanico per fare in modo che tu mi amassi. E quando tu mi dirai "Ti amo", ebbene, a quel punto io dovrei pagare il tuo amore offrendogli la mia verginità... come potrei mai dirti questo?"
Non sapevo cosa scrivere, così ho preso un pezzo della storia.
Spero di non deludere e sopratutto di ritrarre bene questo splendido manga.
Buona lettura :)
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lemon, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Regina dell'Inferno


"Ducunt volentem fatam, nolentem trahunt".
trad: "Il fato accompagna chi acconsente, trascina chi gli resiste."
-Virgilio-

 

Trattenei il respiro per tenere indentro la pancia. Non che ne avessi bisogno, ero comunque magra, ma la principessa Lilith ci teneva che il bustino del mio abito fosse abbastanza aderente. Mi aggrappai con le unghie ai bordi dello specchio affinché mentre tirava i lacci non mi trascinasse via.
- E' troppo stretto, non respiro! - protestai sentendo l'addome stretto e i seni schiacciati fino al punto di esplodere.
- Com'è che dite voi umani? Soffrire per abbellire? - disse lei stringendo i lacci ancora di più forte.
"Maledetta sadica" pensai.
- Appunto per abbellire! Ma che senso ha abbellire se poi morirò soffocata prima ancora di entrare nella sala del trono? - le dissi sottraendomi dalle sue dita affusolate munite d'artigli.
- Torni qua, non abbiamo ancora finito - disse riacchiappandomi per un braccio. Sebbene non fosse molto più alta di me e la sua muscolatura simile alla mia, mi trascinò senza alcuna difficoltà di fronte allo specchio ed io fui di nuovo costretta ad aggrapparmi.
- Senti, ma tu sai qualcosa di cosa farà Satan per il suo addio al celibato? - le domandai.
- Sì, credo che lui ed i principi andranno a caccia di angeli tutta la notte -
Storsi il naso, ma non dissi nulla. Avevo più o meno capito come si festeggiava all'inferno: o ci si ammazzava o si facevano orge e tutti erano felici e contenti.
- E per il mio addio al nubilato? -
- Non so nulla a riguardo -
Di certo non ci sarebbero stati spogliarellisti, questo era poco ma sicuro, non tanto perché difficilmente reperibili qui all'inferno, quanto perché conoscendo la gelosia di Satan non avrebbe mai permesso a un uomo mezzo nudo di avvicinarmisi.
Sperai con tutto il mio cuore che non fosse qualcosa che includesse spargimenti di sangue.
- Credo che così dovrebbe andar bene - disse lasciandomi finalmente e per un istante credetti che sarei crollata a terra svenuta.
- Non mi arriva più il sangue al cervello! - dissi tentando di allentare quella specie di camicia di forza tirandola sul petto.
- Ora infiliamo l'abito - disse togliendolo dal manichino. L'abito scivolò su di me quasi fosse acqua e mi vestì come un guanto. Vedendo la mia immagine riflessa nello specchio rimasi senza fiato e il cuore perse un battito. Chi era quella donna? Non potevo essere io. Era bellissima e maestosa. Incantevole e deliziosa come una tentazione. I rubini e i diamanti d'inferno che drappeggiavano il corpetto seguivano le linee del suo corpo ammantandola dello splendore del fuoco e della tenebra.
- Sembri...- provò dire a Lilith persa nel guardare il mio riflesso.
Il mio non fu più di un sussurro eppure quella parola rimase nell'aria come un profumo intenso.
- Sembro una regina -
- Lo sarete presto - disse lei sorridendomi.
Avevo sempre pensato che in Lilith ci fosse qualcosa di familiare che andava al di là delle sue zanne e i suoi occhi gialli, e quando finalmente conobbi la sua storia compresi il perché: un tempo era stata umana.
Lei era stata la prima moglie di Adamo e quando si rifiutò di sottomettersi a Dio e a suo marito, Satan fu ben felice di accoglierla tra le sue schiere di angeli ribelli
- Non so se ne sarò in grado insomma, ho 21 anni ed ho ancora bisogno che qualcuno mi tenga d'occhio altrimenti combino casini. Come posso governare qualcuno quando non sono nemmeno in grado di governare me stessa?- le domandai, confessandole le apprensioni che non avevo osato rivelare a Satan e che le notti mi logoravano.
- La prima volta che ti vidi qui al Pandemonio eri una verginella innocente che temeva perfino la propria ombra. Eri spaesata ed impaurita e credevo che dovessi andare in mille pezzi da un momento all'altro. Ricordo che Baal ti afferrò per un braccio: tu non urlasti anche se dai tuoi occhi si capiva che avresti voluto, rimasi con il sangue freddo, composta, nonostante ti avrebbe potuto uccidere facilmente. Ricordo che in quel momento ero indecisa se classificarti come molto stupida o molto coraggiosa -
- Io voto per la prima - dissi sollevando il braccio come se fosse una votazione per alzata di mano.
Lei rise ma poi continuò - Ancora non ho risolto il mio dilemma ma fatto sta che se tu non fossi degna di essere regina, Satan non ti avrebbe scelta -
La dolce fermezza della sua voce riuscì a tranquillizzarmi un poco ed a commuovermi. Stavo quasi per abbracciarla quando sentimmo qualcuno bussare alla porta della mia camera, seguito immediatamente dall'inconfondibile voce di Satan.
Lilith ed io ci lanciammo un'occhiata fulminea. Mentre la principessa andava alla porta io buttai giù una tenda e mi avvolsi nel suo tessuto nero.
- Sì Sire? - chiese Lilith non aprendo.
- Voglio vederla -
- Non può Sire -
- Come osi? - ringhiò lui tirando un colpo poderoso alla porta che però non cedette dato che erano a prova di demone e in più c'era la principessa a tenerla chiusa.
- Satan sparisci! - gli dissi.
- Questa è camera mia! - ruggì.
- Vorrà dire che ti farai ospitare da Mephisto per questa notte! -
Per un istante non arrivò alcuna risposta, e per mezzo secondo pensai di aver posto fine al suo estro, poi però si udì un altro colpo e la porta di pietra uscì fuori dai cardini cadendo e provocando un boato assordante tanto che mi dovetti tappare le orecchie.
- Ma dico, sei diventato scemo!? - gli ringhiai imbestialita ricoprendo immediatamente con la tenda la scollatura del vestito scoperta.
- Volevo vederti con indosso l'abito - disse lui sorridendo maliziosamente come se fosse una cosa normalissima.
- Ma sire non si può! Lo sposo non deve vedere il vestito della sua sposa fino al matrimonio! - tentò di convincerlo Lilith.
- Cosa vuoi che me ne importi di queste cazzate? - ringhiò indignato avanzando verso me ed afferrando un lembo della tenda e fissandomi con aria di sfida come a impedirgli di farlo.
- Non ci provare - lo minacciai tenendomi il tessuto della tenda davanti incollando le braccia al corpo.
Mi resi conto immediatamente che anche se Lilith mi avesse dato una mano, in quell'assurda gara di tiro alla fune non avrei potuto vincere, così feci come avevo imparato su suo esempio: tergiversai.
Mi avvicinai con fare malizioso, facendo finta di tirare giù la tenda, fino a che non fui tra le sue braccia e lo baciai su una guancia levigata.
- Su, aspetta fino a domani - insufflai vicina al suo orecchio.
- Perché mai rimandare?- rispose.
- Me lo dicesti tu stesso: l'attesa non è quasi meglio del piacere?-
Lui mi guardò con cipiglio indagatore ma mi lasciò fare. Non era molto convinto, ma compresi che mi avrebbe dato retta.
- A domani Manami - disse baciandomi i capelli.
- A domani amore mio -

 

"Mi raccomando, mia signora, dovete dormire almeno otto ore". Sì, come se fosse possibile dormire quando hai i nervi a fior di pelle e l'ansia che ti fa venire la tachicardia. Mi trovavo in uno dei tanti appartamenti della torre centrale del castello e guardavo fuori dalla mia finestra stupefatta e messa ancora più in agitazione dal flusso di demoni che arrivavano al Pandemonio per assistere alle nozze del loro sovrano. Visti da lì erano un immensa macchia scura e chiassosa in movimento in contrasto con la sabbia rossa del deserto e del cielo color sangue. Sorrisi pensando che presto mi sarei dovuta prendere cura di tutti loro, che li avrei dovuti guidare.
Per la vigilia di questa occasione tutto il Pandemonio era stato illuminato con dei fuochi fatui che danzavano sulle torri formando le sagome di tanti draghi che si rincorrevano e lottavano fra loro. Li trovai deliziosi e ne accarezzai uno che si avvicinò alla mia finestra.
Talmente ero immersa nei miei pensieri che quasi non sentii bussare alla porta.
- Sì, chi è? - domandai.
- Manami, ti ho portato un regalo da parte di Satan - rispose la voce gracchiante di Malpass.
Mentre andavo ad aprire sperai con tutto il cuore che si trattasse di una bottiglia di un qualsiasi liquore alcolico, almeno avrebbe calmato un po' i miei nervi.
Mi ritrovai di fronte a qualcosa che mi colse del tutto impreparata: dietro ad un Malpass sorridente e piuttosto elegante con le piume tutte tirate a lucido vi erano due guardie che tenevano sotto controllo un uomo che aveva tutta l'aria di non avere la minima idea del perché si trovasse lì in quel momento.
- Cos... chi? - borbottai confusa.
- Ma come, non lo riconosci? - mi chiese Malpass additandomi l'uomo.
Stavo per rispondergli di che non avevo idea di chi caspita fosse e di portarmi alla svelta qualunque cosa potesse stordirmi abbastanza da farmi dormire almeno un paio d'ore quando l'uomo sollevò il suo sguardo smeraldino su di me. Se non fosse stato per quelle foto in casa di mia madre non lo avrei mai e poi mai riconosciuto.
Aveva un fisico asciutto, non era molto alto ma era comunque avvenente, i suoi capelli biondi erano completamente scarmigliati come i miei quando la mattina mi alzavo dal letto, e aveva tutta l'aria di essere un musicista.
- O mio Dio ... -dissi portandomi una mano davanti alla bocca per lo stupore.
Malpass tutto contento mi sorrise come lo stregatto - Il mio signore sapeva che ti sarebbe piaciuto -
- T-tu sei... ti chiami Iago, giusto? - domandai all'uomo che ora mi fissava incuriosito e diffidente al tempo stesso.
- Ci conosciamo? - mi chiese lui.
- No, cioè sì ... ma forse non mi hai riconosciuta, avevo solo tre anni l'ultima volta che mi hai vista - gli risposi sorridendo mentre sentivo alcune lacrime di gioia e commozione premere per uscire.
L'uomo mi fissò a sua volta e quando sul suo viso si delineò un'espressione di puro stupore compresi che aveva capito.
- Manami ... sei veramente tu? -
- Sì papà, sono io -
 

Non rimpiansi per niente gli spogliarellisti, né la gazzarra dei locali, né le solite stupidaggini che si facevano negli adii al nubilato. Come avrei potuto quando dopo tanti anni in cui avevo passato giorni ad immaginare a come sarebbe stato parlare con mio padre potevo finalmente farlo, anche se solo per una notte?
- Ma perché ti trovi all'inferno? Cosa hai combinato? - mi domandò fissandomi come se da un momento all'altro stesse per partire con un predicozzo.
- Mah, niente di che ... qualche scelta idiota qua e là, ma ti devo dire che mi trovo piuttosto bene qui, non è come ce l'ho descrivono -
- Io mi trovavo in un immenso prato fiorito quando quei demoni mi hanno rapito - disse aggrottando le sopracciglia chiare, come se la compressione degli ultimi avvenimenti gli sfuggisse.
- Mi hanno detto che ti riporteranno in paradiso domani, prima che gli angeli ci invadano  - gli risposi.
Lui tornò a fissarmi ma questa volta con uno sguardo pieno di tenerezza - E dire che l'ultima volta era solo una ranocchia di tre anni, quanti ne hai adesso? -
- 21 e domani mi sposo -
- Sul serio!? Wow! Auguri allora, chi è il fortunato? -
- Emm, non sono certa che approveresti - dissi io reticente, affogando un sorrisino in un bicchiere di ottimo vino francese, mollemente spaparanzata sul divano accanto a mio padre.
- Beh, non credo che potrei farci qualcosa in ogni caso - disse sorridendo, ma compresi all'istante che era in apprensione.
- Non ti devi preoccupare, sto davvero bene qua: si prendono cura di me e alcuni mi vogliono bene -
- Ma sono demoni! -
- Lo so, e so anche che non riusciresti a capire -
- Mi preoccupo per te-
- Non devi, non c'è ne bisogno -
Rimanemmo qualche istante a fissarci a vicenda, presi a constatare quanto ci somigliavamo. Ringrazia mentalmente Satan per questo meraviglioso regalo.
- Sono veramente felice di vederti -
- Anch'io, non immagini neanche quanto, non ho parole per descriverlo -
- Mi accompagnerai domani? All'altare intendo -
- Ne sarei onorato, tesoro mio, magari potrei anche accoppare lo sposo - disse facendo un'espressione furfantesca.
- Ne dubito papà, ne dubito fortemente ...-
 
 

 

Come avevo previsto, non sono riuscii a chiudere occhi per tutta la notte, un po' per la tensione, un po' perché non volevo sprecare neppure un attimo da passare con mio padre.
La "mattina" dopo ( qui resta comunque notte ) venni quasi mangiata viva da Lilith e dalle altre serve che avevano avuto l'incarico di approntarmi a causa delle mie profonde occhiaie.
- Non le avevo forse detto di dormire minimo otto ore? - ringhiò la principessa fra i denti.
- Oh che sbadata, avevo capito otto minuti! - tentai di sdrammatizzare ma dall'occhiataccia assassina che mi rivolse capii che avrei fatto meglio a stare zitta.
Mi portarono in una delle immense piscine reali, quella con il liquido brillante che ancora non capivo cosa potesse essere. Quando uscii fuori dall'acqua la mia pelle era morbida e perfetta come quella di un neonato.
Mi asciugarono con cura, cosparsero il mio corpo di oli profumati e mi spazzolarono i capelli fino a farli diventare morbidi come la seta e lucenti come oro liquido.
Poi iniziarono ad intrecciarli con delle orchidee nere, passiflore rosse e rose black magic; alla fine del loro operato la mia chioma aveva un profumo soave e delicato.
Quando per la seconda volta il mio abito da sposa aderì al mio corpo mi sentii meglio come se fosse stata la mia seconda pelle.
Misero un po' di ombretto nero sulle palpebre, un po' di fard sulle guance ed infine un rossetto rosso sangue sulle labbra. Quando ci passai la lingua sopra mi resi conto che ne aveva anche il sapore oltre che il colore, ma per quella volta non indagai, col tempo mi ci sarei dovuta abituare. Le scarpe, su mia precisa richiesta, erano alte, molto alte, affinché affianco a Satan non sembrassi uno scricciolo come sempre.
Rimasi sorpresa dal fatto che non fossi minimamente agitata ma anzi, oziosamente tranquilla. Mi portai una mano al cuore lo sentii battere forte ma pacato.
"E' così che deve essere una regina" pensai quando Lilith mi mise il diadema con il vessillo del drago tra i capelli.
Mio padre mi aspettava dentro l'appartamento in cui avevo dormito la notte precedente, scortato da un paio di guardie con le armature e le piume delle ali lucidissime.
Anche mio padre era piuttosto elegante: portava un abito nero, semplice e forbito al tempo stesso, con una camicia amaranto e delle scarpe in pelle. Era davvero avvenente.
Vedendomi entrare si alzò in piedi e mi guardò con la bocca spalancata e la mascella che quasi toccava terra. Perfino le guardie mi rivolsero degli sguardi d'ammirazione.
- Mio Dio, sembri ... sembri un'imperatrice - blandì mio padre come preso da un timore reverenziale.
Sorrisi e chinai il capo mesta anche se intimamente compiaciuta.
- Anche tu non sei niente male, oserei dire che sei il papà più sexy che abbia mai incontrato - lo vezzeggiai abbracciandolo.
Lui ricambiò e mi diede un bacio sulla fronte come una sorta di benedizione.
- Allora, sei pronta? - mi domandò offrendomi il suo braccio.
- Mai stata così pronta in vita mia -
 

 


Feci un profondo respiro e ad un mio cenno le porte della sala del trono vennero spalancate da quattro enormi destrieri delle tenebre le cui criniere erano addobbate con delle bellissime rose rosse (Notte non era fra questi perché troppo impegnata a prendersi cura del suo puledro, Buio).
Non avevo mai visto una tale quantità di demoni in vita mia. C'e n'erano così tanti che la sala era stata allargata con la magia e molti demoni svolazzavano a mezz'aria perché non vi era spazio sul pavimento.
Sentii la stretta di mio padre sul mio braccio farsi più forte e tesa.
- Sta tranquillo, non ti faranno niente - lo rassicurai.
Lui fece un cenno affermativo con il capo, ma non rispose.
Percorsi un primo tratto, guardando dritto di fronte a me, mentre i demoni si scostavano al mio passaggio e, dopo un primo momento in cui mi studiarono dai piedi fino alla corona, s'inchinarono come onde che s'infrangono sulla spiaggia.
Di quel momento ricordo solo che mi sembrò di percorrere tutto il deserto del Sahara prima di vederlo: era sempre stato bellissimo, ma in quel momento era qualcosa di talmente meraviglioso che quasi non mi sentii degna di guardarlo. Ammantato da una mantello rosso che sulle spalle finiva con delle zampe di leone nere e lungo circa una ventina di metri, e vestito con una giacca color amaranto che gli fasciava i fianchi, un gilet a doppio petto di un rosso più scuro e sotto una camicia di seta nera e un cravatta dello stesso colore era a metà tra un guerriero e uno sposo.
I capelli neri gli scendevano morbidamente ondulati sulle spalle, le corna nodose e forti sul capo e le sei ali che si aprivano e richiudevano formando una leggera brezza. Sentii le farfalle nello stomaco e quando i suoi occhi rossi incontrarono i miei fui travolta da forte fervore e il desiderio di correre verso lui, saltargli addosso e baciarlo selvaggiamente come se non ci fosse stato un domani, ma ero certa che mio padre non avrebbe gradito simili effusioni.
Capii che anche lui l’aveva visto quando di colpo si fermò e prese a tremare come una foglia. Non mi stupì la sua reazione, dopotutto ricordo bene ancora oggi del puro terrore che provai quando per la prima volta lo vidi entrare nella mia camera quando ero soltanto una ragazzina. Nonostante la paura però fu abbastanza lucido da cercare di proteggermi mettendomi dietro la sua schiena e facendomi scudo con il suo corpo.
- Papà, che stai facendo? - gli domandai con un tono rassicurante affinché si calmasse.
- Bambina mia, quello è il diavolo! - disse lui in preda al terrore arretrando e trascinandomi via con sé.
- Sì, papà, è lui che sposerò -
- Sei completamente impazzita? Che razza di malia ti ha fatto quel maledetto? - urlò lui folle di paura.
Satan, che dall'alto del suo trono rialzato ci guardava si alzò in piedi e con il suo solito muoversi predatorio si avvicinò a noi, mentre la sua ombra si stagliava minacciosa su mio padre.
- Va via demonio! Non avrai mia figlia! - ringhiò mio padre spingendomi disperatamente all'indietro.
Vidi un'espressione feroce delinearsi sul volto venereo del demone e per un istante credetti che lo avrebbe attaccato.
- Come osi ? Lei è sempre stata mia! - ruggì Satan fissandolo con gli occhi vermigli incendiati dall'astio e dalla protervia.
- No Satan, calmo - dissi frapponendomi fra i due e poggiando una mano sul petto del demone che parve rilassarsi un poco al contatto. Mio padre mi guardò completamente spaesato, come se non mi riconoscesse.
- Cosa ... Manami ... ti rendi conto?- mormorò debolmente, ma poi la sua voce si alzò con rabbia - Ti rendi conto che perderai la tua anima per ciò che stai facendo? -
- Sì, lo so -
- No bambina mia, non lo sai, io ti ... ti potrei salvare -
- Non voglio essere salvata, lo amo -
Questa volta mio padre non rispose e mi guardò come se fossi un abominio. Inutile dirlo, il suo sguardo mi ferì. Satan dovette percepire il mio dolore perché l'odio nei suoi occhi s'intensificò. La sua voce uscì gelida come il sibilo di un serpente -Vattene prima che ti uccida -
Ed immediatamente alcuni demoni afferrarono mio padre.
- Non fategli del male - gli ordinai mentre lo scortavano fuori. L'ultima cosa che vidi fu la sua schiene e le spalle curve che si allontanavano.
Provai una profonda tristezza e sentii gli occhi pizzicarmi. Una lacrima mi sfuggì e scese come una goccia di rugiada sulla mia guancia.
Satan si chinò su di me e la leccò via, come aveva fatto infinite volte.
- Dolce come la prima che assaporai, ma tremendamente amara in confronto a un tuo sorriso. Fammi bere uno di quelli ora - sussurrò dolcemente mentre mi conduceva in mezzo alla folla.
- Ho fatto una cazzata a chiedergli di accompagnarmi -
- No, hai semplicemente preteso troppo da un semplice umano -
- Anch'io sono una semplice umana -
- Se tu lo fossi, oggi non saresti qui -
Arrivammo di fronte ai gradini e lui porgendomi la sua mano mi aiutò a salirli.
Quando fummo in cima, un demone versò una coppa di vino e la porse a Satan che l'afferrò con entrambe la mani.
Lo guardai negli occhi e con un tacito assenso iniziò.
- Che tutti qui dentro mi siano da testimoni: prometto in questo giorno che ti proteggerò da qualunque cosa possa nuocerti, anteponendo te a me stesso. Starò per sempre al tuo fianco ed anche da lontano veglierò su di te. Ti offro il mio amore eterno ed ogni parte di me stesso, fino all'ultima goccia di sangue. Lo giuro -
Appena ebbe terminato il suo giuramento, un anello formato da un drago avvolto in una spira si disegnò sul suo indice sinistro, marchiando per sempre la sua pelle candida, poi prese un sorso di vino dalla coppa e me la porse. Presi un bel respiro e sotto il suo sguardo ardente iniziai.
- Che tutti qui dentro mi siano da testimoni: prometto in questo giorno che ti sosterrò in ogni momento, anteponendo te a me stessa. Starò per sempre al tuo fianco e anche da lontano veglierò su di te. Ti offro il mio amore eterno ed ogni parte di me stessa, fino all'ultima goccia di sangue. Lo giuro -
Ed ecco che mentre prendevo un sorso di vino, sull'indice sinistro si delineò l'elegante figura di un drago a formare la mia fede, simbolo perpetuo che i patti col diavolo non hanno fine.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Virgin Crisis: Akuma na Eros / Vai alla pagina dell'autore: Morgana Leone