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Autore: _Misery    09/11/2013    2 recensioni
Un altro e un altro e un altro ancora e il tempo è sempre lo stesso, e le ragnatele sul cancello, e una prostituta morta sotto il cemento.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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Bugiarde.



 

Un altro, un altro e un altro ancora.
Sono venuti e dal nulla hanno costruito case rosse; sono venuti portando grammofoni e al crepuscolo ballano con le bambine dalle lunghe trecce sporche.
“… Puttana.”
Un altro, un altro e un altro ancora - il volto del soldato si raggrinzisce nella foga, sotto gli stivali le assi di legno gemono ogni venti minuti, la luce della lanterna è di nuovo offuscata.
Il primo, l’ultimo.
Come fa la carne a non lacerarsi?
“No, donne di conforto.”

Un altro e un altro e un altro ancora e il tempo è sempre lo stesso, e le ragnatele sul cancello, e una prostituta morta sotto il cemento.

 












 


Piccola drabble ispirata - se così si può dire - dalla controversa vicenda delle “Comfort women” o “ianfu” sfruttate dai soldati giapponesi durante il colonialismo nel Sud-est asiatico (per chi volesse saperne di più, ma consiglio di ignorare i commenti degli utenti perché sono piuttosto irritanti e/o di parte e, in ogni caso, di prendere tutto con le pinze).
Dico ispirata perché, per quanto questo caso sia forse particolare, non è l’unico. In genere non mi piace trattare di tragedie nonostante tutto così vicine ma, permettetemi di essere un po’ pesante, è una tematica a cui tengo parecchio. Lo stupro rimane l’arma più potente in una guerra (anche quando le truppe coinvolte dovrebbero aiutare a “ristabilire la pace”); nessun fucile riuscirebbe mai ad avere le stesse conseguenze sulla psiche e sul fisico di una persona. Senza contare la convinzione ancora fin troppo diffusa che porti disonore alla vittima invece che al carnefice. Se posso dirlo velocissimamente, è questo che mi fa partire un embolo ogni volta che qualcuno scambia una dominazione straniera per semplice progresso o il femminismo per vittimismo o pura isteria: perché lo stupro non è quasi mai un’istintiva, bestiale ricerca del piacere, è una precisa volontà di piegare e distruggere (anche un intero popolo, volendo). Il titolo si riferisce al fatto che queste donne (soprattutto cinesi, coreane, taiwanesi e filippine, ma ci furono anche delle olandesi - nel cui caso, ovviamente, la giustizia è intervenuta in modo più rapido ed efficace) ancora non sono riuscite ad ottenere nemmeno delle vere e proprie scuse ufficiali, se non erro, col pretesto che fossero già prostitute o si fossero comunque offerte del tutto volontariamente.

Non so, l’ho comunque scritta sull’onda di una certa emozione e spero di non aver frainteso o esser stata indelicata, ecco; mi sarebbe piaciuto - ancora, in senso latissimo - rendere un po’ più conosciuti certi avvenimenti, dato che la storia asiatica è un ginepraio. E poi oddio, siccome non mi piace descrivere nei particolari, soprattutto se sono storie d’altri, sono ancora indecisa su genere e rating.
   
 
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