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Autore: Reykon23    10/11/2013    3 recensioni
Qualcosa è successo nel presente di akane...qualcosa che ha fatto si che lei e ranma si dividessero...nulla potrà dire cosa accadrà in futuro, i segreti sono tutti da scoprire e contenuti nei petali....in quei petali che vagano dimenticati...
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DILAGARE


Giorni che sfiorano la vita, senza fermarsi a pensare…lentamente i secondi si accumulano nel piacere represso…frettolosamente il caos ora dilaga come marea incessante!
 
Grazia Bianco


NB: Volevo consigliarvi di ascoltare la canzone “Cut” dei Plumb
durante la lettura del capitolo, dato che mi ha ispirato nella sua stesura.
 


Il cielo aveva deciso.
Quella doveva essere la notte.
Quello era il momento adatto per cui iniziasse a scatenare tutta la sua potenza, contenuta tutto questo tempo.
I nuvoloni cupi che avevano attanagliato il paesaggio nel corso di questi giorni diedero inizio alla loro rivalsa, si era ribellati alla quiete pacata che chissà quale essere sovrannaturale gli aveva imposto, e finalmente davano il via al loro spettacolo.
Tutto cominciò pian piano, con qualche lieve lampo che serviva ad avvisare chiunque non fosse protetto a nascondersi, a trovare il più presto possibile un riparo da quello che stava per cominciare.
Dai lampi si passò ai tuoni, dai tuoni a veri e grandi saette, e finalmente arrivò: Pioggia.
Incessante, incostante, maestosa e ambigua.
Aveva un grande potere: portava la vita, ma poteva portare anche la morte.
Fitta, forte, fredda.
Ogni cosa presto fu bagnata, ogni oggetto o essere fu investito dal carico d’acqua che discendeva dall’alto.
Niente poteva sfuggire al suo passaggio, perché tutto veniva travolto da quella che si rivelò essere poi….
Tempesta!
Ma io non potevo sapere realmente cosa stava succedendo la fuori, potevo solo immaginare.
Avevo qualche percezione visiva e sonora che mi portavano alla mente queste immagini del mondo, ma in quel momento il mio corpo non era più in mio possesso…
Il cuore aveva appena preso le redini del mio involucro, volente o nolente che fossi stata.
Una porta chiusa, una stanza buia, un atmosfera irreale.
Io e Ranma uno di fronte l’altro che ci osservavamo, ci scrutavamo sperando di cogliere qualcosa di inaspettato dai nostri sguardi.
Gli occhi non potevano staccarsi tra loro, era come se vivessero di dipendenza reciproca, perché specchiandosi potevano riuscire a ritrovare se stessi.
Ma dov’era l’oceano in cui volevo immergermi?!
Il buio impediva di lanciarmi nel blu cobalto che amavo tanto.
Di colpo un lampo illuminò il cielo, e la sua luce entrò dalle piccole fessure delle persiane della finestra chiuse per evitare l’entrata della pioggia.
Ranma fu investito da questo veloce bagliore, e finalmente ebbi più chiara la sua figura.
I capelli smossi e consumati dalle movenze delle mie mani, il viso contratto in un’espressione di voglia e passione che non riusciva a nascondere, i muscoli del corpo tesi e pronti a compiere qualsiasi movimento fosse loro comandato.
Era più forte di me.
Non ce la facevo più, desideravo lui, bramavo il suo corpo, volevo la sua anima tutta per me.
Non c’erano bisogno delle parole per capire cosa pensavamo entrambi in quell’istante.
E i pensieri nella testa? Erano svaniti già da tempo, perché qualcosa di ben più potente e antico ci manovrava.
I nostri corpi aderirono tra loro, lì in piedi al centro di quella stanza oscura, e la danza tanto attesa cominciò.
Le nostre bocche si incastravano perfettamente tra loro, erano state create per unirsi, per dar scatto alle profonde emozioni che solo loro potevano donare.
Ecco come la prima volta che accadde di nuovo.
Il mondo scomparì dalla nostra vista, non esisteva più niente se non noi.
I respiri si confusero, le lingue si unirono sempre di più, i corpi iniziarono a sudare e a trasmettere quel calore che ben pochi possono provare.
Le mani di Ranma lentamente scivolarono verso le mie spalle.
Una bretellina del mio vestito era poco prima caduta da sola, rivelando la pelle del mio collo e del mio petto, e a lui non restò che completare l’opera facendo cadere anche l’altra.
Lentamente il mio abito scivolò via dal mio corpo, svelando tutta la mia figura calda e sinuosa.
Mai ero stata così chiara e limpida di fronte a qualcuno, non avevo barriere né per il corpo, né per il cuore.
 Sembrava che tutto avvenisse piano, meccanicamente, ma mi resi conto che anche la nostra dimensione temporale era cambiata, perché in realtà subito dopo anche Ranma cominciò a spogliarsi: la camicia sbottonata cadde a terra insieme al resto dei miei vestiti; c’era un non so che di sensuale in ogni gesto che veniva compiuto.
Ebbi davanti a me la visione utopica del corpo di Ranma, come fu quella volta quando ci cambiammo i vestiti bagnati: muscoli della braccia evidenti, torace largo e scolpito, addominali praticamente perfetti che rivelavano la prestanza del loro proprietario.
E qui successe: gli specchi dei nostri occhi si ruppero, la razionalità si dileguò!
Mi aggrappai a lui abbracciandolo e lo baciai con tutte l’energia che possedevo in corpo, Ranma rispondeva con sempre maggiore foga, tanto che di colpo mi spinse indietro sbattendomi sulla parete.
Mi avvinghiai con le gambe al suo bacino in segno di resa: ormai ero sua, o semplicemente lo ero sempre stata.
Ogni tocco tra di noi era una pura bruciatura, come lanciarsi al centro della lava di un vulcano, sentirne gli effetti ma esserne nel frattempo invulnerabili: e questo ci faceva spingere sempre oltre.
Con un’altra rapida mossa presto fummo stirati sul suo letto.
Le mie mani scivolavano lungo tutto il suo corpo bollente steso sopra di me e lasciavo loro il dominio di tutto; ero un’altra persona, ero diventata qualcuno che non conoscevo perché non avevo idea di nulla, soprattutto di quell’immediato futuro.
I pantaloni di Ranma scivolarono e caddero a terra insieme a quei fulmini che contornavano la terra là fuori, semmai eravamo ancora lì.
Perché io mi sentivo in un altro universo, nel mio paradiso sospesi insieme, sopra una nuvola, ma
al centro dell’inferno.
Le mani si strinsero sopra la mia testa mentre lui voracemente continuava a baciarmi, a divorarmi, più ne possedeva e più ne voleva, mentre ogni poro della pelle reagiva a qualsiasi tocco avvenisse.
Si ora lo sapevo: la tempesta vera non era quella là fuori, ma quella che stava avvenendo lì dentro.
Gli argini della paura, della vergogna, del passato, del dispiacere, della solitudine ormai avevano ceduto, si erano sgretolati nel momento in cui rividi i suoi occhi.
Dentro di me il fiume di emozioni che avevo sepolto per tanto tempo potevano finalmente scorrere di nuovo con tutta la loro potenza.
Amore, speranza, coraggio…ormai erano dilagati in me.
Dolore cominciai ad avvertire nel momento in cui Ranma fece la sua mossa.
Fu un esperienza traumatica e bellissima nello stesso tempo.
Nonostante avessimo perso il lume della ragione, mi guardò come per ricevere una conferma da me.
Come sempre si preoccupava, ero diventata la sua priorità finalmente.
E prontamente la mia risposta fu data, baciandolo intensamente.
I movimenti che all’inizio erano cauti e lenti si fecero sempre più veloci, sempre più voraci mentre la fame di noi aumentava.
Ranma poggiò le mani sul letto ai fianchi del mio collo mentre continuava con le sue mosse ad eccitarmi sempre di più con le spinte e portarmi al piacere assoluto.
Era anche questo l’amore?! Due corpi che si uniscono sono il preambolo o il completamento di tutto questo?
Carezze si alternavano a vere e propri graffi.
Segni che non volevo che guarissero, solo per testimoniare che ero diventata sua.
Respiri. Sussurri soffocati. Baci rubati.
Tutto era diventato spontaneo, la passione e il sudore ci avevano conquistato il corpo tanto che fummo storditi da così tanta emozione e fervore.
Chiunque in quel momento mi avrebbe potuto giudicare male, ma mi dispiace…
Potevo gridarlo al cosmo intero: avevo qualcuno da amare, avevo qualcuno da curare.
Era tutto così passionale…tutto così dolce e rude nello stesso momento; Ranma fu costretto a posarmi una mano sulla mia bocca per impedire alla mia voce di urlare la lussuria che mi stava trasmettendo.
Lì, nudi su quel letto diventammo un tutt’uno, dopo così tanto tempo e tanta sofferenza.
Gli affluenti si erano uniti in un'unica grande foce: il nuovo fiume poteva dilagare in noi.
E così il nostro amore si consumò in quella notte, come la cera di una candela che risplende per tanto tempo fino a giungere alla sua morte.
La tempesta del mio cuore era stata devastante e tumultuosa quanto quella la fuori.
Non so dire quanto tempo restammo avvinghiati e ad amarci su quel letto.
So solo che quando la stanchezza divenne la padrona, gli specchi dei nostri occhi si ricomposero.
Ci Fissammo. Il mio marrone e il suo blu si fusero per creare un nuovo colore.
Sorridemmo.
Cosa c’era di più bello al mondo se non essere lì, in quel singolo istante, insieme..?!




E mentre ci immergevamo l’uno nell’altro accadde l’inevitabile.
Un altro lampo la fuori. Una luce accecante proveniente dall’altro lato della casa.
E un botto.
Un rumore assordante di esplosione venne da fuori.
Ranma più in fretta che potè si rivestì, uscendo subito dalla stanza, gridandomi:
< Resta qui! Qualsiasi cosa accada non uscire per nessuna ragione al mondo! >
Il sogno di quella notte era stato consumato.
La realtà inesorabile si era di nuovo rivelata ostacolando il nostro presente…
Un lampo, un altro ancora e poi…silenzio.






 
  
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