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Autore: Mikoru    23/04/2008    7 recensioni
SPOILER per chi non ha letto Eclipse.
...per quante volte avessi potuto cambiare idea, lei sarebbe stata sempre da qualche parte ad aspettarmi. Sempre. Mi avrebbe atteso con lo stesso sorriso, mi avrebbe accolto con la stessa letizia e dolcezza, mi avrebbe rivolto le stesse parole. E mi avrebbe offerto la mano.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Eclipse, Contesto generale/vago
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Rieccomi su questi canali/lidi/schermi - come preferite XD - con una seconda fic Twilightiana, naturalmente su Jasper e Alice. Ve l'ho detto che li amo, no? ^.^
Ringrazio chi ha già letto, apprezzato e commentato Attesa e vi auguro buona lettura! ^___^


Stella polare

Alice era nel salone e lì la raggiunsi. Aveva già spostato buona parte del mobilio per fare spazio in vista della festa di diploma di Bella, e in un angolo erano ordinate le attrezzature, gli addobbi e tutto ciò che le sarebbe servito per allestire l'evento.
Quando mi vide mi sorrise, come sempre, e io mi ritrovai a pensare al giorno del nostro incontro. Ci pensavo spesso, a dire il vero, perché quello, molto più del giorno in cui Maria mi aveva trasformato, era stato il giorno che aveva davvero cambiato la mia vita. Là, in quella misera bettola di Filadelfia, dove avevo trovato lei. No, dove lei mi aveva aspettato. Io, dilaniato dal bisogno di sangue e dal disgusto per me stesso, disperato com'ero, me l'ero trovata davanti sorridente e con quei meravigliosi occhi dorati fissi su di me. E improvvisamente ero stato sopraffatto da tutta la gioia che promanava da lei, un fatto che un po' mi destabilizzò; non avevo mai sentito emozioni del genere, di felicità pura mista ad un sollievo infinito, e non capivo come potesse provare quei sentimenti proprio per me. Eppure tutti i dubbi svanirono quando mi parlò e quando mi tese quella sua piccola, forte mano, il mio unico appiglio per sottrarmi all'oscuro abisso di depressione che mi stava ingoiando.
Un'unica volta mi domandai – futile curiosità – cosa sarebbe accaduto se io avessi cambiato idea, se avessi deciso di punto in bianco di non recarmi più a Filadelfia. E mi risposi che non sarebbe cambiato alcunché. Se anche avessi variato la mia meta, Alice avrebbe semplicemente visto altrove il nostro incontro. E sono certo – potrei scommetterci con Emmet, e vincere – che per quante volte avessi potuto cambiare idea, lei sarebbe stata sempre da qualche parte ad aspettarmi. Sempre. Mi avrebbe atteso con lo stesso sorriso, mi avrebbe accolto con la stessa letizia e dolcezza, mi avrebbe rivolto le stesse parole. E mi avrebbe offerto la mano.
La mia piccola, ostinata Alice.
La mia luce, la mia speranza.
La mia stessa anima.
Non potrei vivere senza di lei, ne sono consapevole, così come non avrei potuto salvarmi senza di lei. Se non l'avessi incontrata, avrei finito col distruggermi. Non in senso concreto, certo, ma avrei perso me stesso; il conflitto che esisteva in me – il bisogno di nutrirmi e la stanchezza di uccidere – presto o tardi mi avrebbe condotto alla pazzia. Alice era piombata nella mia vita proprio nel momento in cui più avevo bisogno, diventando la stella polare intorno a cui ruota la mia esistenza.
Mi distolsi dai miei ricordi e la cercai con lo sguardo, vedendola pensierosa nel centro della sala, a valutare come disporre le luci e gli addobbi per la festa. E intenta com'era ad organizzare, percepii con forza l'energia che sprizzava in un'attività che adorava. Alice era irrefrenabile, non riusciva a stare ferma. Vivace come un folletto e bella come una fata. Sono convinto che nemmeno concentrando tutto il mio potere riuscirei a farla stare tranquilla, la sua allegria è troppo prorompente.
La raggiunsi alle spalle e l'abbracciai alla vita. «Vacci piano, lo sai com'è Bella.»
«Oh, tranquillo, so perfettamente cosa fare» assicurò lei, sorridendo vivace. «Le luci andranno là, l'altoparlante lì, là il tavolo del buffet...» e indicava man mano. «Sarà una festa perfetta.»
«Dal tuo punto di vista senz'altro. Chissà cosa ne penserà Bella» sorrisi.
«Ah, brontolerà, ma alla fine si rassegnerà e riuscirà a divertirsi» assicurò Alice.
«Dici così perché ormai la conosci, perché l'hai visto o soltanto perché sei inguaribilmente fiduciosa circa i risultati di quello che tu progetti?» la stuzzicai, accostando la guancia ai suoi serici capelli corti.
Lei rise. «Però ho ancora dei dubbi per la musica. Chiederò consiglio ad Edward.» Spostò la testa per sfiorarmi il mento con la punta del naso. «Mi dài una mano a sistemare le cose?»
«Hai già visto che lo farò, vero?» Alice arricciò le labbra in una smorfia divertita. Io sospirai in modo esagerato, fingendomi rassegnato. «E sia. Ai suoi ordini, signorina.»
«E bravo il mio gentiluomo.» Mi posò un bacio sulla mandibola e io spostai il viso per baciarle le labbra. «Ora mettiamoci al lavoro, dev'essere tutto pronto per tempo.»
Sciolsi l'abbraccio e mi apprestai a seguire le sue direttive, ma prima mi presi il tempo per osservarla e sorridere alla vista del suo viso da elfo rallegrato dalla prospettiva di preparare la festa. «Ehi, Alice» la chiamai.
«Sì?»
«Ti amo.»
Lei sorrise, radiosa. «Ti amo anch'io, Jasper.»
Non c'era bisogno che me lo dicesse. Il suo sentimento era talmente forte e appassionato da riempire la stanza. «Lo so...»
Dopodiché fui il marinaio che seguiva le indicazioni della sua stella polare.



^*^*^*^*^*^*^*^*^
Spero vi sia piaciuta. Io ci ho messo il cuore, nello scriverla! ^o^
  
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