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Autore: Winry977    11/11/2013    0 recensioni
La forma della libertà si ritrova negli animali marini.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Prendetela!- Fry si trovò a dover correre a perdifiato per una lunga, lunghissima scalinata. I suoi inseguitori le stavano alle calcagna. Tra di essi c'era il suo accusatore, alto, senza sopracciglia, con addosso un kimono e dai capelli rossi e lunghi fino le clavicole. Accusatore di tradimento; ma alla fin fine nemmeno lei sapeva di che tradimento si trattasse: aveva passato le ultime ore a desiderare solo di essere libera. Non le importava di ciò che le regole imponevano.

Ora saltava quattro scalini a quattro, arrivando perfettamente in piedi ogni volta che toccava terreno. Non scivolava mai nelle pozzanghere sparse ovunque. Ruotò attorno un lampione e fece un altro balzo, nascondendosi poi dietro un angolo. Cercò di trattenere il fiato, nonostante ansimasse, e nemmeno il tempo di sbirciare dietro la parete che il secondo, panzone e puzzolente di vino, le passò attorno. L'altro fu più scaltro e la trovò.

Appena lo vide, lo afferrò per la casacca e lo buttò letteralmente addosso all'altro, facendoli sbattere fronte contro fronte.

Era notte, un acquazzone si era appena calmato. Le scale, di pietra, erano poco scivolose sotto gli anfibi in pelle della ragazza dal vestito bianco panna e rosso fragola. Le scale erano fiancheggiate da ringhiere con spuntoni appuntiti, e ad ogni curva c'era un lampione untuoso.

Nel mentre che i due si lamentavano e massaggiavano le fronti livide, lei si affacciò ad uno strapiombo sul quale le ringhiere erano abbastanza traballanti. Un vento fresco le mosse i capelli color miele a boccoli dietro la schiena.

“Vorrei essere un pesce.” pensò. “Libera di nuotare nelle mie acque... un piccolo pesciolino rosso e bianco.” e se lo immaginò: le squame che brillavano come scaglie sotto i riflessi della luna, il rosso che si ravvivava ad ogni movimento, le pinne con dei filamenti morbidi e lisci.

-Ehi! Si è fermata!- il grassone si era rialzato dalla sua posizione goffa per terra. Fry guardò la scalinata alla sua sinistra, e si accorse che terminava in un'ampia piscina azzurrastra in modo innaturale. Che importava in quel momento? Non poteva mica risalire. Si buttò, e si accorse che l'acqua le arrivava giusta giusta al mento. Loro sembrarono sorpresi o confusi. -Tu la vedi?

-No, lì è tutto buio.

-Beh, altrove non è andata, quindi entriamoci.

-Scherzi? Io non ci vado lì dentro.

Mentre i due litigavano in cima alla scalinata, Fry si immerse nell'acqua e pregò. Pregò di diventare un pesciolino. “Ti prego. Ti prego. Trasformami. Salvami.” l'acqua schiarì sempre di più, e lei si appallottolò su se stessa. “Ti prego.” non si era nemmeno resa conto di stare respirando sott'acqua. Quando se ne accorse, spalancò gli occhi, e l'acqua le apparve sfocata e piena di piccole sostanze in movimento. Guardò i due, e li vide poco distanti da lei.

-Forza, buttati!- il rosso spinse il grassone in acqua, che cominciò a spruzzare acqua ovunque, come se stesse affogando, ma quando si accorse di poter toccare rise con un idiota. -Che scemo.- l'altro cominciò ad immergere le gambe, ma era come se loro non riuscissero a vedere la stessa luce azzurra, ora quasi fosforescente agli occhi di Fry, la quale ora stava nuotando sul fondo della piscina.

Le sembrò di vedere qualcosa in movimento poco distante da lei, ma quando si avvicinò, con curiosità, si rese conto che era uno scheletro. Le sue dita erano mosse dalla corrente dell'acqua, ma il cranio sembrava fissarla. Lo aggirò, ma appena lo sorpassò, un metro più in là, ne trovò un altro, con addosso un abito da parata, e anche quello teneva le incavature degli occhi puntate su di lei. La cosa cominciava a spaventarla, così decise di tornare a galla.

I due stavano cercando di camminare nell'acqua, ma ad ogni passo che facevano inciampavano l'uno sull'altro. “Meglio.”

Mentre nuotava si rendeva conto che riusciva a vedere dove andasse grazie ad un cerchio di luce che la circondava. Passò su decine di carcasse coi visi tutti volti verso di lei.

Quando arrivò alla fine della piscina, si appoggiò stanca ad una colonna dall'aria antica ed in pietra. Il vestito le si rigonfiava a tratti attorno i fianchi, seguendo l'andamento della corrente, ma quando Fry alzò lo sguardo da esso fu tentata di urlare dalla paura: una figura posta di profilo la fissava, mentre teneva con le dita un paio di occhi uniti tra loro da dei filamenti neri.

La figura spalancò di più le palpebre, intimandole il silenzio. Lei fece lo stesso, con significato diverso “Che significa tutto questo? Chi sei?”

Lui le lesse nel pensiero. “Le spiegazioni dopo.” col braccio libero le cinse la vita, traendola a sé. Era... non viscido, ma scivoloso: era come se l'acqua gli scorresse addosso ininterrottamente. “Aspettiamo che cali il silenzio.” e continuò a fissare i bulbi oculari, inclinati verso il basso. Lei si prese il tempo di fissare quella specie di sirenoide, come aveva immaginato. Il petto era scarno: niente muscoli possenti in stile Tritone, niente capelli ondulati. Solo una lunga coda da squalo e dei denti aguzzi. Gli occhi avevano le iridi che sfumavano dall'azzurro al bianco, i capelli erano corti a tratti e lunghi in altri: completamente in disaccordo tra loro.

Seguì il suo sguardo. Fissava i due che cercavano invano di avanzare nell'acqua, ma inciampavano di continuo e imprecavano ogni volta che risalivano a galla.

-Basta, io ci rinuncio, sarà annegata o qualcosa del genere. L'acqua ci ha risparmiato il lavoro sporco. Torniamo.- il tipo alto trascinò il panzone verso le scale e Fry e il sirenoide rimasero a fissarli finché non scomparvero del tutto.

Quando ciò accadde, la piscina si coprì di mura di mattoni a cupola, e da sott'acqua uscino molte sirene e tritoni: tutti diversi da quello al fianco di Fry. Tutto di lui lo differenziava da loro. Si accorse che i suoi capelli erano bianchi, che anche le braccia erano particolarmente magre, e che le scaglie sulla sua coda da squalo non erano per niente lucenti.

Lui si voltò verso di lei.

-Io sono Loph. Il Guardiano.- posò i due bulbi oculari ad un chiodo alla parete. -Hai richiesto tu di diventare un pesce, giusto? Questo posto è aperto solo a chi è davvero bisognoso di libertà, e tu a quanto pare ne sei un esempio. Quelli che hai visto sul fondo erano tutte le persone che non meritavano ciò che tu desideri. In quanto sono rimasti privi di corpo, se non di ossa e con un piccolo frammento della loro anima.

Fry ebbe un brivido.

-Noi ti aiuteremo a raggiungere la tua libertà, ma solo a patto che tu mangia un nostro cibo. In quanto: solo uno è quello giusto.- la strinse di più a sé, e cominciò a nuotare di traverso e le altre sirene si disponevano dietro un lungo bancone in pietra. Passò davanti molte pietanze. Nessuna di queste conteneva pesce o lo richiamava. E comunque, nessuna la attirava minimamente.

-Prego!

-Mangia!

-E' squisito!

Dicevano tutti al suo passaggio, ma lei non si degnava di mangiare nulla. Niente la convinceva. -Quando ti senti sicura, fermami.- le sussurrò in un orecchio Loph. Lei annuì, mentre il bancone scorreva sotto i suoi occhi.

Ad un tratto lo fermò. Davanti a lei c'era un biscotto della grandezza di un palmo, rotondo, non offerto da nessuno. Sopra era cosparso di una glassa verdolina, con delle scagliette bluastre. Il tritone accanto la fissò, e le piantò sotto il viso una pietanza che chissà quanto tempo ci avrebbe messo un normale stomaco a digerirla. Fry, però, fu scattante: prese il biscotto e se lo mise tutto in bocca.

Un sapore salatissimo come le acque del mare la invase, facendola desiderare di risputarlo, ma Loph le stava bloccando le labbra, costringendola a continuare a masticare. Sentì le correnti del Sud, del Nord, dell'Ovest e dell'Est fluire dentro di lei; i suoi occhi videro sabbie di tutti i colori, dalle più lucenti alle più scure, con tante specie di pesci che nemmeno lei sapevano esistessero. Il suo naso sembrò restringersi. Loph la fece affondare nell'acqua quando lei ormai stava ingoiando a forza e cominciò a trascinarla verso una galleria buia. Fry sentì un dolore ai lati del collo, e si rese conto che si stavano creando le branchie, mentre lei andava rimpicciolendosi. Ad un tratto si rese conto di essere tra le mani affusolate di Loph, che ora stava nuotando velocemente verso la fine del tunnel. Attraverso le fessure delle sue dita non riusciva a scorgere altro che buio. Ad un tratto, l'acqua si fece più fresca, e lei si riscosse al suo interno. Il suo sguardo si allungò dietro di lei, e si rese conto di essere ciò che aveva desiderato fino quel momento.

“Sei ciò che desideravi, Fry, ora va' nuota nell'oceano, libera, nella tua forma di pesce.” Loph le parlava, ma lei non era in grado più di rispondere. Lo fissava con immensa gratitudine, come se volesse chiedergli di venire con lei. Lui la capì. “No, io non posso andarmene.” sorrise tristemente. “Vivi per me. Vai” ed una corrente la spinse a largo, lontana da tutto. Da tutti. Da Loph.

  
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