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Autore: Giulia K Monroe    11/11/2013    20 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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~Un Particolare In Più~







Capitolo XLV
Amore fraterno
 
 
 
 
 
 
 
 
- Sei pronta? –
Alexis respirò piano, poi alzò lo sguardo sul viso di Draco Malfoy, che le stava accanto e la teneva per mano; la ragazza sorrise timidamente e annuì.
Avanzò di un passo, sicura, ma Draco la trattenne e la costrinse a tornare indietro, tra le sue braccia: non disse nulla, si limitò a stingerla al petto e a sfiorarle la tempia con un bacio.
Ci penso io a te. Ti proteggo io.
Alexis si aggrappò a quelle spalle forti, inspirando quel meraviglioso profumo di pioggia che proveniva da lui e che era sempre in grado di farle battere il cuore e di inebriarla.
Sciolto l’abbraccio, Malfoy la guardò negli occhi, intensamente, e alla fine la riprese per mano, sfiorandole ogni nocca con le labbra; le ripose una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le accarezzò il viso.
Poi, insieme, varcarono le soglie della Sala Grande.
 
Quando Draco Malfoy e Alexis Potter fecero il loro ingresso, tutti gli studenti, che già sedevano ai lunghi tavoli per la colazione, si voltarono ad osservarli.
Lo stupore generale fu seguito da una serie di bisbigli concitati, sussurri mal celati ed occhiate sgranate.
Dopo tutto quello che era successo… dopo tutto quello che si era scoperto, come poteva Draco Malfoy, principe di Serpeverde, erede di una delle famiglie più ricche e potenti dell’intero mondo magico e dal sangue puro dei Black e dei Malfoy, affiancarsi ancora a quella mezzosangue bugiarda di Alexis Potter?
- Ti rovinerai la reputazione, così… - mormorò Alexis, lanciando un’occhiata di disagio al suo fidanzato.
Malfoy ghignò e sollevò nuovamente le loro mani intrecciate per poterle baciare.
- Lascia pure che parlino: sai che mi importa? – rispose, con una scrollata di spalle, mentre l’accompagnava al tavolo dei Serpeverde e la faceva sedere accanto a lui.
Nessuno dei loro compagni osò rivolgere la parola alla ragazza, ma Draco si comportò con naturalezza: salutò Tiger e Goyle, parlò del Quidditch con Flitt e discusse di una notizia sulla Gazzetta del Profeta con Nott. Ogni qual volta qualcuno si girava a lanciare occhiate indiscrete o malevole ad Alexis, Draco si avvicinava a lei e le sfiorava una mano, le accarezzava i capelli, le baciava una guancia… come a volerla proteggere da quegli sguardi e far capire ai loro proprietari che una sola parola fuori posto e si sarebbero ritrovati senza occhi per guardare.
C’era eleganza e compostezza in un singolo movimento di Malfoy, ma questo denotava solo quanto controllato lui fosse, dando la terribile impressione che la più piccola cosa fuori posto avrebbe potuto farlo scatenare.
Quando Blaise Zabini varcò le soglie della Sala Grande, Draco alzò il viso per rivolgergli una lunga occhiata penetrante; poi, come se nulla fosse, lo salutò con una mossa del capo e gli indicò il posto vuoto accanto a sé. Blaise lo fissò, poi il suo sguardo si spostò sulla figura della Potter, seduta vicino a lui ed intenta a scegliere qualche pasticcino dal vassoio.
Quando anche lei alzò il suo viso per poter intercettare gli occhi del moro Serpeverde, quest’ultimo distolse immediatamente lo sguardo, fece un cenno di saluto con la mano a Malfoy e poi si andò a sedere lontano da loro.
C’era una fitta che gli aveva attraversato il cuore, non appena quei meravigliosi occhi di smeraldo lo avevano osservato… perché doveva aver mentito?
E come faceva Draco ad averle perdonato tutto così facilmente?
Alexis sospirò e abbassò il capo, mentre un’espressione triste si dipingeva sul suo viso, piegandole le morbide labbra all’ingiù.
- Blaise mi odia… - mormorò dispiaciuta.
Draco si girò nuovamente verso di lei e le circondò le spalle con un braccio, stringendosela al petto e accarezzandole i lunghi capelli.
- Nah, non ti odia. – cercò di consolarla – Ha solo bisogno di tempo per abituarsi all’idea: si sente ferito nell’orgoglio e sai che Blaise è un po’ particolare quando si tratta del proprio smisurato ego. Ma ti vuole bene, vedrai che saprà perdonarti. –
Alexis alzò il capo per guardare Draco e lo vide rivolgerle un sorriso.
- Tu dici? –
- Non dico: ne sono sicuro. Cambierà idea, dovessi lanciargli un miliardo di fatture sul viso per fargli capire che si sbaglia sul tuo conto. – asserì, scendendo nuovamente a sfiorarle la fronte con un bacio – Ed ora basta avere quel broncio! – aggiunse, lambendole la punta del naso con l’indice.
Alexis ridacchiò e strusciò una guancia contro il maglioncino morbido di Draco.
- Grazie. – sorrise infine, tornando a mangiare la sua colazione.
Draco la guardò rasserenato, poi si voltò e, senza che lei potesse accorgersene, lanciò un’occhiata rabbiosa nei confronti di Zabini, che si limitò a sollevare il naso per aria e tornare a parlare con il suo fastidioso fan club.
 
Tutto sommato, la mattinata sembrava procedere abbastanza bene: era difficile venir ignorata dalla maggior parte dei compagni – e soprattutto da Harry, che dal tavolo di Grifondoro si era limitato solamente a lanciarle un’occhiata e a salutarla con un cenno della mano, cosa che aveva aperto il via ad altri mormorii fastidiosi -, ma la presenza di Draco al suo fianco rendeva tutto più sopportabile, come se lui adesso condividesse il suo fardello e il peso da portare sulle spalle fosse notevolmente diminuito.
Andrà tutto bene.
Io risolverò tutto.
Le aveva detto Draco la notte precedente e lei ci credeva.
Sarebbe andato tutto per il meglio, perché con Malfoy al suo fianco e l’amore incondizionato che sentiva di provare, non sarebbe mai più stata da sola.
Sarebbe proceduto tutto liscio, se quando si stavano alzando dal tavolo per uscire dalla Sala Grande, la voce di Pansy Parkinson non li avesse raggiunti, costringendoli a fermarsi.
- Ma non ti vergogni neanche un po’ a far vedere ancora il tuo brutto muso qui ad Hogwarts, Potter? – il disprezzo nella sua voce era come una coltellata nell’aria, che sembrò catturare tutta l’attenzione del corpo studentesco, adesso silenzioso come un cimitero.
Draco si voltò furioso verso quell’arpia della Parkinson, con i pugni serrati.
Non gli aveva di certo perdonato di aver fatto la spia sulla vera identità di Alexis e aveva ancora in progetto di fargliela pagare amaramente.
- Non ricordi quello che ti ho detto ieri sera, Pansy? Un’altra parola e giuro su Salazar che…- sibilò, trattenendosi a stento dal puntarle nuovamente la bacchetta contro e schiantarla ripetute volte.
- No, Draco: lascia perdere. Non importa, davvero. – lo fermò Alexis, posandogli una mano sul petto e spingendolo indietro, senza degnare la Parkinson di una singola occhiata.
Si sentiva fin troppo al centro dell’attenzione senza bisogno di fare quel teatrino con la Parkinson… non le avrebbe dato corda.
Pansy sogghignò, incrociando le braccia al petto, mentre Draco si lasciava portare via dalla Potter.
- Sei diventato un rammollito, Malfoy. – sputò con indignazione – Sono sempre più convinta che quella pezzente della Potter ti abbia fatto qualche incantesimo o ti stia propinando un qualche filtro d’amore, altrimenti non mi spiego come qualcuno del tuo rango possa essersi abbassato a stare con un rifiuto del mondo magico come quello! –
Non darle corda.
Draco avrebbe voluto girarsi e farle ingoiare quelle parole a suon di cazzotti e poco importava che Pansy fosse una ragazza, ma Alexis lo trattenne ancora, stringendo le dita esili attorno al suo avambraccio; tuttavia, fu lei a voltarsi e a riservare alla Parkinson un’occhiata per la prima volta.
Non darle corda… o magari sì.
- Devi starmi confondendo con qualcun altro, Pansy. – rispose, con tono sostenuto – Non ho bisogno di incantesimi o filtri per farmi amare, io. – frecciò, scoccandole uno sguardo più che eloquente.
Magari ci si impicca da sola con la corda.
La Parkinson boccheggiò e il suo viso pallido divenne livido di rabbia.
- Non osare rivolgerti a me in questo modo, sporca Mezzosangue che non sei altro! – l’aggredì allora Pansy, con voce isterica, agitando i pugni nell’aria – Saresti dovuta andarti a nascondere insieme a quella feccia, quell’assassino di Sirius Black! –
Tasto sbagliato.
Prima ancora che Draco potesse reagire e chiuderle la bocca, Alexis si era voltata di scatto, aveva estratto la sua bacchetta ed ora la stava puntando contro il petto di Pansy, che sbarrò gli occhi per la sorpresa.
- Adesso basta! – sibilò e i suoi occhi sembravano in procinto di lanciare fulmini e saette – Osa ancora parlare di Sirius e giuro che ti rovino quella faccia da carlino che ti ritrovi! –
Pansy boccheggiò per l’indignazione e dai tavoli di Grifondoro e Corvonero si alzarono dei fischi di approvazione: la Parkinson non godeva di certo della simpatia di molti studenti.
Anche Draco ridacchiò, sentendosi orgoglioso che quella piccola ragazza battagliera che aveva di fronte fosse la sua fidanzata; le si avvicinò e le circondò la vita con un braccio, attirandola a sé, mentre le faceva abbassare la bacchetta e le sfiorava la guancia con un nuovo bacio che fece corrodere d’invidia Pansy.
- Calmati, amore: stiamo dando spettacolo, tutti gli occhi della Sala Grande sono puntati su di noi. – le sussurrò all’orecchio – Andiamo via, non vale la pena sprecare il nostro tempo con lei. –
Alexis, ancora tremante per la rabbia, lanciò un’ altra occhiataccia alla Parkinson, ma si lasciò docilmente condurre via da Draco.
- Sì, ecco, brava: vattene. Scappa come quel codardo di Black! – mormorò Pansy, ma non abbastanza a bassa voce perché Alexis non potesse sentirla.
La Potter non ci vide più dalla rabbia.
Mentre un calore d’ira le cresceva dallo stomaco, si espandeva nel petto e deformava il suo bel viso in una smorfia d’odio, si voltò, riuscendo a liberarsi dalla presa di Malfoy che, colto di sorpresa, non riuscì a trattenerla.Con occhi lucenti come tizzoni ardenti, Alexis eliminò la distanza che la separava dalla Parkinson.
Poi, inaspettatamente, riversò tutta la sua rabbia su di lei.
Con un gancio.
Le sue dita serrate si scontrarono violentemente contro la guancia di Pansy, che cadde con il sedere in terra, tenendosi il viso con entrambe le mani.
Alexis se ne rimase ferma a fissare il vuoto, il corpo ancora chinato in avanti, nel gesto che aveva appena compiuto, i capelli riversati davanti al viso, le guance rosse e il fiato corto.
Non poteva credere a quello che aveva appena fatto.
Lei, la dolce e timida Alexis Potter, aveva tirato un cazzotto a quella Coccatrice di Pansy Parkinson.
Beh, se l’era meritato, ecco!
Sgranò gli occhi, incredula, e respirò violentemente con la bocca, le dita ancora talmente serrate che adesso aveva cominciato a tremare.
Il mondo riprese a girare intorno a lei solo quando Draco l’affiancò e le poggiò un braccio sullo stomaco, costringendola ad indietreggiare.
Quando alzò il viso sconvolto su quello di Malfoy, vide che stava sghignazzando divertito.
- Bel destro, complimenti. – mormorò, leccandosi le labbra – Ricordami di non farti mai più arrabbiare, amore. –
Alexis lo guardò in un misto di risentimento e piacere, storcendo la bocca in una smorfia strana.
Le amiche di Pansy, tra le quali anche Diamond, erano le uniche che erano corse accanto alla Serpeverde, che ancora si teneva la guancia incredula, mentre lacrime di umiliazione le velavano gli occhi.
Alexis avrebbe provato rimorso per il suo gesto incontrollato, se solo la Parkinson non le stesse ancora rivolgendo uno sguardo di puro odio.
Ma quando l’aveva sentita parlare ancora di Sirius… non ci aveva visto più.
Lei non sapeva nulla sul suo padrino e non doveva mai più permettersi di nominarlo.
Nessuno avrebbe più infangato il suo nome.
Sirius.
Non.
Era.
Un.
Assassino.
Il resto della Sala Grande sembrava aver invece apprezzato il gesto della più giovane dei Potter, qualcuno aveva fischiato, altri applaudito.
No, Pansy Parkinson non doveva star simpatica a molta gente.
- Grandissima Potter! – gridarono i gemelli Weasley dal tavolo di Grifondoro.
Alexis si voltò ad osservarli e li vide rivolgerle i pollici all’insù; poi, la sua attenzione fu catturata da Harry, che se ne stava seduto accanto a loro: la fissava a sua volta ed era evidente che fosse stupito, eppure un sorrisino leggero dispiegava le sue labbra.
Il cuore di Alexis si riempì di gioia, anche se si sentì in colpa il secondo dopo… non avrebbe dovuto picchiare Pansy, per quanto odiosa o antipatica lei fosse. Non avrebbe proprio dovuto farlo.
Si girò nuovamente verso la ragazza, che adesso si era rimessa in piedi.
- Che sta succedendo qui? –
Alexis spalancò gli occhi, voltandosi verso la figura ammantata di nero del direttore della casa di Serpeverde, Severus Piton.
L’espressione di odio di Pansy Parkinson si trasformò in un ghigno trionfale, mentre si teneva ancora la guancia dolorante e si avvicinava al professore con occhi sofferenti.
- Professore… la Potter mi ha picchiata! – piagnucolò, simulando un singhiozzo – Io non so che cosa le sia preso… stavamo parlando e lei mi ha tirato un pugno! –
Alexis sbarrò gli occhi ed ebbe nuovamente voglia di spaccarle la faccia con un altro colpo. Draco Malfoy, accanto a lei, si irrigidì, così lo prese per mano e gli strinse morbidamente le dita, come a dirgli di non intervenire; lui la fissò dall’alto, poi le cinse le spalle con un braccio, come a volerla proteggere.
Severus guardò la Parkinson con un’occhiata di sufficienza, poi si voltò lentamente verso Alexis, che abbassò lo sguardo, remissiva.
- E’ vero, signorina Potter? – s’informò cauto.
Alexis annuì.
- Sì, ma ha cominciato lei! Mi ha insultata e…! – disse, rialzando il viso con espressione fiera e battagliera, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli severi di Piton, tacque: non c’erano giustificazioni per il suo comportamento.
Severus la fissò per lunghi istanti, poi si voltò verso Pansy.
- Signorina Parkinson, vada in infermeria e si faccia controllare da Madama Chips: sono sicuro che non è nulla di grave. – si limitò a dire.
Pansy sbarrò gli occhi, indignata.
- Ma… ma come?! – pigolò scioccata – Non la punisce? La Potter mi ha picchiata e lei non la punisce?! – inveì, puntando un dito tremante contro Alexis.
Draco la strinse di più a sé, incenerendo Pansy con un occhi di bragia.
– Bullstrode, Cherin: accompagnate la signorina Parkinson in infermeria. – rispose Piton piatto, senza voltarsi a guardarla e dirigendosi verso il tavolo dei professori.
Tutti rimasero interdetti dal comportamento del professore, ma nessuno osò dire niente, nemmeno la Parkinson, che sconfitta e umiliata, si lasciò portare via dalle sue compagne.
- Questa sì che è una novità… - mormorò Draco incredulo – Da quando sei entrata nelle grazie di Piton? Mi sembrava di ricordare che ogni occasione fosse per lui buona per metterti in punizione. –
Alexis si strinse nelle spalle, rivolgendo gli occhi verso il tavolo dei professori, dal quale Piton la stava ora guardando con serietà.
- Non lo so, è una novità anche per me. –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Harry! Harry aspetta! –
Harry Potter si fermò e si voltò: Hermione Granger e Ron Weasley gli vennero incontro con una piccola corsa e avevano entrambi il fiato corto.
- Ehi, ma dove te ne vai così di fretta? – domandò Ron, piegandosi sulle ginocchia. – Un minuto prima eri accanto a noi, in Sala Grande, poi mi sono voltato e tu eri sparito! –
Harry si strinse nelle spalle con non curanza.
- Avevo finito di fare colazione. – rispose semplicemente.
Hermione lo osservò per un lungo istante, poi scosse la testa.
- E’ per quello che è successo, vero? – chiese, cercando di assumere un tono delicato.
Harry non la guardò, il viso rivolto verso un punto indefinibile oltre le loro spalle.
- Non capisco di cosa tu stia parlando. –
- Oh, avanti Harry! Non puoi continuare a mentirci: ti conosciamo bene e sappiamo che ci stai male per tutta questa storia di Alexis! – sbottò Hermione, dando voce a tutte le sue preoccupazioni.
Il bambino sopravvissuto abbassò lo sguardo con aria colpevole, ma non disse nulla.
- Ancora non le hai parlato, vero? – domandò Ron, con ammirevole tatto.
Harry sospirò e passò una mano a scompigliare i capelli.
- Non so che cosa dirle. Anzi, sinceramente non ho proprio nulla da dirle in questo momento. – disse e la durezza della sua voce si riflesse nei suoi occhi con uno scintillio frustrato.
Hermione si morse il labbro inferiore.
- Ma è tua sorella… - cercò di farlo ragionare – Non puoi continuare ad ignorarla così. Le stai facendo del male e ne stai facendo a te stesso… -
- Beh: io sono suo fratello eppure lei non ha pensato nemmeno per un momento ai miei sentimenti quando mi mentiva un giorno sì e l’altro pure! – esplose Harry, stringendo le mani in due pugni rabbiosi – Perché ora io dovrei preoccuparmi di non ferirla? –
Hermione avrebbe voluto dire qualcosa intelligente e saggio per convincerlo a desistere da quella presa di posizione assurda, ma per la prima volta da che era arrivata ad Hogwarts, la studentessa più brillante del suo corso (e non solo!) non trovava nulla di appropriato da dire.
Inaspettatamente, fu Ron a prendere le redini del discorso.
- Lo so che sei arrabbiato, amico. – disse, poggiandogli una mano sulla spalla – E’ normale che tu lo sia, ma questo denota che tieni a lei più di quanto tu non sia disposto ad ammettere con noi e in fondo al tuo cuore lo sai bene! Credimi, so quanto è difficile avere una sorella minore: Ginny mi fa impazzire, sempre alle prese con quel diario e le sue cotte adolescenziali per te! – continuò, riuscendo persino a far sorridere il compagno – Ma le voglio bene e mi preoccupo per lei proprio perché è la mia sorellina. E Alexis è la tua, di sorellina. Sai che ho ragione. –
Hermione fissava Ron con tanto d’occhi, ammirata per quel discorso che proveniva direttamente dal suo cuore: per la prima volta, in vita sua, le sembrava di vedere l’impacciato e buffone Ronald Weasley sotto una luce diversa… arrossì a quel pensiero.
Harry non potè far altro che sorridere alle parole dell’amico e fece un cenno d’assenso con il capo.
-Su, va’ da lei: sono sicuro che ti starà aspettando. – concluse il rosso, prendendolo per le spalle e spingendolo nel corridoio.
Harry sorrise, a disagio ma col cuore leggero, e sotto la spinta di Ron cominciò a correre, come se avesse sempre saputo quello che doveva fare… ma avesse avuto bisogno di qualcuno che glielo ricordasse.
Ron ed Hermione non erano solo i suoi migliori amici.
Erano anche la sua famiglia.
E diventeranno anche la famiglia di Alexis, pensò, mentre correva verso l’uscita del castello, come se sapesse esattamente dove dovesse andare, ne sono sicuro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Alexis aveva riletto quella lettera più e più volte, poi l’aveva sventolata nell’aria per farla asciugare ed infine l’aveva arrotolata, stringendola morbidamente tra le dita.
Ora, doveva solo riuscire a trovare il suo destinatario.
Draco l’aveva lasciata in Sala Comune circa una mezz’oretta prima, perché era dovuto andare agli allenamenti di Quidditch per prepararsi per la prossima partita del campionato.
“Vieni con me.”
Le aveva detto, ma la Potter aveva declinato l’invito, asserendo che aveva alcune faccende da sbrigare.
“Starò bene, te lo prometto.”
Lo aveva rassicurato e allora Malfoy si era arreso, l’aveva stretta tra le braccia e l’aveva salutata con un lungo bacio.
Uscì dalla Sala Comune e trovò colui che cercava dopo dieci minuti, vicino all’entrata.
- Blaise! Ehi, Blaise! – lo chiamò, attirando immediatamente la sua attenzione.
Zabini, che era intento a parlare con alcune ragazze, si voltò lentamente in sua direzione.
- E’ Zabini, per te, ora, Potter. – disse con voce inflessibile, squadrandola da capo a piedi con un’occhiata densa ed impenetrabile.
Alexis sentì una morsa stringerle dolorosamente il cuore, ma non si diede per vinta.
- Volevo solo darti questa. – rispose, senza lasciarsi intimidire dalla freddezza con la quale la stava trattando; gli porse la lettera arrotolata, che era stata accuratamente chiusa con un nastrino di raso blu.
Blaise fissò la pergamena con aria scettica, un sopracciglio sollevato.
- Che cosa sarebbe? –
- Sono le mie scuse. – disse, con una sicurezza che fece vacillare l’espressione composta di Zabini – E’ tutto quello che ho da dirti. Ogni spiegazione. Si trova tutto qui dentro. So che non vuoi parlarmi e lo capisco, ma sentivo il bisogno di dirti queste cose e l’ho fatto. Ora puoi farne quello che vuoi: leggila, buttala, a me andrà bene comunque. –
Sorrise genuina, poi gli prese la mano e gli mise la lettera tra le dita, prima di correre via.
Blaise la fissò scomparire oltre l’ingresso e la sua espressione altezzosa si sgretolò lentamente, lasciando posto ad occhi feriti e labbra frustrate.
- Stupida, piccola… - mormorò tra sé e sé, stringendo con violenza la lettera nella mano chiusa in un pugno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Hermione sollevò lo sguardo dalla pergamena sulla quale stava trascrivendo i suoi appunti di Incantesimi e posò la piuma d’oca, fissando gli occhi pensierosi verso la finestra della Sala Comune.
Ron, che aveva smesso di fingere di studiare ormai da qualche minuto e giocherellava con i bordi del libro di Trasfigurazione, si voltò a guardarla di sottecchi, ritrovandosi a pensare che Hermione fosse molto graziosa, con quella massa incontrollabile di capelli caotici, il profilo perfetto del naso, le guance spruzzate d’arancio là dove il sole la sfiorava e gli occhi assorti.
- Pensi che sia riuscito a trovarla? – domandò all’improvviso, riscuotendo Ron dai suoi pensieri e facendolo sobbalzare.
- Come? – rispose arrossendo, temendo di essersi perso qualche parte del discorso.
- Alexis dico… credi che Harry sia riuscito a trovarla? –
Ron si grattò la nuca e fece spallucce.
- Non lo so, ma non è ancora tornato… magari stanno parlando proprio in questo momento. –
Senza staccare lo sguardo dal panorama fuori dalla finestra, Hermione annuì pensierosa.
- Sì, spero proprio sia così. – disse, poi sorrise leggermente – Sai, le tue parole di prima mi hanno colpita molto! – confessò, voltandosi a guardarlo con un luccichio ammirato negli occhi – Si vede che tieni alla famiglia… e a Ginny. –
Ron arrossì di nuovo e distolse lo sguardo.
- Sì, beh… E’ mia sorella, è ovvio che io tenga a lei! – borbottò imbarazzato ed ora anche le sue orecchie avevano assunto una deliziosa sfumatura di rosso, che fece sorridere Hermione ancora più ampiamente – Spero… spero che, con Alexis, anche Harry possa trovare qualcuno che gli stia sempre accanto… lui se la merita, una famiglia. – aggiunse, con tono assorto.
Ad Hermione salirono le lacrime agli occhi: senza preavviso alcuno, si lanciò su Ron e lo abbracciò.
- Hai ragione: Harry merita di essere finalmente felice! – esclamò e alcune lacrime di commozione bagnarono il maglioncino morbido di Ron che, nonostante lo stupito imbarazzo iniziale, si ritrovò a stringerla a sé con una naturalezza tale che gli sembrava che le sue braccia fossero nare per stringere Hermione.
- Spero solo che Alexis potrà perdonare il mio comportamento nei suoi confronti. – disse la ragazza dopo un po’, sciogliendo l’abbraccio e alzando le mani per asciugarsi il viso – Ma non potevo sapere che lei fosse la sorella di Harry… l’ho tratta malissimo e sono senza giustificazioni! Oh, e se lei non volesse essere mia amica? –
Hermione abbassò lo sguardo, mentre mille dubbi le attanagliavano la mente; allora Ron le sfiorò il viso con una carezza goffa, ma carica di apprensione, che la costrinse a rialzare il viso.
- Sono certo che lei accetterà le tue scuse, Hermione. – sorrise – E poi, come potrebbe non imparare a voler bene alla so-tutto-io più adorabile di Hogwarts?–
Hermione si sciolse in un nuovo sorriso inondato da lacrime.
Sì, le avrebbe chiesto scusa.
E lei ed Alexis sarebbero diventate ottime amiche, proprio come lo erano Hermione stessa ed Harry e Ron.
Si sarebbero voluti bene… proprio come una famiglia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La trovò nell’unico posto nel quale sapeva che lei sarebbe stata: ai piedi della quercia sulle rive del Lago Nero… il loro posto.
Alexis era seduta in terra, con le gambe raccolte e un libro tra le mani; quando le si avvicinò, lei alzò la testa di scatto e la sorpresa si dipinse sul suo viso.
- Harry! – esclamò, chiudendo il libro e alzandosi in piedi di scatto.
Harry Potter fissò la sorella con aria assorta, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.
- Ciao Alexis. – la salutò, con tono neutro – Possiamo… possiamo parlare? –
Senza pensarci due volte, Alexis annuì energicamente.
- Sì! Sì, sì… assolutamente! – disse e fece un passo verso di lui, che però la fermò, sollevando una mano.
Alexis lo fissò confusa, sentendo uno strano dolore scaldarle il petto.
- Però… - aggiunse Harry, riservandole un’occhiata seria e penetrante – Mi dovrai dire tutta la verità. Basta bugie. –
Alexis annuì ancora, questa volta con meno energia, ed abbassò lo sguardo, arrossendo nervosamente.
- Promesso: basta bugie.
Si misero a passeggiare intorno al Lago Nero e prima che qualcuno dei due osasse aprire quella conversazione dovettero passare lunghi minuti di silenzio teso ed imbarazzato.
Alexis sentiva il cuore scoppiarle nel petto e temeva seriamente che quello decidesse di uscirle dalla gola e scappare via, lontano.
Sarebbe voluta scappare anche lei, il più lontano possibile.
No, basta scappare, Alexis.
Basta bugie.
Alla fine, fu Harry a prendere coraggio e a spezzare il silenzio.
- Dove… dove sei stata tutti questi anni? – le domandò, senza guardarla e continuando a rivolgere lo sguardo pensieroso sulla strada che stavano percorrendo – Ho saputo della tua esistenza solo l’anno scorso, quando Hagrid è venuto a prendermi e mi ha raccontato ogni cosa di questo mondo e della mia famiglia. –
- I Dursley non ti hanno mai parlato di me? – chiese lei di rimando, piuttosto incredula.
Harry scosse la testa con espressione mesta.
- No, mai. – confessò, con rabbia velata – Non sapevo nulla di questo mondo… mi avevano persino detto che mamma e papà erano morti in un incidente d’auto. –
- Un incidente d’auto?! – trillò lei sconvolta, arrestandosi di botto e fissandolo come se avesse detto una bestemmia irripetibile; aveva avuto la stessa reazione spropositata di Hagrid, cosa che fece sorridere Harry – E’ inaudito! –
- Lo so. – rispose lui, con una scrollata di spalle – Ma non cambiare discorso: dove sei stata? –
Alexis sospirò e riprese a camminare, seguita dal fratello.
Non sapeva proprio da dove iniziare.
- Io ho vissuto con Sirius. – disse poi, come se questo fosse servito a spiegare tutto.
- Luis Cabrisk? – la interruppe Harry ed Alexis annuì.
- Lui… è il nostro padrino, Harry. – rivelò, ma la notizia non sembrò sconvolgere il fratello e lei prese il suo silenzio come un invito a continuare – Quando… quando Tu-Sai-Chi è venuto da te e da mamma e papà… io non ero con voi. Sirius non mi ha mai spiegato bene perché voi vi stesse nascondendo, ma è qualcosa che, evidentemente, aveva a che fare con te e non con me. Io non sono mai venuta a Godric’s Hollow, mamma e papà mi affidarono a Sirius e un altro loro amico, Remus Lupin. –
Nel raccontare si erano ormai fermati ed Harry la fissava con intensità ed interesse, ma lei rivolgeva gli occhi verso un orizzonte lontano ed offuscato.
- Quando Tu-Sai-Chi… uccise… -
Alexis si interruppe e prese un respiro profondo, cercando di arginare il dolore che come sempre le esplodeva nel petto al ricordo dei suoi genitori. Harry agiì d’istinto: sollevò una mano e intrecciò le sue dita a quelle di lei, come a volerle comunicare che le era vicino e la capiva.
- Conosco quella parte, puoi saltarla.-
Alexis sorrise debolmente e annuì come tacito ringraziamento, ricambiando la stretta del fratello.
- Beh, dopo quella sera, Sirius mi ha portata via, con sé. Lui… lui è accusato di aver ucciso dodici Babbani ed un mago, ma non è così! Sirius non è un assassino, è innocente: di questo non ho dubbi e, nonostante tutto quello che potrai sentire in giro, non averne mai neanche tu. –
Alexis avvolse la mano di Harry con entrambe le sue e la strinse con affetto e decisione, guardandolo dritto negli occhi con un’intensità tale che lui non potè fare altro che annuire e credere alle sue parole.
- Mi ha portata via perché sapeva che ci avrebbero messi dai Dursley e lui… beh, non voleva. Sapeva che papà li odiava ed ha cercato di fare il meglio per noi: avrebbe voluto prendere anche te e portarti via, ma quando è arrivato a Godric’s Hollow tu non c’eri più: Hagrid ti aveva già preso con sè. –
Erano tante informazioni, ma Harry le registrò nella sua mente come meglio potè. Alla fine annuì, come a dire che aveva compreso tutto, e sciolse la presa delle loro mani, riprendendo a camminare.
- Perché ti sei presentata qui come Alexandra Black? Perché mentire sulla tua identità? –
Seconda, inevitabile domanda. Alexis sospirò e riprese a camminare accanto a lui, torcendosi le dita dietro la schiena.
- E’ stata un’idea di Silente… e di Sirius. Speravano che se io fossi venuta ad Hogwarts sotto falso nome avrei passato un anno tranquillo. Gli Auror mi stavano cercando e stanno tutt’oggi cercando Sirius per portarlo ad Azkaban: se avessero saputo che io ero qui non mi avrebbero lasciata in pace… sarebbero tornati per farmi domande, avrebbero intercettato le mie lettere e non mi avrebbero permesso di trascorrere l’anno come una normale studentessa. Silente ha pensato che, dopo tutta una vita passata a scappare, forse mi sarebbe piaciuto avere un po’ di calma… ecco perché il cognome Black: nessuno avrebbe infastidito una Black, non quando fai parte di una famiglia così ricca e potente e purosangue. –
Harry si fermò di nuovo e rimase di spalle, come se non volesse guardarla in faccia. Alexis rimase dietro di lui, lo sguardo fisso sulle sue spalle ampie.
- E perché mentire anche a me? – disse dopo qualche secondo, con un mormorio ferito – Che bisogno c’era di nascondere anche a me, tuo fratello, la verità? Sai quanto ti ho cercato? Sai quanto ti ho aspettato? – erano domande retoriche: lei sapeva eccome, visto che Harry era solito confidarsi con lei su quanto la sua sorellina gli mancasse un giorno sì e l’altro pure.
Alexis abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore. Dovettero trascorrere alcuni minuti di silenzio prima che riuscisse a formulare una risposta concreta ed accettabile.
- Io… non ho giustificazioni, per questo. – ammise, costringendo Harry a voltarsi nuovamente a guardarla: lei se ne stava lì, con quell’aria contrita e colpevole che  gli faceva dolere il petto in maniera incontrastabile – Ma devi capirmi, Harry: avevo paura! Se qualcuno lo avesse scoperto, sarebbe finito tutto quanto! E mi ero creata degli amici e… la vita ad Hogwarts stava procedendo bene: tu riuscivi ad accettarmi come se fossi tua sorella, anche se ancora non sapevi chi io fossi davvero! E poi… poi Sirius è venuto qui e tutto si è complicato. Ci sono state tante occasioni in cui avrei voluto e potuto dirtelo ma… perdonami Harry, non ho scuse né niente, posso solo chiederti di perdonarmi. –
Harry la guardò, ma dietro l’espressione impassibile del suo viso si poteva leggere l’amore per quella piccola ragazza che aveva davanti; l’avrebbe perdonata, di questo non aveva dubbi.
Come poteva non farlo?
Alexis era l’unica famiglia che aveva.
- Quello che non mi spiego è come abbiano fatto le Untouchable Ravens a scoprire la tua vera identità se tu non lo avevi mai detto a nessuno. – osservò Harry dopo un po’, scrutandola con un’occhiata indagatoria mentre lei arrossiva e abbassava nuovamente lo sguardo.
- Beh… - mormorò nervosa, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio – C’è una persona alla quale l’avevo detto… - Harry corrugò la fronte, ma lei rispose alla sua muta domanda prima che lui potesse formularla - …Draco sapeva. –
Harry sgranò gli occhi e il suo viso divenne prima pallido e poi livido di rabbia.
- M-Malfoy sapeva?!? – strillò incredulo e risentito – Malfoy sapeva che tu eri mia sorella ed io no?! – adesso sembrava più una questione d’orgoglio.
Alexis storse il naso in una smorfia colpevole e socchiuse gli occhi, stringendo in una spalla e annuendo flebilmente.
- Malfoy sapeva. – ripetè Harry sconvoltò, togliendosi gli occhiali e passandosi una mano sugli occhi; poi, come se una scintilla si fosse accesa nel suo cervello, rinforcò gli occhiali e afferrò Alexis per le spalle, scuotendola – Quindi è stato lui? E’ lui che ha fatto la spia?! –
Alexis si affrettò a scuotere la testa con vigore.
- No, no! Non è stato lui, di questo ne sono certa! – esclamò con sicurezza.
- E come fai ad esserne tanto sicura? Malfoy è un vile, meschino… - ribattè il fratello, ma lei lo fermò prima che potesse continuare; si tolse dalla presa del fratello e lo afferrò per le braccia a sua volta, fissandolo dal basso con sguardo deciso.
- Non è stato lui, Harry. So che non mi tradirebbe mai perché lui… - arrossì violentemente, ma non abbassò mai lo sguardo, che fiero e deciso brillò di determinazione - … Draco mi ama. Non mi farebbe mai una cosa del genere.
Harry quasi si strozzò con l’aria, mentre apprendeva la verità dietro quelle parole che quasi gli  facevano più male di tutte le bugie e di tutte le informazioni che Alexis gli aveva fornito fino a quel momento.
- Che?! – fu l’unica cosa che riuscì a dire, troppo sconvolto per proferire qualcosa di più intelligente.
Alexis ridacchiò, senza riuscire a trattenersi.
- Tu… tu e Malfoy! – aggiunse Harry, con tono a metà tra il turbato e il disgusto. – Malfoy! –
- Ti sei svegliato presto, Harry. – lo schernì lei con un sorrisino.
- Ma è Malfoy! – si lamentò il ragazzo – E tu sei mia sorella! Malfoy con mia sorella! Mia sorella con Malfoy! Questo… questo è inaudito! –
Alexis nascose una nuova risata dietro una mano, poi si accostò di più ad Harry e lo fissò dal basso con un ghigno malandrino.
- E io amo Draco. – soggiunse, come se stesse riprendendo il discorso di prima.
Harry la guardò con occhi spalancati, poi scosse la testa e le prese il viso tra le mani.
- Se avessi saputo prima che eri mia sorella, non ti avrei mai permesso di avvicinarti a lui. – decretò con sguardo severo.
Alexis sorrise colpevole e si strinse in una spalla, sfiorandogli le mani con le proprie.
- Allora qualcosa di positivo nel non avertelo detto subito c’è. – lo provocò ed Harry le lanciò un’occhiataccia, ma adesso in fondo alle sue iridi di smeraldo non c’era più alcuna sfumatura arrabbiata: il ragazzo appariva sereno e… felice.
Strinse di più le dita sulle guance della sorella, costringendola a corrucciare le labbra in un’espressione buffa e deliziosa.
- Sappi che non lo accetterò mai, non sarò mai amico di quel viscido di Malfoy, nemmeno per te. –
Alexis arricciò il naso.
- Nemmeno Draco ha intenzione di diventare tuo amico, tranquillo. – rispose con un sorrisino ancora.
Harry la fissò intensamente, poi sbuffò e allontanò le mani.
- Ooooh… Sta’ zitta e abbracciami, sorellina! – disse infine, esasperato, calando su di lei per avvolgerla in un abbraccio tenero assolutamente confortevole.
Alexis si lasciò stringere contro quel petto ampio, il cui inconfondibile calore era sempre in grado di farla sentire a casa; una stretta morbida le serrò il cuore, ma con un dolore sordo e piacevole, che le fece formicolare lo stomaco fino a che le farfalle che in esso erano nate non uscirono dalle sue labbra sotto forma di una risata genuina, che costrinse Harry a stringerla di più a sé, come se non fosse abbastanza vicina.
Alexis gli cinse la vita a sua volta, strusciando una guancia contro il maglione morbido della divisa del fratello.
- Temevo che non te lo avrei mai sentito dire… - mormorò, mentre Harry prendeva a cullarla piano.
- Mmm? Che cosa? – le chiese, scostandosi appena per poterla vedere in viso.
Alexis sorrise ancora.
- Sorellina. Pensavo che non saresti mai riuscito a considerarmi tale. –
Harry la fissò con sguardo sorpreso, poi le sue labbra si sciolsero in un’espressione infinitamente dolce, che fece battere il cuore della giovane sempre più velocemente.
E di nuovo quel dolore piacevole.
Harry la abbracciò di nuovo, di slancio, premendole una mano sulla nuca, con un gesto di tenera familiarità.
- Ma che sciocchezze. – sussurrò dopo un po’ – Tu sei e sarai sempre la mia sorellina. Sei tutta la mia famiglia, Alexis. –
Alexis si aggrappò di nuovo alle sue spalle, mentre alcune lacrime scendeva a rigarle il viso, che lei nascose contro il petto del fratello.
- Anche tu sei tutta la mia famiglia, Harry. – mormorò, con la bocca premuta contro il maglione – Tu e Sirius. Un giorno ci costruiremo una vita insieme e saremo di nuovo felici. Io te lo prometto.
Harry non aggiunse nulla, si limitò a stringerla più forte e a calare il capo contro la spalla di lei, socchiudendo i suoi occhi che, a loro volta, erano diventati lucidi.





 


Ed eccoci di nuovo qui con un nuovo capitolo!
Sono piuttosto di corsa, quindi mi limito a ringraziare con tutto il cuore le 10 persone che, dopo tanto tempo, sono ancora qui e mi hanno dimostrato il loro affetto lasciando una recensione allo scorso capitolo! Se oltre a loro anche qualcun altro è ancora qui con noi, lasciatemi una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo: ormai ne mancano solo
4 alla fine, sostenetemi in questo finale che ancora ha da regalarvi molte emozioni, questa è una promessa!
Per il resto, vi invito a seguirmi sul mio gruppo di facebook (OneThousandStories) e se siete fan di questa FanFiction e specialmente di Lucius&Narcissa, leggete l'altra mia storia (Walk Through The Fire)
Bene, ora scappo: GRAZIE ancora a chi è qui a leggere e soprattutto a chi perderà due minutini del suo tempo per recensire, sapete quanto per me sia sempre importantissimo!
Un bacione e a prestissimo (:
Giulia.

 
   
 
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