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Autore: _fedss    11/11/2013    10 recensioni
"Era stanco di tutto. Stufo di ogni cosa.
Di se stesso. Del suo carattere. Di quello che la gente pensava di lui. Di Stana. Di Castle. Dei fan.
Era stanco di tutto."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amici Mai
 
 




 
“Tu per me sei sempre l'unica,
straordinaria, normalissima, vicina e irraggiungibile,
inafferrabile, incomprensibile;
ma amici mai, per chi si cerca come noi,
non è possibile, odiarsi mai, per chi si ama come noi… Sarebbe inutile!”




 
 

 
 
"Non vorrei mai avere una relazione con un uomo come te", disse ridendo. "Lo sai, lo sai anche tu come sei fatto", rise di nuovo. "Parliamoci chiaramente, quanto potrebbe durare?"
"Io..."
"No, aspetta", lo interruppe, ancora,  "non dirmelo, te lo dico io... Una settimana? Il tempo giusto per conoscere una donna con due taglie di seno in più di me?"
Lui finse un sorriso. Non riuscì a fare di meglio.
"Avanti, Nathan, meno male che non ti piaccio e che non mi hai mai chiesto di uscire, altrimenti avresti già ricevuto il ben servito!"
"Già... Infatti... Meno male."
Silenzio.
Stana lo guardò preoccupata. "Tutto bene? Hai un brutto colorito..."
"No, io... Scusami, ma non mi sento molto bene. Forse... Sarà colpa dei gamberi, a volte mi causano... La nausea, si, la nausea."
"Ah, okay." Non sembrava convinta.
"Vado a dormire, forse è meglio. Domani mattina starò bene."
Si alzò dal divano sotto lo sguardo stupito di lei.
"È per qualcosa che ho detto? Io... Ci diciamo sempre tutto, stavo scherzando, io non..."
La interruppe mostrandole il palmo della mano. "Tranquilla. Hai solo detto quello che pensi di me." Si voltò verso la porta della sua camera da letto. "Hai solo detto quello che tutti pensano di me."
"Nathan..." Lo vide abbassare la maniglia. "Io non..."
"Buonanotte, Stana."

 
L'attrice si passò una mano fra i capelli.
Cosa diavolo aveva combinato? Okay, erano migliori amici, ma dirgli addirittura quelle cose? Che diamine le era saltato in mente?!
Continuò a fissare la porta color ciliegio ora chiusa davanti a lei. Il comodo e caldo divano dove prima era seduto anche lui, era diventato improvvisamente troppo grande e freddo per una persona sola.
Accarezzò il cuscino dove Nathan si era poggiato. Aveva paura a portarselo davanti il viso e a trovarlo impregnato del suo profumo.
Ma lo fece lo stesso.
Respirò avidamente con il naso immerso quasi interamente nella stoffa scura.
Si sentiva una perfetta idiota.
Lanciò il cuscino con rabbia, questo mancò il bracciolo del divano e finì per terra con un tonfo. Poi si alzò a sua volta.
Prese la direzione opposta a quella presa da Nathan poco prima e si diresse verso la sua camera. La suite le ricordava molto quella dove avevano alloggiato Castle e Beckett nella puntata di Los Angeles. E forse, anche il modo in cui si era conclusa la serata.
 
 
Era fermo davanti lo specchio da ormai dieci minuti. Le mani erano strette intorno al lavandino di marmo, lo sguardo maledettamente serio e addolorato era fisso sulla sua immagine riflessa.
Cosa c'è di tanto sbagliato in me?
Aveva già avuto discussioni con Stana in passato, ma questa era stata diversa. Anzi... Non era stata proprio una discussione! Per niente!
Lei gli aveva solo detto quello che pensava di lui. Così, senza indugiare, senza peli sulla lingua. Pensava quelle cose. Gliele aveva dette. Nel modo più sincero e schietto in cui certe cose si possono dire ad un amico. Tutto qua.
Non c'era niente di sbagliato.
Perché loro erano amici. Niente di più.
Ma lui si sentiva tremendamente male. E ferito. E deluso.
Aveva voglia di spaccare ogni cosa. Di prendere a calci quel mobiletto di legno, di fare a pugni con qualcuno.
Perché? Perché?!
Aprì il rubinetto dell'acqua e un forte getto ne uscì immediatamente schizzando da ogni parte, ogni cosa. Anche la camicia azzurra di Nathan.
Iniziò a sbottonarla con una lentezza quasi esasperante, senza fretta, stanco persino dei movimenti che stava compiendo.
Era stanco di tutto. Stufo di ogni cosa.
Di se stesso. Del suo carattere. Di quello che la gente pensava di lui. Di Stana. Di Castle. Dei fan.
Era stanco di tutto.
Lanciò la camicia a terra prima di bagnarsi il viso con un'abbondante quantità d'acqua. Si risvegliò come da un lungo coma durato sette anni.
Doveva porre fine a tutto questo.
Quando si infilò sotto le coperte con addosso solo i boxer rossi fuoco, sentì dei rumori arrivare dalla piccola cucina della suite. Stana, come al solito, si stava riempendo un bicchiere d'acqua prima di andare a dormire.
La conosceva bene, ormai. Era la sua migliore amica. Si volevano bene. Si raccontavano ogni cosa. Si spogliavano uno davanti all'altra senza vergogna. Discutevano. Lei gli aveva persino mollato uno schiaffo una volta. Erano come fratello e sorella.
Ma c'era qualcosa, qualcosa di profondo in entrambi che l'altro, o l'altra, ignorava. Un sentimento che era nato e cresciuto in silenzio. Si era stabilito lì, nel cuore dei due attori, e li doveva rimanere.
"Non rovinate la vostra amicizia come abbiamo fatto io e Tamala. Ci vogliamo bene, si, ma non è più come prima", diceva Jon.
"Il sesso è fantastico adesso, con lui, ma non abbiamo più quell'intesa che avevamo un tempo, certi sorrisi non ce li scambiamo più, certe battute non ci fanno più ridere", diceva invece Tamala.
E loro ascoltavano quei consigli, in silenzio, annuendo e continuando a tenere nascosti i loro sentimenti.
"Lo amo, mamma, ma è come un fratello per me", aveva detto Stana alla madre, in lacrime.
"È la donna della mia vita, Jeff! Ma non prova niente per me, sono il suo migliore amico. Il suo stupido migliore amico che le offre una spalla su cui piangere quando sta male per qualcun altro", aveva confessato Nathan al fratello.
E infatti era così. Semplice. Un rapporto che non danneggiava nessuno. A parte loro due.
Nathan aveva provato più e più volte a cambiare la situazione, quello che avevano. Aveva lanciato dei chiari segnali che chiunque avrebbe capito. Ma non Stana. Lei non li aveva colti, o forse non aveva voluto farlo.
Poi Nathan l'ascoltava lamentarsi dei fan, di quello che dicevano su loro due, di quello che volevano da loro due.
La situazione la innervosiva.
E così lui le aveva insegnato ad ignorarli, persino a riderci su.
E lei aveva imparato a lasciar correre le voci di corridoio, quello che la gente diceva su Nathan e Stana.
 
 
 

Mi ero ripromessa di non scrivere più in questa sezione ma, ahimè, è più forte di me.
Sono di nuovo qui, con una long.
Vi avverto in anticipo, ci metterò un po’ ad aggiornare. Scusatemi.
Vi lascio con questo prologo. Un ringraziamento a Ivi che ha letto, betato (?) e mi ha regalato un cubo fantastico! … Ehm, no, volevo dire… mi ha convinto a pubblicare! :)
Baci, a presto,
Fede.

 
   
 
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