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Autore: MissBethCriss    11/11/2013    1 recensioni
Sebastian e Blaine impareranno che occorre affidarsi al proprio cuore nel lungo viaggio che noi chiamano vita, anche se il mare prende fuoco, non dubitare ma del tuo cuore e vedrai che ti porterà a destinazione. E vivi per amore, diceva Estilin, anche se le stelle camminano all’indietro.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come Find Me.

Questa Fanfiction è in risposta alla sfida lanciata da Fiby Ferreira sul gruppo Seblaine Events.
 
 
“Perché riesci a vedermi?”
Gli chiese con la voce rotta di pianto Blaine e Sebastian non seppe come rispondergli, si limitò a inginocchiarsi per poterlo guardare dritto negli occhi rossi e gonfi. Lo guardò molto attentamente e il ragazzo era così reale che a Sebastian gli sembrava impossibile che fosse il frutto di un’illusione. Era un eco del Blaine che ama.
Sebastian dopo aver sentito la notizia che il ragazzo era stato dato per disperso corse subito verso il luogo dove l’aveva visto tre giorni prima, dove l’aveva trovato in posizione fetale davanti alla tomba del padre, sapeva che l’avrebbe trovato lì, non poteva trovarsi da nessun’altra parte. E infatti fu così.
Sebastian allungò una mano verso il viso di Blaine e lo sentì caldo, era più tangibile rispetto al fantasma del fratellino Louis. Lo sentì vivo e una flebile speranza incominciò ad accendersi dentro di lui, anche se la realtà remava contro di loro.
“Per lo stesso motivo per il quale riesco a vedere Lou. La tua barca non è più tornata, B.”
“No.”
“Blain-”
“No, non sono morto.”
“E allora perché nessun altro ti vede?”
“Non sono morto.”
Continuava a ripetere Blaine allontanandosi bruscamente da Sebastian, si dondolava in avanti e indietro mentre copiose lacrime scivolavano via dal suo viso.
“Trovami. Ho così freddo Bas. Trovami. Ti prego.”
Fu l’ultima cosa che disse Blaine a Sebastian prima di scomparire.
 
******
 
Dopo aver incontrato l’eco di Blaine nella piccola casa del custode in prossimità del mare, dove era sempre regnato uno strano silenzio, si scatenò che una furia che si agitava cieca all’interno di quella piccola casa in prossimità del mare e le sua urla si potevano sentire fin dalla strada, grida di un uomo disperato e stanco di essere l’unico a vedere gli echi ti tutte le persone che amava, persone morte. Un uomo che era stanco di esser l’unico vivo perché l’esistere viveva in simbiosi col dolore, ma quello ormai era l’unico modo che aveva per capire se apparteneva al mondo reale o all’aldilà. Erano le grida di un uomo che non voleva più vivere nel suo castello popolato da fantasmi.
“Basta! Fateli smetterli, che qualcuno mi aiuti.”
Urlava quel ragazzo a squarciagola, con la speranza di farsi sentire da qualcuno, qualcuno che stava più alto di lui e che potesse porre fine a tutto il suo dolore. Ma lui non credeva in Dio, non da quando si prese con se il suo Lou lasciando vivere lui e ancora non era venuto a capo di quella domanda che il paramedico che l’aveva salvato gli aveva posto: perché te?
Con quel quesito che gli vorticava in testa sfogò la sua rabbia contro il muro che man mano si andava a colorare di rosso sangue e la mano al ragazzo gli pulsava, ma quel dolore che provava era niente a confronto a quella consapevolezza che quei giorni passati al fianco di colui che amava erano stati solo una mera illusione, non se ne capacita.
“No!”
Urlò prima di sbattere il pugno forte per un’ultima volta sul muro per poi appoggiarci la testa, in quel momento la rabbia gli si condensa in lacrime, che scendono lente, pian piano si lascia scivolare lungo il muro e quando è a terra si prende la testa fra le ginocchia, rimane immobile in mezzo al disastro che aveva creato. Sotto i piedi sente dei fogli che lo infastidiscono e li scalcia via, ma un post-it gli ci rimane attacco e rapido è nel andare ad afferrare. Riconobbe subito la bandiera della barca, era la sua barca, quella stella che guidava tutti i marinai era un suo promemoria per ricordarsi che mai avrebbe perso l’orientamento e se mai gli sarebbe capito doveva solo fermare a respirare e a guardare il cielo. Quel post-it se lo ricordava bene, faceva parte anche del suo sogno, prima di girarlo si asciugò gli occhi rossi e poi con un movimento secco, come se stesse per togliersi un cerotto, lo girò e rimase con gli occhi sbarrati ad osservare quelle tre parole scritte con la grafia frettolosa di colui che amava.
“Vienimi a cercare.”
In quel momento gli passarono avanti tutti i momenti che passarono insieme, tutte le risate, tutti i baci rubati, gli sguardi che si incontrano e mani che si intrecciano. Tutto gli era sembrato reale. Tutto. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire la sua pelle nuda contro la sua, la bocca di Blaine nella sua. Il corpo che teneva stretto fra le braccia mentre osservavo il tramonto era  un corpo vivo, che emetteva calore.
“Fanculo!”
Urlò sbattendo per l’ennesima volta il pugno sul pavimento. Fu quando se le smette di urlare e di prendersela con tutto ciò che gli capitasse sotto mano che finalmente sentì quel timido bussare, intimidito dalle sue grida. Sebastian si asciugò le lacrime e si schiarì la voce prima di aprire la porta e si trovò di fronte a se una donna molto minuta con una chioma arancione.
“Siamo chiusi.”
Le fece notare con voce roca Sebastian, ma la donna scosse la testa per fargli capire che non era lì per il suo lavoro, perciò il ragazzo si spostò e la fece entrare.
“Come posso essere d’aiuto. . .”
“Sono Emma e tu sei Sebastian vero? Mio marito mi parlava sempre di te, ti riferiva il suo miracolo. Era un brav’uomo il mio Will.”
“Oh, perché è venuta da me?”
“Dovevo consegnarti un oggetto che apparteneva a mio marito, la risposta a tutte le tue domande mi ha detto, ci teneva molto che lo tenessi te.”
Emma gli prese le mani e ci pose dentro una catenina con una medaglietta che Sebastian se la rigirò molte volte per capire cosa simboleggiasse.
“Chi è? Non ne ho mai vista una del genere fin ora. Mi scusi.”
“Oh no caro, tutto tranquillo, figurati. E San Giuda il santo delle cause perse.”
“Non esistono le cause perse.”
Sussurrò Sebastian a mezza voce pensando di non venir sentito dalla donna, ma questa gli sorrise.
“Lo diceva sempre anche lui.”
Gli confidò e il suo sguardo si smarrì nel labirinto dei ricordi nella sua testa, Sebastian aspettò pazientemente che ritornasse in se prima di parlare.
“Ma lei è sicura che posso tenerla? Non ha un valore affettivo o simili per lei?”
“Lui voleva che ce l’avessi te e questo a me sta bene, rispetto le sue volontà.”
Lei annuì convinta e si avviò verso la porta seguita da Sebastian che mise la mano sulla maniglia della porta senza aprirla.
“Le volevo chiedere se è andato in pace. Scusi per la domanda.”
“Tranquillo caro. Sì, in pace. Abbiamo vissuto una vita piena, solo che è durata troppo poco. Sai c’erano ancora tante cose che ci aspettavano, ma qui qualcuno a per noi un diverso disegno e bisogna affidarci a Lui.”
“Cazzate.”
“Parli così perché sei giovane e hai tutta la vita davanti e tutto ti sembra che stia remando contro di te, ma c’è una spiegazione a tutto. Ora devo andare. E Sebastian mi ha detto che ti dovevo dire una cosa: vivi appieno la tua seconda occasione e rifletti sul perché a te. Mi raccomando caro, come dite voi non esistono cause perse.”
“Lo terrò a mente, grazie Emma.”
Emma gli andò vicino e gli posò una mano sulla guancia. Sebastian si irrigidì.
“Sii forte ragazzo. Tieni duro, tutto si sistemerà basta crederci.”
“Grazie.”
Emma chinò il capo per salutarlo e se ne andò lasciandolo solo con i fantasmi che popolavano la sua anima. Si guardò intorno e vide tutto il caos che regnava nel suo piccolo soggiorno, lo ignorò e si diresse verso l’armadietto dove teneva gli alcolici. Stupidamente pensava che una bella sbornia era quello che gli serviva per poter dimenticare tutto perché si gli avrebbe donato sollievo, ma un sollievo momentaneo che di certo non avrebbe risolto nessuno dei suoi problemi, ma per ora avrebbe incominciato con del bel vino. Riempì il primo bicchiere e lo bevve tutto d’un fiato, quando se ne versò dell’altro per il secondo bicchiere lo scaraventò contro il muro perché gli venne in mente l’espressione inizialmente schifata di Blaine che assaggiava per la prima volta il vino con lui.
Come find me.*
Tre paroline che continuavano a vorticargli in mente mentre osservava la macchia di vino che si spandeva sul muro, appoggiò le mani sul tavolino e ci fece forza per sorreggersi, odiava essere in questo stato di vulnerabilità come non sopportava esser connesso in questo modo con una persona. Chiuse gli occhi e affiorarono alla memoria dei flashback di quei tre giorni in cui per la prima volta dopo anni si era sentito vivo.
*********
 
“Come dicono che è peccato se ti fa star così bene?”
Disse Blaine con una semplicità tale da far ridere Sebastian, il moretto sentendolo ridere fece peso sul suo gomito per poter alzarsi un po’ per poterlo guardare in faccia col broncio che venne baciato immediatamente da Sebastian.
“Sono serio.”
“Dicono che l’inferno si aprirà sotto ai nostri piedi perché dovrei credere al fatto del peccato? E veramente vuoi fare discorsi moralisti quando potremmo sfruttare il nostro tempo in attività ben più gradite?”
Gli chiese maliziosamente Sebastian, ma Blaine era in vena di altro e perciò si rimise vicino a lui con la testa sopra il suo petto con un braccio che lo afferrava per la vita e strinse forte a se il fianco dell’amato. Sebastian percepì qualcosa che non andava in lui, era troppo silenzioso e per un momento pensò di aver detto qualcosa di male e che ora si era offeso.
“Killer che c’è?”
Gli chiese accarezzandogli delicatamente la spalla per attirare la sua attenzione, ma Blaine non spostò il suo sguardo che si perdeva in quella foto di un mare cristallino appesa sul muro, venne scosso da un brivido di freddo e Sebastian lo notò e veloce fu il movimento per poter afferrare il lenzuolo per coprirlo e si avvicinò ancora più vicino per riscaldarlo ancora di più.
“Sento solo tanto freddo, Bas.”
“Se vuoi ti prendo una coperta più pesante. . .”
“No, non mi lasciare da solo.”
Gli disse con voce spaventata Sebastian che non capì da dove questa paura venisse fuori, era ovvio che mai l’avrebbe lasciato.
“Sono qui, B. non me ne vado da nessuna parte e ti ricordo che è casa mia questa.”
Ciò fece sorridere Blaine e si rilassò sotto al tocco di Sebastian caldo e delicato.
“Ti posso fare una domanda?”
“Quelle che vuoi.”
“Perché hai queste cicatrici sul petto?”
“Sono dovute al defibrillatore. Lo so non sono un bello spettacol-”
Blaine non le fece finì di parlare perché fece scontrare le loro labbra nell’ennesimo bacio di quella sera.
“Sono bellissime, ti hanno salvato la vita.”
Gli sussurrò fra un bacio e un altro per poi scendere verso il petto lasciandogli una scia di baci umidi e particolare attenzione venne data alla zona delle cicatrici.
Si addormentarono quando furono sazi, per quella sera, dell’altro e stretti in quell’abbraccio si sentirono vivi e c’era un “ti amo” che riempiva l’aria che premeva di essere detto, ma i loro cuori l’avevano percepito chiaramente e per loro andava bene così. Dopotutto pensavano di avere una vita intera davanti a loro per potersi dire “ti amo”.
 
********
 
Sebastian si perse la testa fra le mani e si tirò i capelli per impedirsi di urlare un’altra volta. Doveva fare qualcosa e anche subito. Lui non era morto, l’avrebbe sentito dentro al suo cuore, lo avrebbe percepito perché si sarebbe sentito anche lui stesso un po’ morto.
Prese il suo telefono fra le mani dalla tasca dei pantaloni e con le mani tremanti si mise a cercare il numero dell’amico per poterlo chiamarlo.
“Lex?”
“Boss non posso propri-”
“H-ho bisogno del tuo aiuto.”
“Sebastian che hai?”
“Devo trovare Blaine.”
“Tu nemmeno lo conosci capo.”
“Devo trovarlo.”
“Sebastian vai a dormire.”
“Devo trovarlo.”
“Perché non l’hai cercato prima?”
“Lunga storia.”
“Hanno abbandonato le ricerche boss, non possiamo fare nient’altro.”
“Devo trovarlo, aiutami, ti prego.”
“William si incazzerà parecchio quando ci presenteremo da lui, lo sai?”
“Non mi interessa, devo trovarlo.”
“Nessuno l’ha ancora trovato perché tu pensi di riuscirci?”
“Perché nessuno sapeva dove cercare, io so dove si trova.”
“Ti vengo a prendere ora. Mi devi un favore amico.”
“Grazie.”
Sebastian chiuse la chiamata col cuore più leggero di poco e si diresse verso la finestra e ci posò sopra la testa osservando le prime stelle che apparivano.
Ti vengo a prendere killer, resisti.
 
**********
“Perché devi essere così ottuso. Lui sta la fuori che sta aspettando di essere salvato e tu che fai? Te ne stai qui arreso? Ci penso io.”
Urlava arrabbiato Sebastian a William.
“Sappiamo entrambi che in tre giorni in quelle condizioni non può essere sopravvissuto.”
“Io ti dico di sì e non puoi restare con le mani nelle mani quando si tratta di una vita di una persona, fatti da parte e fammi salire.”
“Tu nemmeno lo conoscevi perché ti sta tanto a cuore?”
“Che pale tutti voi che mi fate la stessa domanda, noi ci conosciamo più di quanto credete e ora fatti da parte.”
“Capo, adesso noi ce ne andiamo. Con certa gente non si può discutere. – Alexander lo prese per un braccio e a fatica lo portò fuori – ora scusati su.”
Sebastian lo guardò con occhi che se erano lame affilate ora quei due sarebbero tutti morte.
“Sai dove stanno le chiavi?”
Sussurrò Alex a Sebastian quando furono fuori dalla portata di William, il francesino si limitò ad annuire.
“Al mio tre corriamo. Okay?”
Alex contò con le dita fino a tre e poi il moretto si occupò si slegare la barca mentre Sebastian si dirigeva al comando.
“Oi voi non vi azzardate nemmeno a toccarmi la barca. Disgraziati!”
Gli urlò contro William come vide che gliela presero e rapido li raggiunse e saltò all’interno della sua barca.
“Smythe sei un cretino. – inveì contro di lui Will – dove credi di andare poi?”
“Blaine ha affrontato la tempesta, ci è entrato dentro. Ecco dove voi avete sbagliato.”
“Lui non ha affrontato alcuna tempesta, gli avevo detto di non farlo. Ad un certo punto è caduta la comunicazione ma so per certo che non l’ha fatto.”
“Voleva testare la barca, stupido.”
“Tu come lo sai?”
“Un bravo skipper avrebbe fatto questo.”
Navigarono per tutta la notte e per tutto il giorno in silenzio e Sebastian mai lasciò il timone, anche se le gambe gli dolevano e le palpebre erano pesanti, tutti i loro “torniamo indietro” li ignorò. Doveva trovarlo e non si sarebbe arreso, ora aveva capito perché aveva ricevuto una seconda occasione: per poterlo salvare; e mai si sarebbe tirato indietro.
“Ehi navigatore folle che ne dici di una pausa? Non vogliamo finire dispersi pure noi.”
“No.”
“Devi riposarti.”
“No.”
“Dimmi devo andare.”
“Alla scogliera.”
“Sempre dritto?”
“Sempre dritto.”
“Vai dal tuo amico scemo io non ce la faccio più a sentirlo parlare.”
“Grazie.”
Sebastian uscì dal piccolo abitacolo e andò sul ponte dove trovò Alex che si beveva una birra, sembra che si trovasse in una crociera, lo ignorò e si buttò a peso morto su una brandina che chiaramente Will aveva portato fuori.
“Sai che se tornavamo indietro un po’ di tempo fa eravamo ancora in tempo per stare a casa alle sette?”
“Lo so.”
“Perché non hai fatto dietrofront allora?”
“Devo trovarlo.”
“Che vai a fare ogni giorno alle sette nel bosco?”
“Non posso dirtelo, non mi crederesti.”
“Sei mio amico, cap, ti crederei e lo sai.”
“Non posso.”
“Spero che tutto questo vada a buon finire sennò è la volta buona che ti uccido.”
Sebastian si mise a ridere e chiuse gli occhi per un po’, la stanchezza lo vinse.
******
 
“Ragazzo io mi rigiro, mi dispiace.”
“Non puoi farlo. Hai promesso! Lui sta li da qualche parte.”
“Sta calando il sole, fra poco diventerà buio. E non possiamo andare oltre.”
“Vai. Avanti.”
Gli disse a denti stretti Sebastian e il modo in cui lo guardò bastò a Will per continuare ad andare fino in fondo, ci teneva anche lui a Blaine e sarebbe arrivato alla fine di questa questione.
“Va bene, ma se ci succede qualcosa ti prenderei le tue responsabilità.”
“Perfetto.”
Solo quando Will si rigirò e riprese controllo del timone che Sebastian ritornò al fianco di Alex che gli diede una pacca sulla spalla per confortarlo.
“Andrà bene.”
Con tutto quello che ho perso deve andare per forza bene.
Pensò Sebastian, erano scoccate le sette da un po’ e non aveva mantenuto la promessa fatta al fratello sapeva che l’avrebbe perso e non poteva perdere anche Blaine.
In quel preciso instante una stella cadente solcò il cielo e il biondo capì che era suo fratello che gli faceva un ultimo regalo. Sebastian corse subito da William per indicargli la nuova rotta, dovevano puntare di più a sinistra. Mancava poco e presto lo avrebbe rivisto.
Dopo una mezz'ora incominciarono a vedere il profilo degli scogli e della barca di Blaine Sebastian esultò, ma ben presto questa sua felicità si trasformò in disperazione perché William gli disse che per via degli scogli non si poteva avvicinare di molto e che dovevano aspettare i soccorsi.
"Morirà se aspettiamo ancora!"
"Lo capisci che possiamo morire anche noi?"
"Non mi interessa."
Gli urlò contro mentre si incominciava a spogliare.
"Che cazzo fa boss. Non ti azzardare."
Lo ammonì Alex e andò a levargli dalle mani il salvagente, ma Sebastian non demordeva e riuscì ad infilarselo lo stesso.
"Togliti di mezzo, Kirten."
"No."
"Sei pazzo."
"Ho abbandonato mio fratello e non farò la stesa cosa con Blaine. Non ho nulla da perdere, Alex, perché non farlo?"
"Hai la tua vita da perdere brutto imbecille. Per uno sconosciuto?"
"Ma è uno sconosciuto che amo, va bene? L'ho detto.  Ora sei contento? Lo amo e se ci fosse anche una misera possibilità su un milione io mi butterei lo stesso."
"Shue sta chiamando i soccorsi, ti prego, resta."
Sebastian scosse la testa e con un movimento rapido si girò dall'altra parte e si tuffò in quelle acque scure e fredde che lo separavano da Blaine, il gelo gli entrò fin dentro le ossa e l'impatto con la superficie del mare gli bloccò il fiato in gola, ma si fece forza e nuotò contro la corrente verso la barca. Sebastian non sentì le imprecazioni di Will dopo aver saputo cosa avesse fatto come non sentì il "buona fortuna, boss" di Alex sussurrato al mare.
Sebastian quando arrivò alla Esperanza e non vide da nessuna parte il corpo di Blaine tirò un sospiro di sollievo perché ciò significava che lo skipper era riuscito a liberarsi. Confidava nel trovarlo fra gli scogli, anche se questo non migliorava poi più di tanto la situazione. Sebastian prese un'ultima un respiro profondo e incomincio la risalita. Da li in poi Sebastian si ricorda solo che era circondato dalle tenebre e che sentiva un qualcosa di indeterminato sotto di lui che gli faceva ancora più freddo. Si ricorda anche di una luce che gli veniva incontro, ma che stranamente non gli infonda a pace e tranquillità, percepiva solo dolore all'altezza del petto.
Soffri perché sei vivo.
Erano le parole dette dal fratello che gli echeggiavano nella testa intrecciandosi ad un altro mormorio indistinto che veniva da un punto indistinto fuori dalla mente di Sebastian.
Svegliati, ti sta aspettando. Gli diceva la voce al suo fianco, ma le palpebre era così pesanti che non riusciva a muoverle
**************
 
"Ehi."
Sebastian era confuso. I polmoni gli dolevano e non si ricordava che dovessero fargli così male. Tossì molto prima che una mano non gli passò un bicchiere d'acqua che subito gli recò subito sollievo.
"Dove sono?"
Gli chiese con la voce rauca.
"All'ospedale, eroe."
"Non sono un eroe."
"Sì, prima di perdere i sensi hai avuto una brillante idea: riscaldarlo col tuo corpo. E l'hai salvato. Sei un eroe."
Sebastian girò la testa verso l'amico con gli occhi che gli brillavano.
"L'ho salvato?"
"Sì, ci sei riuscito boss."
"L'ho salvato."
"Bravo."
"Come sta?"
"Non ti interessa sapere come stai te e vuoi saperlo di lui? Sei incorreggibile."
Gli disse ridendo l'amico, Sebastian alzò le spalle non vedeva nulla di male nella sua domanda.
"Sta bene, stanno facendo gli ultimi accertamenti ma in settimana lo lasciano andare. Ha subito un leggero trauma cranico perché nell'impatto contro gli scogli ci ha sbattuto prima il ginocchio e poi la testa."
"Però starà bene, vero?"
"Sì, boss. Ora riposati, dai."
"Posso vederlo?"
"No, ho l'ordine da parte del medico di tenerti a letto. Quindi chiudi gli occhi e rilassati. Okay?"
Sebastian non gli rispose perché già era ritornato nel mondo effimero dei sogni sperando di ritornare in quel mondo che aveva condiviso con Blaine.
********
Sebastian fece quello che gli venne detto dal medico: restare a casa per un giorno o due senza fare sforzi e non andare da Blaine fino alla settimana successiva doveva lasciargli tempo per poter far chiarezza nella sua testa. Per Sebastian quella settimana fu una tortura e cercò di riempirla tutta per impedirsi di pensare a lui. Comprò una barca destinata alle rottamazione e passò ogni ora libera a sistemarla, voleva stupire Blaine. Proprio per questo motivo la mattina del sesto giorno si svegliò di buon ora per poter apportare gli ultimi ritocchi alla barca, non vedeva l’ora di vederlo, si preparava a questo giorno da quando uscì dall’ospedale e solo quando si sentì pronto si diresse verso la casa di Blaine.
Blaine come vide una barca con una stella rossa dipinta sulla vela e quando riconobbe il profilo di Sebastian si diresse, zoppicando, verso il molo dove avrebbe approdato e lo aspettò con il cuore che batteva all’impazzata senza saperne il motivo.
Sebastian, dopo aver salpato, si diresse subito da Blaine con un sorriso che da solo sarebbe bastato per poter illuminare tutto il continente, se non tutto il mondo.
“Ehi straniero è bello rivederti in piedi.”
Gli disse Sebastian.
“Lo devo a te, mi hai salvato. Per fortuna che sei venuto te, sai ti volevo ringraziare e non sapevo dove trovarti.”
“Non devi ringraziarmi, non ce ne è bisogno.”
“Invece sì, stavo per morire e poi sei arrivato te, non lo capisco. Come hai fatto? E perché rischiare la tua vita per uno come me?”
“Sei un bravo skipper e volevi solo provare la barca anche nelle sue condizioni peggiori, sono loro che sono stupidi e non badano all’evidenzia, B. perché dici quello? Certo che ne vali la pena, non devi sottovalutarti.”
“Ma non si gioca la vita per uno che non conosci.”
“Ti piace la barca? – gli chiese Sebastian per cambiare discorso – bella eh?”
“Molto.”
“L’ho sistemata io. La stavano per smantellare, un vero peccato.”
“Già, è bello rivederti a timone di una barca. Eri bravo.”
“Lo sono tutt’ora e se vuoi te lo provo. Ti va di farci un giro?”
Blaine incrociò le braccia e fece un passo indietro scuotendo fortemente la testa, aveva lo sguardo pieno di paura e Sebastian non resistette a eliminare la distanza fra di loro e lo afferrò per le spalle, Blaine lo allontanò con una spinta.
“No.”
“Blaine prima o poi dovrai tornare per mare, è la tua natura.”
“Non con te.”
“C-che vuoi dire?”
Sebastian questo non se lo aspettava minimante, non aveva calcolato tutto l’astio nei suoi occhi.
“Io ti devo la mia vita, ma non mi fido. Io- io prima devo capire.”
“Capire cosa?”
“Capire la natura di quei tre giorni passati affianco a te, a raccontarti i miei pensieri, a baciarti a scoprirti. Ho paura. Io volevo esser trovato da te e tu mi hai salvato, mi hai curato. E io non capisco. È dal liceo che sognavo tutto questo, ma tu non mi hai mai notato troppo preso con la vela, il lacrosse e con quelli del primo anno, prede facile. Perché ora ti interessi così tanto a me?”
“Perché non ora?”
“Perché è sbagliato.”
“Lo pensi seriamente?”
“Sì.”
Gli disse abbassando subito lo sguardo perché Blaine non riusciva a guardarlo negli occhi mentre gli diceva tutto quello, non pensava che questo era sbagliato, solamente c’è un tempo per tutto e quello non era il loro.
“Allora ti do una buona notizia fra qualche settimana parto, allo scoppiare dei cannoni e non mi vedrai mai più contento?”
Ogni parola erano delle lame che si conficcavano nei loro cuori, nessuno dei due voleva che il tutto che era stato solo un sogno, grazie  alla permanenza nel limbo di Blaine, sospeso in quel mondo intangibile tra vita e morte.
Un sogno che si sta rivelando un incubo.
Sebastian fece per salire sulla barca quando la voce di Blaine lo bloccò.
“Buon vento, Bas.”
Gli disse Blaine come augurio per il suo viaggio e Sebastian in quel momento capì di come il mare poteva sembra nulla se non lo poteva condividere Blaine, non avrebbe lasciato il molo senza la consapevolezza di poterlo vedere anche domani e il giorno dopo ancora fino al confine dell’eternità.
Fidati del tuo cuore – incominciò a recitare Sebastian – se il mare prende fuoco/ e vivi per amore/ anche se le stelle camminano all’indietro.”
“Come facevi a. . .?”
“Forse non tutto ciò che appare un sogno è realmente tale, forse è un ricordo di una vita passata insieme in un’altra epoca, in un altro tempo. Non puoi saperlo. Forse viviamo in un sogno continuo e non facciamo che saltare da un sogno ad un altro, giorno dopo giorno. E perché non provare a dare fiducia al nostro sogno? Secondo te non ne vale la pena?”
“Ho paura.”
“Tutti abbiamo paura, ma ci sono io con te e ti starò affianco per sconfiggerla. Ti prego dammi una possibilità.”
Gli disse Sebastian dopo aver stretto la sua mano fra la sua, gli parlò col cuore e gli suoi occhi così chiari che gli penetrarono fin dentro l’anima. E Blaine in quel momento seppe che ne valeva la pena e annuì, perché alcune volte le parole sono inutili. Il viso di Sebastian si aprì in un altro dei suoi sorrisi luminosi e lo strinse forse fra le sue braccia.
 
Quel giorno incominciò un nuovo capitolo della loro vita e non ci sarà un giorno in cui Blaine rimpiangerà di aver riposto il suo cuore nelle mani del francesino. 


Bets's corner :) 
Oggi quella meravigliosa donna che scrive ciò non poteva pubblicare periò ci sono io, saluti a tutti, spero vi piaccio. ;) 
Saluti a tutti c: 

 
   
 
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