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Autore: advocat    12/11/2013    2 recensioni
Questa è la Quinta storia della serie Red Time. ( perciò leggete anche i primi quattro!) Il quinto tempo musicale, il vivace, sullo sfondo del rapporto di Jane e Lisbon che prende il ritmo, sempre più serrato-
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'red time'
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In “Allegro”
Non l’aveva mai toccata così, a dire il vero non si era mai sentita toccata così prima d’ora da nessuno.
Lei girò il viso verso quello di lui per cercare una conferma. Jane le incollò gli occhi come per dirle “Si lo sto facendo sul serio, sorpresa?”
 
 
 E ora…
**************************
Lisbon si sedette gettandosi quasi di peso sulla poltrona della sua scrivania quella mattina. Posò la pistola nel cassetto e lanciò uno sguardo oltre la finestra verso il bull pen. Sembravano tutti molto affaccendati a sbrigare lavori di estrema importanza, tutti tranne lei.
Cercò di sistemarsi meglio sulla poltrona per stare un po’ più comoda, ma quella sensazione di intorpidimento che ancora provava le riportò alla mente la notte precedente e, ancora una volta, sentì un calore prenderla improvvisamente.
Cercò di respirare per far passare quella sensazione chiudendo per un secondo gli occhi.
Da quanto tempo non si sentiva più così?
Quando riaprì le palpebre lo vide appoggiato allo stipite mentre la osservava con un le labbra arcate a disegnargli un sorriso.
“Buongiorno” le disse avvicinandosi con due tazze in mano “ti ho portato del caffè”.
“Grazie” rispose la donna mentre lo vedeva che, invece di appoggiare direttamente di fronte a lei la tazza sul piano, feceva il giro del tavolo posandola accanto alla sua mano. Si inclinò in avanti avvolgendole con il suo calore le spalle, per poi allontanarsi lentamente. Per un secondo trattenne il respiro, cercando però di non darglielo così clamorosamente a vedere.
Purtroppo il suo tentativo fallì e vide Jane sedersi sul divano con un sorriso sempre più evidente. La fissò prima di portarsi la tazza alle labbra “Dai non te la prendere”.
Lisbon lo guardò storto per rimproverarlo.
“Stai tranquilla” continuò Jane “non si può vedere”.
“Non si può vedere cosa?”.
Lui non le rispose lasciando la tazza davanti alle sue labbra per qualche secondo poi la riposò sul piattino continuando a fissarla. La trovava meravigliosa nel suo imbarazzo. Le labbra ancora arrossate e le gambe incrociate, appoggiata al gluteo sinistro e leggermente sporta in avanti.
Dovette respirare per calmarsi. La camicia bianca che portava sotto la giacca aveva i primi tre bottoni slacciati, lasciando scoperto il lungo collo sottile, l’affossamento della clavicola che faceva solo immaginare la morbida curva della spalla. Jane sentiva che le sensazioni che lo avevano guidato la sera precedente stavano di nuovo impossessandosi di lui.
Si alzò dal divano andando di nuovo verso la porta per andarsene seguito dallo sguardo di lei.
“Jane!”.
Si voltò e non potè non sorriderle.
“Ti rendi conto di quanto possa essere lusinghiero per un uomo vedere che ti ho fatto quell’effetto?”
Lei lo guardò non potendo credere che intendesse quello che pensava, ma come avrebbe potuto accorgersene?
La sua espressione lo faceva impazzire.
Si avvicinò al tavolo e allungò la mano per accarezzarle i capelli. 
“L’avevo sempre saputo che sarebbe stato la fine del mondo”. Mentre lo diceva i suoi occhi diventavano più scuri, agitati.
Lisbon s’irrigidì temendo che qualcuno li notasse, per questo lui staccò e ripercorse a ritroso la stessa strada di poco prima.
“Ti aspetto tra cinque minuti su da me” le disse mentre imboccava il corridoio verso le scale.
Lei rimase perplessa a fissare il quadro della porta vuoto.
Riprendendosi si mosse appena e sentì di nuovo quella sensazione, come se lui fosse ancora con lei.
Trasse ancora un lungo sorso di caffè e si alzò per salire da Jane.
Trovò la porta della stanza aperta e lui alla finestra che guardava fuori, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.
Si voltò e la luce del mattino brillava contro la sua figura che in contrappunto rimaneva oscurata. Distinse appena la sua bocca mentre le parlava.
“Chiudi la porta”.
Lisbon si innervosì, non sapeva come gestire la situazione “Dovremmo andare da Beltram, ci sta aspettando per un aggiornamento”
“Teresa, chiudi la porta” ripetè lui con voce calda. Lei gli obbedì facendola scorrere dietro le sue spalle.
“A chiave”.
La donna abbassò il capo “ e avvicinati”.
Lei fece esattamente quello che le aveva chiesto ma continuò a non guardarlo mentre si fermava ad una spanna dal suo petto.
Fu lui a toccarla per primo, stringendola dai fianchi. Lei inspirò forte seppur non lo volesse.
Jane abbassò il viso parlandole all’orecchio appoggiando la fronte al capo della donna “Il tuo profumo mi dà alla testa”.
Le strinse la mano tra la propria. Era così piccola quella di lei.
“Jane.. ”
 Lungi dal farlo quietare quella parola lo spinse a sfiorarla lungo il collo. E aveva ragione lui.
“Allora me lo dici o ti vergogni?”
Lisbon si era aggrappata alla sua camicia cercandolo per baciarlo. Quando gli trovò le labbra si strinse a lui sentendo la sua passione che cresceva.
Le strinse con decisione i glutei alzandola una decina di centimetri da terra e, sempre baciandola, la spinse contro il muro, girandola poi e stringendola da dietro. Mentre le sua mani la sfioravano lui continuava a parlarle nell’orecchio, tra i capelli.
“Voglio sentirtelo dire”.
Lisbon stava con gli occhi chiusi e la schiena inarcata. Il calore di Jane attraversava la camicia e lo percepiva sulle sue spalle. Lo sentiva anche sulle mani che le accarezzavano le gambe e si spostavano verso il centro.
Teresa sentiva l’eccitazione che saliva di nuovo. Jane però si fermò.
“…adesso”.
“Lo sai” gli rispose cercando di convincerlo a riprendere il suo percorso.
“no..” le rispose mentre le bloccava le mani e le morsicò la pelle appena sotto la nuca, una volta e poi una seconda ancora.
“Ti sento…” iniziò Lisbon con un fil di voce “…come se mi fossi ancora dentro”.
La morsicò ancora una volta poi la fece voltare “Male?”
Lei ansimava e perciò scosse la testa.
Mentre le faceva scivolare le mani sotto la camicia sentì il telefono vibrare.
Lisbon lesse “Beltram”.
Jane si scostò e passò entrambe le mani nei capelli.
“Scendiamo da lui così ci togliamo l’impiccio”.
Lisbon dovette apparire delusa perché lui continuò “non preoccuparti, ho intenzione di riprendere più tardi”. Aveva già riaperto la serratura “ma se vuoi un mio consiglio stai lontana dagli uomini. Oggi ti si sente appena entri in una stanza e qualcuno potrebbe saltarti addosso”.
Aveva già attraversato la luce della porta quando rispuntò con la testa a guardarla.
“Soprattuto stai ad un paio di metri da me”.
A lei scappò da ridere. Lui le sorrise di rimando mentre la precedeva di sotto.
 
 
 
 
 
 
 
  
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