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Autore: BekySmile97    12/11/2013    3 recensioni
“Allora se ti dicessi che esiste qualcosa di così potente che potrebbe far saltare in aria l’intera città e tutti i suoi abitanti nel giro di ventiquattrore se tu non trovi il modo di distruggerla, cosa faresti?”
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie da Hydus '
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L’ultimo desiderio


L’alba di un nuovo giorno.
Il sole che sbuca silenziosamente sopra i tetti, la rugiada che bagna i prati e i profumi di una città che si sta svegliando.
Il miglior momento di tutta la giornata.
O forse il peggiore.
Stiracchiandosi il più lentamente possibile, un uomo si diresse con una calma quasi infinita verso le celle del palazzo di Everett, nella bellissima e incredibile città di Classem, con le sue torri che svettavano nel bianco delle case e si fondevano nell’azzurro del cielo più alto, le mura che correvano lungo tutto il perimetro della città, disegnando il cerchio perfetto più resistente di tutta la regione tanto da far soprannominare quella roccaforte “l’Inespugnabile”, e le strade acciottolate che rendevano la città un labirinto per chiunque non fosse capace di conoscerla.
Pericolosa, furba, maligna e in perfetta sincronia con il suo creatore e padrone.
Spuntata in mezzo alla vastissima pianura come un fungo velenoso che continua a infettare ciò che ha intorno.
Scompigliandosi con una mano i capelli neri come l’ebano, corse con il suo sguardo blu per tutto il circondario, localizzando in un attimo il carcere, l’unico edificio di scura pietra massiccia nel candore circostante del palazzo di Everett.
Non ci sarebbe voluto entrare, ma se il tiranno ordinava una cosa, qualsiasi essa fosse, questa doveva essere fatta. Anche convincere il più famoso condannato a morte ad esprimere il suo ultimo desiderio, giurandogli solennemente di compierlo pure a costo della sua stessa vita.
Mostrando il permesso scritto dal sovrano all’uomo addetto alla guardia del carcere, si diresse lentamente all’interno delle segrete, spiando sui volti dei prigionieri i loro pensieri più reconditi che sembravano essere momentaneamente comparsi solo per esser letti da lui.
E infine lo vide.
Era un umano, un normalissimo umano. I capelli biondo spento che ricadevano stopposi sul viso, gli occhi grigi che lo osservano senza comunicare niente e il viso spento in una cupa rassegnazione.
“E tu chi saresti?” chiese quello vedendolo entrare nell'umida cella e sedersi al suo fianco sulla panca che veniva utilizzata come letto.
“Sono stato mandato qui da Everett con l’esplicito ordine di realizzare il tuo ultimo desiderio.” disse l’uomo andando subito dritto al punto e squadrandolo attentamente, chiedendosi mentalmente come un umano così fragile avesse potuto compiere un così orribile delitto.
“Il mio ultimo desiderio?” domandò il detenuto di rimando, aprendo il volto in un grande sorriso ironico. “Non ho un ultimo desiderio. E anche se lo avessi non riusciresti mai ad esaudirlo.”
“Ne siete proprio sicuro?”
“Senta mio caro... un momento… non ci siamo ancora presentati! Che maleducato sono stato!” esclamò il prigioniero tendendo la mano e dicendo con un sorriso a trentadue denti: “Sono Slykes, omicida della completa guardia reale di Everett e di alcuni civili che si trovavano, purtroppo, nel posto sbagliato al momento sbagliato.”
“Axaes, consigliere di Everett.” disse l’altro allungando e stringendo inorridito la mano del carcerato.
“Oh… senza saperlo ho appena incontrato una celebrità della nostra città! Comunque, mio caro Axaes, spiegami perché mai il sovrano vuole realizzare il mio ultimo desiderio.” terminò Slykes appoggiando la testa sui palmi delle mani e osservandolo attentamente.
“Ogni condannato a morte ha diritto ad esprimere un ultimo desiderio.” gli rispose freddo il consigliere cercando di stargli il più lontano possibile.
“Allora se ti dicessi che esiste qualcosa di così potente che potrebbe far saltare in aria l’intera città e tutti i suoi abitanti nel giro di ventiquattrore se tu non trovi il modo di distruggerla, cosa faresti?” chiese il prigioniero con una lucidità tale da sembrare rasente alla follia più pura.
“Ti chiederei perché me lo stai dicendo.” rispose Axaes deglutendo appena.
“Perché?” domandò Slykes retorico con gli occhi sgranati. “Mio caro, te lo starei dicendo perché tu capisca chi è il mostro qua dentro.” finì sibillino strizzando di colpo gli occhi.
“E se ti chiedessi dove si trova questo oggetto, cosa mi risponderesti?” domandò il consigliere portando avanti quello strano gioco.
“Ti risponderei che è collocato al centro del labirinto più spettacolare della città, ma ti direi anche che per trovarlo avresti bisogno di aiuto… un aiuto femminile...” disse il prigioniero rendendo la sua voce ad un sussurro.
Axaes gli fece un cenno del capo chiedendogli di continuare.
“Avresti bisogno dell’aiuto della donna più bella della città, la preferita da tutti, quella che qualsiasi cosa faccia ha sempre un tornaconto personale. Ti direi di trovarla e chiederle una mano.” finì appoggiandosi con la schiena al muro e osservando il consigliere.
Questo, alzandosi in piedi e spazzolando con una mano i vestiti, fece per uscire, ma, aprendo la porta della cella, si voltò un’ultima volta e gli chiese: “Devo credere che questo sia il tuo ultimo desiderio?”
“Certamente. Sarà interessante veder cadere “l’Inespugnabile” dopo il tuo misero tentativo.” rispose l’omicida con gli occhi che saettavano per la cella.
“Addio Slykes.” disse il consigliere voltandosi e dirigendosi in fretta verso l'esterno.
“No Axaes, questo è un arrivederci!” urlò il condannato mentre la sua voce si perdeva nei meandri delle segrete.
 
Gli girava la testa e gli mancava il respiro.
Non avrebbe mai potuto immaginare di trovarsi invischiato in una storia del genere per puro caso.
Inspirando profondamente, Axaes chiese al custode del carcere un pezzo di carta e una penna e ci scrisse velocemente sopra che il prigioniero aveva chiesto che fosse riferito a sua moglie che l’amava molto e che gli dispiaceva di aver compiuto un gesto tanto scellerato; dopodiché lo consegnò ad una guardia che pattugliava la strada e gli ordinò di correre il più velocemente possibile dal sovrano per consegnargli il messaggio e, soprattutto, di ricordarsi di dirgli che avrebbe svolto personalmente l’incarico affidatogli dal condannato.
“Ah, un’ultima cosa...” disse alla guardia fermandola un’altra volta. “Sai chi è la donna più bella della città, quella preferita da tutti?”
Assumendo una faccia interrogativa, questa rispose solamente: “Sono cose che non si possono dire alla luce del sole.” e trottò via verso il palazzo di Everett.
Axaes iniziò quindi a dirigersi verso casa sua, sotto un sole che bruciava le pietre, cercando vanamente di connettere tutte le informazioni ricevute pochi minuti prima.
Quale donna poteva essere amata da tutti, ma di cui non se ne poteva parlare apertamente?
“Una maga.” si rispose illuminato, allungando il passo e dirigendosi verso la periferia della città.
Everett, appena salito al trono, aveva ordinato che ogni essere umano che presentasse poteri sovrannaturali dovesse essere portato al suo cospetto e poi ucciso davanti ai suoi occhi, così da cancellare ogni possibile minaccia. Ma col passare degli anni si erano formate ai margini della città, in alcune zone nascoste sotto le mura, delle piccole comunità di maghi e streghe che offrivano i loro servigi a chiunque glielo chiedesse in cambio di un grande compenso, diventando così in poco tempo i più ricchi e potenti tra tutti gli abitanti della città, tanto da creare un vero e proprio quartiere magico al di sotto delle mura protetto da incantesimi di ogni tipo.
Ogni abitante di Classem era a conoscenza di quel luogo, ma nessuno ne aveva mai parlato ad Everett e, se questo lo aveva comunque saputo da qualcuno, non era stato così stupido da attaccarli.
E, in fondo, chi meglio di una maga avrebbe potuto aiutare quel pazzo di Slykes a compiere un gesto tanto insensato?
Chi gli avrebbe potuto dare un incantesimo così potente da far saltare in aria un'intera via se non una maga?
“E oltretutto deve essere una maga molto potente...” rimuginò Axaes passeggiando ormai al fianco delle mura di pietra chiara, contando distrattamente il numero dei blocchi più scuri, imperfezioni perfette, che notava nel mezzo.
Arrivato all’altezza della quinta torre di avvistamento, partendo a contarle dalla più grande posizionata vicino all’entrata sud, si fermò e si infilò nella piccola macchia di pruni che copriva l'ingresso del quartiere magico della città, venendo immediatamente fermato da un uomo che, con voce roca, gli domandò il motivo della sua venuta.
Sbrigativo, gli rispose che era alla ricerca di una persona e scese la scala in pietra che conduceva sotto le mura, ignorando le vivaci proteste dell’uomo che lo rincorsero rimbalzando allegramente per tutta la rampa e raggiungendo in pochi attimi il quartiere.
Grossi sbuffi di fumo profumato e lampade di carta dai colori sgargianti lo accolsero, mentre un via vai di persone vestite con colori sgargianti riempiva la strada affollata in cui erano disposte bancarelle piene di strane erbe e liquidi colorati.
Cercando di orientarsi, Axaes chiese al primo uomo che vide passar davanti a sé dove poteva trovare una maga.
Questo, scoppiando a ridere, gli disse con espressione bonaria: “Ma che domande fai giovanotto? Qui è pieno di maghe! Spero che tu abbia qualche informazione in più sulla donna che stai cercando.”
“È... bellissima. Da quanto ho sentito dire è la più bella di tutta la città e, oltretutto, credo che abbia aiutato Slykes ad uccidere la completa guardia reale...” rispose sentendosi un perfetto idiota.
Sghignazzando il vecchio rispose: “Un colpo da maestro oserei dire. Non avrei mai pensato neanche nelle mie più rosee speranze di riuscire a vedere il giorno in cui Everett avrebbe subito un tale tiro mancino. E per di più giocato da un tale verme!” e detto questo si abbandonò ad una grossa risata.
“L'unico problema è che è stato così stupido da uccidere anche poveri innocenti...” aggiunse sospirando e rompendo per un attimo quell’aria allegra che si era venuta a creare. “Comunque la donna che state cercando deve essere quella matta di Cirsys, solo lei avrebbe potuto aiutarlo.”
“E dove posso trovarla?” chiese nuovamente Axaes.
“Ah, mi spiace, ma non lo so. Ha questa strana mania di cambiare ogni giorno la zona in cui posizionare la sua bancarella... però se seguite la strada troverete una casa completamente rossa e gialla, che sembra andare a fuoco. Lei abita lì e, se siete fortunato, la troverete ancora a prepararsi.” disse.
Axaes, dopo averlo velocemente salutato e ringraziato, si diresse in mezzo alla folla, nella speranza di poter trovare immediatamente la maga.
 
Per la prima volta nella sua vita, ebbe un po’ di fortuna.
La incontrò sulla porta di casa, con i folti capelli castani che le ricadevano arricciati in ciocche disordinate sul viso, gli occhi neri spaesati nel vederlo arrivare e trascinarla dentro casa attraverso la tendina di perline colorate senza troppi complimenti.
“Cirsys, giusto?” chiese con voce roca e fredda.
“Certamente, con chi ho l’onore di parlare?” domandò lei come risposta con una voce sottile e tremendamente musicale.
“Sono Axaes, consigliere di Everett.” disse l’uomo accennando un inchino.
“E cosa vuole da me il consigliere del tiranno?” chiese lei scettica mentre la bocca diventava una linea dura.
“Voglio sapere che patto hai stretto con Slykes e ho bisogno che tu mi dica cosa ha nascosto nel bel mezzo della città.” rispose lui con un tono che non ammetteva repliche e spingendo la maga a sedersi su una sedia.
“Slykes? No so chi sia...” disse lei con tono beffardo e guardandolo negli occhi come a sfidarlo a dire il contrario.
“No? Non sai chi è l’assassino della guardia reale? Eppure mi sembra che il circondario sappia fin troppo bene cosa avete fatto...” continuò lui marcando la voce sul plurale.
“Io non ho fatto niente con quel pazzo.” gli sputò in faccia rabbiosa.
“Non mentire mia cara... dimmi esattamente cosa hai fatto e forse ti risparmierò dallo sbatterti in cella con il tuo complice.” disse Axeas assottigliando gli occhi.
Cirsys, inchiodando i suoi occhi neri in quelli dell’uomo, rimase zitta, indecisa tra il tradire il complice e salvarsi la pelle o il finire in prigione a causa di un pazzo.
“Va bene...” disse dopo qualche secondo cedendo al suo istinto di sopravvivenza. “Cosa ti ha detto di preciso?”
“Mi ha spiegato che ho ventiquattrore per trovare un qualcosa di impreciso nascosto nel più spettacolare labirinto della città e che potrebbe farla saltare in aria in pochi attimi... e mi ha anche detto che avrei avuto bisogno del tuo aiuto. Quindi, cosa accidenti gli hai dato?” chiese alzando talmente la voce da farla diventare stridula.
“Gli ho insegnato solamente un incantesimo...” disse ricordandosi di quel patto che inizialmente le era sembrato estremamente sostanzioso per entrambi.
“Che incantesimo?” domandò Axaes massaggiandosi le tempie e cercando di capire cosa fare.
“Una stupidaggine... prima di tutto gli ho dato una pozione che gli ha permesso di ottenere abbastanza energia per compiere un paio di fatture per la durata di una settimana e poi gli ho insegnato a padroneggiare l’incantesimo capace di distruggere qualsiasi cosa incontri sul suo cammino.” disse guardandolo furbamente.
“Non mi stai dicendo tutto. Cosa gli hai dato di così potente che potrebbe far saltare in aria Classem?” domandò nuovamente trattenendosi dal tirarle uno schiaffo.
“Ti stai sbagliando mio caro. Tutta Classem, tranne il quartiere magico.” gli rispose mentre Axaes, furioso, ribaltava il tavolo lì vicino con un calcio.
“Ti pregherei di non distruggere la mia mobilia...” aggiunse Cirsys alzando un sopracciglio e guardandolo ironica.
Lui, prendendola per le spalle, la spinse contro la sedia e le disse: “O collabori o ti sbatto in cella con il tuo complice, così almeno salterai in aria anche tu. Dimmi cosa preferisci.”
“Bene... se proprio vuoi sapere cosa gli ho dato, ti consiglio di seguirmi e di non fare domande.” spiegò lei spostandolo e dirigendosi verso le scale che conducevano al piano superiore.
Sorridendo soddisfatto Axaes la seguì fino in cima alle scale dentro una camera, dove lei si precipitò a frugare velocemente in mezzo agli scaffali pieni di fiale e libri, alla ricerca di qualcosa.
“Eccolo!” esclamò ad un tratto stringendo vittoriosa un piccolo libro pieno di polvere.
Sfogliando celermente le pagine, arrivò in pochi attimi a quella desiderata e indicò ad Axaes quello che c’era scritto sopra.
“L’incantesimo dello schianto, o meglio conosciuto come quello della distruzione totale, fa parte della categoria degli incantesimi “a doppia mandata”, ovvero che necessitano di ben due azioni per essere attivati. In questo caso, il mago o la strega devono innanzitutto posizionare una pietra nera nel luogo da cui si vuol far partire la distruzione e poi pronunciare la formula relativa all’incantesimo che si attiverà nell’arco di ventiquattrore con relativi effetti. Una volta pronunciato, l’incantesimo non può essere infranto. L’unico modo per bloccare l’effetto devastante consiste nel porre la pietra nera con una di luna in un contenitore di ferro, da chiudersi con un potente incantesimo e non aprire mai più.
Il potere acquisito dalla pietra non si dissolve; nel caso il contenitore venisse accidentalmente riaperto, questa sprigionerebbe tutta l’energia trattenuta.”
“Sai dove l'ha messa?” domandò Axaes alla maga mentre questa frugava ancora tra le sue carte.
“No, non me lo ha voluto dire.” gli rispose con la testa infilata dentro l’anta di un mobiletto. “Ma so come rintracciarla, sei disposto a seguirmi?”
“Non vedo altra scelta...” rispose lui guardandola in cagnesco.
 
Non si fidava della maga.
Eppure era costretto a seguirla per i vicoli della città alla ricerca di una pietruzza capace di distruggere il suo mondo in pochi attimi.
Aveva visto con i suoi occhi come Slykes aveva sventrato una via intera pur di distruggere quel centinaio di Mutaforma al servizio di Everett e, quindi, non stentava a credere che fosse capace anche di far saltare in aria l’intera città pur di vedere ucciso il sovrano.
Già, il tiranno...
Perché non gli aveva detto del piano di Slykes?
Nelle ultime ore se lo era chiesto spesso, cercando di capire cosa lo avesse spinto a fare una simile pazzia.
Alla fine aveva trovato la risposta in una frase di quel matto.
“Perché tu capisca chi è il mostro qua dentro.”
Axaes si era domandato già varie volte se la condotta del sovrano poteva essere considerata corretta sotto tutti i punti di vista e, spesso, si era ritrovato a guardarlo quasi con odio mentre progettava l’assalto e la distruzione di una nuova città che si era ribellata al suo dominio.
Forse aveva proprio bisogno di capire finalmente quale fosse il bene e quale il male: aveva bisogno di eliminare quella zona grigia che offusca e fa sbandare gran parte della gente, compreso lui.
“Niente, non è neanche qui.” disse stancamente Cirsys, scivolando a terra dalla stanchezza, mentre il pendolo stregato continuava ad oscillare indicando le varie direzioni dove poteva essere nascosta la pietra.
Erano già trascorse sette ore dal colloquio con Slykes, passate alla vaga ricerca del ciottolo nero per tutta la città, e il sole, che aveva già passato lo zenit, sembrava scandire con una crudeltà tremenda lo scorrere del tempo.
“Non avrei mai immaginato che così tanta gente utilizzasse i miei amuleti...” borbottò la strega leggermente imbronciata.
“E se Slykes avesse attivato l’incantesimo poco dopo esser stato catturato?” chiese nuovamente Axaes cercando di riflettere sul nascondiglio della pietra.
“Ti ho già detto che secondo me è estremamente improbabile.” disse la maga. “Tu non hai ancora capito che è un attore desideroso di aver un pubblico coinvolto nel suo dramma. L’esecuzione sarà domani alle sei e, quindi, quale miglior momento per attivare l’incantesimo se non all’alba del giorno precedente?”
Lui annuì, ancora poco convinto dall’idea della maga, ma speranzoso che avessero ancora abbastanza tempo per trovare e fermare l’incantesimo.
“Potrebbe aver nascosto la pietra nella piazza principale...” mormorò Cirsys osservando ancora una volta il pendolo e ricordandosi perfettamente per un attimo dell’altro incantesimo che gli aveva insegnato, per prima volta a caro prezzo.
“Perché mai?” domandò Axaes con gli occhi che gli si chiudevano per la stanchezza.
“Rifletti: la piazza principale, il luogo in cui sarà giustiziato davanti a tutto il popolo, davanti al sovrano...” gli rispose con gli occhi che le brillavano.
Mugugnando un qualcosa di incomprensibile, lui scrollò la testa poco convinto e si sedette al fianco della maga.
“Non può permettersi di rischiare che la sua preda si salvi. Non può morire con questo dubbio...” continuò alzandosi in piedi e tirandosi dietro Axaes, convinta della sua tesi.
“Come vuoi...” biascicò lui seguendola in mezzo alla folla di gente che vagava per le strade senza un’apparente meta precisa.
Un po’ pregandolo, un po’ tirandolo per le braccia, un po’ urlandogli contro, Cirsys si tirò dietro il consigliere per tutte le vie che conducevano alla piazza centrale e, infine, si fermò nel mezzo del precisissimo cerchio che ne delimitava la forma.
“Non ti sei mai chiesto come faccia la nostra città ad essere così geometricamente perfetta?” domandò la maga con gli occhi che le luccicavano mentre apriva le braccia e ne racchiudeva il sole all’interno facendo piroette, con i capelli bruni che svolazzavano da ogni parte.
“No... e tu da quanto tempo non uscivi dal quartiere magico?” le chiese Axaes di rimando vedendola gioire per così poco.
“Sono uscita solo qualche volta la notte... per il resto della mia vita ho vissuto là dentro.” rispose mentre il suo sorriso diventava ancora più grande di prima, illuminandole il volto già radioso.
“Questa...” disse indicando con un enorme gesto circolare la piazza “L’ho vista solo una volta, in una notte di luna nuova dove il buio regnava sovrano. Non ho un bel ricordo di quella notte...” finì sussurrando.
Abbassò le braccia e, con un sorriso tirato, gli disse: “Comunque, sarà meglio cercare la pietra nera, non trovi?”
“No, non trovo.” disse Axaes avvicinandosi e prendendola per mano, regalandole un sorriso luminoso.
Ignorando le sue vivaci proteste, le rubò il pendolo e la trascinò via, lontano dalla piazza luminosa e dalla folla che si accalcava nel mezzo mentre alcuni uomini costruivano l’impalcatura per l’esecuzione che sarebbe avvenuta ormai ad una distanza di sedici ore o poco meno.
“Ma... Axaes!” esclamò puntando i piedi in mezzo ad un vicolo ai lati della piazza che guardava dietro l’impalcatura del palco reale.
Non le diede tempo di dire altro.
Le prese il viso tra le mani e, spinto da un impulso irrefrenabile di un dolcezza infinita, le diede un leggero bacio sulle labbra.
“Vuoi visitare la città?” le chiese guardando i suoi occhi neri ancora stupiti.
“Ma... la pietra nera?” domandò lei di rimando cercando di connettere tutti i pensieri che le frullavano per la testa, dove la promessa fatta a Slykes riecheggiava come una campana per i condannati.
“In questo momento non te ne deve importare...” le sussurrò in un orecchio trascinandola per strade e mostrandole ogni cosa che considerava importante, stringendo nella sua tasca un sassolino nero.
Il sassolino nero.
 
“Spiegami di nuovo dove l’hai trovato...” disse Cirsys osservando ancora una volta il sassolino, seduta su un comodo cuscino di un caffè gestito da alcuni Corals provenienti dal Sud.
“L’ho trovato per caso... quando hai puntato i piedi in mezzo al vicolo l’ho accidentalmente urtato.” le rispose guardandola storcere la bocca in una buffa smorfia mentre beveva un goccio della bevanda a lei sconosciuta.
“Continuo a non comprendere come hai fatto a capire che era la pietra giusta...” disse allontanando la tazzina di porcellana sul piccolo tavolo posto davanti a se.
“Sesto senso?” azzardò prima di bere a lunghe sorsate il suo caffè.
“Non esiste il sesto senso.” ribatté lei guardandolo. “Ma comunque ti posso confermare che questa è la pietra che stavamo cercando... ha una strana e potente aura...”
Axaes, intanto, la guardava pensieroso, mentre lei aggiungeva in tono scherzoso: “Ah... posso anche confermanti che la tua fortuna non ha limite.”
Ridacchiando nervoso le chiese: “Ma, comunque, non sarebbe meglio disattivarla?”
Alzandosi tranquillamente dal cuscino, mentre la sua bocca prendeva un sorriso astuto, gli rispose: “Ho tutto il materiale nel mio laboratorio, quindi sarà meglio muoversi, non credi? Dammi la pietra e andiamo.”
Guardandola allungare la mano, buttò qualche moneta sul tavolino e infilò il sassolino nella sua tasca, seguendola fuori dal locale mentre il sole calante disegnava strane ed inquietanti ombre lungo le pareti delle case.
“Quanto manca all’esecuzione?” chiese Cirsys camminando svelta per le vie conosciute durante la mattinata.
Scrutando il cielo in cui comparivano le prime stelle, le rispose: “All’incirca undici ore... quanto tempo ci vorrà per l’incantesimo?”
“Credo pochi minuti. Non ho mai fatto un contro-incantesimo del genere...” gli disse la maga avvicinandosi di soppiatto alla macchia di pruni che dava sull’entrata del quartiere magico.
Seguendola con calma, Axaes si prese il disturbo di pensare a quello che aveva fatto nel corso delle ultime ore.
Partendo dal leggero bacio datole nel primo pomeriggio ripercorse le sue risate da bambina, gli occhi neri sgranati nel vedere qualcosa di nuovo e le buffe smorfie tipiche delle sue labbra rosee e piene.
Eppure il tarlo entrato la mattina gli rodeva il cervello diventando sempre più grande... il giuramento fatto anni prima al suo signore sembrava un fardello fin troppo pesante in quel momento. Non riusciva a comprendere come avesse fatto Everett a chiudere l’accesso al resto della regione a un qualcosa di così straordinariamente affascinante…
“Axaes!” lo richiamò la maga strattonandolo un po’ lungo il viale principale del quartiere magico, ancora acceso e gremito di gente, dove la vita sembrava tingersi di un rosso intenso anche la sera.
Riscosso da questi pensieri la raggiunse dentro il suo laboratorio, osservandola sparire e riapparire tra gli scaffali e le credenze veloce e leggera come una libellula.
Raccogliendo in pochi secondi una scatoletta di ferro battuto e una pietra di luna bianca come il latte, iniziò a sfogliare celermente le pagine di quel piccolo libro letto la mattina lanciando, un gridolino di vittoria trovando la nota giusta.
“Posso rimanere?” chiese il consigliere guardandola leggere la stessa pagina per una decina di volte.
Annuendo la maga si posizionò davanti alla scatolina e ci mise dentro la pietra nera, prima di iniziare a cantilenare in una lingua sconosciuta una formula inafferrabile alle orecchie del consigliere, scatenando un turbinio di fogli e libri. Ritrovandosi costretto ad arretrare, Axaes continuò comunque a studiare attentamente i gesti di Cirsys che, imperterrita, andava avanti a pronunciare la formula e a comporre le mani in modi apparentemente privi di significato.
Fiumi di parole investivano la scatola con la pietra nera, a cui venne posizionata di fianco quella di luna, mentre le mani della maga diventavano piene di segni scuri che le riempivano la pelle per la potenza dell’incantesimo che andava facendo.
E poi tutto finì.
In un ultimo turbinio di oggetti la maga svenne sul pavimento mentre la scatola si sigillò con lucchetti incantati e cadde anch’essa rumorosamente per terra.
Axaes, inginocchiandosi al suo fianco, cercò di farle aria e, appena questa aprì gli occhi, le domandò ansioso: “Tutto bene? Ti sei fatta male?”
“Dov'è la scatola?” chiese lei di rimando.
Con le mani tremanti il consigliere la prese e la porse a Cirsys che, dopo averla esaminata attentamente, sussurrò sdraiandosi su una catasta di libri: “Ci sono riuscita...”
“Sì... sei stata assolutamente incredibile! Non avevo mai visto una strega all’opera... piuttosto, non credo sia una grande idea restare sdraiata per terra per tutto il resto della serata, non trovi?” le chiese Axaes.
“Sono troppo stanca anche per stare seduta... figuriamoci per trascinarmi in camera o per sistemare questo disastro.” gli disse stancamente con un filo di ironia.
Senza troppi complimenti, lui la prese in braccio e le domandò dove fosse camera sua, portandola là ed abbandonandola sul suo letto.
“Axaes...” lo chiamò lei con un fil di voce facendolo sobbalzare. “Cos’hai intenzione di fare? Insomma… ora che ho fatto il contro incantesimo non ti servirò più a niente…”
Girandosi lentamente verso il letto, le rispose: “Riflettere.”
E uscì dalla stanza.
 
Il sole gettava i primi teneri raggi sulla città quando Cirsys si svegliò.
Ancora intorpidita, si diresse verso il suo laboratorio strascicando i piedi lungo il pavimento di legno.
Non aveva dormito molto bene: era stata tormentata per tutta la notte dal pensiero di come si era sentita durante la giornata precedente.
Circa un’ora prima aveva stabilito che la parola adatta a descrivere quello che aveva provato era “viva”.
Entrando nel laboratorio trovò Axaes col capo riverso su un libro, mentre la stanza trasudava da ogni angolo un odore di pulito e un tremendo senso d’ordine. I libri erano posizionati secondo il nome dell’autore, le ampolle allineate lungo uno scaffale prima intasato di fogli e appunti, che erano stati ordinatamente impilati sul tavolo che troneggiava al centro della camera.
“Oh dei...” mormorò avvicinandosi al consigliere che, con un enorme sbadiglio, si alzò passando una mano tra i capelli neri completamente spettinati.
“Ma... come accidenti hai fatto?” domandò stupita dal nuovo aspetto che aveva preso la stanza.
“Mi sono messo a pensare e... insomma... dovevo trovare qualcosa da fare, altrimenti non sarei riuscito a trovare un filo logico tra i miei pensieri. L’ordine esterno comporta anche un ordine mentale.” disse sbadigliando nuovamente e stropicciandosi gli occhi blu con le mani impolverate.
“Grazie, grazie e ancora grazie!” esclamò la maga saltellando per la camera e abbracciandolo affettuosamente.
Ricambiando l’abbraccio, Axaes le chiese se stava bene e se era riuscita a dormire.
“Ho dormito poco, lo ammetto...” iniziò lei squadrandolo. “Ho pensato molto anch’io e sono giunta alla conclusione che... oh dei! È tardissimo! Prendi la scatola e corriamo in piazza!” esclamò di colpo correndo fuori dalla stanza, seguita a ruota dal consigliere, che si era improvvisamente ricordato dell’esecuzione di Slykes.
Correndo a perdifiato tra le vie della città raggiunsero in pochi minuti la piazza già gremita di gente e, lavorando di spintoni, riuscirono ad arrivare davanti al palco reale, dove Everett aveva già preso posto.
“Mio signore...” disse Axaes inchinandosi fino a sfiorare le assi di legno del pavimento del palco.
“Ah, mio caro, mi stavo giusto chiedendo dov’eri finito!” esclamò il tiranno con la sua voce gracchiante.
“Ad esaudire l’ultimo desiderio del condannato, mio re.” replicò tenendo la testa china.
“Capisco... allora, mio caro, vuoi seguire l'esecuzione dal palco oppure vuoi tornare dalla tua... amica…” finì indicando Cirsys, mentre il suo sguardo correva lungo la figura della ragazza come quello di un rapace davanti ad una possibile preda.
“Preferirei tornare in mezzo al popolo signore.” disse il consigliere con un tono quasi apatico, avviandosi lentamente verso il basso.
“Perfetto mio caro... posso solo aggiungere una cosa?” gli chiese con tono affabile il tiranno.
Annuendo, Axaes iniziò a sudare freddo.
“Ti consiglio di non intrattenere relazioni con persone così ambigue...” finì sorridendo sornione e facendo un gesto con la mano estremamente eloquente.
“Capisco mio signore...” gli sussurrò allontanandosi verso la ragazza con passo veloce dopo aver fatto un’altra profonda riverenza.
Guardandolo interrogativamente, Cirsys lo prese per mano e lo trascinò fin sotto il palco in cui Slykes sedeva tranquillo circondato da decine di Mutaforma.
“Signori!” tuonò Everett dal suo palco, zittendo in un attimo il mormorio insistente proveniente dalla folla.
“Abbiamo qui l’assassino, l’omicida, il pazzo che ha ucciso l’intera guardia reale. Eppure, prima di giustiziarlo, vorrei chiedere al suddetto un’unica e semplice cosa… perché?” finì fissandolo intensamente.
“Era il mio destino.” gli rispose Slykes fissando un punto indefinito nella folla, mentre le sue parole venivano sovrastate dalle urla del popolo che inferocito sfogava la sua rabbia su di lui.
Con un gesto della mano, Everett quietò la folla e chiese nuovamente al condannato: “Hai un’ultima cosa da dire?”
Dopo un lungo sospiro l’interrogato iniziò a parlare del più e del meno, mentre la folla rumoreggiava scontenta.
“Cirsys, secondo te dove vuole andare a parare?” chiese Axaes.
“Non ne ho la più pallida idea...” gli rispose lei cerea, prima di aggiungere sospirando mesta: “Comunque stanotte sono giunta ad un’importante conclusione.”
“Ovvero?” le chiese il consigliere prima che la maga lo prendesse per le spalle e lo baciasse con foga, come se in quell’unico gesto fosse racchiuso il motivo della sua vita.
Fu come se tutto si cancellasse in un secondo.
Axaes, rispondendole con altrettanta urgenza, non senti né il discorso di Slykes, né il tono delle urla della folla che si alzavano sempre di più, né le lacrime che scorrevano dal viso della maga al suo e nemmeno la mano di Cirsys che scivolava nella sua tasca e prendeva la scatola con la pietra.
Non si accorse neppure dell’incantesimo pronunciato in un attimo con voce rotta dalla maga.
Vide pietrificato Cirsys che si issava velocemente sul palco e che si stringeva ad uno Slykes raggiante di felicità, mentre con un urlo ed un lampo sparivano entrambi davanti ad una folla attonita e a un Everett furente.
Non si accorse neanche dei Mutaforma che lo presero e lo trasportarono via di peso, lontano dalla piazza, davanti al sovrano che adirato urlava improperi pari a quelli di uno scaricatore di porto a delle guardie ancor più attonite e impalate del povero consigliere.
Nella sua testa vorticava solo una semplice frase.
“Mi ha tradito.”
 
Non avrebbe mai pensato che sarebbe finita così.
Neanche nel peggiore dei suoi incubi avrebbe immaginato di trovarsi rinchiuso nella stessa cella in cui aveva visto Slykes per la prima volta, appoggiato per terra al suo stesso modo... condannato nel suo stesso modo.
Cigolando lentamente si aprì la porta, facendo entrare la figura del sovrano.
Sedendosi sulla panca adibita a letto, gli disse semplicemente: “Te lo avevo detto...”
Axaes annuì con poca convinzione, mentre le immagini di poche ore prima gli scorrevano davanti agli occhi più vivide che mai.
“Vuoi dirmi qualcosa?” gli domandò il sovrano gentile, mentre i suoi occhi di ghiaccio lo guardavano insistentemente.
Sospirando, l'ex consigliere gli rispose: “Quando?”
“Tra poche ore. Il popolo vuole sangue e chi meglio dell'indiretto complice di Slykes può placare la loro sete?” gli chiese retorico il re.
“Capisco mio signore...” sussurrò Axaes, prima di aggiungere con un tono leggermente ironico: “E poi sarebbe un peccato sprecare l’impalcatura per l’impiccagione, no?”
Il tirano scoppiò in una risata amara.  
“Non vuoi neanche sapere il piano completo di quel pazzo?” gli chiese smettendo di sogghignare e, senza aspettare la risposta del consigliere, disse: “Era un alleato di Cain! Grazie a quella maga è riuscito a creare una delle armi più potenti del nostro tempo... ormai saranno sani e salvi a Saat a festeggiare per la riuscita del piano.”
Gli occhi blu del consigliere sprizzarono per un attimo di quell’antica vita persa in pochi minuti, pensando che no, Cirsys non stava certamente festeggiando.
Si ricordava perfettamente dell’ultimo sguardo che gli aveva lanciato prima di sparire.
Uno sguardo carico di rimpianti, di promesse non mantenute e scelte mai prese.
Alzandosi dalla panca con fatica, Everett svegliò il suo sottoposto dai pensieri che gli vorticavano in testa e si diresse fuori dalla cella ma, fermandosi, gli disse un'ultima cosa: “Ah, Axaes...”
Questo alzò gli occhi e lo guardò.
“Non hai diritto ad un ultimo desiderio.”

  


Angolo Autrice:

Questa storia ha felicemente partecipato al contest "... ed accadde l'impensabile!" indetto da Airo-pearl sul forum di efp. 
Perchè felicemente? Beh... sono addirittura riuscita ad arrivare al primo posto! *gongola contenta*
Comunque, tornando seri, dovevo sviluppare questa traccia "B sa che domani verrà condannato a morte. A cerca di convincerlo ad esprimere un ultimo desiderio, promettendo di realizzarlo a tutti i costi. Allora B gli chiede l’impensabile…" nel migliore dei modi e, a quanto pare, ci sono riuscita :D
E, aggiungo, questa é anche la one-shot più lunga che abbia scritto fino ad adesso!
Vabbé, non mi resta che chiedervi se vi é piaciuta e ringraziare ancora una volta Airo-pearl per il bellissimo contest e il precisissimo giudizio ;)
Bye bye  

BekySmile97

 
  
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