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Autore: biancoceano    12/11/2013    3 recensioni
"Karen non riusciva a smettere di pensarci. Aveva sempre visto Matt come un amico, e nulla di più. Non avrebbe mai pensato che lui potesse provare un sentimento così per lei.
Non riusciva a togliersi dalla mente il tocco soffice delle labbra del ragazzo sulle sue. Era stato tutto molto dolce e… inaspettato. Ma lei non voleva nient’altro aldilà dell’amicizia. Però… dannazione, quelle labbra. E quegli occhi così luminosi a cui non smetteva di pensare."
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karen Gillan, Matt Smith
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Nana. Grazie per avermi fatto entrare nel Who-niverso. Adesso non ho più una vita sociale. ♥                      

                                                 
                                                   Come back, be here.





Avete presente quelle fredde sere d'inverno dove uscire di casa sembra entrare in un frigorifero? Quando quelle fantastiche nuvolette si formano appena apriamo bocca e la luna è racchiusa fra due nuvole, come per volersi riscaldare. Ecco, questa era una di quelle sere e, nonostante non fosse una delle migliori, a Matt sembrava fantastica.
Aveva la ragazza più bella del mondo al suo fianco.
Gli erano serviti 9 mesi o più, per invitare ad uscire quella bellisima ragazza dai capelli rossi fuoco che da un po' era la sua companion nello show in cui recitava.
All'inizio non gli era sembrata chissà che: era alta, aveva dei fluenti capelli e occhi verdi vivaci; sicuramente non era una ragazza comune, certo.
Con il passare dei mesi, qualcosa era cambiato cambiato, però.
Forse la vicinanza, forse il suo modo di fare, forse la costante vivacità che animava quella ragazza, avevano fatto scoccare qualcosa in Matt. E quel qualcosa era maturato giorno dopo giorno, mese dopo mese, fino a quella sera.

La sera dove finalmente Matt si era lasciato andare.

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"Ma come facevi a sapere che amavo proprio il pop corn caramellato? Credo di non avertelo mai accennato." Disse Karen prendendone una manciata e ficcandoseli in bocca. 
"Oh, ma andiamo! A chi non piace il pop corn caramellato?" Disse Matt, dandole un pugnetto sul braccio, facendole cadere un po' di pop corn dalla bustina.

A Matt Karen piaceva proprio perchè era diversa da tutte le altre ragazze.
Non si preoccupava di sembrare buffa in pubblico; era sempre lei, ventiquattr'ore su ventiquattro.

"Ma guarda! Mi hai fatto cadere dei pop corn. Oh, Matt, domani sul set non avrai pace. Ti prenderò in giro ogni secondo per quel ridicolo farfallino che indossi." Scherzò Karen, mettendo un finto broncio.
Dannazione, quella ragazza aveva deciso di mandargli in pappa il cervello quella sera. 
Doveva fare qualcosa.
"Pft, come se non lo facessi già." Disse Matt. "Ma vediamo se riesco a rimediare facendoti fare un giro lì." Le indicò una grande ruota panoramica situata proprio di fronte a loro. Un posto perfetto per...
"Ti prego, ti prego, ANDIAMO!" Gli disse, prendendogli il braccio e interrompendo così i suoi pensieri.


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Si ritrovarono in fila per salire sulla ruota in meno di cinque minuti: Karen lo aveva trascinato quasi di peso mentre correva verso la giostra.
"Adoro questa giostra. Anche se i film mi hanno traumatizzata un po'. Non vorrei restare per nulla al mondo bloccata lì sopra, sarebbe terribile." Disse la ragazza, guardando la giostra con occhi sognanti.
"Ma guarda: la ragazza che vola sul TARDIS con un uomo pazzo con un farfallino e, all'occorrenza, un fez, ha paura di rimanere bloccata sulla ruota. Mia piccola Karen, hai appena scavato la tua fossa." Disse il ragazzo, scoppiando in una fragorosa risata.
"Smith, fai poco il simpatico. Potrei fare una lista immensa di tutte le tue paure, come quella del..." e il campanello della ruota bloccò la sua frase.
Si sedettero sul piccolo vagone della ruota, largo abbastanza da contenere due persone. Ma erano comunque molto vicini.
Forse troppo.
La ruota inizio a muoversi e ad andare sempre più su. Karen si incantò a guardare le luci della città in lontananza e quelle del luna park al di sotto.
"Non trovi che il panorama sia grandioso, quassù?" Disse Karen, sorridendo un po' eccitata.
Il sorriso di Karen era qualcosa di stupendo. Negli ultimi mesi, Matt si era incantato a guardarla mentre sorrideva molto spesso.
Era semplicemente bella.
Come se migliaia di scintille la avvolgessero ogni volta che sorridesse. Ed ogni volta Matt si sentiva come al settimo cielo.
Non aveva mai provato nulla di simile con nessun'altra ragazza, e questo all'inizio lo spaventava un po'. Una ragazza capace di dare queste sensazioni è davvero pericolosa.
Ma Matt non poteva controllarlo; era qualcosa che lo investiva all'improvviso.

"Matt? Mi stai ascoltando?" Disse Karen, fissandolo.
"Ah? S-sì, cioè, n-no. Credo.... Geronimo?" Disse il ragazzo, distolto ancora una volta dai suoi pensieri.
"Puoi smetterla almeno ora di essere il Dottore? Non ci sono alieni da salvare, adesso." Disse, e sorrise.
Ah, il sorriso. 
Non stava andando decisamente bene. 
"Chi lo può dire. Un Dalek potrebbe scendere dal cielo in qualsiasi momento!" Scherzo il ragazzo.


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Poi accadde l'impossibile.
"NO. NON PUO' ESSERE." Urlò Karen. 
La ruota si era bloccata poco prima di arrivare a terra.
Bhè, almeno non era il piano più alto.
"Kaz, Kaz, mantieni la calma. Non siamo molto in alto, la aggiusteranno prima che io possa dire... Pond!" Disse Matt, cercando di farla sorridere. 
La ragazza lo fissò con circopespezione. 
Okay, tentativo fallito. Doveva fare qualcosa.
"Karen, guardami." Le disse.
 Vedendola ancora più preoccupata di prima, decise di prenderle il viso tra le mani e constringerla a guardarlo.
 "Guardami. Stai calma, la aggiusteranno fra pochissimo, ne sono sicuro. Se stai calma, vedrai che non ti accorgerai nemmeno di essere qui." La ragazza annuì fra le sue mani.
E poi Matt si ritrovò a fissare i suoi occhi.
Non li aveva mai visti così da vicino, era davvero verdi. Verdi come le foglie in autunno prima di ingiallire. Verdi della sfumatura di verde più bella e brillante.
Verde... degli occhi di Karen.
Vista da questa distanza era ancora più bella. Seguì il contorno delle labbra con gli occhi. Quelle labbra. Chissà se...
"Matt, non c'è bisogno che tu mi fissi così per farmi calmare. Al contrario mi..."
E fu interrotta dalle labbra di Matt sulle sue. 
Non aveva saputo resistere. Sapeva che era sbagliato, sapeva che non era giusto, ma sapeva che era ciò che voleva da troppo tempo, e sapeva anche che era un sentimento che non poteva restare chiuso dentro di lui ancora una volta; con lei così vicina, poi.
La baciò, e si sentì invadere da milioni di farfalle: non solo nello stomaco, ma in tutto il corpo. Una strana e bella sensazione che non aveva mai provato con nessuna. Ed era bello, quasi come un sogno. Un sogno stupendo.
Ma dai sogni ci si risveglia.
"Matt... ma cosa...?!" Disse lei, staccandosi.
"Oh, no. I-io n-non.." E il suono della ruota che riprendeva a camminarei gli bloccò le parole in gola.
Appena giù, Matt fece per scusarsi, ma Karen lo fermò. 
"Io... sarà meglio che vada, okay? Grazie per la bella serata, ci vediamo domani." Disse, e si allontanò nelle luci del luna park, lasciando Matt a metà fra la felicità e lo sconforto. 


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Karen non riusciva a smettere di pensarci. Aveva sempre visto Matt come un amico, e nulla di più. Non avrebbe mai pensato che lui potesse provare un sentimento così per lei.
Non riusciva a togliersi dalla mente il tocco soffice delle labbra del ragazzo sulle sue. Era stato tutto molto dolce e… inaspettato. Ma lei non voleva nient’altro aldilà dell’amicizia.
Ma… dannazione, quelle labbra. E quegli occhi così luminosi a cui non smetteva di pensare.
Adesso che ci pensava, era da un po’ che Matt la guardava con quello sguardo, ma Karen non se ne era mai accorta, almeno fino a quel momento. 
Adesso cosa doveva fare? Qual era il passo giusto da fare? Come si sarebbe dovuta comportare?
Non avrebbe fatto nulla.
Ero solo un altro giorno sul set. Nient’altro.
Solo un altro giorno.
Con Matt.


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“Mia adorata Amy Pond!” disse Matt, recitando una battuta dal copione. “Non avrei mai pensato che un Dalek potesse essere combattuto con una spara-vernice.” E le diede un bacio sulla fronte con tanto di schiocco.
Di nuovo quelle labbra su di lei. Perchè dovevano girare quella puntata proprio oggi? Perché doveva esserci un bacio? Perché stava pensando a Matt in un modo diverso?
Era solo Matt. Il suo amico.
Amico…
“Dottore, io…” Disse Karen, risvegliatasi dai suoi pensieri. “Io…”
“Io sono semplicemente più intelligente di te.” Le suggerì Arthur, avvicinandosi al suo orecchio.
“Ah? Cos..? Ah, giusto. Scusate.” Disse la ragazza, passandosi una mano sulla fronte. “Ho solo… Ho solo avuto una notte agitata. Sapete, il cane dei vicini continuava ad abbaiare.” Disse, fingendo una risata.


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Decisero di fare cinque minuti di pausa. 

Karen ece per andare nel suo camerino, e incontrò lo sguardo di Matt.
Entrambi sapevano che la ragazza non era stata sveglia a causa del cane dei vicini, perché gli occhi di Matt tradivano la stessa stanchezza.
La stanchezza di chi ha passato tutta la notte a pensare senza giungere ad una conclusione.
Karen distolse lo sguardo e si avviò verso i camerini, mentre Matt la seguiva con lo sguardo mentre si allontanava.


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Arrivata davanti alla porta del suo camerino, Karen si bloccò. Si guardò intorno con circospezione, e decise di avviarsi alla fine del corridoio che portava ad un solo camerino.
Quello di Matt. 
Decise di entrare senza un motivo preciso. Si guardò intorno e trovò la sua giacca buttata su una poltrona rossa di fronte allo specchio in fondo alla sala. 
La prese e la annusò.
Aveva quello strano odore di pesca mischiato ad acqua di colonia.
Aveva sempre trovato quel profumo un po' forte, ma le piaceva. Ogni volta che sentiva quell'odore, sapeva che Matt stava per arrivare.
Era un po' come una scia.
 “Che stupida. Ma da quando sono diventata così stupida?” Gettò di nuovo la giacca sulla poltrona e si avviò alla porta, quando notò un pacco di post-it su  uno scaffale insieme ad una penna.
Un'idea le balenò in mente. Senza pensarci due volte, ne prese uno e scrisse l'indirizzo e l’ora dell’appuntamento.
Lo attaccò sullo specchio e scappò via, cercando di non fare rumore chiudendo la porta.
Aveva bisogno di chiarire questa situazione. Anche se doveva essere ferita, doveva mettere un punto a questa storia. Non voleva perdere il suo amico, ovviamente.
Ma non lo aveva già perso, forse? 
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“Certo, Artie. Sei tu quello carino tra noi. Ricorda che i Dalek avranno sempre paura del Dottore, e mai dell’ultimo centurione.” Disse, scherzando.
“Come vuoi tu, ma non chiamarmi Artie!” Disse Arthur, dal fondo del corridoio.
“Okay, Artie.” Disse Matt, chiudendosi la porta alle spalle e ridendo tra sé.
Era stata una giornata davvero pesante, in ogni senso. Le battute non gli erano venute in mente, perchè per la testa aveva tutt'altro.
Inutile dire che la presenza di Karen non aveva fatto altro che peggiorare le cose.
Non riusciva a smettere di pensare alla sera precedente.
Perché si era lasciato andare così? Non era certo dei sentimenti della ragazza, e l’aveva baciata comunque. Aveva rovinato tutto, e lo sapeva. Non sapeva nemmeno come rimediare: parlare era fuori questione, almeno per un po’.
Fiori? Cioccolatini? Peluche?
Roba troppo scontata. 
Decise di buttarsi sulla poltrona di fronte allo specchio per rilassarsi un po’.
Si girò verso lo specchio per controllare i capelli, e notò un post-it attaccato nell'angolo in altro.

Blackfriars Bridge
07:30 P.M.
Stanotte
Karen


Rilesse quel biglietto più di dieci volte, perché i suoi occhi stentavano a credere a quello che vedevano. 
Karen voleva vederlo? E per quale assurda ragione? 
Oh, no. Non era assolutamente pronto a parlarle. Non era pronto ad essere messo di fronte alla realtà. Non poteva averla davanti a sé e non poterla baciare, non poteva semplicemente lasciarla andare dicendo “Restiamo amici come prima.” Non poteva. 
Non voleva.
Ma non poteva nemmeno tirarsi indietro. Se lei voleva parlargli, allora lui doveva farsi coraggio e accettare qualsiasi conclusione.
Non poteva farci nulla.

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Karen arrivò con mezz’ora di anticipo.
Faceva freddo, e neanche il cappotto di lana riusciva a riscaldarla.
Forse aveva bisogno di un altro tipo di calore.
Si affacciò al ponte e vide la lunga distesa nera che era il Tamigi.
L’odore di acqua stagnante si alzava sul ponte, ma lei non ci fece molto caso perchè adorava quell'odore.
Anche se era di origini scozzesi, aveva imparato ad amare quella città un po’ buia e cupa, ma piena di vitalità.
Alla fine, Londra è sempre Londra.
Nessun altro posto riesce a dare le stesse sensazioni che dà quella città. Per non parlare della sera. Quando tutte le luci della città si accendono e tutto sembra animato da un pizzico di magia.
Forse era proprio lì che la città prendeva veramente vita.
Persa nei suoi pensieri, Karen non si era accorta dell’ora. Erano quasi le otto e cinque, e di Matt nessuna traccia. Avrebbe aspettato altri dieci minuti, poi sarebbe andata via.
Si girò di nuovo verso il Tamigi, quando qualcuno la chiamò da lontano.
Karen?” 
Conosceva quella voce. L’avrebbe riconosciuta ovunque.
Matt.
“Ehi.” Disse lei, voltandosi.
“Ehi, disse il ragazzo, accennando un sorriso. “Bell’idea quella di entrare nel mio camerino e prendere i miei post-it e la mia penna per scrivere un invito a me.” 
Karen sorrise. “Spero che non ti abbia dato fastidio il fatto che io sia entrata nel tuo camerino di nascosto. Sai, un camerino aperto è parecchio invitante.” Disse, scherzando.
“Lo so, lo so. Ma sai che dimentico sempre tutto. Non vorrei rimanere chiuso fuori dal mio camerino e sentire Arthur deridermi per tutto il set. Sarebbe… imbarazzante.” Disse Matt, pensandoci su.
Risero entrambi. Quando tornarono seri, calò un silenzio imbarazzante fino a quando Karen non decise di parlare.
“Ho pensato a lungo alla scorsa notte. E non sono giunta a nessuna conclusione.” Disse la ragazza, cercando di evitare lo sguardo per non sentirsi ancora di più in imbarazzo.
Matt rimase silenzio.
Non sapeva cosa dire, perché neanche lui era giunto ad una conclusione.
O almeno una conclusione che non lo facesse soffrire. 
“Sì, anche io.” Disse il ragazzo.
“E immagino che neanche tu sia giunto ad una conclusione. Di bene in meglio.” Disse Karen, facendo un sorriso stanco.
“Matt, mi dici come siamo arrivati a questo? Io… davvero non riesco a capire. Non riesco più a guardarti nello stesso modo, diamine! Mi sembra di essere in continuo imbarazzo. E non riesco a sopportarlo.” Concluse tutto d’un fiato la ragazza. 
Matt guardava dritto di fronte a sé perché non aveva il coraggio di guardare Karen.
Sapeva che era solo colpa sua e dei suoi stupidi sentimenti. Non avrebbe dovuto baciarla, non avrebbe dovuto provare quello che invece provava. 
“Non lo so, Kaz. Non lo so davvero. E’ successo tutto a causa mia, ne sono consapevole. Credimi, anche io non mi sento a mio agio con te. Stamattina, quando hai detto di essere stanca a causa del cane dei tuoi vicini –pessima scusa, tra l’altro-, volevo solo allontanarmi da te, perché era troppo vederti in quello stato.” Disse Matt, ora voltandosi verso di lei. “Ma sai cosa? Non ho potuto farlo, perché solo il pensiero di stare lontano da te mi uccide. Mi lacera dentro e non so come fare per farlo smettere. Non avrei mai dovuto innamorarmi dei tuoi occhi, della tua risata, delle tue labbra: di te. E’ tutto sbagliato e ne sono totalmente consapevole, ma non posso fermarlo. Ci sono dentro fino al collo e non c’è nessuno dall’altra parte a tendermi una mano per farmi uscire da tutto questo. Non voglio ferirti, Karen. Voglio solo stare con te. Perché ti amo, e voglio amarti.” 
Dichiarò alla fine Matt, prendendo fiato per il lungo discorso fatto.
Karen non sapeva cosa dire. Mentre Matt parlava, la sua mente cercava mille parole per spiegare quello che lei provava. Ma poi quelle due paroline sono uscite dalla sua bocca.
Ti amo.
Ed ora non sapeva davvero cosa fare.
Rovinare definitivamente l’amicizia oppure cercare di dimenticare, per quanto possibile, e andare avanti con la solita vita?
Stava ancora cercando qualcosa da dire, quando il ragazzo disse “Sarà meglio che vada. Ci vediamo e… scusami.”
Scusa di cosa? 
No, doveva fermarlo.
“Matt, aspetta.” Disse la ragazza, prendendolo per un braccio. "Torna qua, resta."
“Cosa?” Disse, il ragazzo, a metà fra la felicità e lo stupore.
“Matt, io... fino a ieri ti avevo sempre considerato un grande amico, qualcuno con cui poter scherzare ed essere me stessa senza preoccuparmi di nulla. Credimi, non avrei mai pensato che tu... cioè, che noi... andiamo, che tu potessi provare un sentimento diverso dall'amicizia, per me. Ma poi mi hai baciata, ed io sono corsa via come una ragazzina perchè avevo un miscuglio di sensazioni contrastanti dentro me. Ed ora non trovo parole per spiegare quello che sto provando in questo momento; francamente, non credo nemmeno esistano. Ma qualcuno ha detto che un gesto vale più di mille parole. E aveva ragione."
E poi successe, e fu come se il tassello mancante di un puzzle si fosse messo al proprio posto.
Karen si sporse verso Matt per baciarlo, e fu bellissimo. Si sentivano come in una cupola di vetro.
Il ragazzo le prese il viso tra le mani e continuarono a baciarsi per dieci minuti buoni. Il mondo sembrava lontano anni luce da loro. In quel preciso instante, c’erano solo loro; solo Matt e Karen che finalmente si lasciavano andare dimenticandosi di tutto e di tutti. 
Erano mesi che Matt desiderava tutto questo, ed ora che finalmente poteva assaporare le sue labbra, sentire il suo profumo da così vicino e affondare le dita nella lunga cascata di capelli rossi, si sentiva come se un milione di velociraptor nello stomaco stessero ballando il boogie woogie.
E si sentiva bene.
Benissimo. 
Si staccavano ogni tanto solo per riprendere fiato e sussurarsi un “ti amo” o un “sei bellissima” e sorridere sulle labbra dell’altro.
Sembrava tutto così surreale e allo stesso tempo meraviglioso. 
Karen si staccò dalle sue labbra e lo guardò finalmente dritto negli occhi.
Erano di un verde brillante.
Lo stesso verde brillante che continuava ad apparirle davanti agli occhi ogni volta che li chiudeva.
“Quindi ora che faremo?” Disse la ragazza, con un mezzo sorriso, stringendosi a lui.
“Bhè, potremmo scalare l’Everest, guardare tutte le stagioni di Glee, mangiare patatine al formaggio tutta la sera, guardare due lucertole che lottano o… o potremmo semplicemente essere i soliti Matt e Karen che si punzecchiano ogni giorno per qualsiasi cosa. Solo che questa volta potrei zittirti con un bacio.” Disse il ragazzo, sorridendo, dandole, poi, un bacio sulla fronte.
“Mh, proposta allettante, Smith. Ma voglio ancora le patatine al formaggio.” Scherzo Karen.
“Affare fatto, Pond.” Disse, e la baciò di nuovo, questa volta sulle labbra, stringendola ancora di più a sé.
"Che ne diresti di fare quella maratona di Glee di cui parlavi prima? Mangiando patatine al formaggio tutta la sera, ovviamente." Disse la ragazza, sorridendo.
"Ecco perchè mi sono innamorato di te." Disse Matt, stringendole la mano.
Si allontanarono lungo il ponte mano nella mano, senza più segreti l’uno con l’altra e liberi di essere finalmente se stessi ed esprimere i loro sentimenti.
Sapevano di appartenersi, alla fine, e l'attesa di Matt non aveva fatto altro che rafforzare quel legame.
Un po’ come Amelia Pond, che aveva aspettato anni prima di incontrare il suo dottore stropicciato di nuovo.
Il Dottore e la sua Amy.
Matt e la sua Karen.


FINE.





Angolo autrice: Weeeeeeeeeeeeeell, sono in imbarazzo. *si nasconde*
Okay, vorrei iniziare ringraziando tutte le persone che leggeranno questa piccola OS.
E' la prima storia che scrivo, e sono un po' (molto) emozionata.
Inoltre, vorrei ringraziare la mia beta Ivana, autrice di "Blur" (che vi consiglio assolutamente). Senza il suo prezioso aiuto, adesso non sarei qui.
PS. Se ci sono errori, prendetevela con lei! Scherzo, Ivols. <3
Un grazie speciale va ai miei amici che mi sopportano (e supportano) ogni giorno.
Ire, Anna, Giuls, Vane, Lucio e Maira.
Ragazzi, vorrei avervi qui con me.
Ovviamente, ringrazio Karen e Matt per essere così shippabili.
Allons-y!





 
  
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