Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Jessy87g    24/04/2008    12 recensioni
Sesshomaru la guardò allontanarsi, senza perderla di vista fino all’istante in cui scomparve. Strinse rabbioso i pugni: non era ancora venuto il momento. Ma, sul suo onore, si sarebbe vendicato…a qualunque costo. Avrebbe assaporato ogni singolo spasmo di dolore di quegli occhi insolenti, finché quella maledetta lingua velenosa non gli avesse chiesto pietà con un ultimo grido straziato.
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A






CAPITOLO 28.


“Alma ausente.”



“Essa canta e sorride
e il rimorso m'assale.
Me, cagion del fatale
mal che l'uccide!”


( Bohème, G. Puccini )




Una folata di vento gelida, violenta sospinse ancora una volta, implacabile, l’onda dello scuro mare in tempesta; fino a farla schiantare di nuovo contro gli aguzzi scogli che spuntavano come artigli da un’acqua nera. Il cielo plumbeo sovrastava imperioso quell’estremo lembo di terra; trafitto, a tratti, da un pallido riverbero di sole, subito soffocato dall’imponenza delle nubi che lo soffocavano con i loro molteplici strati.
La gitana, scossa da un brivido di freddo, si sistemò sulle spalle il lungo tabarro che ormai l’accompagnava fedele dal primo giorno che aveva messo piede in Scozia e si sporse leggermente verso lo strapiombo che si apriva a pochi passi da lei, precipitando tra quei flutti selvaggi.
Da due anni a quella parte, non aveva mai mancato di recarsi giornalmente il quel luogo che l’aveva rapita con il suo tetro fascino.
A dire la verità tutto quel paese possedeva, ai suoi occhi, una triste, ma dolcissima malinconia: quella stessa malinconia che la stava frantumando, giorno per giorno, da dentro, con lavoro lento ma implacabile.

“Ancora qui, Rin?”
Una voce profonda, a tratti calda, la fece voltare di scatto, come se non si aspettasse quell’interruzione.
“Mi piace molto questo posto.” annuì essa chinando appena la testa, prima di posare un bacio di sfuggita sulla labbra del nuovo arrivato “Qui riesco a riflettere..a ricordare..”
“..ricordare?” ripeté il demone, con tono interrogativo, volgendosi a sua volta verso la distesa del mare, che si apriva immensa davanti a loro.
“Si..mi piace ripensare al passato, farmi tornare alla mente alcuni momenti della mia vita, ai quali non avevo più pensato..”
Sesshomaru, a quelle parole, si irrigidì appena, riuscendo a fatica a mitigare l’evidente di disappunto che traspariva dal volto: era per lui uno straziante tormento dover assistere, impotente, al radicale cambiamento che la lontananza dalla terra natia aveva provocato nella gitana.
Quando l’aveva conosciuta, sarebbe stata una cosa inaudita per lei pensare, anche solo per un momento, al passato; tutta la sua vita era costantemente incentrata sul presente e, a tratti, proiettata verso il futuro.
Adesso Rin, o almeno quel fantasma che aveva le sue fattezze, viveva solamente nell’illusione di un qualcosa che non sarebbe più stato.
Anche lo stesso amore per il compagno, immenso e profondo, metteva in risalto quella radicale rivoluzione che si era perpetrata dentro di lei: niente più leggerezze, niente più incostanza; solo una sincera coscienza della sua vitalità.
“Sei così tanto cambiata che faccio fatica a riconoscerti, zingara.” Le sussurrò Sesshomaru in modo vagamente canzonatorio, ma dal quale traspariva una grande preoccupazione.
“La mia anima, la mia identità è indissolubilmente legata alla mia terra..” mormorò la donna, appoggiando dolcemente la testa al petto di lui e circondandosi con le sue braccia. Lord Langston la lasciò fare in silenzio, angosciato dall’espressione malinconica che le traspariva dal bel volto, dal quale i vaghi tratti della fanciullezza erano completamente scomparsi per far posto ad un’espressione grave e matura “Separarmi dalla mia terra è stato come strappare una parte di me…E’ inutile ricercarla nei miei occhi, nel mio viso, nelle mie parole…Ormai è morta per sempre.”
“Vuoi tornare a casa?” chiese egli, cercando di dissimulare il tremore nella propria voce.
“No, no Sesshomaru. Separarmi da te..no mai. Ho preferito perdete la mia identità che il tuo amore: non so se sia giusto o meno..ma è la scelta migliore, per entrambi.”
“Come credi che possa guardarti sereno il volto, sapendo che soffri a causa mia? Pensi davvero che io non mi accorga di questa sorta di nostalgia che ti sta allontanando da me, che ti sta conducendo in un posto in cui io non posso venirti a riprendere?!”
Rin sorrise a queste parole e, sfiorandolo dolcemente con una carezza, si affrettò a rassicurarlo.
“Tranquillo, Duca; tu non hai colpa. La vita è così: a volte dà..a volte ci strappa via tutto. Per fortuna io ho te: ti prego, godiamoci questo tempo che ci è concesso insieme e non discutiamo più di argomenti così tristi.”
“Credo sia la cosa migliore.” sospirò il demone, ancora non del tutto convinto ma desideroso di abbandonare quel discorso.
“Certo che dopo questa dichiarazione spassionata potresti anche ammettere che mi ami.” Ridacchiò la donna, cercando di riprendere il tono spensierato che ormai non le apparteneva più.
“Le parole sono vane e superflue, zingara: troppo spesso si dimenticano e troppo raramente sono veritiere.” si difese egli, con un mezzo sorriso “Invece le azioni..sono quelle che contano davvero.”
Per Sesshomaru ammettere ad alta voce di amare quell’umana sarebbe stata, nonostante tutto, una vera e propria catastrofe: si limitava ad esserne consapevole – il che, a dire la verità, era già una mezza catastrofe per il proprio orgoglio – e Rin lo conosceva abbastanza bene per attendersi da lui qualcosa di diverso.
Tuttavia, mano a mano che egli si accorgeva del cambiamento della donna, la paura di perderla, questa volta per sempre, lo aveva portato ad accantonare almeno in parte la propria freddezza. Un passo difficile e sofferto..e pure sembrava non bastare a riportarla con sé: essa sprofondava sempre di più in una strana tristezza..in un mondo fatto di malinconia nostalgia al quale lui non aveva accesso.
Ogni giorno che passava il tormento era maggiore. L’amara consapevolezza di essere in realtà lui stesso la causa del male senza nome, che la consumava pian piano, era insopportabile. A volte stava intere notti ad osservarla in silenzio mentre dormiva, cercando di scorgere in quel viso impallidito una cura..o almeno un perché.
Non sapeva che c’era molto di più di quanto immaginasse.
O, semplicemente, si rifiutava di accorgersene.

“Ma quante belle scuse!” lo rimbrottò la donna, puntandogli un dito al petto “Avresti potuto avere un brillantissima carriera come avvocato..”
“Sul mio onore, giuro che non sono scuse.”
La gitana si voltò di nuovo verso di lui, indietreggiando di pochi passi, così da poterlo osservare il viso.
“Dimmi la verità Sesshomaru, di cos’hai paura?”
“Prego?”
“Il pensiero di quale terribile disgrazia ti trattiene dal palesare i tuoi sentimenti?! Adesso che siamo solamente io e te, qui, da soli; dopo tutto quello che abbiamo passato…perché continui a mettere il tuo orgoglio tra di noi?”
“Guarda tutto quello che ho fatto per, Rin.” si difese il giovane, leggermente irritato “Non capisco per quale motivo due misere parole possano cancellare tutto questo, o dargli un significato! Non lo trovi dannatamente ingiusto nei miei confronti?!”
Mentre pronunciava la sua breve arringa; osservava, severo, l’espressione della donna che gli stava innanzi.
Non avrebbe mai creduto che sarebbe potuto accadere; tuttavia non riusciva a non stupirsi di quanto quella figura, prima così diversa, adesso assomigliasse in maniera impressionante a Kagura. Quell’aria grave che le illuminava il viso di una misteriosa tristezza, i movimenti lenti e calcolati, la voce fresca e squillante che aveva lasciato il posto ad un tono caldo e pacato: tutti questi cambiamenti le donavano sicuramente un fascino maggiore, ma non suo.
“Perdonami..” sussurrò essa, abbassando leggermente il volto per non far vedere gli occhi gonfi di lacrime.
“Perché questo ti fa soffrire così tanto?” chiese il demone stupito da quel comportamento; sebbene in fondo al proprio cuore una crudele voce gli mormorava la tremenda verità, che egli non era pronto ad accettare.
“E’ perché ho paura di non sentirmelo dire mai..”
“C’è tempo.” la rincuorò Sesshomaru, con un mezzo sorriso “Forse un giorno riuscirai a farmi completamente impazzire...e otterrai tutto quello che vuoi.”
“Ma se il tempo non ci fosse?!” esclamò la zingara, afferrandolo di scatto per la manica della giacca, con un trasporto tale da dare adito a qualsiasi sospetto. “Se tempo non ci fosse…Non voglio morire senza aver sentito la tua bocca pronunciare quella frase che aspetto da più di due anni!”
Sesshomaru sentì gelarsi il sangue.
“Rin, che razza di discorso stai facendo?! Che diavolo ti succede?”
“Niente…niente.” cercò di ricomporsi la donna, con un sorriso spento. Maledicendo quell’attimo di debolezza che aveva rischiato di smascherarla. “Lo sai che quando parliamo di queste cose finisco sempre per perdere il controllo e, magari, finisco anche per esagerare. Non farci caso. Anzi...lasciamo perdere il discorso…è inutile litigare per queste cose..”
“Rin,” cercò egli di interrompere quel flusso sconclusionato di parole “sei sicura che vada tutto bene?”
“Certo che va bene.” rispose la donna, col tono più rassicurante che riusciva a trovare.
Ma non potè terminare la frase che una tosse improvvisa le troncò le parole in gola; scuotendo per secondi che parvero interminabili quel piccolo corpo, con così tanta violenza da sembrare che la dilaniasse da dentro.
Rin teneva una mano contro la bocca e con l’altra si reggeva il petto, come se premendolo potesse attutire il dolore lancinante proveniente dai polmoni; mentre Sesshomaru la teneva stretta per le spalle, temendo che potesse cadere in terra da un momento all’altro e la osservava attonito.
“Mio Dio che tosse!” esclamò, scuro in volto; dopo essersi accertato che la crisi fosse passata “Manderò subito Inuyasha a chiamare il dottore.”
“Non importa, stai tranquillo. E’ colpa di questo clima freddo e umido; non ci sono abituata…è naturale che un po’ ne risenta.”
“Ragione in più per farti visitare.”
“No...no…è una cosa passeggera. Non preoccuparti per così poco.”
“Non mi interessa; adesso vado a dire a mio fratello di chiamare il medico e tu ti farai visitare. Non voglio sentire storie. E’ un ordine.” si impuntò Lord Langston, stavolta con un tono che non ammetteva repliche.
“Solo a patto che il medico sia molto discreto.” rispose la donna, seria; per poi aggiungere subito dopo, in risposta allo sguardo interrogativo del compagno “Non vorrei che andasse in giro a spifferare che c’è una zingara che abita nel palazzo dei Langston...non dimenticarti che se ci scoprono..”
“Non temere; è un uomo affidabile. Un vero scozzese: serio e taciturno; non darà problemi.”
“D’accordo Duca; affare fatto.” cedette la gitana, non senza qualche remora. “Adesso torniamo a casa.”
Sesshomaru, stette per un lungo istante a fissarla in modo apparentemente indecifrabile; come se cercasse di leggere nell’insolito pallore del suo viso quella verità che non poteva carpire dalle labbra.

Stava per voltarsi e dirigersi verso il proprio castello, quando un’insolita paura, un timore senza nome gli attanagliò improvvisamente il cuore, costringendolo a pronunciare quelle parole che non si sarebbe mai aspettato di sentir uscire dalla propria bocca:ì. Un’angosciosa sensazione, insinuatasi nel suo petto, lo supplicava di compiere quell’ultimo, singolare atto di carità.

“Ti amo.”

Due semplici parole, pronunciate con una solenne, profonda gravità: quasi che il loro stesso peso le schiacciasse materialmente nella gola.

Rin, basita da quell’inaspettato dono, senza più riuscire a trattenere le lacrime, si avvicinò a lui in silenzio e con uno sguardo traboccante di gratitudine; nascondendo tra le pieghe della veste la mano destra leggermente sporca di sangue.

Per la prima volta il suo volto risplendeva di una profonda serenità: rassicurata dalla certezza che almeno non sarebbe stata condannata all’estremo supplizio di sopravvivere a se stessa.



“…Non c'è amore che non dia dolore
non c'è amore che non ferisca
non c'è amore che non lasci il segno
e non meno l'amore di patria che l'amore per te
non c'è amore che non viva di pianto
Non esistono amori felici
ma per noi due c'è il nostro amore.”


(Non esistono amori felici, Louis Argon)






.Fin.






------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


L'11 dicembre 1813 Napoleone strinse una pace separata con la Spagna con il Trattato di Valençay, attraverso il quale avrebbe riconosciuto Ferdinando come re di Spagna in cambio della cessazione completa delle ostilità.
Ma gli spagnoli non avevano nessuna intenzione di credere e continuarono i combattimenti.
L’ultima battaglia per la liberazione dagli oppressori fu il 10 Aprile 1814; quando Napoleone aveva oramai abdicato.


------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Nota d’Autore:

Dopo questa conclusione presumo che qualcuno sarà scontento, altri saranno soddisfatti e forse, molti, ne rimarranno indifferenti; tuttavia mi sembra doveroso avanzare delle spiegazioni.
La prima, lo ammetto, è da rintracciare in un mio perverso amore per il Romanticismo e tutto ciò che ne consegue; e, sicuramente, a questo fatto sono da legare entrambi i mali che affliggono la protagonista, uno nell’anima, l’altro nel corpo: la nostalgia della Patria (tema di cui parlerò nella seconda motivazione) e la Tubercolosi; malattia di gusto squisitamente romantico dagli infiniti rimandi letterari e musicali (e chi ha letto la “Signora delle Camelie” o ha ascoltato “Boheme” o molte altre opere sa a cosa mi riferisco).
La seconda motivazione – ma prima come ordine di importanza – va ricercato nella figura stessa di Rin, con la quale ho aperto e concluso questa storia. Oltre ad un personaggio vero e proprio, con difetti e debolezze; essa è anche, e soprattutto, un simbolo: il simbolo di un’intera minoranza tanto profonda e affascinante quanto perseguitata ed oppressa. Dunque, avendo questo personaggio un compito di tale rilievo, non potevo certo lasciare che sopravvivesse alla sua stessa identità; privando così di un senso la sua esistenza e facendole il torto di lasciarla cadere nella banalità di un semplice finale “e vissero felici e contenti”, ignorando ogni sorta di problema legato al distacco dalla propria terra e quindi da se stessi.
In pratica: non si vive di solo amore.
Su cosa farà Sesshomaru dopo la scomparsa di Rin, l’autrice preferisce tacere a lasciare che l’immaginazione delle lettrici, a seconda della propria inclinazione, completi la storia.
Lascio a voi immaginarvi se tornerà con Kagura, morirà di disperazione, cercherà un modo per rientrare in società..o chissà cosa.


Per quanto riguarda la prossima fiction – che inizierò a scrivere tra un po’ di tempo credo, visto che il periodo esami è sempre più vicino -, credo dovrò dare una piccola delusione al Rin-fandom (tuttavia spero continueranno a seguirmi ugualmente): la protagonista sarà probabilmente la mia adorata Kagura.
L’idea per l’ambientazione mi è venuta dalla lettura di “Scènes de vie de Bohème” di Murger: quindi lo scenario sarà la Parigi di fine ottocento, più precisamente il Quartier Latin.
Probabilmente sarà una raccolta di diverse scene, con qualche accenno alla prolifica letteratura dell’epoca (niente di pretenzioso naturalmente).


Detto questo, vorrei ringraziare tutte coloro che mi hanno seguito in questo lungo lavoro, quelle che hanno messo questa storia nei preferiti e coloro che hanno avuto la pazienza e la costanza di commentare capitolo per capitolo, permettendomi di continuare questa fiction fino alla fine.

lollyna: Grazie mille per la costanza con cui hai seguito entrambi I miei lavori: sono davvero onorata. Spero il prossimo non deluda le tue aspettative :)
Blackvirgo: Mi dispiace di aver potuto leggere I tuoi bellissimi commenti solo negli ultimo due capitoli: sono molto profondi e, soprattutto, riescono a cogliere in pieno il messaggio che cerco di mandare. Grazie davvero.
thembra: Cara..grazie mille per i tuoi commenti e di avermi sempre seguito, sia su questo sito, sia sull’altro ;)
KaDe: ..ed io devo ringraziare te per averla letta! Sono felice che ti sia piaciuto. Spero ti piacerà anche la prossima nonostante la protagonista sia Kagura e Rin rimarrà un’adorabile bambina.
rosencrantz: Et voilà..la tragedia è servita ;) – anche se, a dirla tutta, preferisco non chiamarla tragedia perché c’è una tranquilla accettazione del proprio destino -..però le lacrime e la morte non mancano mai.
Ti ringrazio per avermi seguito e commentato, nonostante sappia che questo genere non è proprio il tuo preferito; è un vero onore ricevere i complimenti da una scrittrice bravissima come te!
MARTY_CHAN94: eh eh..credo che la paura sia diventata concreta. Spero comunque che l’abbia apprezzato lo stesso. Grazie per aver commentato sempre e puntualissima.
eiby: Non preoccuparti se non hai potuto recensire! Sono contenta che questa storia ti sia piaciuta; è davvero un piacere sentirselo dire. Spero che ti piaccia anche la prossima, anche se probabilmente sarà un po’ “strana”.


Alla prossima,
Jessica




  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Jessy87g