Bow out of the game
There's
nothing left to say
'cause You don't want to try
and I don't
want the pain
Non
potevo fare
niente.
E neanche dovevo.
Ogni cosa che avremmo potuto
aver condiviso nei nostri ultimi tredici anni di vita gomito a
gomito, quel giorno si è concluso nello stesso momento in
cui la
fede aveva avvolto l'anulare sinistro del dottor John Hamish Watson.
Avevamo provato, volevamo. Vogliamo. Ma non possiamo.
Non
posso illudermi che quanto successo non abbia ferito anche lui,
eppure troppe volte mi sono sentito dire che avrei voluto sabotare la
relazione che ha con la signori-- signora Mary Watson.
Non posso
dare a lei la colpa di niente.
Entrambi sapevamo che il pensiero
comune non avrebbe mai visto di buon occhio due uomini assieme.
Neanche accarezzarci va più bene.
È sconveniente.
Questa
consapevolezza non mi rende e non mi ha reso le cose meno difficili.
Farlo
scendere dalla
mia carretta, al suono di quelle cornamuse, è stato l'ultimo
momento
che avrei potuto considerare nostro.
Gli ho aggiustato ciò che
restava della sua camicia militare, gli ho stretto la mano e poi l'ho
condotto in chiesa.
Mano nella mano.
Solo Dio – o forse
Satana – sa quanto il mio petto abbia tremato per quello
sguardo
che ci siamo scambiati.
Tutt'oggi voglio illudermi che mi abbia
stretto non perché malfermo sulle gambe, data l'ubriacatura
non
indifferente della sera precedente, piuttosto perché mi
voleva con
sé. Davanti alla sua futura moglie, a parenti, amici e
conoscenti,
Watson sceglieva me.
Sotto la comune decenza, sotto il volere
della sincerità della funzione, sotto lo sguardo brillante
di Mary,
egoisticamente voleva sentirmi vicino.
E io ci sarei stato.
Debbo ammettere, comunque, che il fatto di essere i peggiori
messi in arnese di tutto il matrimonio mi aveva fatto sentire
più
vicino a quell'uomo che avrei voluto e vorrei per me. Tutti gli
invitati impomatati, eleganti, puliti e profumati per quel patto da
stringere davanti ad un Signore che sta in cielo tramite un uomo in
tunica, erano l'apoteosi dell'apparenza.
La mia giacca era lacera
e sporca come ciò che mi tamburellava nel petto.
Eravamo seduti
davanti all'officiante, sulla prima panca. Dietro di noi tutte quelle
persone fintamente felici – fintamente perché
finta era
quell'unione, io lo so – per i coniugi commossi.
Possono dire
di me quel che vogliono, ma io conosco John Watson e lui conosce me.
Ed io ho visto la tiratura del suo sorriso all'entrata di Mary.
Nonostante tutto
trovai opportuno rimanere fedele al mio personaggio, e mi assopii
sulla seduta, intanto che aspettavamo la sposa.
Quando partì la
marcia nuziale e Mary fece il suo ingresso, tutti si sollevarono in
piedi e la cara, cara tata Hudson –
seduta dietro Watson –
mi picchiettò sulla spalla, avvertendomi con tutto il
disappunto del
caso data la mia grave mancanza di rispetto, che avrei dovuto
adempire ai miei doveri di testimone.
Mi riscossi e sbattei un
paio di volte le palpebre, prima di posizionarmi davanti al mio amico
e guardarlo in viso; solo io e lui, un'ultima volta, come a Baker
Street.
Avevo perso, ma lui aveva trovato. Sarebbe stato felice.
Gli sistemai il bavero sudicio alla meno peggio, insieme alle
rose bianche che adornavano il taschino. E una nuova volta mi
incatenò ai suoi occhi, e io gli sussurrai mutamente quanto
stavo
provando in quel momento. Ci capimmo, ci annuimmo.
Holmes e
Watson, ancora.
Prima che me lo strappassero via dalle mani.
It's time to
let You go
and bow out of the game
and maybe We will find
the
answers throught the blame
Mary Morstan era
radiosa, sotto il velo bianco che lasciava intravedere il suo viso
delicato.
Watson era rigido e non poteva ingannare me, Sherlock
Holmes, come invece avrebbe potuto fare con la sua consorte e i
partecipanti che osservavano estasiati la nuova coppia.
Le sue
spalle ampie erano tese, le labbra piegate in un'unica linea, le sue
mani tremavano impercettibilmente.
Non era emozione. Io lo
vedevo.
La futura signora Watson scrutò il mio dottore,
probabilmente interdetta dall'abbigliamento ben poco curato e pulito,
o dall'aspetto che rendeva chiaro il fatto che non aveva passato la
notte a prepararsi.
Neanche io, ad onor del vero.
Avevamo
girato tutta Londra sul mio chiassoso marchingegno, trascorrendo le
ore a parlare sotto lo sguardo magnanimo ma vigile della Luna. E per
quanto Watson fosse ubriaco, quella notte era stato per me.
Feci
l'occhiolino a quella donna che avrebbe preso un posto che mai mi era
spettato, annuendole impercettibilmente e voltando il viso davanti a
me, lasciando che il mio sguardo divenisse vitreo. E se Watson mi
avesse visto, sapevo che avrebbe capito che stavo speculando
–
d'altro canto, non è sempre stata la mia
specialità?
Ma Watson
non poteva vedermi: mi dava le spalle. E se anche fossimo stati occhi
negli occhi, non era più nostro diritto chiederci troppo.
John
fece scivolare
l'anello d'oro all'anulare sinistro disadorno di May, suggellando
quella loro unione sotto i miei occhi, che automaticamente si
distolsero.
Ero debole, troppo. Avrei dovuto applaudirli, essere
felice per loro, ma mi stavano togliendo definitivamente Watson; lui
che era stato mio compagno di vita, coinquilino, amico, fratello...
Watson era la metà di me. E per quanto mi sforzassi, le mie
doti
recitative in quel frangente venivano crudelmente subissate dai
sentimenti.
La funzione si concluse, e tutti ci spostammo nel
curato giardino sul retro della chiesa, dove i due neo-sposi
sfilarono tra le due ali di persone che avevano assistito a quel loro
patto eterno.
La gente si complimentava battendo allegramente le
mani, ed i commilitoni del mio amico incrociarono le spade sopra le
teste di John e Mary Watson, che ringraziavano con sorrisi e cenni
della testa quegli invitati che avevano presenziato. Vennero lanciati
petali di fiori rosa, che fluttuarono placidamente nell'aria, andando
a sfiorare i corpi di quella nuova coppia e cadendo poi sul prato,
finendo per essere calpestati.
Forse ero anch'io uno di quei
petali.
Io rimanevo in disparte, ad osservare la folla che
lasciava che i due sposi si trovassero al centro dell'attenzione,
sotto ad un albero i cui rami mi sfioravano i capelli, mossi dal
leggero venticello alzatosi.
Sorrisi appena, e lo feci per lui,
che accompagnava a braccetto Mary, con l'immancabile zoppia che gli
faceva prendere il passo ciondolando.
Battei due sole volte le
mani: una per Watson e una per me.
Per lui, che avrebbe trovato
una coppia accettata e stabile.
E per me, perché ero rimasto solo
come non lo ero dal 1878.
It's time for me to go
Voltai
le spalle a
tutti, perché quello non era il mio posto.
Non ero fatto per
assistere impotente.
Non ero fatto per fingermi felice.
Semplicemente, per quella volta avevo lasciato che John Watson mi
vincesse.
E non me ne sarei pentito.
It's time for me to go, oh
Uscii
dal giardino e
lasciai il matrimonio.
E sapevo che gli occhi limpidi di Watson a
cui appartenevo mi stavano osservando.
Walking_Disaster's
corner:
La
canzone che accompagna la one-shot è Exit Song, dei Sum 41.
Eccovi
il link, nel caso vogliate ascoltarla:
http://www.youtube.com/watch?v=R5gAoq9p-Ww
Dunque...
che dire?
Era già da un po' che mi ronzava in testa la
possibilità di scrivere i pensieri di Holmes durante il
matrimonio,
dato che si guardano, si annuiscono... insomma, lasciano intendere
così tanto. E io ho provato ad immaginarmi Holmes, cosa gli
passa
per la testa quando il suo amico, compagno ed amante si trova legato
a Mary.
Come scritto nell'introduzione, Holmes potrebbe risultare
un po' OOC – temo risulti un OOC, in effetti. In ogni caso
non dico
che sia voluto, perché non lo è, ma ho provato ad
interpretarlo in
modo un po' più umano, perché per quanto sia
così analitico e
razionale, ha dei sentimenti che raramente escono allo scoperto, ma
nel film, il matrimonio li sottolinea abbondantemente tutti (per gli
standard di Holmes) ed io ho provato ad interpretarli.
Detto
questo-
ho un altro progetto in cantiere e spero di poter
pubblicare il primo capitolo tra poco.
Vi anticipo solamente che
sarà moooolto sentimentale, ed Irene Adler avrà
la sua bella parte.
Detto ciò, mi zittisco uwu
Ebbene, se avete uno spicchio
di tempo, fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola recensione!
Intanto ringrazio tutti quelli che leggeranno o anche solo
cliccheranno il titolo della storia <3
WD
OH, quasi
dimenticavo: https://www.facebook.com/WalkingDisasterEFP
nel caso qualcuno volesse aggiungermi per domande, aggiornamenti,
spoilers, chiacchiere e chi più ne ha, più ne
metta!
Solo vi
chiedo di dirmi chi siete con un mp, almeno so dove mi avete trovato
xD