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Autore: Fee17    13/11/2013    0 recensioni
Volevo il controllo di me stessa più di qualsiasi altra cosa. Eppure, in una nascosta parte di me, ho sempre sperato di inciampare nella vita di qualcuno o che qualcuno... inciampasse nella mia. Quel qualcuno lo avrei voluto con quegli occhi fondenti, con quel sorriso che strega, con quella voce che rapisce. Avrebbe dovuto avere il coraggio e la forza di corrermi accanto, di non rubarmi la libertà che da sempre difendevo con le unghie e con i denti e non lo fece, regalandomi, invece, il sogno di una vita, la favola di ogni principessa, l'amore disperato e crudele che ti strappa il cuore dal petto, che toglie il fiato. L'amore che non esiste, ma che, se chiudiamo gli occhi e iniziamo a sognare, popola nei più remoti desideri di ognuno. Lui era un cantante, lei una stupida ragazzina incazzata col mondo e la loro storia immaginaria si chiama "In pieces".
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ecco la prima parte del quinto capitolo.

Charlotte si sentì per la prima volta stranamente nervosa, mentre saliva i gradini fino a fermarsi davanti alla porta di casa della propria migliore amica. Semplicemente non le era mai capitato e anche in quel momento, si disse che non aveva alcun motivo di esserlo, considerando che la ragione per cui era lì era precisamente quella di essere sincera con lei. Come era convinta che tra vere amiche dovesse necessariamente essere.
 Suonò il campanello, attendendo che la ragazza le aprisse e trovandosela davanti pochi secondi dopo, sorridente e di buon umore al vederla, come sempre.
 “Ma buonasera!” 
La salutò la ragazza castana, intenta a sgranocchiare una caramella, lasciando che l’altra la seguisse in soggiorno, senza bisogno di invitarla a entrare, in quella casa dove Lotte si muoveva ormai come fosse propria.
 “Ehilà, come va?”
 La bionda entrò lievemente titubante, chiudendosi la porta alle spalle e guardando l’amica scrollare con noncuranza le spalle. In effetti era una domanda piuttosto inutile, considerando quanto assiduamente si frequentavano. 
“Tutto ok, niente di nuovo” 
Replicò l’amica, guardandola poi allegra e incuriosita.
 “Allora, cosa volevi? Sei qui per una seratina tra noi?”
 
La bionda si morse leggermente il labbro, esitante. 

“Ehm...in realtà no, amo. Avrei già un invito fuori e...ecco, ero qui per parlartene”.
“Ma sei un danno!” Commentò l’altra, con uno sbuffo di disappunto, avendo già immaginato una delle solite piacevoli sere in sua compagnia.
“Va beh, pazienza. Su, sputa il rospo” Attese incuriosita, chiedendosi perché l’amica sembrasse leggermente a disagio.
Lotte attese un istante, incerta, incontrando i suoi occhi attenti, per poi confessare tutto d’un fiato:

“Bill mi ha chiesto di uscire”.

Per un momento il silenzio calò sulla stanza. La ragazza si impietrì, fissandola, schiudendo le labbra per ribattere, ma senza che alcuna parola le uscisse di bocca. Strinse istintivamente i pugni, spiazzata completamente, tanto dalla rivelazione, quanto dalla reazione che quella notizia le aveva appena suscitato.
“…Ah.” Si limitò a rispondere, non trovando parole per esprimere qualunque cosa stesse provando, qualunque sensazione contrastante si stesse agitando dentro di sé. “...L'ho incontrato un paio di volte, dopo quella serata insieme a te” , prese a spiegare Lotte, con una certa ansia di renderle chiara la situazione.
“Abbiamo parlato un po’, mi ha detto che non ne hai più voluto sapere di rivederlo, come immaginavo e quindi, quando oggi mi ha proposto di uscire, ho accettato pensando di non farti nessun torto, però mi sembrava giusto dirtelo...” Prese fiato, attendendo una reazione, sapendo che l’amica non aveva motivo di mentirle, se tutto ciò le avesse dato fastidio. Loro due si erano sempre dette tutto, in fondo.
“Non ti preoccupare, non c'era bisogno che ti prendessi la briga di dirmelo. Vai pure, divertitevi” Commentò la ragazza castana, voltando le spalle all’amica e prendendo a sistemare in giro, per affaccendarsi in una qualunque attività che le permettesse di fingere indifferenza e non guardarla. All’improvviso, stranamente, non si sentiva più affatto in vena di scherzare con lei.
“…Sicura?” Mormorò la bionda, incerta.
“Sì.” Rispose la ragazza quasi in un ringhio, sperando solo che l’altra se ne andasse in fretta e inventando una scusa su due piedi, nell’aggiungere: “Tra l’altro mi sono dimenticata di dover uscire anche io, quindi è meglio se vado a prepararmi. Ci sentiamo eh…”.
“Ok… allora a presto amo, buona serata”. Lotte abbozzò un sorriso, voltandosi poi e avviandosi di nuovo verso la porta, uscendo di nuovo in strada. Sperava non l’avesse presa male, nonostante conoscesse il tono che aveva usato e sapesse che non era dei più tranquilli. Pensò però di nuovo di non aver fatto niente di male, dopotutto, di non aver fatto nulla contro l’amica, piuttosto il contrario. L’aveva cercata di convincere a dare al ragazzo una possibilità, spronandola quanto poteva e ottenendo solo di farla arrabbiare, visto che lei non ne aveva voluto sapere e le aveva intimato di farsi gli affari propri. Non aveva quindi più insistito, rispettando le scelte dell’amica e non forzandola verso qualcosa che non volesse. E non poteva ora buttare via l'occasione che le si è presentata con lui, che fin da quel primo incontro, quando l’avevano trovato a girare per negozi, l’aveva colpita e affascinata come difficilmente altri ragazzi avevano mai fatto.
La ragazza castana chiuse la porta dietro di lei, dopo averla lasciata uscire senza guardarla, rimanendovi appoggiata contro e ritrovandosi inspiegabilmente furiosa. Non ne aveva un apparente motivo, anzi, teoricamente sarebbe dovuta essere del tutto indifferente a quella situazione, non stava forse andando tutto come previsto? Lui era uscito dalla sua vita, si era messo evidentemente il cuore in pace e l’aveva lasciata perdere, era proprio quello che lei sperava di ottenere. Era del tutto libera. Eppure in quel momento, non si sentì affatto tale. Scosse la testa con rabbia, sbuffando nervosa e non potendo fare a meno di desiderare una qualunque distrazione, per non dover pensare, per rimuovere quelle sensazioni assurde che all’improvviso l’avevano invasa, andando in camera e prendendo a prepararsi davvero, con tutta l’intenzione di passare una serata in allegria, senza rimanere a rodere su qualcosa che nella sua vita non aveva la minima importanza. Che non doveva avere la minima importanza.

Una serata diversa. Era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento, in cui lo stress ricominciava a farsi sentire, le pressioni della casa discografica e del manager non lo lasciavano respirare e di nuovo ogni aspetto della propria vita lo faceva sentire un uccello in gabbia, fra l’altro sull’orlo di un esaurimento nervoso. Ad essere sinceri, Bill non sapeva se gli uccelli in gabbia fossero soggetti ad esaurimenti nervosi, ma senz’altro la trovava una definizione calzante per il proprio stato d’animo. Non quella sera però. Si rilassò sul comodo sedile della propria BMW, pensando solo che lo aspettava una serata piacevole in compagnia di una ragazza. Certo, non della ragazza a cui, per quasi una settimana, aveva continuato a pensare con un misto di rimpianto e rancore, dopo essere stato liquidato con freddezza, prima ancora che qualunque cosa tra loro potesse davvero iniziare. Forse si era fatto già troppi film, troppe illusioni assurde, da inguaribile sognatore qual era, eppure aveva davvero avuto la sensazione che quella misteriosa ragazza, scostante e strana quanto sorprendente, non sarebbe stata una qualunque. Non lo era stata nemmeno per quel poco tempo che aveva passato con lei, per quel poco che avevano condiviso. Ma di certo non sarebbe rimasto tutta la vita a rimpiangere una storia mai iniziata, poco ma sicuro. Era con quel pensiero, che aveva iniziato a conoscere meglio la ragazza bionda, la sua amica. L’aveva rincontrata non del tutto casualmente qualche giorno prima, girovagando cocciutamente dalle parti dove viveva la ragazza misteriosa. Ricordando che la sua compagnia l’aveva salvato dall’imbarazzo dell’ultima disastrosa serata passata con l’altra, si era fermato a salutarla. Da allora si erano sentiti qualche volta e il ragazzo aveva scoperto di trovarsi a proprio agio con lei, a giudicare da quelle conversazioni vivaci e gradevoli. Invitarla fuori quella sera gli era sembrata una buona idea, e mentre fermava la macchina sotto casa di lei, guardandola avvicinarsi subito sorridente, era ancora di questo avviso.
“No, è una cosa veramente stupida, ma ti assicuro che non è da tutti riuscirci”
“Ma smettila, scommetto che non ci vuole niente!”
“Avanti, provaci allora!” Lotte ridacchiò, incrociando le braccia sul tavolino e rimanendo a fissare divertita il moro, che con aria concentrata brandiva la cannuccia del proprio cocktail, ormai finito, tentando di sollevare, aspirandoli, i cubetti di ghiaccio dal fondo del bicchiere, con evidente impegno e nessun risultato, nonostante gli sforzi titanici.
“Mi è caduto! Dai, ma l’hai visto, ci ero quasi riuscito” Esclamò, fissando con aria indignata il cubetto incriminato, scatenando nuovamente le risate della bionda seduta di fronte a lui, sollevando quindi lo sguardo su di lei e sbuffando imbronciato.
“Te l’avevo detto!”
“Sì va beh, ma secondo me c’è il trucco”
“Ma quale trucco, non sei capace Bill, rassegnati” Gli sorrise lei, rubandogli l’altra cannuccia e mostrandogli la propria superiorità, eseguendo perfettamente il giochino e guardandolo soddisfatta.
Lui assunse un atteggiamento da divo, commentando con un sopracciglio inarcato: “E’ solo perché è una cosa stupida. E io non posso fare cose stupide, sono troppo avanti”.
“Invece secondo me, una volta a casa, ti metterai ad allenarti per tutta la notte fino a imparare, solo per non darmi la soddisfazione di averti umiliato” Commentò lei prontamente, ammiccando e costringendolo ad abbandonare il cipiglio per seguirla in un’ennesima risata.
“Accidenti, come l’hai capito?” Scherzò guardandola sganasciarsi all’idea. Sembrava così semplice ridere, con lei.
“Sarà che non mi sembri il tipo da arrendersi facilmente, Kaulitz” Gli ammiccò la ragazza, ricomponendosi un po’ e rimanendo a guardarlo sorridente.
Sorrise anche lui, sapendo che la bionda aveva colto nel segno, eppure trovandosi a ripensare per un momento al proprio ultimo fallimento, a quell’altra ragazza che non era riuscito a conquistare, per la quale forse non era stato abbastanza caparbio da lottare. Allontanò rapido quel pensiero dalla mente. Non era affatto così, lui non aveva niente da rimproverarsi. Era lei che forse non meritava tanto, lei che era stata così sfuggente e fredda da impedirgli anche solo di avere una possibilità. E ormai era un capitolo chiuso. Tornò a concentrare le proprie attenzioni sulla ragazza che era lì con lui, non faticando a ritrovare il buon umore. Non si era sbagliato su di lei, era in gamba e davvero una compagnia piacevole e c’era voluto loro pochissimo, per rompere il ghiaccio e trovarsi in quel locale a chiacchierare animatamente del più e del meno, in un’atmosfera rilassata e allegra. Aveva scoperto molte cose su di lei, a partire dal fatto che se ci si metteva riusciva ad essere logorroica quasi quanto lui stesso, dandogli la possibilità di dare vita a sproloqui in cui nessuno dei due riusciva ad avere la meglio; che avevano più di una passione in comune, la maggiore delle quali era proprio la musica. Era rimasto piuttosto sorpreso, nel sentirla parlare con cognizione di causa di quello che dopotutto era il proprio mestiere, ma ancora di più quando la ragazza aveva proposto di farsi una cantata assieme, prima o poi, se mai lui ne avesse avuto voglia e tempo, e doveva ammettere che quell’idea l’aveva persino allettato. Avevano riso e scherzato per buona parte della serata, anche per le cose più stupide, con estrema naturalezza e Lotte era davvero riuscita a metterlo a proprio agio, senza mai essere troppo invadente. Insomma, era stato davvero bene e pensò di non poter chiedere di meglio.
Si riscosse dalle proprie considerazioni quando la bionda attirò la sua attenzione, posando il bicchiere vuoto sul tavolo e proponendo: “E se andassimo da qualche altra parte? E’ ancora abbastanza presto”
“Oh sì, c’è un altro locale figo in cui volevo portarti, ti va?” Replicò subito lui, alzandosi dallo sgabello e porgendole con sguardo ammiccante il braccio, a cui lei si aggrappò prontamente, con un sorriso.
“Direi!”
Il ragazzo ricambiò il sorriso, mentre insieme uscivano dal locale, avviandosi spediti e tranquilli verso la macchina, presto di nuovo immersi in una allegra conversazione, pregustando il resto della serata che ancora li attendeva.

Aveva passato una serata pallosissima. Aveva finito per uscire, come previsto, ritrovandosi in un locale con qualche conoscente di cui non le importava granchè, a bere e fingere di divertirsi un mondo, quasi più per convincere se stessa piuttosto che chi le stava intorno. Per convincersi di essere precisamente dove voleva essere, per convincersi che il ricordo insistente di due magnetici occhi nocciola non le avesse occupato la mente per tutta la sera. Eppure, nonostante tutti i propri sforzi, il fastidio che aveva provato al pensiero di lui che usciva con un’altra, un’altra che per di più era la propria migliore amica, non aveva cessato di farsi sentire, pungente e cattivo. La ragazza sospirò, quasi sollevata, quando i ragazzi che erano con lei si accinsero a lasciare il locale, seguendoli fuori anche lei, l’umore sotto i tacchi, cercando con lo sguardo la propria auto, ma rimanendo impietrita, quando i propri occhi, forse per un ennesimo, crudele scherzo del destino, si posarono invece su due figure, poco lontane e terribilmente familiari.
   
 
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