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Autore: Aranel_    13/11/2013    6 recensioni
Questa è un piccola raccolta di oneshot ambientate nel Bosco Atro ai tempi dell'adolescenza di Legolas.
Verranno ripresi episodi familiari riguardanti Thranduil, Legolas ed Estel (fratellino inventato).
Dal capitolo 1: Improvvisamente un'idea lo illuminò. Un re non può più essere tale senza la sua corona. Se Thranduil non fosse più stato un re avrebbe avuto tempo per stare con lui e Legolas.
Sembrava davvero l'idea perfetta.
L'avrebbe presa e regalata a qualcun altro così il faticoso compito avrebbe gravato sulle spalle di un altro elfo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.:CAPITOLO 3:.

Ogni anno, nella Terra di Mezzo i vari popoli celebravano varie feste. Ognuno di essi aveva le sue e vi rendevano onore nei modi più classici o stravaganti, con allegri colori o austeri rituali; a volte venivano svolti solo nei villaggi, altre richiamavano simili anche dagli altri luoghi sparsi sul territorio, ma ogni 3 anni avveniva un festeggiamento particolare.

Il 27 settembre, quando ormai l'aria cominciava a rinfrescarsi e il calore del fuoco diveniva nuovamente piacevole, su gran parte delle rive dell'Anduin veniva allestita una grande fiera in onore dell'unica festa che ogni landa si riuniva per celebrare insieme.

Durante quella giornata i popoli fluivano e si riunivano per festeggiare la Madre Terra.

Veniva reso onore ad ogni creatura fosse in grado di generare una vita, in questo modo tutti i popoli in nome di ciò che rappresentava la nascita e con se le vecchie e le nuove esistenze mettevano da parte l'astio e si trovavano a camminare vicine sulle rive che venivano addobbate con ogni genere di colore. Non era strano vedere una bancarella sommersa di calici di birra affiancata a quelle che vendevano erbe profumate o armature da guerra. Generalmente si riusciva piuttosto facilmente a distinguere a quale razza appartenesse il materiale e, nonostante la convivenza giornaliera difficilmente si sarebbe potuto vedere un elfo fermarsi a comprare i vistosi gioielli dei nani, come d'altro canto vedere un nano che si rifocillava agli stand elfici.

Tendenzialmente, i vari popoli rimanevano a gruppi, mischiandosi quasi a fatica fra loro, eppure rimanevano vicini in quell'atmosfera gioiosa. La festa non era esclusiva dell'Anduin: ogni villaggio, secondo il suo stile, celebrava nelle ore mattutine e pomeridiane la festa della Madre Terra.

A Bosco Atro, verso la metà del giorno, tutti sembravano in tumulto. Per quanto gli Elfi ostentassero un'austerità abbastanza marcata, questo non sembrava diminuire l'entusiasmo per la festività.

Il tempo sembrava essere in armonia con il felice giorno e, quindi, fece dono al cielo di uno splendido azzurro con qualche leggera nuvola bianca che faceva capolino ogni tanto sulle fronde degli alti alberi mentre, ai loro piedi, Elfi di ogni età si affaccendavano per decorare al meglio ogni cosa.

Venivano appesi nastri e gingilli in ogni dove, se qualcuno fosse capitato per il bosco in quel momento avrebbe potuto pensare di trovarsi nel bel mezzo di un bosco incantato: le foglie rosse e gialle tingevano la luce che filtrava fra di loro di un piacevole color oro, dappertutto si potevano sentire lievi tintinnii dei segna-vento appesi fra i rami mentre i nastri vellutati che pendevano dalle cime sembravano salutare chi passava sotto di loro accarezzandoli lievemente.

Per il popolo elfico, a causa del loro forte legame con la natura, la festa della nascita era strettamente legata al vero concetto di natura: nulla donava vita più di lei; però, festeggiare con i fuochi nel mezzo di un bosco non era sembrata a nessuno una buona idea, così, sin dai tempi antichi, il simbolo della festa era divenuta la madre: colei che dava vita con amore e dedizione, colei che aiutava a crescere e non ti lasciava mai. Per questo motivo i figli sparsi per il mondo approfittavano della giornata per viziare un po' le rispettive madri.

La scuola degli Elfi di bosco Atro, per dare ai giovani un'opportunità per mettersi in mostra agli occhi dei propri genitori, aveva organizzato due piccole gare: composizione floreale per le ragazze e tiro con l'arco per i ragazzi.

L'iniziativa aveva reso euforici gli studenti che, se pur in amicizia, non vedevano l'ora di competere per guadagnarsi attenzioni e rendere fieri i parenti. Si stavano preparando da tempo e, anche si trattava di gare, avevano tutti indossato i loro abiti migliori e si erano sistemati i capelli per apparire al meglio.

Il primo turno sarebbe stato delle ragazze. Verso le due del pomeriggio gli abitanti del bosco cominciarono a riunirsi nella piazza dove ad attenderli c'erano file di sedie sistemate proprio per chi voleva assistere allo spettacolo. Le prime file erano riservate alle famiglie mentre le altre erano per i semplici spettatori. Anche la piazza era stata addobbata a festa, l'aria che si respirava era satura di allegria, in fondo non c'erano feste migliori di quelle dedicate alla famiglia.

Ad ogni angolo si potevano notare madri che sistemavano gli abiti ai figli e padri che davano pacche di incoraggiamento; nonostante la competizione l'atmosfera era calda e accogliente.

La professoressa Kahlan, in tutta la sua eleganza, salì sul piccolo palco situato al centro e con un pacato saluto richiamò l'attenzione di tutti : “Signori e Signore, felice giorno della terra!” esclamò con un sorriso che stonava con il significato stesso della fiera “stiamo per dare inizio alla gara femminile, quindi, per favore, prendete posto”

detto questo si allontanò. Appena tutti si furono seduti sul palco salì il maestro Alyon che si addiceva decisamente di più al contesto

Sono lieto che in tanti vi siate radunati qui oggi e spero possiate gioire di questa iniziativa per la quale insegnanti e allievi hanno lavorato duramente, ma non indugiamo oltre! È tempo di dare il via! Ragazze, salite pure!” una fila di graziose elfe sfilò per il palco e, in men che non si dica, venne portato un tavolino per ognuna mentre veniva scoperto il lungo tavolo alle loro spalle: sopra c'era un assortimento meraviglioso di fiori di ogni colore.

Il maestro parlò ancora, spiegando le regole e le modalità di svolgimento e di valutazione mentre il popolo lo ascoltava attento.

Fra la folla radunata in piedi dietro alle sedie vi era anche Legolas, guardava poco interessato l'inizio della gara, l'ikebana non era mai rientrato fra i suoi interessi.

Poco dopo che le ragazze ebbero iniziato a elogiare le proprietà dei vari fiori e a spiegare per quale motivo li avessero scelti, il principe decise che a nessuno sarebbe dispiaciuto se si fosse allontanato per un po'. Si avviò in silenzio verso il bosco, non voleva essere fermato da nessuno, l'unica cosa di cui aveva voglia in quel momento era arrivare in una zona tranquilla e fare un po' di pratica con l'arco che portava in spalla.

Non che non gli piacesse la festa, ma doveva ammettere che l'idea che per lui fra il pubblico non ci sarebbe stato nessuno gli dispiaceva. Re Thranduil era troppo impegnato per assistere ad una banale gara scolastica e sua madre non era ancora tornata. Ogni tanto si chiedeva se l'avrebbe mai fatto.

Da quando lei, 3 anni prima, li aveva lasciati per assistere il padre ferito in guerra durante il suo viaggio verso i grigi porti, la festa non era più stata la stessa. Avevano ricevuto da poco una sua lettera che li rassicurava: con il pensiero era con loro, ma, parlando chiaro, il pensiero non era sufficiente. Legolas si sforzava ogni giorno di dimostrare che la cosa non gli importasse, doveva farlo, se lui non avesse dato l'esempio Estel non avrebbe sicuramente trovato il modo per accettarlo e il Re avrebbe avuto ancora più pensieri; eppure, gli pesava, gli pesava incredibilmente. Avrebbe voluto anche lui rivedere la Regina, dirle di non sistemargli continuamente i capelli, rassicurarla sul fatto che in gara avrebbe dato il meglio di sé e che non se la sarebbe presa troppo nel caso avesse perso.

Gli mancava tutto di lei, nonostante si ripetesse che fosse grande per sentire la mancanza della mamma, non poteva farne a meno.

Con decisione estrasse una freccia dalla faretra, tirare con l'arco lo calmava, gli schiariva i pensieri e calmava i nervi. Tirò la prima che centrò perfettamente il centro di uno dei bersagli che usavano i soldati per allenarsi, dopo di che, ne seguirono molte altre, tutte una più precisa dell'altra. Adesso Legolas si sentiva fiero, avrebbe sicuramente vinto e anche se nessuno della sua famiglia l'avrebbe visto, gli restava la consolazione di aver incantato il popolo.

Si avvicinò al bersaglio e raccolse tutte le frecce riponendole con cura al loro posto, non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era arrivato lì, ma si sentiva un po' stanco e decise di sedersi un attimo ai piedi di un albero.

Il cuore gli batteva ancora forte per l'eccitazione di aver tirato tanto bene, ma la sua mente era piatta. Senza quasi rendersene conto schiuse le labbra e cominciò a canticchiare


Quando un bocciolo nasce proteggilo con cura.

Quando un bocciolo cresce accarezzalo piano.

Porta via con te le nuvole scure e lascia a lui la soffice luce

Quando un fiore nasce guidalo con sapienza.

Quando un fiore sorge guardalo con amore.

Porta via con te la fredda pietra e lascia a lui la terra calda.

Anche quando le radici saranno profonde e lontane tu guardalo sempre.

Lasciagli il tuo canto e lui non sarà mai solo.”


Cosa significa?”

Legolas si riscosse velocemente guardando il suo fratellino che era appena saltato giù da un albero.

Da quanto sei qui?” chiese.

Da sempre. Ti ho seguito quando ti sei allontanato” rispose Estel in tutta tranquillità.

Legolas sorrise, “Non ti ricordi quella filastrocca?”

No, però, sembrava bella. Chi te l'ha insegnata?”

La mamma.”

A quelle parole Laes si accigliò un po', come se si stesse sforzando di afferrare un ricordo lontano

La cantava spesso quando era a casa” disse il maggiore per cercare di aiutare la sua memoria, ma notando che il fratello non riusciva a ricordare, pensò che fosse meglio lasciar perdere “Cosa ricordi di lei?”

Ricordo che aveva un buon profumo e le dita lunghe” disse il minore convinto

E' vero. Ma non c'è bisogno che parli al passato, è ancora così.”

Però, io non la posso vedere.”

Presto potrai, lei tornerà.”

Me lo prometti?”

Calò il silenzio. Come poteva prometterglielo? Il viaggio verso i grigi porti di solito non aveva ritorno, solo i messaggeri tornavano una volta ogni tanto.

Cercò velocemente una scappatoia “Non c'è bisogno che te lo prometta, sai già la risposta”, Estel non sembrava convinto, effettivamente era stata una risposta davvero poco convincente, ma non se la sentiva di mentire.

Mh, capisco” disse semplicemente il bambino e Legolas ebbe il timore che avesse capito veramente.

Non essere triste” iniziava a sentirsi un po' in colpa, se avesse trovato la forza per mentire l'avrebbe tranquillizzato.

Non lo sono, non tanto almeno, però, non riesco a ricordare niente, raccontami qualcosa!” improvvisamente gli si dipinse sul volto un'espressione attenta ed entusiasta come se Legolas stesse per narrargli le gesta di un grande eroe del passato.

Uhm... vediamo... sai, lei era davvero forte! Quando litigava con ada vinceva sempre! Anche quando lui aveva quell'espressione che fa paura lei riusciva a tenergli testa e poi era lui che le chiedeva scusa, infatti, quando eri piccolo e mettevi il broncio lei diceva che vi somigliavate “tuo padre ha la stessa espressione quando deve scusarsi” mi diceva ridendo. Era divertente, quando lei diceva qualcosa lui, con la sua solita aria serissima ubbidiva. E-”

Legolas?” lo interruppe Estel.

Cosa c'è?”

Stai parlando al passato.” ci fu un altra breve pausa nel quale si vide sciogliersi tutto l'entusiasmo di prima, ma poi si schiuse un altro piccolo sorriso “penso che sia ora della tua gara sai?”

Gara? Ah! Sì, è vero! Sbrighiamoci a tornare!” detto questo si alzarono e si incamminarono verso la piazza. Stranamente non c'era stato bisogno di parlare, Legolas non disse nulla per rimediare all'errore di prima, qualsiasi cosa avrebbe aggiunto sarebbe sembrata una scusa, ed Estel non chiese più niente, per adesso poteva bastare così.

Arrivarono giusto in tempo per vedere il maestro che annunciava l'entrata degli arcieri e dopo essersi fatto dare un augurio da Estel, il cui sorriso era tornato al suo posto, salì convinto.

I bersagli erano stati messi a ridosso di un muro provvisorio appoggiato al retro del palco, così che le frecce non avrebbero potuto colpire nessuno in caso di errore.

Alla gara di tiro con l'arco partecipavano alcune classi medie, di cui faceva parte Legolas e alcune delle superiori. Tutti sembravano estremamente fieri di trovarsi lì e non facevano altro che passare le mani sugli archi per lucidarli più di quanto già non fossero.

Perfetto!” esclamò il maestro Alyon allegro “dopo il meraviglioso spettacolo delle ragazze, possiamo dare il via alle prodezze dei ragazzi! Pronti? Il primo sarà un tiro di riscaldamento, quindi calmi e ...VIA!”

Venti frecce scoccarono quasi in contemporanea colpendo i bersagli. Nessuna aveva mancato l'obiettivo, anche se alcuni avevano preso i cerchi più esterni. Sarebbe stata davvero una bella competizione.

Alla fine del quinto turno erano stati esclusi già 5 Elfi, ce ne vollero ben 11 per arrivare alle semi finali. Erano rimasti solamente in 4, Legolas era l'unico sopravvissuto della classe media, si sentiva fiero di sé, stava facendo un bel lavoro.

Il pubblico applaudiva ad ogni colpo che veniva scoccato, quando, ad un certo punto, calò uno strano silenzio che costrinse anche gli arcieri ad alzare lo sguardo. Legolas sgranò gli occhi. Si stava avvicinando alla folla Re Thranduil con tutta la calma del mondo, come se nessuno si fosse accorto di lui, camminava verso il palco ma, arrivato dietro alle sedie, si fermò a guardare. Solo quando tutti si inchinarono capì che effettivamente stavano aspettando il suo permesso per ricominciare, e, una volta che l'ebbe dato, la scena riprese.

Legolas riprese a sentire l'euforia che aveva abbandonato nel bosco, adesso non avrebbe davvero potuto fallire, suo padre lo stava guardando.

L'arrivo del Re però non aveva agitato solo Legolas, anche gli altri concorrenti sembravano fremere all'idea di poter fare una buona impressione sul loro signore.

Presero la mira, ormai nelle loro menti esisteva solo il piccolo cerchio rosso dipinto esattamente al centro del bersaglio. Tutt'intorno, il silenzio non osava rompersi. Le corde degli archi erano tese al massimo e vibravano ad ogni respiro del rispettivo proprietario finché la voce di Alyon diede il via.

Le 3 frecce volarono ad una velocità impressionante fino a fermarsi trafiggendo il bersaglio.

Legolas esultò mentalmente mentre il maestro annunciava i risultati “Sono rimasti in due!” la freccia di uno degli altri due ragazzi era arrivata nel secondo cerchio.

Adesso sarebbe stata una gara fra lui e l'altro ragazzo. Il suo avversario aveva la fama di essere il migliore arciere del gruppo giovanile, ma non si era mai scontrato contro Legolas a causa della diversità di classi, quindi, sarebbe stato tutto da vedere. Il principe si sentiva invincibile, la sua concentrazione quel giorno era migliore del solito e nonostante la grande folla che lo osservava, le sue mani erano ferme e precise, avrebbe vinto.

In posizione!” ordinò Alyon e subito i due si preparavano, sistemarono nuovamente l'arco e ad ogni movimento sembravano sfidarsi a vicenda, entrambi erano decisi a vincere.

VIA!” e fu allora che accadde. Quando ormai la mira era presa e la corda tirata, il terzo ragazzo che prima aveva perso e che adesso cercava di scendere dal palco, scivolò leggermente e, di riflesso, per riprendere l'equilibrio, appoggiò una mano sulla schiena di Legolas che inevitabilmente si sbilanciò tanto che la sua freccia si impiantò nel cerchio bianco esterno.

Rimase immobile a guardare i due bersagli, il suo concorrente aveva decisamente fatto centro. Aveva perso.

La gara è finita! Complimenti a tutti partecipanti, avete sostenuto davvero una bella competizione! Adesso una breve pausa e dopo avverranno le premiazioni dei primi 3!”

La gente fra il pubblico prese a parlare tranquillamente mentre i concorrenti scesero dal palco. Appena Legolas fu arrivato giù si sedette sconsolato su un muretto

Ehm... mi dispiace, non volevo farti sbagliare” il terzo classificato si era presentato davanti a lui con un'aria mortificata dipinta sul volto, per un secondo Legolas si vide alzarsi, arrabbiarsi con l'altro e dirgli che delle sue scuse non se ne sarebbe fatto nulla, ma il buon senso o l'elfico contegno, come dir si voglia, lo obbligò a ragionare

Non importa, avrò altre occasioni. L'altro ragazzo è stato bravissimo, si è meritato di vincere.”

L'altro sorrise sollevato “Anche tu te lo saresti meritato. Ah! Scusa mi chiamano, ci vediamo alle premiazioni!” detto questo tornò da dov'era venuto unendosi alla sua famiglia, dai volti sembravano molto fieri del suo terzo posto.

Legolas!!” Estel si stava avvicinando seguito dal Re. In qualche modo gli sembrò una scena davvero strana. Un bambinetto saltellava allegro verso di lui, chiunque gli si trovasse davanti lo faceva passare inchinandosi poi al cospetto dell'altro elfo serio e imponente che lo seguiva.

Ebbe un attimo di panico, cosa gli avrebbe detto? Il Re era molto esigente e lui aveva sbagliato in un modo tanto stupido...

Sei stato bravissimo!” disse entusiasta il fratellino che sembrava non aver esattamente capito che il fratello maggiore avesse appena perso.

...grazie” rispose distrattamente il maggiore continuando a fissare il padre che, però, non sembrava molto intenzionato a dire nulla.

Dopo qualche minuto di silenzio, Estel, che li stava guardando come se gli sfidanti fossero loro due, decise di parlare “Sai, anche ada prima ha detto che sei stato bravo!”annunciò felice.

Legolas, però, non era molto convinto e dopo aver dato una prolungata occhiata ai suoi stivali alzò lo sguardo un po' titubante verso il padre “Davvero?”

Thranduil lo guardò intensamente, non gli era mai piaciuto fare complimenti, secondo lui ognuno doveva giudicarsi da solo e, se non fosse stato convinto del proprio lavoro, rifarlo, non convincersi che fosse buono solo per qualche complimento dato gratuitamente. Eppure Legolas quel complimento, anche se gratuito, avrebbe desiderato sentirlo.

Purtroppo, però, il tempo finì e Alyon li riconvocò sul palco.

Eccoci qui con i tre vincitori! Complimenti per l'ottimo lavoro! Però, prima di proseguire, vorrei chiedere se il nostro sovrano ci farebbe l'onore di consegnare le medaglie” disse il maestro con un inchino rivolto al Re che fece un cenno di assenso.

Non erano cose che gli piaceva fare, ma non poteva rifiutasi, era un giorno di festa e non sarebbe stato giusto guastare l'umore della sua gente.

Salì sul palco e prese le medaglie, si avvicinò al terzo classificato e gliene infilò una rivolgendogli un sorriso di cortesia. Il popolo applaudì entusiasta. Mentre il Re si apprestava ad avvicinarsi a lui, Legolas notò che lo stava ancora guardando in modo particolarmente intenso, il che lo faceva sentire stranamente in imbarazzo: non avrebbe saputo dire se era per la sensazione di non meritare il premio o se per l'impressione di non aver fatto abbastanza.

Sire Thranduil gli fu velocemente davanti, e come aveva fatto precedentemente gli mise la medaglia, non gli rivolse nessun sorriso di cortesia, la sua espressione rimase impassibile ma, un attimo prima di staccare lo sguardo per dirigersi verso il primo classificato, sussurrò “Sei stato bravo.”

Legolas sorrise, aveva appena ricevuto un complimento da suo padre. Prese la medaglia e la sollevò fino a portarla davanti agli occhi e un senso di gratificazione lo invase. Adesso non importava più se c'era un “2” e non un “1” su quel premio.

Il maestro Alyon si profuse in un'ultima serie di ringraziamenti verso il re e di elogi verso i partecipanti delle due gare, poi, finalmente, li lasciò andare.

Il sole era sceso notevolmente, ormai dovevano essere le cinque del pomeriggio. Tutti gli Elfi che si erano riuniti per assistere allo spettacolo tornarono a casa velocemente ansiosi di sistemarsi per poi essere pronti per unirsi ai festeggiamenti sull'Anduin.

Anche il Re e la sua famiglia tornarono al castello con una certa fretta ma, nonostante questo, il viaggio di ritorno fu piuttosto piacevole.

Andate a prepararvi, vi voglio pronti qui fra 30 minuti” aveva ordinato il Re appena ebbero varcato la soglia del castello.

Prepararci per cosa?” chiese Legolas sorpreso.

Ci recheremo alla festa” disse con tono rassegnato il Re.
“Davvero? Quest'anno venite anche voi?” quel pensiero rese Estel particolarmente entusiasta.

Sì”.

Non ne sembrate molto contento” osservò Legolas.

Infatti non lo sono. L'idea di dover sopportare tutte quelle persone in una volta sola è estenuante.”

Allora perché volete andarci?”
“Non voglio, devo. Mi è stato fatto notare che, in quanto Re, dovrei dare “l'esempio” al mio popolo” sospirò “comunque, vi rimangono 25 minuti.”

Dopo quella frase i due fratelli si volatilizzarono nelle loro camere.

Re Thranduil lanciò uno sguardo verso la porta. Avrebbe davvero voluto vederla entrare da li. Aveva sempre considerato sua moglie un punto fermo, nonostante tutti i problemi che la vita gli aveva riservato lei c'era sempre stata. Si erano conosciuti da ragazzi e, poi, anni dopo avevano convolato a nozze. Aveva una personalità tanto forte da aver catturato subito le sue attenzioni, sapeva come prenderlo fino a riuscire a mettere un freno alla sua apparente incapacità di esprimere ciò che provava, riusciva a metterlo a suo agio e a fargli desiderare che gli istanti che gli venivano concessi in sua compagnia non finissero mai. Dopo la nascita di Legolas era cambiata: era diventata mamma e il suo comportamento era diventato più attento e preciso, mentre i suoi modi si erano addolciti. Solo allora Thranduil aveva capito che la gioia dell'avere un figlio non era legata solamente alla nascita del bambino, ma anche a ciò che comportava, gli piaceva ancora di più l'essere parte di una famiglia. Amava guardarla mentre allattava il loro bambino o mentre cercava di spiegare ad un neonato come stare fermo durante il bagnetto fosse utile ad entrambi o, ancora, mentre ripeteva “In questa casa non si piange perché dove c'è il sole, la pioggia non deve mai arrivare!” al bambino che in risposta la guardava spaesato.

Era così buffa e, anche quando era arrabbiata, o stanca, il suo sorriso era sereno. Lei lo ripeteva sempre: “Non importa quanto ti devi arrabbiare o quante energie devi spendere se ne vale la pena”, la recitava, si sedeva, respirava profondamente e poco dopo era pronta a ripartire.

Però, poi, tre anni prima era partita. La testa china e il sorriso sotto degli occhi tristi, una visione che Thranduil non avrebbe mai voluto vedere. Aveva salutato i bambini, “la mamma tornerà presto” gli aveva detto e dopo avergli rimboccato le coperte gli posò un leggero bacio della buona notte sulla fronte e se ne andò in silenzio.

"Se ti chiedessi di farlo al posto mio sarebbe inutile, vero?” chiese al marito che annuì, si sarebbe preso cura dei loro figli, si sarebbe impegnato fino allo stremo ma non avrebbe ripetuto i gesti di sua moglie. A lei diede la scusa del suo carattere freddo, ma entrambi sapevano che lui non voleva prendere il suo posto perché lei sarebbe tornata.

Entrambi avevano un estremo bisogno di crederlo.

Davanti alla porta la Regina aveva posato un bacio anche sulla fronte del marito che, però, dopo un attimo di confusione la prese prima che potesse ufficialmente cominciare il suo viaggio e la baciò sulle labbra. Subito dopo, lei non c'era più.

Thranduil si passò istintivamente un dito sulla guancia, quella sera era sicuro di aver sentito una lacrima della moglie rigargli il viso. Era sempre la solita, lo aiutava a fare ciò che non riusciva.

Si riscosse dai suoi pensieri appena le dita scivolarono via dal viso, si scosse leggermente mentre la sua mente gli imponeva di tornare in lui. In fondo, era quello che ripeteva sempre lei “In questa casa non si piange” ...e anche se il sole sembrava coperto dalle nuvole lui doveva andare avanti.

Nel frattempo, nelle camere nell'ala opposta del castello, Legolas stava litigando con i suoi capelli nel tentativo di farli stare giù dopo la doccia.

Posso entrare?” chiese una vocina.

Vieni, Estel.”

Laes entrò e si sedette sul letto, le mani in grembo e gli occhi puntati su di loro.

Qualcosa non va?” chiese Legolas gentile.

Ada mi sembra strano, ogni tanto si spegne” rispose il bambino con aria preoccupata.

Ma cosa dici? Non si spegne, è solo sovrappensiero” disse il maggiore con un sorriso.

Però, quando fa così sembra tanto triste.”

Temo lo sia.”

Perché ada dovrebbe essere triste?” chiese parlando lentamente, come se dovesse capire cosa effettivamente stesse dicendo.

Perché gli manca la mamma, senza di lei si sente solo.”
“Ma non lo è! Ci siamo noi!”

Noi non possiamo dargli tutto quello che gli darebbe lei.”

Legolas lo guardò con la coda dell'occhio, non era facile spiegargli che, a volte, la loro presenza non era sufficiente. Dopotutto era quello che avevano sempre detto a lui quando ancora cercava la madre e, adesso, non sembrava saggio smentirlo.

Ad esempio?”

Ecco...” Legolas era stato preso in contropiede “lei è un'adulta, noi no, quindi non possiamo capire tutto quello che dice, e poi lei è una donna.” altra risposta insensata, era già la seconda quel giorno e aveva sempre la forte sensazione che Estel non stesse credendo a nulla.

Capisco, non possiamo fare nulla per quello” concluse mestamente.

No, ma non ti preoccupare, domani tornerà come sempre.”

A fare finta che non gli manchi la mamma?”

Legolas si chiese perché i bambini dovevano essere così svegli, non potevi dirgli la verità senza ferirli eppure era la cosa che più di tutte cercavano.

Non sapendo come evitare quella domanda sviò il discorso fingendo di arrabbiarsi con una ciocca che non voleva stare al suo posto, tentando di farlo ridere.

Quando uscirono dal castello, la luce era già diminuita e l'aria era divenuta frizzante, le foglie avevano cominciato a produrre un forte fruscio mentre i canti degli uccelli posati sui loro rami risuonavano in tutto il bosco.

La festa, come ogni anno, era strabiliante. Nonostante quell'anno il freddo avesse già iniziato a serpeggiare portando venti fastidiosi, la gente sembrava non farci neanche caso.

C'era una tale varietà di colori e lingue che l'atmosfera sembrava satura e vivida. Tutti si muovevano continuamente, salutavano, ridevano, si stringevano le mani o si davano pacche sulla spalla mentre passeggiavano fra le bancarelle che avevano riempito ogni spazio delle rive del fiume, non si poteva davvero vedere dove finissero.

Il Re camminava piano fra la gente in festa. Chi lo avesse visto passare avrebbe solamente pensato di trovarsi davanti agli occhi il Re di Bosco Atro accompagnato dalla sua solita aria seria e poco incline alle perdite di tempo ma, chi invece lo conosceva meglio, non avrebbe indugiato minimamente nel riconoscere nella sua espressione fiera una nota di malinconia. Essere lì significava doversi ricordare ad ogni passo che sua moglie non era accanto a lui.

Dietro, Legolas stava cercando si riuscire a capire cosa il fratello gli stesse indicando, anche se cominciava a sospettare che puntasse il dito contro ogni cosa luccicasse o avesse un'aria vagamente inquietante.

Man mano che si allontanavano dalla parte più vicina al loro bosco le bancarelle cominciavano ad esporre merci appartenenti agli altri popoli. Estel si stava esaltando, quel posto era pieno di gente tanto diversa da quella che era abituato a vedere in giro per il bosco! Tuttavia, tanto era felice il bambino tanto il padre sembrava irrigidirsi.

Da qualche metro ormai non si vedevano altro che nani, erano entrati in una delle aree riservate alle loro merci, al massimo si vedeva qualche umano di passaggio. Era ben lontano dalla mente del Re degli Elfi passare da lì, ma era quello che poteva definirsi “percorso obbligato” per arrivare alla piazza dove tutti si sarebbero aspettati di vederlo.

Aveva sempre avuto un certo astio col popolo dei nani, quella sera nonostante tutto doveva cercare di non darlo a vedere. Salutò garbatamente un nano dall'aria importante che sembrava si stesse sforzando tanto quanto lui di non dare a vedere quanto avrebbe fatto a meno di quell'incontro e poi ricominciò il suo giro intimando ai figli di non perdere tempo a fissare i “ninnoli nanici”, cosa che non fece piacere ad Estel, che continuava ad ammirare tutte quelle cose colorate e scintillanti che pendevano da ogni dove.

Appena usciti dall'area il Re si fermò nuovamente a parlare con un uomo alto e imponente che sembrava avere un sacco di cose da raccontare, mentre Thranduil ascoltava attentamente annuendo leggermente con il capo ogni tanto; poi, finalmente, dopo aver attraversato altre 7 aree, fra cui due elfiche, arrivarono alla grande piazza.

Il sole si era definitivamente nascosto dietro l'orizzonte, la luce veniva emanata dai focolari e dalle candele sparse per tutta la zona mentre un piccolo gruppo di musicisti stava suonando una leggera musica d'accompagnamento.

Il Re si sistemò agli estremi della piazza, abbastanza in disparte, mentre Legolas si era messo a chiacchierare con uno dei suoi compagni. Estel si guardava in giro: c'era tantissima gente e sopratutto c'erano tanti bambini che giocavano con le madri, li invidiava. Suo fratello per tutto il giorno aveva cercato di non farlo soffrire, ma lui non era stupido, aveva capito che non credeva neanche lui a quello che diceva eppure l'aveva accettato di buon grado perché, nonostante tutto, si voleva fidare delle parole di Legolas, in fondo aveva solo quelle. Improvvisamente il suo sguardo cadde su quello che presuppose essere un nano che stringeva un bambino.

Ada!” disse tirando la tunica di Thranduil il quale abbassò lo sguardo “Anche quel bambino non ha la mamma?” chiese indicando la coppia. Il Re guardò nella direzione indicata da Estel e sospirò.

No, lui c'è l'ha.”

E allora dov'è?” chiese ancora Laes cercando di guardare meglio in quella direzione.

Esattamente lì.”

Ma ci sono solo loro!” Estel aveva cominciato a cercare di fare leva sul padre per saltare e guardare più in alto, Thranduil gli posò una mano sulla testa per farlo stare fermo.

Estel, quella che lo sta abbracciando è sua madre” spiegò.

Ada, ma ci vedete bene? Ha tutti quei peli sulla faccia, non può essere una femmina” osservò il bambino guardando preoccupato il padre, come se avesse paura che non ci vedesse più.

Il Re sospirò nuovamente.

Loro hanno la barba, non importa che siano nani o nane... nane femmina... o come si chiamano! Santo cielo, che motivo c'è di chiamarli in modo diverso se sono uguali?” sbraitò per un attimo per poi ricomporsi velocemente “Vai a giocare” ordinò desideroso di poter rimanere un po' solo coi suoi pensieri.

Estel lo guardò sconsolato, quel giorno sembrava essere così pesante.

Nel raggiungere l'area dove avevano allestito un piccolo parco giochi, il bambino passò vicino ai due che stava guardando fino ad un attimo prima. Vista da vicino la nana non era brutta, aveva un bel viso e, soprattutto, si vedeva che era una femmina, sorrise di riflesso al sorriso che lei stava rivolgendo al figlio, si era sentito stupido ma stranamente più tranquillo: quello sguardo non era per lui ma aveva risvegliato nella sua memoria un lontano ricordo di sua madre, anche lei l'aveva guardato nello stesso modo innumerevoli volte. Distolse lo sguardo e proseguì verso i giochi dove si perse per qualche tempo.

I musicisti presero a suonare più forte mentre una voce riempì l'aria “Signori e signore, siamo giunti alla fine delle attività organizzate! Come ultimo saluto la nostra orchestra suonerà una dolce musica dedicata alle dolci coppie!” detto questo, i bambini si spostarono dalla piazza mentre i loro genitori si stringevano per ballare.

Legolas ed Estel tornarono dal padre che aveva un'aria talmente assorta che anche al più grande passò per la mente che si fosse spento. Estel lo scosse nuovamente “Ada?”

Thranduil lo guardò senza parlare.

Sono stanco, potete prendermi in braccio?” disse con l'espressione più tenera che gli riuscisse mentre allungava le braccia verso di lui. Tranquillamente il Re lo tirò su.

I due fratelli si guardarono preoccupati, normalmente loro padre non avrebbe assecondato i capricci di Estel.

Quando le note si affievolirono, le coppie cominciarono a sciogliere lentamente gli abbracci e il momento peggiore sembrava passato. La voce tornò prepotente “Davvero uno spettacolo incantevole! E adesso il momento che tutti stavate aspettando! Il bacio della buona notte!”

Tutte le coppie si riunirono baciandosi lievemente a fior di labbra.

Legolas faticava a tenere alto lo sguardo, non riusciva a sostenere la profondità che avevano raggiunto gli occhi di suo padre, erano così intensi. Invece, dalle sue braccia, Estel sembrò aver avuto una brillante idea, così alzando di scatto la testa baciò suo padre come si stavano baciando le coppiette di innamorati ma, decisamente, senza la loro grazia dato che la testa di Thranduil venne improvvisamente spinta all'indietro. Quando si staccò aveva un gran sorriso mentre Legolas quasi scoppiava a ridere, il Re lo guardava ad occhi spalancati “Cosa ti è saltato in mente?” il suo tono non era arrabbiato, più semplicemente, estremamente sorpreso.

Legolas ha detto che voi sentite la mancanza della mamma anche perché noi non possiamo darvi quello che vi darebbe lei” si spiegò “quindi volevo rimediare! Ho fatto come facevano le altre persone!”

Per un attimo Legolas ebbe paura che il padre potesse reagire male e invece nascondendo un lieve sorriso disse solo “Torniamo a casa”.

Quando rientrarono nel bosco la calma sembrò innaturale, tutti erano ancora alla festa per fare gli ultimi acquisti alle bancarelle, così, lì non era rimasto quasi nessuno.

Thranduil camminava tranquillamente tenendo ancora in braccio un insonnolito Estel.

Legolas?” chiese il fratellino.

Sì?”

Mi canti ancora la filastrocca della mamma?”

Intonare quelle parole proprio lì fu strano, la natura sembrava ascoltarle con loro mentre frusciava tranquilla cullata dal vento.

Manca una strofa” notò Thranduil quando il figlio maggiore annunciò che era finita.

Ne siete sicuro?” chiese Legolas.

Perché recitare una filastrocca tanto sciatta se almeno non portasse con se un messaggio che valesse la pena di ascoltare?”

Io non lo ricordo però, forse a me non l'ha mai raccontata completa” disse il ragazzo un po' offeso.

Lo ha fatto. La completò quel giorno, mentre ti metteva a letto.”

Legolas sussultò, allora Thranduil prese a recitare:


Quando un bocciolo nasce proteggilo con cura.

Quando un bocciolo cresce accarezzalo piano.

Porta via con te le nuvole scure e lascia a lui la soffice luce

Quando un fiore nasce guidalo con sapienza.

Quando un fiore sorge guardalo con amore.

Porta via con te la fredda pietra e lascia a lui la terra calda.

Anche quando le radici saranno profonde e lontane tu guardalo sempre.

Lasciagli il tuo canto e lui non sarà mai solo.

Dimostragli il tuo amore e saprà che ci sarai sempre.

Cantagli le tue parole e saprà che sempre da lui tornerai.”


Seguì un attimo di pausa mentre la voce del Re si dissolveva nell'aria.

Cosa significa?” domandò Legolas. “Io lo so!” rispose Estel felice, come se quello che fosse logico, ma notando che il fratello non capiva si spiegò parlando lentamente come se l'altro non fosse in grado di capire le cose più semplici “Vuol dire che tornerà! Che dobbiamo solo aspettarla, lei tornerà!” improvvisamente era sveglio più che mai.

Non mi sembra una gran interpretazione” commentò il fratello.

Non deve esserlo, vostra madre non è mai stata particolarmente dotata per la scrittura dei canti, per cui, quando scrisse questa pensò proprio a qualcosa di semplice, qualcosa che i bambini potevano capire senza l'uso di gradi parole.”

Durante l'altra lunga pausa che seguì, Estel riprese sonno sulla spalla del padre con un'aria assurdamente serena.

Ada, voi pensate che sia davvero così?” chiese Legolas incerto.

Non posso esserne sicuro, ma penso proprio di si. Lei non voleva andarsene, l'ha fatto perché era suo dovere. Ancora prima di partire desiderava essere di ritorno. Tonerà.” concluse il Re convinto.

Tornerà” gli fece eco il figlio.

Tornati al castello Thranduil mise a letto Estel mentre Legolas raggiunse la sua stanza.

La notte ormai aveva preso il sopravvento e dal paese giungevano le voci del popolo che rincasava dopo la festa. Il Re chiuse la finestra sulla quale era rimasto un po' a pensare, anche per lui era ora di abbandonarsi al sonno. Nel tragitto aprì la porta della camera di Legolas per accertarsi che fosse andato a dormire ma non lo trovò, con tranquillità procedette verso quella di Estel dove trovò i due profondamente addormentati. Era buffo constatare che chi riusciva ad affrontare la situazione con più coraggio fosse il più giovane fra loro. Un pensiero lo rabbuiò, forse era così perché era l'unico che non ricordava cosa volesse dire averla accanto. Non vi era il bisogno che sapesse, qualunque esso fosse non ci sarebbe stato modo di porvi rimedio per cui era meglio che le cose restassero così, andava bene se il peso maggiore toccava a lui. Li guardò nuovamente per poi raggiungere la sua camera dove si lasciò cadere sul letto. Infine, si addormentò con una sola certezza: lei sarebbe tornata, non avrebbe mai potuto abbandonarli.

***FINE***

Eccoci al terzo capitolo! Chiedo scusa per il ritardo ma l'accademia (alias: la scuola) non mi ha lasciato molto tempo e quel poco che avevo l'ho utilizzato per scrivere altre piccole fanfiction (perdonatemi YAY). Qui incontriamo il ricordo della madre, l'ho creata da un commento di G_Elizabeth: “se è la moglie di Thranduil deve avere le palle!”, infatti la vedo come una donna estremamente forte^^”.
La festa è un'invenzione, non esiste nel libro ne da nessun'altra parte ma corrisponderebbe alla nostra “festa della mamma”.

Ad ogni modo, ringrazio GRG!! e Luna per avermi aiutata con l'idea e per sopportarmi ogni santissimo giorno (si, lo ammetto) - sottolineo il fatto di aver ringraziato prima GRG!! (che mi tocca fare per il quieto vivere-.
Inoltre ringrazio come sempre G_elizabeth per il suo controllo della punteggiatura (senza di te le virgole sarebbero solo un'utopia) e FiammaNera per aver recensito!
A presto!

  
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