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Autore: TonyCocchi    14/11/2013    3 recensioni
Nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, Scozia legge i versi di uno degli innumerevoli soldati con le vite appese a un filo fatto di speranze tanto più dolorose quanto più sono irrinunciabili...
Non importa di che bandiera siano, tutti i militari hanno un cigno bianco, lontano, che sperano un giorno di poter rivedere.
[Link con musica all'interno]
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Scozia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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scozia an eala bhan

Ciao a tutti cari lettori! ^__^

La mia vena di ispirazione celtica continua a produrre! Dopo “Di fate celtiche e inglesi incantati” (per chi se l’è persa >>> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2254027&i=1) ecco una nuova fanfic hetaliana ispirata da una poesia in gaelico, che ho trovato in forma di canzone su you tube , e che avrà per protagonista il nostro Scozia!

Si tratta di una poesia scritta da un soldato scozzese durante la Prima Guerra Mondiale, di cui ho fatto una mia traduzione basata sulla versione in inglese e che vi accompagnerà lungo il racconto. Sarà un po’ triste, vista l’ambientazione, ma la poesia-canzone è molto bella, e  mi auguro piaccia anche a voi ^__^

Buona lettura, commentate!

 

NDA: Ascoltate la canzone mentre leggete! >>> http://www.youtube.com/watch?v=6qWWgntTdO0

 

 

 

Per quanto potesse fare per condividere in tutto la stessa sorte dei soldati della sua terra, sapeva non sarebbe stato possibile essere fino in fondo come loro, provare ciò che provavano.

Che una pallottola lo avesse trapassato o fosse corso indenne fino alle linee nemiche, che la guerra fosse stata vinta o persa, la Scozia avrebbe continuato ad esistere.

Di loro invece, non sarebbe rimasto nulla del poco che ormai la guerra li aveva ridotti ad essere.

Salvo forse, nel caso di Dòmhnall, quei versi in gaelico, la loro antica lingua celtica.

 


 

Triste io considero la mia condizione
Col cuore imprigionato nella mestizia


 

Ecco perché non ci pensava nemmeno a mettere mano a carta e penna e tirar fuori quel mare che aveva dentro. Non era mai stato bravo con le lettere, figurarsi con la poesia, ma soprattutto né mai sarebbe riuscito ad essere altrettanto vero, altrettanto sentito quanto loro.  

Solo loro potevano. Loro morivano.

Ma dal canto suo, si sarebbe sempre fermato più che volentieri a leggere quel che le loro anime avevano da dire.

 


 

 

 

Dal primo istante in cui ho lasciato
Le alte colline nebbiose
Le piccole valli quiete
I laghi, le baie e le scogliere


 

Mentre Scozia chinava il capo sul foglio di carta logora, Dòmhnall, accomodata la schiena stanca contro la parete fangosa della trincea, si accendeva una sigaretta, e lo osservava mentre leggeva.




 

Ed il cigno bianco che ivi dimora
E che inseguo ogni giorno.


 

Una poesia d’amore, certo diversa da tante altre che aveva letto. Sin dai primi versi non gli comunicò alcuna esaltazione celebrativa, alcuna dolcezza gratuita, solo un forte, indescrivibile, angoscioso senso di disillusione.


 

 

 

 

 

 

Maggie, non essere triste
Amore mio, se io dovessi morire

 

Chi tra gli uomini
Perdura in eterno?


 

Ecco cosa provavano i suoi soldati, quelli di Inghilterra, di Francia, gli uomini di tutte le nazioni gettatisi in quella bolgia assurda, quella rissa come mai il mondo aveva veduto. Erano tutti lì, specchiati nella grafia lenta e ordinata di quel soldato-poeta, tutti come lui, a dire continuamente addio, giorno dopo giorno, a chi è vicino e a chi è stato lasciato lontano.




 

 

 

Siamo tutti quanti in viaggio
Come fiori in un campo deserto
Che i venti e le piogge dell’anno piegheranno
E che il sole non potrà rialzare.


 

Che follia era mai quella? Lui che pure era una testa calda si sentiva svuotato di ogni furore, ogni volontà battagliera.

Perché non ci voleva certo una poesia per capire che i tedeschi nell’altra trincea sospiravano, gemevano e piangevano quanto loro. Amavano come loro.

E come loro dicevano addio ogni giorno all’amata che non avrebbero mai portato all’altare, che non avrebbero mai reso felice; addio a figli mai nati e sogni mai realizzati; addio, un altro poveraccio come me mi aspetta lì fuori per farmi la pelle, e poi tornare a struggersi, stanco, nella melma e nelle pozzanghere.




 

 

 

Acquattato nelle trincee
La mia mente è fissa su di te, amore
Nei miei sogni penso a te
Io non sono destinato a sopravvivere


 

Non pensava di arrivare a piangere, ma non si trattenne. Quei versi erano colmi di un disincanto che faceva male, faceva dannatamente male.




 

 

 

Il mio spirito si colma
Di irrinunciabile desiderio
E i miei capelli una volta così rossicci
Adesso sono quasi bianchi.


 

Gli bruciava dentro: sentiva l’impulso di alzare gli occhi e dire a quell’uomo accanto a sé di tirarsi su, che ce l’avrebbe fatta, che non sarebbe dovuto morire per forza, ma chi era lui per promettergli questo, proprio lui che era al di sopra dell’ombra nera che incombeva su tutti loro, e che aveva reso, purtroppo, possibili quei versi che gli ora gli mordevano il cuore. Restò zitto, e continuò a leggere

 

                                                                                                                          


 

 

 

 

 

 

                                     Se il fato mi concederà

Di tornare a casa vivo

E di rivedere ancora una volta

Il luogo in cui crebbi

Noi saremo lì, mano nella mano

Le nostre labbra si scambieranno baci


 

Quel punto non sembrò gli sembrò affatto discordante. Lo conosceva benissimo, quel lumicino di speranza che se ne sta in disparte anche nel più cupo rimuginio, alle spalle del sofferente che però non può fare a meno di sentirne la presenza.

 


 

 

E la promessa che ti ho fatto

Sarà sigillata con un anello al tuo dito.


 

Provò ad immaginarsela quella speranza. Come un bambino che non sa né gli importa dell’inferno che sta accadendo intorno a sé, e sorride ingenuo al povero soldato: non è ipocrita, né vuole schernirlo, è solo tanto sciocco e tanto buono.

E il soldato lo vede, non può farne a meno. Continua a vedere quella specie di spiritello così fuori luogo continuare a sorridergli, anche mentre i barellieri portano via un altro compagno morto di tifo, anche quando al suo battaglione è ordinato l’attacco, anche mentre percorre la terra di nessuno.

Lo vede fino all’ultimo istante, in cui la pallottola lo trafigge, o la granata gli strazia le carni.

 


 

 

Ma se dovesse succedere

Che io sia ucciso in Francia


 

E poi eccola tornare, quella rassegnazione. Come se quel lumicino avesse brillato per un fugace istante mentre vergava quelle lettere, come se per un attimo, mentre sfogava le sue angosce su quel foglio, il bambino gli avesse riso nelle orecchie offrendosi di dire a Maggie di aspettarlo solo un altro po’.

 


 

 

E debba giacere in una tomba

Come migliaia di altri


 

E poi, veloce come era arrivato, eccolo sparire, e le sue parole farsi nuovamente pesanti, trascinate, tristi ma senza rancore, buttate giù nella serenità di chi ormai ha rinunciato e si è messo il cuore in pace.   



 

 

 

 

      La mia benedizione raggiunga la fanciulla

Così gentile ed graziosa

Possa ogni suo giorno essere libero da pensieri


E la sua vita una fonte d’orgoglio.




L’ultimo desiderio di un condannato. Quello che nessuno vorrebbe negargli. Il suo non era per sé stesso, ma per lei. Morte, malattie, fame, freddo, solitudine giocavano crudelmente con lui ogni secondo delle sue giornate, ma quel guscio vuoto, come si riducevano tutti in poco tempo, lì sul fronte occidentale, aveva ancora la forza e la bontà di pensare al suo bene.




 

Buonanotte a te, amore
Nel tuo letto caldo e profumato


 

Addio Maggie, leggeva Scozia. Voglio salutarti volendoti bene fino in fondo.




 

Possa e tu avere sonni quieti e poi
Possa tu svegliarti in salute e allegra.


Con te la guerra non è riuscita a ridurmi una bestia, una larva senza sentimenti: il tuo amore ha protetto la mia anima dall’appassire. Non mi salverà dalla morte, e mi strazierà col rimpianto fino al mio ultimo respiro, ma con esso, potrò divenir morto sapendo di non esserlo già diventato da tempo.




 

Io sono qui nella fredda trincea
Col clamore della morte nelle mie orecchie


 

Ma quali nemici?

Dall’altra parte, oltre i fili spinati, non c’erano che altri Dòmhnall coi suoi stessi occhi spenti, che pensavano ai loro cigni bianchi, che mai più avrebbero rivisto.

 


 

Senza alcuna speranza di tornare vittorioso
L’oceano è troppo vasto da nuotare


 

 

Tossicchiò, rendendo il suo sospirare meno palese.

“Ehi…” –si schiarì la voce- “Ce l’hai una sigaretta anche per me?”

Dòmhnall gliela porse e i loro sguardi si incrociarono.

Scozia non aveva sperato neanche un attimo che non si accorgesse delle sue lacrime; quanto al suo volto, vi lesse un sorriso comprensivo, un cenno di gratitudine per averlo ascoltato e compreso, e quello stramaledettissimo sguardo senza più luce che ha chi non da più valore alla propria vita.

Prese un paio di boccate, poi si ricordò del foglio rimastogli tra le dita e glielo restituì.

“Ci hai dato giù pesante, eh? Sai che se un ufficiale te la scopre potrebbe sequestrartela perché abbassa il morale della truppa? A volte controllano la posta e…”

“Non ha importanza.” –rispose l’uomo con voce trascinata- “In ogni caso, stavo pensando di gettarla.”

“Perché?”

“Non lo so. Forse una parte di me non vuole che Maggie la legga.”

Scozia ci pensò su. Si tolse dalle labbra la sigaretta, gettandola via nemmeno a metà, e rivolto al cielo disse: “Se sei davvero così convinto che morirai, lei soffrirà, che la legga o meno, senza alcun consolo.”
“Pensi che la consolerà?”
“No, la farà piangere ancora di più.”
“E allora?”

“Saprà che in tutto questo schifo avevi ancora un appiglio, cioè lei, anche se con quei versi ti sei dato tanto da fare per dire che ci avevi rinunciato. Saprà che non sei morto soffrendo, ma amandola. E secondo me è una cosa che deve sapere. Se la ami tanto glielo devi.”

L’uomo fissò i suoi stivali, poi il suo foglio e mormorò qualcosa.

“Però!” –sbottò in un sorriso la nazione- “Che belle parole mi sono uscite! Hai fatto diventare poeta anche a me!”

L’altro sorrise un po’ meno triste, pur se solo un istante.

“Ci penserò.”
“Inviala, dammi retta.”

Per la trincea non si udiva quasi suono, se non un commilitone che si rigirava senza pace su una cuccetta sporca.

Scozia e il soldato guardavano entrambi in alto, verso il cielo bigio.

“Il cigno bianco…” –mormorò il primo.

Sopra di loro, in alto, passarono veloci delle sagome, lontane che potevano essere anitre, come falchi, o corvi.

Gli sarebbe tanto piaciuto vederne uno.

 

 

Si conclude così questa struggente storia di morte e di amore, magari anche con una bella preghiera per tutti i poveri combattenti di ogni epoca, morti nella maniera più crudele e ingiusta.

 

Però, cari lettori, non voglio lasciarvi con l’amaro in bocca!

 

Infatti Dòmhnall (o Donald se preferite) sopravvisse alla guerra, tornò a casa e sposò Maggie, e i due ebbero due bambini. ^___^

 

https://www.google.com/search?q=D%C3%B2mhnall+Ruadh+Chor%C3%B9na&ie=UTF-8

 

Alla prossima!

  
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