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Autore: Winry977    15/11/2013    1 recensioni
-Ehi, Senji, hai sentito?
-Di che parli, Picchio?
-C'è una nuova arrivata.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sigla ebbe inizio, sullo schermo apparve lo slogan dello Show del Perdente.

Shira sbatté le palpebre sotto la luce accecante dove era stata posta. Aveva perso i sensi da quando il suo scontro era finito fino a quel momento. Non sapeva nulla di quello che le era successo nel periodo in cui i suoi sensi erano collassati; fatto sta che ora si trovava inchiodata, letteralmente, ad una sedia, polsi e caviglie legati. Una musichetta jazz di sottofondo si diffuse nell'aria. Eppure... aveva qualcosa di sinistro.

Davanti a lei si illuminò una Roulette, se non ricordava male il nome. Solo che al posto di frutti o roba del genere, sulle tre ruote c'erano organi del corpo. Accanto ad essa notò una donna alta, dai capelli rossicci, gli occhiali e col camice da dottoressa addosso. Ancora non capiva.

La Roulette cominciò a girare, gli organi a scorrere. Capelli, orecchie, labbra, polmoni, stomaco, gamba, braccio destro, mano sinistra, utero...

-Di' “Stop” mio piccolo Falco.- la dottoressa si inumidì la labbra.

-Stop.

Ovaio destro, ovaio destro, ovaio destro.

-Oh.- la dottoressa alzò le sopracciglia. -Sembra che ci sarà bisogno di anestetico.- alzò le spalle. -Pazienza.- la sedia su cui si trovava si distese in un lettino e Shira cominciò a capire.

-Aspetti! Che cosa significa?

 

-Oh. Mi ero dimenticato di informarla.- Tamaki si aggiustò gli occhiali rettangolari sul naso, nella sua stanza buia. -Non le avevo detto che ci perde continua a esserci utile sotto questo aspetto.- alzò le spalle. Pazienza.

 

-Non ti preoccupare, piccolo Falco.- le collegò al polso una flebo con una sostanza fresca. -Finirà tutto in poco tempo.

-Ma cosa? Cosa finirà in poco tempo?- ma la vista le si stava già annebbiando e lei stava già perdendo le forze di combattere contro gli anelli che la stringevano al lettino. -Cosa... cosa...

 

Senji non aveva il coraggio di guardare: non sapeva se per la sua indole che non riusciva a sopportare le donne con solo un pezzo di pelle in più di fuori, o se per i sensi di colpa. Nessuno le aveva detto nulla. Nessuno. E lui? Lui l'aveva sconfitta, per non perdere altri organi. “Mi faccio schifo.”

Al suo fianco, Ganta stava sbiancando gradualmente, ma cercava di non darlo a vedere concentrandosi sullo schermo. Idaki e gli altri non spifferavano parola. Avevano la faccia di quelli che aspettavano con ansia che tutto finisse. Volevano conoscerla, più che altro. Forse non erano proprio spinti dalla compassione ad avere quella serietà stampata in faccia, ma quando Chaplin incrociò lo sguardo con Senji, scosse la testa tristemente. No. Diciamo che c'era qualcosa di più della classica compassione.

La dottoressa poggiò il bisturi sulla pelle pallida di Shira, e cominciò ad inciderla. Ganta non resse più e scappò di nuovo, stavolta seguito da Shiro, che sembrava sempre meno interessata a quell'inquietante intervento.

Gli altri rimasero ai loro posti. Senji si forzò a fissare tutto fino alla fine.

 

-Ma...- la dottoressa rimase sorpresa. Anche gli altri spalancarono le bocche, mentre stavano seduti sul loro divano dietro lo schermo. -Lei non ha l'ovaio destro! Che dovrei fare adesso?

La ruota non è rigirabile, madama, può ricucire il nostro Falco, per oggi... possiamo dire che se l'è scampata, signore e signori!

-Ma... nooo!!- la dottoressa cominciò a sbattere le scarpe col tacco sul pavimento, sventolando il bisturi di qua e di là.

 

Senji ancora non riusciva ad emettere alcun suono. Minatsuki sopraggiunse dietro di lui e gli rialzò il mento. -Direi che hai avuto fortuna: qualcuno, là dietro lo schermo, ti avrebbe preso a unghiate non appena ti avrebbe visto, se si fosse resa conto di aver perso qualcosa di sé.

Senji si voltò verso gli altri, che gli fecero un mezzo sorriso. Lasciò andare il capo sullo schienale del divano e tirò un sospiro di sollievo.

 

-

 

Shira si svegliò dolorante nel suo letto. Niente flebo e Roulette. Solo lei, al buio. Si portò la mano all'altezza del punto in cui l'avevano aperta, e sussultò. C'erano dei punti, ma non provava poi così tanto dolore come era successo la prima volta che si era operata in quel punto. “Operata... operata... oddio! L'ovaio!” cercò l'interruttore della luce, poco distante dal letto e illuminò tutta la stanza. Si portò le mani ai capelli. “Aspetta. Era il destro o il sinistro?” si scoprì fino l'altezza della nuova cicatrice: rossa e segnata dai famosi fili neri.

Mentre ragionava, qualcuno entrò nella stanza senza bussare.

Era la stessa infermiera dello Show.

Shira si mise sulla difensiva. -Che ci fa lei qui?

-Sta' buona, Falco.- sventolò una mano su e giù in modo scocciato. -Ti tolgo i punti. Hai dormito il tempo necessario perché la ferita si rimarginasse.- si sedette accanto a lei, facendola stendere e scoprendole di più il ventre.

-Q-Quanto tempo?

-Tre giorni. Voi Deadman avete il metabolismo veloce: tu hai smaltito il tuo anestetico in poche ore e poi la tua ferita ha cominciato a rimarginarsi da sola. Ora...- la osservò meglio. -Puoi praticamente alzarti da sola.- le tolse i punti, le passò sopra del disinfettante e se ne andò senza dire null'altro.

Shira rimase basita sul materasso con la mano sul ventre bagnato di medicinale. “Non... non ci capisco più niente... devo... devo camminare.” Si alzò ma ebbe un capogiro, e si costrinse ad appoggiarsi al muro. Strisciò contro la parete, mentre essa le sembrava quasi infinita e il giramento andava e veniva. “Forza... forza!” aprì la porta scorrevole ed entrò nel corridoio dal pavimento color smeraldo che aveva attraversato circa tre giorni prima per affrontare il Carnival Corpse. Ruotò la schiena verso la parete e la poggiò, rabbrividendo. I dread le scivolarono sulle spalle, e lei si lasciò andare sul pavimento. “Aria fresca...” sentì una leggera corrente d'aria contro il naso, ma si rivelò semplicemente un condotto di areazione sopra di lei. “Almeno ci trattano bene.” Senti un rumore dalla porta alla sua destra. Una specie di botto. Si rialzò e stavolta se la cavò meglio, il giramento era più controllabile. Poggiò una mano alla parete e si avvicinò all'oblò in vetro della porta.

Senji stava prendendo di nuovo a pugni il sacco, violentemente, lo sguardo concentrato, il petto nudo, la mascella contratta. Era tornato quello di prima. Quello che amava combattere.

  
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