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Autore: yachan    26/04/2008    11 recensioni
Gocce di memoria che si alternano nei vari momenti della vita...piccoli frammenti di una storia piena di amore e tristezza...il seguito di "Prima o Poi"...un nuovo cammino è stato intrapreso...
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doremi Harukaze, Hana-chan, Tetsuya Kotake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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GOCCE DI MEMORIA

GOCCE DI MEMORIA

Cap. 7

 

Sono gocce di memoria
Queste lacrime nuove
Siamo anime in una storia
Incancellabile
Le infinite volte che
Mi verrai a cercare nelle mie stanze vuote
Inestimabile
E’ inafferrabile la tua assenza che mi appartiene
Siamo indivisibili
Siamo uguali e fragili
E siamo già così lontani
Con il gelo nella mente
Sto correndo verso te
Siamo nella stessa sorte
Che tagliente ci cambierà
Aspettiamo solo un segno
Un destino, un’eternità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso, per raggiungere te
Siamo gocce di un passato
Che non può più tornare
Questo tempo ci ha tradito, è inafferrabile
Racconterò di te
Inventerò per te quello che non abbiamo
Le promesse sono infrante
Come pioggia su di noi
Le parole sono stanche, ma so che tu mi ascolterai
Aspettiamo un altro viaggio, un destino, una verità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso, per raggiungere te

 

***********

-         Mamma, mamma!- sentì una bambina che la chiamava.

-         Mh?- aprì gli occhi affaticata- Che c’è Hikaru?

-         Guarda chi c’è!- disse la bambina con un sorriso e movendole felice il braccio.

-         Chi?- si alzò con fatica dal letto e si sfregò gli occhi. Il suo braccio si bloccò nell’istante in cui si accorse, della persona che era entrata nella stanza. Con ancora gli occhi assonnati e increduli a quella vista, aprì la bocca con lentezza- …Tetsuya?

-         Ciao tesoro…- il ragazzo la guardava dolcemente e le sorrideva- Sono tornato…

Delle lacrime di felicità scesero dagli occhi. Si tappò la bocca commossa, mentre la bambina si muoveva allegramente nella stanza.

-         …Tetsuya- tentò di alzarsi dal letto per corrergli tra le braccia, ma non capì se per colpa della lenzuola o della ciabatta, finì per cadere per terra, prima di averlo raggiunto.

Spalancò gli occhi dallo spavento e si guardò intorno confusa. Com’è che era ancora nel suo letto?

-         Tetsuya!- disse guardando verso l’ingresso.

Ma non c’era nessuno. La porta era chiusa e nella stanza non c’era la presenza di qualcuno.

Chinò la testa. Ancora quel sogno.

Strinse le mani tra le lenzuola.

Per quanto ancora…per quanto altro tempo doveva soffrire? Quand’è che i ricordi legati a lui avrebbero iniziato a fare meno male?

Eppure…erano passati giorni da quel brutto giorno, in cui si era separata dalla persona che amava.

E’ la cosa giusta…si ripeteva in continuazione, giorno per giorno. Con la speranza che quelle parole l’aiutassero ad andare avanti e non soffrire più.

Ma non era così semplice…

Scese dal letto e iniziò a vestirsi. Doveva sbrigare qualche faccenda, prima di mettersi sotto con il lavoro.

Eh, sì. Si era fatta portare i fascicoli del lavoro, a casa della madre, perché ancora non se la sentiva di tornare a casa…o meglio, doveva ancora sistemare la situazione e decidere che provvedimenti prendere. Ma nel frattempo si distraeva con le commissioni e il lavoro. Per quanto assurdo fosse, era l’unico modo per lei di distrarsi. Non importa come, ma doveva andare avanti…

-         Mamma, sei sveglia?- una bambina entrò dentro la stanza.

La ragazza sorrise vedendola in uno dei suoi vecchi vestitini di quando era piccola. Era incredibile che ancora sua madre conservasse quei vestiti. E pare che per quanto buffi fossero, a Hikaru le piacevano molto.

-         Sei pronta?- chiese la bambina, mentre la madre si sistemava i capelli.

-         Sì…

Uscirono insieme dalla stanza e Hikaru la precedette scendendo dalle scale e dirigendosi dalla nonna.

-         Nonna, nonna! Noi andiamo!- la abbracciò.

-         D’accordo- la donna si chinò per sistemarle la giacchetta- Mi raccomando, non prendere freddo.

-         Il nonno dov’è?- chiese la bambina.

-         E’ andato fuori, perché aveva un impegno. Mi ha detto di salutarti.

-         Oh, va bene…- poi si girò verso la madre- Andiamo mamma.

-         Certo- si prese anche lei la giacca- Saremo di ritorno tra qualche ora.

La madre di Doremì si alzò in piedi.

-         Va bene. Vi preparerò da mangiare per quando tornerete.

-         Grazie- e uscì insieme alla figlia.

Guardò il cielo. Era mattina e il sole era già sorto da tempo.

-         Che bello, che bello!- camminava allegramente la bambina, mentre guardava cadere le foglie degli alberi. Si chinò per raccoglierne una e la mostrò alla madre- Guarda mamma, una foglia rossa!

-         Sì, è normale. Siamo in autunno.

-         Davvero? A casa nostra non ci sono queste foglie.

-         Lì è diverso…le stagioni sono differenti che qui sulla terra.

-         Oh- guardò sorpresa la madre, poi si tenne stretta la foglia- La voglio mostrare a Ryo, una volta che torneremo a casa.

Doremì guardò triste la bambina. Quando avrebbe avuto il coraggio di dire la verità alla figlia?

Era sì comprensibile e intelligente per la sua età, ma rimaneva pur sempre una bambina. Come avrebbe potuto affrontare il discorso, senza farla soffrire?

Come dirle che aveva fallito e che lei e Kotake si sarebbero separati?

Presto le avrebbe fatto la dolorosa domanda…con chi dei suoi genitori voleva vivere?

Come reagirà quando capirà che non aveva mantenuto la promessa?

Abbassò lo sguardo.

Mai avrebbe voluto trovarsi in una situazione simile, però…

Ancora una volta mi rendo conto, che separarci è la cosa più sensata. Non siamo fatti per stare insieme.

Non c’era altra scelta. Era così e basta. Doveva accettarlo.

-         Mamma?

Alzò lo sguardo incontrandosi con quello della bambina.

-         Sì?

-         A cosa stai pensando?

-         A niente- scosse la testa e la prese per mano- Dai, andiamo, altrimenti faremo tardi in Posta.

 

~~~~♫~~~~♪~~~~♫~~~~♪~~~~♫~~~~♪~~~~♫~~~~♪~~~~♫~~~~

 

-         Eccoci arrivati- disse un uomo.

I ragazzini guardarono davanti a loro, c’era un immensa distesa di vegetazione, mischiata tra palazzi e case.

-         Ma dove ci troviamo?- chiese Doremì.

-         In una dimensione del regno magico…è qui che si terrà l’esame.

-         Guardate…gli altri apprendisti sono già arrivati- disse Momoko, guardando lontano.

-         Certo che c’è tanta gente…- disse sorpreso Yuri- Molti di loro erano presenti nei precedenti esami.

-         Uh…non ditemi che tra quelli ci sono gli F4- pensò terrorizzata Aiko.

-         Sì, ci saranno sicuramente- disse Yuri.

-         Ehi, Aiko!- si sentì la voce di un ragazzino. Dietro di lui, altri tre ragazzini.

-         Oddio, non voglio girarmi- disse Aiko abbassando la testa sconsolata.

-         Uff. Del resto, ci dovevamo aspettare la loro presenza…- disse sospirando Onpu.

-         Ciao- salutò Akatsuki- A quanto pare faremo l’esame insieme.

-         Come, come?- chiese Momoko perplessa.

-         Sì, ha ragione- disse Harry con in mano un foglio comparso dal nulla- Sono già arrivati i nomi dei gruppi.

Il gruppetto lo guardò curioso, mentre Harry iniziava a dettare i nomi.

-         Primo gruppo: Akatsuki, Doremi, Hazuki, Fuji.

-         Che fortuna che siamo capitati nello stesso gruppo- disse Fuji ad Hazuki, che lo guardò con un sorriso poco convinto.

-         Già…

-         A quanto pare era destino che affrontassimo insieme l’esame- disse Akatsuki a Doremì.

-         Sì, spero solo che vada tutto bene.

Kotake guardò i due infastidito, ma non disse niente.

-         Secondo gruppo- continuò Harry- Tetsuya, Yuri, Momoko, Aiko.

-         Wow, siamo insieme- disse contenta Momoko.

-         Sì- disse contento Yuri.

-         Per fortuna che c’è Aiko, altrimenti mi sarei preoccupato- disse Kotake guardando l’amico.

-         Ehi, con me sei al sicuro- disse Yuri.

-         Già, come uno che guida vicino ad un dirupo, cieco e senza mani.

-         Sono commosso dalla tua profonda fiducia.

-         Terzo gruppo: Onpu, Toru, Leon, Shinji.

-         Aiko, ti sfido a superare l’esame prima di me!- disse Leon alla ragazzina, che per evitare di parlarci, si voltò- Ehi, mi ascolti?- disse offeso.

-         Purtroppo sì. Dovrei diventare sorda.

-         Grande! La mitica Onpu nel mio stesso gruppo!- disse Shinji prendendo per le mani la ragazzina.

-         Ehm…- disse Onpu sorridendo un poco preoccupata.

-         Calma amico, mani a posto- disse Toru intervenendo e staccandogli la stretta di mano- Le grandi Star come me e Onpu non hanno da tempo da perdere con i fans.

-         Toru!- disse Onpu contrariata.

-         Che c’è? Ho solo detto la verità.

-         Bene, ora che i gruppi sono formati, inizia l’esame- disse Harry facendo scomparire il foglio che aveva in mano- Gli altri apprendisti hanno già iniziato e si sono diretti verso la foresta, dove vi dirigerete anche voi, solo per sentieri diversi- diede a ciascuno un rotolo di carta- Qui troverete le indicazioni del vostro compito e la strada da percorrere. Non perdetevelo, mi raccomando. E’ pericoloso perdersi nella foresta dei Cianci. Nessuno più vi ritroverebbe.

-         Come al solito Harry è una sferzata di felicità- commentò Momoko.

-         La vostra missione è semplice: da anni in questa foresta vivono degli esseri chiamati Cianci, molto importanti per il regno della magia. Purtroppo però sono bravi a cacciarsi nei guai e mettono a rischio la loro esistenza. Così che si è deciso di catturarli e trasferirli in un posto sicuro.

-         Ma come sono fatti?- chiese Onpu.

-         All’apparenza sono dei buffi e teneri esseri, ma non lasciatevi ingannare dal loro aspetto. In realtà sono molto vivaci, dispettosi, veloci e agili. Per questo sono difficili da catturare ed è vostro compito prenderli.

-         Tutto qui?- chiese Leon- Non sembra così difficile.

-         Ho detto che è semplice, non facile- disse Harry- Il posto dove andrete, non è certo un luogo di villeggiatura. Lì non abitano solo i Cianci, ma anche altri esseri molto pericolosi. Proprio per questo dovrete stare cauti e aiutarvi a vicenda. Il tempo da impiegarci è di due ore. E’ tutto chiaro?

-         Sì- fecero cenno di sì.

-         Bene, può partire il primo gruppo.

Doremì e il suo gruppo si guardarono a vicenda e fecero comparire la scopa volante. Mentre saliva a cavalcioni sulla scopa, si girò dietro a guardare Kotake. Il ragazzino dai capelli blu notò il suo sguardo e girò la vista altrove. Doremì guardò triste l’atteggiamento di Kotake e dispiaciuta si voltò.

-         Andiamo- disse infine al gruppetto e iniziarono il loro viaggio.

Kotake sentì la voce di lei e si voltò velocemente, per vedere ormai la ragazzina lontano.

“Doremì…”

Harry aspettò qualche minuto, prima di parlare.

-         Ora il secondo gruppo.

-         Bene, è il nostro turno- disse Aiko- Diamoci da fare.

-         Vista da qui la foresta non sembra così pericolosa- disse Yuri- Sento che sarà una passeggiata.

 

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Prese il sale dall’armadietto e finì di condire il cibo.

Sentì in quel momento che la porta d’ingresso si apriva.

“Devono essere loro”

La donna si recò all’ingresso e vide Doremì entrare in casa con una bambina sulle spalle.

-         Oh- notò che la bambina stava dormendo.

-         Camminare tanto l’ha stancata- disse Doremì a bassa voce e si tolse le scarpe prima di portare la bambina nel suo letto.

La signora la seguì e Doremì finì di sistemare sotto le coperte Hikaru, poi uscì dalla stanzetta.

-         Avete camminato molto- disse la signora.

-         Sì, e poi non smetteva di saltellare e agitarsi, mentre camminavamo.

Entrambe scesero giù per le scale.

-         Doveva proprio essere contenta di poter uscire con te- disse sorridendo.

-         Già…sono contenta che si sia svagata un poco. Almeno, finché non le parlerò.

-         …Non glielo hai ancora detto?

-         Non ne ho avuto il coraggio. Speravo di poterglielo dire con Tetsuya, ma…- chinò la testa triste.

La madre intuì il suo stato d’animo e le appoggiò una mano sulla spalla.

-         Un poco alla volta…le cose si sistemeranno.

Doremì le sorrise.

-         …lo spero.

-         Ti porto da mangiare, intanto ti puoi sedere tranquilla.

-         Grazie- la madre si allontanò e Doremì passò davanti alla sala.

Si soffermò a vedere quell’oggetto ingombrante della sala, che era stato coperto da un grosso telo e sistemato in un angolo. Si avvicinò lentamente e tolse delicatamente il telo, tossendo un po’ per la polvere. Era da un bel po’ che nessuno lo tirava fuori. Guardò estasiata lo strumento color nero, il pianoforte della madre.

Sorrise, mentre scorreva con le dita i tasti bianchi del pianoforte. Per fortuna le corde si erano mantenute integre, forse la madre ogni tanto gli dava una sistemata, in modo che la polvere non rovinasse lo strumento.

Quasi presa da un momento di nostalgia, si sedette sulla seggiola e appoggiò le dita sulla tastiera. Era da un bel po’ che non metteva mano al pianoforte, ma dopo pochi minuti, le sue dita si muovevano quasi incantate dal suono dei tasti. In breve, la sua mente fu rapita dai ricordi, legata da quella dolce melodia.

La signora preparò il piatto e fece per portarglielo, quando sentì una musica provenire dal salotto. Rimase all’ingresso a guardare la figlia che suonava e sorrise dolcemente. Come d’incanto, la ragazza seduta davanti al pianoforte, divenne una bambina dai buffi codini. E il suo sguardo tornò limpido e sereno, come quello di una bambina. Era tornata la sua piccola Doremì.

Rimase all’ingresso, cercando di non fare rumore e non rovinare quell’atmosfera che pareva aver rapito la ragazza, portandola in un mondo di ricordi.

Pochi minuti dopo, vide una bambina scendere le scale un po’ assonnata e guardando la nonna incuriosita.

Senza bisogno che la bambina le chiedesse niente, la signora le fece segno di stare in silenzio e le mostrò Doremì intenta a suonare il pianoforte.

La bambina, da prima addormentata, pian piano aprì gli occhi estasiata ed emozionata. Guardò sorpresa la nonna e lei le sorrise.

Poco dopo la melodia terminò e Doremì aprì gli occhi sospirando. Un battito di mani, la fece sussultare e si voltò verso le persone che la stavano applaudendo.

-         Mamma, Hikaru!- disse lei imbarazzata, rendendosi conto che si era lasciata trasportare un po’ troppo- Scusatemi…

-         Brava mamma!- disse contenta la bambina e andandole incontro- Non sapevo che sapessi suonare il pianoforte.

-         Eh…- disse lei imbarazzata dalla felicità della bambina- Tua nonna me lo ha insegnato quando ero piccola, però all’inizio non andavo tanto d’accordo con questo strumento…- alzò lo sguardo per guardare la madre- …ma poi, mi sono fatta coraggio e sono riuscita a superare questa difficoltà.

-         Ohh, anch’io, anch’io! Voglio che mi insegni anche a me- disse la bambina alla signora.

-         Eh eh, magari uno di questi giorni…

 

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-         Ahhh!- gridarono dei ragazzini.

-         Una passeggiata, eh?- disse Kotake, mentre correva con i suoi compagni- E’ possibile che devi sempre parlare troppo?

-         Che ne sapevo io che questa bestia era viva!- si difese Yuri- L’avevo scambiato per una soffice panchina.

-         Una panchina…nel bel mezzo di una foresta?!

-         Pensate a correre, invece che litigare- disse Aiko.

-         Puff, puff, ma non possiamo scappare per sempre- disse Momoko.

-         Kotake, distrai la bestia, mentre noi pensiamo a fermarla.

-         Non darmi degli ordini- disse lui infastidito- Non sei il capo.

-         Invece lo sono!

-         E da quando?!

-         Da questo preciso istante!

-         Questo è da vedersi!

-         Vi sembra questo il momento di litigare?!- disse Yuri correndo come un matto.

-         E’ colpa tua se siamo in questo guaio!- dissero i due stranamente d’accordo.

-         Uh…d’accordo.

-         Waaa! Guardate là in alto!- disse Momoko.

-         Dove?

-         Sulla testa della bestia! C’è qualcosa!

-         E’ vero- disse Aiko- Pare che corrisponda alla descrizione del Cianci.

-         Secondo voi si è accorto di essere sopra la testa di una bestia?

-         Pare proprio di no…guarda come sorride allegro.

-         Non possiamo rischiare che la bestia si accorga del Cianci o sarà in pericolo.

-         Bene, gioco di squadra- disse Aiko seria- Momoko cerca di convincere al Cianci di scendere da lì.

-         E come?

-         Che ne so? Cantagli qualche canzoncina, balla, fai il tip tap…l’importante è che si allontani.

-         E poi?

-         Io mi occuperò di prenderlo, prima che scappi- disse Yuri.

-         Mentre io e Kotake lo fermiamo- disse Aiko.

-         D’accordo- dissero Momoko e Yuri.

-         Bene, proviamo con un incantesimo immobilizzante di terzo livello- disse Kotake.

-         Okey, aspettiamo che si avvicini.

I due arrestarono la loro corsa e poi si voltarono nello stesso momento.

-         Rete!- disse Kotake e comparve una rete magica che arrestò la corsa della bestia.

-         E ora, sabbie mobili!- disse Aiko e sotto le zampe si formarono dei gorghi di sabbia che lo trascinavano lentamente.

-         Ora!- disse Yuri a Momoko.

-         Vieni qui bello, sù…ho una cosa squisita da farti assaggiare- disse Momoko con in mano un dolcetto.

-         Sta funzionando…sembra interessato- disse Yuri.

-         Certo, chi può resistere a questi dolci?

-         Puchi pu…- l’animaletto scese dalla bestia e si avvicinò a Momoko.

-         Che grazioso che è…- disse Momoko osservandolo- Com’è possibile che questa specie viva in un posto così pericoloso?

Nel momento che Cianci si avvicinò alla mano di lei con quel suo grazioso sorrisetto, spalancò la sua enorme bocca e si mangiò il dolcetto con insieme la mano di Momoko.

-         Yaaaaaah!!- gridò Momoko spaventata, con il mostriciattolo appeso alla sua mano- Aiuto, aiuto!- si agitò correndo qua e là.

-         Ferma Momoko, ci penso io- disse Yuri- Cianci bloccati! Opus!- un fumo fianco invase Momoko- Ehm, Momoko?- svanito il fumo, guardò Cianci lì intero e accanto un coniglio- Ops, credo di aver sbagliato.

Cianci guardò il coniglietto e fece un sorrisino, per poi spalancare di nuovo la sua enorme bocca.

-         Kyaaaaa!- scappò via Momoko saltellando.

-         Che state facendo lì?- chiese Kotake.

-         Ehm, ti ricordi che non mi veniva l’incantesimo del coniglio? Beh, credo di esserci riuscito ora.

-         Ti sembra questo il momento di giocare?

-         Okey, okey- guardò i due animaletti che si rincorrevano e sospirò- Peccato non potermi tenere il coniglio. Cianci bloccati! Kopus!

Un vaso di vetro rinchiuse dentro l’esserino, che si guardò intorno confuso.

-         Perfetto, è filato tutto liscio.

-         Ma che liscio!- il coniglio gli diede una pedata- Non sai che infarto mi sono presa! Riportami al mio aspetto normale!

-         Scusa, scusa- ridacchiò- Anche se non saresti male. Mi piacerebbe avere un animale domestico.

-         Riportami al mio stato originale o ti prendo a morsi. E non scherzo!

-         Be’, per lo meno siamo a buon punto- disse Aiko con sguardo stanco a Kotake- Mi domando cosa staranno facendo gli altri.

-         Onpu saprà sicuramente cavarsela- disse Kotake- Non è la prima volta che affronta l’esame da sola, no?

-         Però, stare con tre ragazzi come loro…non so quanto resisterà- disse Momoko, mentre Yuri cercava di ricordarsi il controincantesimo.

-         Già, Leon può diventare davvero snervante, per non dire del nuovo arrivato che anche lui è un fans di Onpu.

-         Mentre nel gruppo di Doremì, non c’è da preoccuparsi- disse Yuri- Hazuki è molto intelligente e saprà sicuramente aiutare la sua squadra.

-         Quello che mi preoccupa è proprio Doremì- disse Aiko pensierosa.

-         Che vuoi dire?- chiese Momoko curiosa, mentre riacquistava il suo aspetto.

-         Non te ne sei accorta? Non mi pareva tanto concentrata mentre Harry parlava.

-         Doremì è sempre con la testa altrove- rispose l’altra semplicemente.

-         Intendo dire, più del solito. Non vorrei che si cacciasse in qualche guaio.

-         Tanto c’è con lei Akatsuki, che problema c’è?- disse Kotake con una certa ironia- Si occuperà lui di lei.

Aiko si voltò verso di lui.

-         Sbaglio o noto una certa gelosia provenire dalle tue parole?

-         Neanche per sogno- disse lui voltando le spalle.

-         Avete di nuovo litigato- disse Aiko incrociando le braccia- Quando vi deciderete a crescere, voi due?

-         Non abbiamo litigato- rispose Kotake nervoso.

-         Però non vi siete rivolti la parola in tutto il giorno.

-         E con questo?

Aiko guardò Momoko con sospetto.

-         Tu e Doremì avete parlato di recente?- chiese Momoko in tono dubbioso.

-         …forse- disse lui vago- Ma non capisco perché vi interessi. Stiamo dando un esame o no?

Le due ragazze si guardarono preoccupate e perplesse.

-         E’ strano…- disse Aiko.

-         Tu dici che gliel’avrà detto?- chiese Momoko quasi sottovoce all’amica.

-         Non saprei.

-         Era così decisa…possibile che abbia avuto un ripensamento?

-         Credo di no. Il comportamento di Kotake è strano. Se non si fossero parlati, non si comporterebbero così…- stette un attimo in silenzio e poi con un presentimento guardò l’amica- Possibile che…

-         Kotake si sia rimangiato la parola?- continuò Momoko- Questo spiegherebbe l’umore dei due.

-         Io quello lo disintegro!- guardò minacciosa verso Kotake che si stava incamminando- Kotake!

Il ragazzo si girò e si vide arrivare un pugno dalla ragazza.

-         Ahi, ma sei impazzita?!- disse il ragazzo.

Momoko e Yuri guardarono sorpresi la scena.

-         Come hai potuto prenderla in giro?!- disse Aiko arrabbiata- Eppure credevo che le volessi veramente bene!

-         C-come?- chiese confuso, ma poi riuscì ad intuire dall’espressione di Aiko- E tu che ne sai?

-         Doremì ci ha detto che le hai dichiarato il tuo amore- Kotake divenne rosso- E quando lei si decide a darti la risposta, tu la respingi? Che uomo sei?!

-         Come?- Yuri guardò confuso i due ragazzini poi Momoko- Ma di che stanno parlando?

-         Innanzitutto io non ho respinto nessuno!- disse Kotake arrabbiato- E se mai, sono io quello che dovrebbe essere arrabbiato. E’ Doremì che mi ha respinto.

-         Come?!- esclamarono i tre ragazzini.

-         Ci capisco sempre meno- commentò Yuri- Mi sa che mi sono perso una punta della telenovela.

-         E’ impossibile- disse Momoko- Doremì non lo avrebbe mai fatto. Lei ti ama.

-         Non credo proprio- disse lui amareggiato- Lei ama Akatsuki.

-         Oh…non lo sapevamo…- disse Aiko triste- Mi spiace di averti dato quel pugno.

-         Lasciamo stare- si voltò nuovamente- Non dovreste intromettervi in cose che non vi riguardano- e s’incamminò.

 

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-         Sensei…

-         Eh?- alzò lo sguardo e vide un ragazzino in piedi davanti a lui- Sì?

-         Ecco, niente…le stavo solo chiedendo quando ci sarà il prossimo esame…io e gli altri, vorremmo prepararci per tempo- disse il ragazzino incerto dallo sguardo smarrito dell’insegnante.

-         Già, l’esame…- disse lui toccandosi dietro il capo, come ricordandosi appena, di dove si trovasse- Hai ragione, ci penserò io- l’insegnante esibì un sorriso imbarazzato, mentre sfogliava dei fogli- Più tardi esporrò un calendario con le date dei prossimi esami e informazioni varie.

-         Grazie sensei- disse l’alunno e si allontanò dalla scrivania.

Il ragazzo guardò il ragazzino andare incontro ai suoi amici e chiacchierare allegramente. Sospirò guardando i fogli. Si sentiva così smarrito, confuso…non sapeva più cosa fare. Se solo ci fossero stati in quel momento i suoi amici…Yuri…chissà, avrebbe tirato fuori una delle sue trovate assurde, che lo avrebbero sicuramente rallegrato. Però lui non c’era, non c’erano i suoi amici, non c’era lei…

Sentì il suono che indicava il termine delle lezioni e con lentezza si alzò dalla sedia, mentre i suoi studenti raccoglievano in fretta le loro cose e salutandolo, uscivano dalla classe.

Sistemò il foglio del calendario alla porta principale, così che i suoi alunni lo vedessero il giorno dopo, poi si preparò per andarsene.

Camminò con calma, con lo sguardo fisso a terra.

I suoi giorni ormai erano diventati monotoni, deprimenti e senza emozioni. Si poteva anche dire che aveva perso quel suo carisma interiore.

E tutto questo…da quando si era separato da lei. La ragazza che amava da molto tempo e che si era allontanata da lui.

Ma chi poteva dire, di chi era la colpa? Non sapeva neanche dire, chi avesse incominciato prima e se era possibile evitarlo.

Ricordava con malinconia quei giorni così lontani, passati accanto a lei…

-         Mhhh…- la ragazzina lo fissava in continuazione.

-         Beh?- il ragazzino la guardò imbarazzato e scocciato- Che hai?

-         Niente, niente…- voltò lo sguardo, quasi offesa.

Lui la guardò confuso. Poi si distrasse guardando il panorama. Quella era forse la terza volta che entrava nel mondo della magia. Eppure gli sembrava sempre come se fosse la prima volta.

-         Wow, qui sembra che la notte non ci sia mai.

-         E’ solo una tua impressione- disse la ragazzina accanto a lui, in tono di superiorità- Qui la sera dura poche ore rispetto al nostro mondo e in estate si raddoppiano le ore di oscurità.

-         Insomma, un po’ l’inverso del nostro- alzò lo sguardo di nuovo e notò un oggetto che si muoveva nel cielo- Oh, ma quello non è…?

-         Sì, è la carrozza della Regina- disse lei, senza scomporsi.

-         Immagino che fra qualche anno, ci sarà lì anche Hana.

-         Ovvio che sì- rispose lei, con tono da saputella. Il ragazzino si girò verso di lei.

-         Si può sapere che cos’hai?- chiese lui un po’ irritato dal tono della ragazzina.

-         Niente- alzò le spalle.

-         Bugiarda. Si vede chiaramente che qualcosa non va.

La ragazzina si fermò e lo guardò con la faccia imbronciata.

-         E va bene. Ti dirò, non mi convince per niente la tua decisione- gli puntò il dito- Che stai tramando?

-         Eh?- lui la guardò confuso.

-         Ti conosco bene, per questo faccio bene ad avere qualche sospetto sulle tue reali intenzioni. Avanti, confessa!

-         Stai delirando- le abbassò il dito e riprese a camminare.

-         Io?- disse lei offesa e lo seguì- Qui quello strano sei tu. Non conosci questo mondo, non hai mai dato interesse a queste cose…e così, di punto in bianco, hai deciso di diventare uno stregone?

-         Le persone cambiano di opinione. Cosa c’è di male?- si girò per guardarla- Per caso…la mia presenza ti infastidisce?

-         Sì- disse d’istinto e lo guardò con aria di sfida.

Lui sembrò sorpreso dalla sua risposta veloce e decisa. Abbassò lo sguardo amareggiato e si voltò per riprendere a camminare. Doremì si stupì della reazione di Kotake. Era certa che avrebbe contraccambiato con qualche offesa e che avrebbero finito per litigare, ma invece se n’era stato in silenzio. Davvero strano.

Lei lo seguì, mentre vedeva il ragazzino camminare davanti in silenzio e con lo sguardo perso a terra, senza più quella allegria di qualche minuto prima. Doremì ci pensò su e provò qualche senso di colpa ad averlo trattato così. Forse, questa volta si era sbagliata sulle intenzioni di Kotake. Aveva esagerato.

-         …Kotake- lo chiamò.

Lui parve non sentirla.

Non capiva perché si sentiva triste, eppure non le pareva di averlo offeso così tanto. Loro litigavano da mattina a sera e il giorno dopo era come se non fosse accaduto niente…perché allora d’improvviso questo cambiamento? Non se lo spiegava.

-         Kotake- lo afferrò per la mano, arrestando la camminata del ragazzino.

Lui si girò per guardarla e vide il viso di lei incerto e triste.

-         …mi dispiace- disse sussurrando e guardando di lato.

Kotake la osservò per un po’, poi iniziò a sorridere.

-         Stupida- appoggiò il dito sulla sua fronte, spingendola indietro- Ci sei cascata- disse con un sorrisino divertito.

Doremì imbarazzata e confusa si toccò la fronte e poi guardò arrabbiata il ragazzino.

-         Ko…ta…ke!- scandì il nome, come avvisandolo che presto gliel’avrebbe fatta pagare.

Il ragazzino intuì di averla fatta infuriare e iniziò a correre via.

-         …Se ti prendo!!- gli gridò dietro Doremì.

Certo, non poteva certo dirle che gli aveva fatto piacere sentire le sue scuse. Doveva pur mantenere il solito carattere. Non poteva certo dirle d’improvviso…voglio stare con te. Lei lo avrebbe guardato come se fosse un alieno e comunque, era ancora troppo presto perché lui ammettesse a se stesso quei sentimenti…

Arrivò a casa. Si fermò a guardare la casetta da fuori. Ricordava come Doremì ci tenesse ad abitare in quella casa, pareva quasi che già dall’inizio volesse andare lì. A lui pareva una casa qualunque e comunque non gli interessava che casa avrebbero scelto…però vedere quel sorriso stampato sul viso della ragazza…

Sì, per vederla così felice, poteva anche dimenticare la fatica fatta per cercare una casa che andasse bene a lei. Lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei…

E comunque, si dovette ricredere su quella vecchia casa. Gli piaceva vivere lì, con lei e la piccola Hikaru. Pensava che tutto era perfetto nella sua vita…lo pensava, finché nuovi problemi non spuntarono fuori.

Fissò ancora la casa prima di entrare…aveva perso il suo fascino da quando lei non abitava più lì. Sembrava quasi che la casa ne risentisse della sua assenza.

Aprì la porta e rimase all’ingresso ad osservare quel luogo vuoto. Non c’erano più Doremì e Hikaru a riceverlo alla porta con un sorriso sgargiante.

Kotake abbassò lo sguardo, mentre chiudeva la porta dietro di sé. Sì udì un suono giungere alle sue orecchie.

Alzò la testa e si precipitò verso il telefono. Guardò il numero del chiamante e sospirò deluso. Non era lei.

Quante le volte che sentendo il suono del telefono si era precipitato a rispondere, nella speranza che fosse lei a chiamare…che gli chiedesse di tornare da lui. Perché lui…lui non desiderava altro. Moriva dalla voglia di vederla, di starle accanto, di ascoltarla parlare, di vederla sorridere, di averla tutta per sé e baciarla come se fosse la prima volta.

Ma di lei nessuna traccia, né uno squillo, né altro. Pareva proprio che avesse definitivamente chiuso con lui.

Se n’era accorto quando quella sera correndo da lei, aveva visto l’anello nuziale sfilato dal suo dito.

Incredulo, l’aveva guardata e le aveva chiesto conferma del significato del suo gesto. E a quanto pare era proprio come temeva…

Quando Doremì gli era passata vicino e l’aveva chiamato per cognome, si era sentito sprofondare.

Da quanto tempo non sentiva pronunciare il suo cognome dalle labbra di lei.

-         Ehi Dojimi.

-         Mh?- la ragazzina dai capelli rosso magenta si voltò con una smorfia, verso il ragazzino che se ne stava seduto sulla panca- Che vuoi questa volta?- disse con tono acido.

-         Stai tagliando la stoffa sbagliata…- indicò un rotolo di tessuto ancora arrotolato. Doremì guardò poi il tessuto che aveva in mano- Mi sa che Hazuki dovrà rifare le tendine del negozio.

-         Argh, no!- Doremì arretrò alla vista delle tendine fatte da Hazuki qualche mese prima e mutilate atrocemente da lei- Questa volta Hazuki mi ammazza.

-         Sei una pasticciona. Non potresti fare più attenzione?

Doremì guardò irritata il ragazzino.

-         Mi spieghi come faccio a lavorare con te dietro che mi fissi? E poi, se te n’eri accorto, perché non me l’hai detto prima?

-         Perché era più divertente, vederti agitare.

-         Ti diverte sempre le disgrazie altrui, eh?

-         Non degli altri, ma le tue- disse con un sorrisino, al che Doremì le venne voglia di saltargli addosso e strangolarlo, però si trattenne.

-         Uff, non ci casco- si voltò con uno sbuffo- Lo so che lo dici perché vuoi farmi perdere la pazienza- prese un altro tessuto e iniziò a tagliare- Però come noterai tu stesso, sono cresciuta e non perdo il mio tempo a bisticciare con te.

-         Vorresti dire che sei maturata?- chiese lui, con una risata trattenuta.

-         Certo. Non sono più una bambina, come te. Sono responsabile ed educata. E soprattutto sto per diventare strega.

-         Ah sì? La vedo molto dura…- disse lui alzando lo sguardo- In pochi mesi io ho imparato sulla magia, quello che tu ci hai impiegato anni per imparare.

-         Sai che sei proprio fastidioso Kotake?- Doremì si voltò per guardarlo- Non potresti tacere per una volta?

-         Mh? Come mai continui a chiamarmi Kotake?

-         Perché è così che ti chiami, magari?- rispose lei con ironia.

-         Intendo dire, perché continui a chiamarmi per cognome. Ci conosciamo da tanti anni ormai.

-         Uh? Non ci ho fatto caso…mi sono abituata a chiamarti così.

-         Allora puoi chiamarmi Tetsuya da adesso.

-         Solo se tu la pianti di chiamarmi Dojimi…il mio nome, nel caso te lo fossi scordato, è Doremì.

-         D’accordo- alzò le spallucce- Anche se ormai mi ero affezionato a quel soprannome. Ti rispecchia perfettamente.

-         Farò finta di non averti sentito- si voltò e proseguì a tagliare.

-         Ah, senti…

-         Cosa vuoi?- chiese lei scocciata, senza voltarsi.

-         Stai ancora tagliando la stoffa sbagliata…quella è la coperta di Majorika.

-         Cos…?- guardò il tessuto- Oh no! Se Hazuki non mi ucciderà, sarà senz’altro Majorika a farlo- piagnucolò.

-         Sicura che il tuo secondo nome non sia Dojimi?

-         Mhhh, ora mi hai stancato!- guardò in modo minaccioso il ragazzino- Me la pagherai!

-         Solo se mi prendi- si alzò dalla panca e ridacchiando scappò via.

-         Puoi contarci Tetsuya!

Eh già…erano passati i giorni spensierati di quando erano ragazzini.

Ora che erano cresciuti, la loro vita era cambiata totalmente. E nel giro di poco tempo aveva perso tutto…la fiducia della figlia e l’amore di Doremì.

 

~~~~♫~~~~♪~~~~♫~~~~♪~~~~♫~~~~♪~~~~♫~~~~♪~~~~♫~~~~

 

-         Doremì?

-         Eh?

-         Come va?

-         Bene, grazie- sorrise- Mi sono ripresa.

-         Davvero?

-         Sì. In fondo, è stata una mia decisione- disse lei camminando- E’ la cosa più giusta per entrambi.

-         Certo che…mi ha sorpresa quel che mi hai detto- disse Hazuki- Credevo che tu…cioè, voi…

-         La scelta è stata mia- disse Doremì sospirando- Tetsuya non c’entra.

-         Però…io credevo che fosse quello che volevi…quello per cui avevi lottato…

-         Ci ho pensato a lungo…e mi sembra la cosa più giusta da fare.

-         La cosa più giusta?- chiese confusa Hazuki- Ma di che stai parlando?

-         Vedi, io…

-         Doremì! Lo abbiamo trovato!- Akatsuki la chiamò da lontano- Venite presto!

-         Shhh! Vuoi farlo scappare?- disse Fujo con un dito davanti alle labbra.

-         Oh, ok…- smise di agitarsi.

-         E’ magnifico- disse Doremì raggiungendoli- Ma ora come lo catturiamo?

L’esserino era a pochi passi da loro.

-         Che ci vorrà? Basterà acchiapparlo…sono innocui.

-         Non ricordi cosa ha detto Harry? Sono dispettosi…- disse Hazuki.

-         Ma noi abbiamo la magia- disse sicuro Akatsuki, poi si girò verso l’amico- Pronto?

-         Non sono tanto sicuro Akatsuki…

-         Siamo maghi, no?- disse un po’ scocciato- Siamo superiori a questi animaletti. E poi non sono nemmeno pericolosi.

Fujo sospirò e si arrese. Insieme i due schioccarono le dita ed apparve una gabbia gigantesca con la porticina spalancata. Il Cianci tentò di scappare via, ma fu risucchiato dentro e la porticina si chiuse un attimo dopo.

-         E vai!- esclamò soddisfatto Akatsuki e si voltò verso gli altri- Di questo passo termineremo subito l’esame.

-         Eh…ehm, Akatsuki- disse Doremì con gli occhi spaventati, guardando dietro di lui- Mi sa che non ha gradito molto…

-         Mh?- lui la guardò confuso e si voltò. Indietreggiò dallo spavento, vedendo al posto del piccolo Cianci, un essere enorme che riempiva tutta la grande gabbia, quasi facendola esplodere e digrignando i denti aguzzi- Ma…ma…che è successo? Dov’è finito quell’esserino innocuo?

-         Credo che non sia tanto innocuo- disse Hazuki.

-         Dev’essere la sua magia ad averlo fatto crescere…una sorta di autodifesa- disse Fujo leggendo il rotolo di carta. Vide le sbarre della gabbia cedere alla pressione- E sta continuando…

-         Scappiamo, presto!- disse Doremì e i ragazzini fuggirono un po’ prima che la gabbia si frantumasse e facesse uscire un essere dalle enormi dimensioni- Ahhh! E adesso che facciamo?- chiese Doremì ad Hazuki.

-         Bisogna calmarlo- disse Hazuki- Fujo, non c’è scritto cosa piace ai Cianci?

-         Oh, sì…- srotolò la pergamena- Qui dice…- fece una strana espressione- Bistecca?

-         Che cosa?!- esclamarono tutti.

-         Un buongustaio!- disse Doremì con gli occhi luccicanti- Me ne occupo io- mosse la sua bacchetta e in un lampo apparve una succulenta bistecca- Ahh, che meraviglia- disse con un po’ di fame.

-         Presto, nascondiamoci- Akatsuki la prese per mano e la strascinò via da quell’estasi.

L’animaletto a grandi passi raggiunse il posto e rallentò l’andatura annusando qualcosa nell’aria. Chinò la sua testolona e vide una grossa bistecca lì vicino. Non ci pensò un attimo e in breve il suo corpo tornò alle sue dimensioni normali. Affondò la sua gran bocca su quella bistecca.

-         Ahh, dite che se mi avvicino cautamente, mi lascerà un pezzo di quella bistecca?- disse Doremì guardando l’animaletto da dietro i cespugli.

-         Doremì!- la rimproverò Hazuki- Non è il momento.

-         Questa volta non fallirò- disse Akatsuki e con uno schiocco di dita fece apparire un barattolo di vetro- Ora lo acchiapperò.

-         No, fermo- disse Hazuki- Non serve- uscì dal nascondiglio e si avvicinò lentamente all’animaletto, che nel frattempo aveva terminato il suo cibo- Tranquillo, piccolo. Non ti farò del male- disse con un dolce sorriso- Se ne vuoi altre di bistecche, fai il bravo e vieni con noi.

L’animaletto la guardò dubbioso e diffidente, ma poi di fronte alla prospettiva di un’altra bistecca, saltò in braccio ad Hazuki.

-         Brava!- disse contenta Doremì- C’è l’hai fatta!

-         Incredibile- disse sorpreso Akatsuki- Non pensavo che sarebbe stato così semplice…

-         Basta capire come ragionano- disse Hazuki accarezzando il Cianci- E’ un po’ come Doremì.

-         Ehi!- disse lei offesa, poi guardò l’animaletto- Avresti potuto lasciarmene un pezzo, eh!

 

**********

 

Il parco affollato è il luogo ideale per il nostro ritorno a casa

Sto guardando te che sei sempre allegra

Ti sto ascoltando

Se il mondo venisse distrutto domani, cosa faremo?

Non dici niente

Ma stringi più forte il mio braccio

Ehi, voltati da questa parte

Le nostre labbra sono chiuse, il mio cuore sta palpitando

Non importa che tipo di persona tu sia, né dove, ti accetterò!

Quando sei ferita e stai piangendo

Voglio proteggerti, anche se mi scontrassi col mondo

Ti amo, non servono le parole

Il nostro ultimo bacio sarà eterno

 

CONTINUA…

********************************************************************************

E dopo un periodo che sembrava eterno…sono tornata con il seguito di questa fiction. L’ultima che faccio su Doremì e con l’augurio di terminarla presto.

Naturalmente, non ho la benché minima idea di quando terminerà XD Ho dovuto interrompere per un po’ questa fic, perché mi ero bloccata su un passaggio…però ora sembra che sto ingranando (o almeno lo spero).

Il capitolo di oggi, in parte era stabile…non ci sono stati granché novità, ma volevo farvi avere una panoramica della vita dei personaggi. Nel prossimo capitolo, dovrebbe muoversi qualcosa (sì, un robot gigantesco con le sembianze di Doremì che distrugge mezzo mondo…).

Ora però rispondo alle vostre recensioni…

Kry333: Sì, la speranza della fic è quella che tornino insieme Doremì e Kotake, ma con un autrice come me…non si sa mai, uah, uah (risata)!

Marty95: E’ ancora presto per dire come andrà a finire e i personaggi hanno ancora molto da dire (eh eh, sì devono soffrire!)

Dochan: Sono contenta che ti piaccia questa fic e se l’hai letta tutta d’un fiato…devi avere dei buoni polmoni XD

Hey J: Mi unisco anch’io al coro…Kotake, sei un imbecille! Perché mi vuoi rendere difficile la vita, impiegandoci una vita a dichiararti? Ho solo una di vita! E poi, persino una scimmia riuscirebbe a fare una dichiarazione migliore della tua! E per scimmia, intendo Yuri!

Lichan: Ehi Yuri! Il fan club si sta allargando! La prossima volta non basterà portare via le sedie di casa tua…per la fortuna dei tuoi genitori, che continuano a mangiare in piedi XD

Zoe MonBlanck: Genio? Naaah, ti sbagli…non vivo in una lampada U.U Mi spiace comunque di non aver potuto pubblicare prima la fic -_-‘ Ma almeno adesso sarai di buon umore, no? ^^ (spero °_°’  anche perché il tuo urlo disperato, ha squarciato la pagina delle recensioni XDD Come non notare il tuo grido?)

Ashley Ketchum: Alla fine ci ho impiegato ancora più tempo, mi spiace. Ma almeno non dovrai spararti di nuovo gli altri capitoli…Non credo che all’insegnante farebbe piacere ascoltare dalla tua interrogazione, invece che dei romani e Roma…la storia di Doremì e company (scherzo XD).

EleninaFF: Complimenti! Ti sei avventurata nelle profondità dei più oscuri e poco sensati del mondo delle mie fan fiction XD Per questa tua prova di coraggio, meriti un applauso e una stretta di mano (virtuale)! Grazie, continua a seguirmi!

Kiki: Yada? C’era nella mia storia? Sono talmente fusa che non mi ricordo neanche chi partecipa alle mie fic XDD Sarà bene fare una lunga ripassata ai vecchi capitoli U_U’’ (e poi sarei io l’autrice -_-‘)

Fra007: Nuova preda del mondo delle mie fan fiction (sarà quel biscotto al cioccolato ad incantare tutti i visitatori?), benvenuta! Non mi sbilancio ancora a dire qualcosa sui personaggi della storia, perché preferisco che parli la storia da sola (o altrimenti potrete comprare l’uscita delle audiolibro di questa fic XD).

Alexis_92: Fare terminare con un lieto fine…chissà, eh eh…magari li farò trasformare tutti in ranocchie! Questo sì che sarebbe un lieto fine! XD Così nessuno è più scontento.

Babydany94: Eh sì, la storia è triste in effetti, ma cerco di alternarla a qualche momento allegro (il che non è una cosa facile…è come mandare un clown ad un funerale XD).

Comunque, anche se la storia non è ancora al termine, spero che continuerete a seguire la fic di un anime fantastico che ormai è stato sostituito da tanti altri cartoni.

Io mi impegnerò a finire di scriverla, perché questa sarà proprio l’ultima fic che scriverò su questo magnifico cartone. Non perché non ne abbia voglia, ma perché il tempo stringe e ho sempre tanto da fare.

Ora vi saluto, al prossimo capitolo (che non dovrebbe tardare tanto)!

By Ya-chan

   
 
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