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Autore: 365feelings    16/11/2013    4 recensioni
Storie di una pistolera e di un colletto bianco.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Revy, Rock
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Black Lagoon
Personaggi:Revy, Eda, accenni a Rock/Revy
Rating: giallo
Avvertimenti: flash fic, slice of life
Note: inizio l'ennesima raccolta della mia vita da fan writer e lo faccio perché mi sono resa conto che quando partecipo al Writing Day scrivo su questo fandom, anche se poi, finita l'iniziativa, lo tralascio. È un tentativo per tenere le cose in ordine, ecco.
Capitolo scritto per il prompt "birra".


Mentre il sole al tramonto incendia il cielo e tinge d'arancio la facciata della chiesa, il rumore metallico di una sicura risuona nell'aria.
Incurante di ciò che la circonda, Eda siede con poca grazia su una cassa di legno e pulisce con cura le sue armi, ma quando nel suo campo visivo appare una bottiglia di birra non sembra sorpresa. Anzi, appoggia la pistola e accetta l'offerta, alzando lo sguardo su Revy.
«Dutch e gli altri sono andati in uno dei loro locali da uomini» commenta «E tu non hai di meglio da fare che venire a rompere la scatole a me».
«E io che volevo solo andare a trovare un'amica».
«Noi non siamo amiche» risponde e quando sente la presa dell'altra sulla bottiglia aggiunge «Ma la birra la tengo».
«Ah giusto, tu sei solo una stronza che prima o poi finirà crivellata di colpi» ribatte «Fammi un favore, quando crepi non sporcare troppo in giro e soprattutto non farlo il venerdì sera».
«Dai per scontato di sopravvivermi» sbadiglia Eda, allungando le gambe sulla ghiaia, la pelle nuda che fa bella mostra di sé sotto la sottana da suora.
«Io sono Two Hands, tu chi sei?»
«Quella che ficcherà una pallottola in fronte» ma non c’è astio nella voce, nemmeno convinzione. C'è languore, c'è sonnolenza.
È venerdì sera e se ne stanno entrambe sul sagrato della chiesa, come due vecchie troppo stanche ed annoiate per poter anche solo litigare decentemente. 
«Che palle!» sbotta Revy, dopo un po' «Ma non hai un cazzo da fare per passare il tempo?»
«Siamo nella casa del Signore, se volevi passare il tempo andavi al casinò o te ne stavi con i tuoi compari» risponde la suora con un altro sbadiglio «Mica ho capito perché sei venuta qui».
«Non mi andava di rinchiudermi in uno streap club pieno di mezze seghe arrapate che allungano le mani, con le cubiste che ti sbattono le tette in faccia ad ogni passo che fai e Rock che finisce sempre per perdere tutti i soldi» inizia a sbraitare «Dutch sparisce nel suo privè, Benny si dilegua dio solo sa dove e io rimango a badare a quel cretino di un colletto bianco. L'ultima volta ha dato i soldi a una delle ballerine perché cambiasse lavoro. Ti rendi conto dell'idiozia?»
Eda beve un altro sorso di birra, il sapore del malto che prende il possesso del suo palato. Revy sta ancora blaterando su quanto Rock sia scemo e nel parlare di lui, come sempre, si è infervorata. Ma ormai non la sta più ascoltando, troppo impegnata ad osservare la notte che lentamente assorbe gli arancioni e i rosa del cielo; e poi li conosce a memoria, i discorsi sul giapponese.
«Almeno te lo sei scopato?» sbotta, stanca del brusio di fondo.
«Ancora con questa storia?!»
«La chiave di tutto è una sana scopata» continua «Vedrai che dopo tutto è più chiaro. E togliti quell'aria scandalizzata dalla faccia, lo sai che ho ragione».
«Ti sei bevuta il cervello, suora» ribatte Revy, sulla difensiva. E non lo sa nemmeno, perché sta sulla difensiva quando Eda parla di Rock e di ciò che loro due potrebbero fare insieme. Le viene naturale, reagire in quel modo, ostacolare la conversazione, impedire che le vengano poste altre domande, che vengano fatte altre insinuazioni.
La donna sembra cogliere il filo dei suoi pensieri, perché le rivolge lo sguardo di chi la sa lunga.
«Avanti, vuoi dirmi che non ci hai mai fatto neanche un pensiero?» la provoca.
Revy ha smesso di arrossire da molto tempo, ma sente che in un'altra vita ora sarebbe rossa come un pomodoro. Per sua fortuna, ha imparato a dissimulare bene e Eda non trae alcuna soddisfazione dalla sua faccia di bronzo.
«Perché, tu sì?»
«Ti dico solo che se fossi al tuo posto e avessi l'occasione di fare della sana attività, beh, non me la lascerei certo scappare» risponde con tranquillità «Come invece fai tu».
«Ma dai, lo hai visto bene? È un inetto!»
«Magari è un drago a letto, non si può mai dire».
La pistolera scuote il capo con rassegnazione e beve il suo ultimo sorso di birra, poi posa a terra la bottiglia e prende la mira.
   
 
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