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Autore: radioactive    17/11/2013    6 recensioni
CAP. 6 Il cigolio del legno si mischiava al battito del cuore del ragazzo tanto da confondergli le idee, non capiva più se il suo cuore era malandato come quelle travi o se l’Arena era viva quanto il suo cuore, aveva il terrore che ciò che lo teneva sospeso in aria crollasse sotto i suoi piedi.
Ma Ariel si bloccò di colpo, Lyosha avrebbe voluto chiederle che diamine stesse facendo, che erano inseguiti!. Ma lei non si muoveva, immobile, fissava ciò che solo in un secondo istante il fratello identificò come Sean, quello che li aveva derubati.
«Ciao, otto»
[...] Stavano per morire, stavano per morire!
CAP. 10 Caesar Flickerman trattava tutti i tributi come validi concorrenti, Lyosha invece, agli occhi del presentatore, era già morto.
| 72esimi Hunger Games ● Lyosha e Ariel Isaacs ● DISTRETTO 8 |
EDIT - testo in via di revisione e betaggio (01 capitoli su 14) + cambio grafica [in data 11/11/2013]
→ I capitoli 15, 16 e 17 sono degli SPINOFF di Die on the front page, just like the stars.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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attenzione!

Questa pagina rubata fa forti riferimenti a “I’m frozen to the bones”,

capitolo 6 – quindi se non lo avete letto e non volete spoiler cliccate qui, e poi tornate da me

(se invece non avete letto la fan fiction di yingsu, potete comunque proseguire – ma poi andate a leggete FtB!)












     » PAGINE RUBATE Ø3  

              nessun distretto che non è Favorito vince due volte di seguito.

 

 

 

 

Lyosha non riuscì a dormire – era una cosa strana: a lui piaceva davvero tanto dormire e, ricordò, non aveva sofferto di insonnia nemmeno la notte prima delle svariate Mietiture a cui partecipò come possibile tributo, fino a quella definitiva.

Ricordava di aver spento malamente la sveglia durante i suoi viaggi nei Distretti per il Tour della Vittoria, di aver sentito Amaryllis lamentarsi per quel “pelandrone” e Lloyd che batteva pugni e piedi contro la sua porta per farlo svegliare. Sorrise.

Il suo Distretto aveva goduto di cibo in abbondanza quell’anno, assieme a farmaci e ristrutturazione di molte fabbriche, cosa che mancava sempre per colpa del sovrappopolamento dell’8. L’idea che fosse arrivata la settantatreesima edizione lo faceva preoccupare un po’, lui – come Vincitore – avrebbe sempre fatto una vita agiata, gli altri invece sarebbero morti di freddo, fame e malattia. Ancora.

Fece leva sulle ginocchia, osservando dall’alto il suo prato fiorito di fine luglio in cui si era accovacciato per osservare più da vicino i boccioli– come avrebbe fatto Ariel. Avrebbe mentito se avesse detto di non aver piantato tutti quei germogli in suo onore. Era l’unica cosa che gli rimaneva della sorella, oltre i ricordi: l’amore per i fiori.

La porta della casa davanti a lui si aprì, Lloyd richiuse l’uscio e attraversò la strada, appoggiandosi al cancelletto che divideva la dimora di Lyosha dal mondo, «andiamo?».

«Faremo tardi» acconsentì lui, e raggiunse la sua ex-Mentore e, per quell’anno, compagna di lavoro.

 

 

Il palco faceva rumore quando ci si camminava sopra – un tecnico di Capitol City aggiustava il microfono posto al centro per assicurarsi che andasse, le due ampolle rotonde e lucide erano già poste a destra e a sinistra. Su un lato della tribuna una fila di sedie erano poste perfettamente raddrizzate, nelle due agli estremi vi erano il Sindaco da una parte e Amaryllis dall’altra, le due panche al centro erano state riservate a Lloyd e Lyosha, i due Mentori.

Quando arrivarono anche loro, salutando velatamente gli altri due già sul posto, il Sindaco si alzò per procedere con il momento del pentimento e quello del ringraziamento, elencando tutti i vincitori del loro Distretto – cinque, forse sei. Non li aveva contati, non li contava mai.

Un brivido gli scivolò lungo la schiena quando sentì il suo nome venire pronunciato, chiuse gli occhi e respirò piano con la bocca – calmati. La mano di Lloyd gli sfiorò protettiva le dita finte.

Amaryllis si alzò a prendere posto davanti al Microfono mentre il Sindaco riprese posto vicino alla Mentore, la Capitolina sorrise e annunciò la solita frase di apertura alla Mietitura: «felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!». Disse qualcosa che suonava un po’ come “sono onorata di essere ancora qui con voi, Distretto 8, considerando che il Vincitore scorso era dei vostri!”, ma non gli importava.

Prima le ragazze pensò Lyosha in sincronia con la voce squillante dell’Accompagnatrice, alzò piano lo sguardo per seguire la mano guantata della donna immergersi tra quel mare di foglietti bianchi, sparire oltre quella selva di pesci morti e riemergere con due biglietti tra le dita. Ne fece cadere uno. Se lo portò davanti al naso, aprendolo lentamente e con cura, fece un bel respiro e poi pronunciò il nome della fortunata: Reshmi Guyen.

Lyosha non la conosceva, il loro Distretto era talmente popolato che essersi incontrati tutti era impossibile, si fece largo tra la folla una ragazza delle prime file – e quindi molto vicina ai diciott’anni – il viso tondo e pallido, due cascate di capelli biondi le ricadevano sulle spalle e gli occhi azzurri erano velati da lacrime contenute coraggiosamente. Nessuno osò parlare mentre la piazza veniva riempita del sordo rumore delle scarpe di Reshmi che salivano le scale.

«Ci sono volontari?» domandò Amaryllis.

No. – ed infatti nessuno si offrì. Reshmi con il suo sguardo impaurito si posizionò di fianco ad Eglatine, fissava lontano, probabilmente i suoi genitori erano lì, da qualche parte.

«Passiamo ora ai ragazzi…» con la stessa procedura di prima, prese un biglietto e ne lesse il contenuto, «Lacey Rous!» e ancora un anonimo personaggio scivolò fuori dalle righe e salì sul palco – il mento alto ma una gran paura negli occhi.

Gli ricordava così tanto sé stesso che Lyosha avrebbe voluto svenire in quel momento e svegliarsi solo quando tutto fosse finito.

In poco tempo, Amaryllis si congedò e riprese il proprio posto mentre il Sindaco recitava il Trattato del Tradimento. Quando Lacey e Reshmi si strinsero la mano, Lyosha si accorse di star trattenendo il respiro e di avere i pugni chiusi

L’inno di Panem suonò ed in breve finì tutto. Mentre le persone se ne andavano, la voce di Lloyd arrivò a consolarlo come se l’avesse chiamata lui, «va tutto bene» gli disse.

Va tutto bene.

 

 

«Vuoi qualcosa da bere?».

Lloyd annuì alla domanda, appoggiando le spalle alla poltrona vicino al finestrino del treno – lo stesso dell’anno precedente. Si ritrovò poco dopo un bicchiere di cristallo alto e stretto riempito del liquore azzurro che avrebbe scelto lei nel caso se lo fosse versato da sola. Afferrò il calice e si girò a guardare la figura del giovane Mentore, di spalle a lei, intento a mettersi in un altro bicchiere della semplice acqua, «come facevi a saperlo?».

Lyosha sembrava abbastanza confuso, prese posto davanti lei, «sapere cosa?».

«Che avrei preso questo» e gli indicò con la mano libera il bicchiere.

L’altro sorrise, alzando lievemente le spalle, «lo hai preso anche l’hanno scorso».

In quel momento Reshmi e Lacey entrarono dalla porta più vicina seguiti da Amaryllis. Si avvicinarono ai due Mentori senza dire una parole, le mani raccolte davanti al busto e lo sguardo basso. Lloyd li guardò come se fosse una scena già vista più e più volte e Lyosha ebbe l’impressione che tutti i neotributi si presentassero con l’aria da cani bastonati… in effetti lo avevano fatto anche lui ed Ariel.

«Vi potete sedere, di certo non vi mangerò io – né tantomeno Lyosha, su» e picchiettò sulla poltrona vicino a lui, il primo ad accomodarsi su Lacey, di fianco al Vincitore dei settantaduesimi, Reshmi lo imitò pochi secondi dopo, sedendosi vicino a Lloyd. «Fantastico, Lyosha, tu ti prendi il ragazzo» sentenziò infine bevendo tutto d’un sorso quasi l’intero contenuto del bicchiere. Amaryllis si servì a sua volta e rimase appoggiata al muro guardando i quattro, come suo solito non diceva una parola.

«Non ho la forza di contraddirti» borbottò quasi scherzando, cercando di alleggerire la tensione, Reshmi sembrò accennare ad un sorriso.

«No, non ce l’hai, infatti» fece un gesto con la mano e simbolicamente spazzò via l’argomento, girandosi poi verso il tributo femmina mentre frugava nella tasca dei pantaloni alla ricerca delle sigarette, «tu sei Guyen, vero?» chiese e, ottenendo un movimento d’assenso con il capo si girò a guardare il compagno di distretto, «e tu?».

«Rous» intervenne Lyosha, tenendo con entrambe le mani il bicchiere, «Lacey Rous, hai una memoria pessima».

«Trovate!» il disinteresse di Lloyd per un argomento che aveva tirato fuori lei era disarmante, quando si fu messa la sigaretta tra le labbra e acceso la cicca, si degnò di rispondere all’altro, «non ho una memoria pessima, solo non mi ricordavo il nome del ragazzo – e penso che continuerò a scordarmelo, per questo voglio Reshmi».

Inspiegabilmente, Lyosha sorrise, «non sei stata così gentile con me, quando ero io il tributo».

«La tua gentilezza è così contagiosa che rende più buona anche me, ragazzo».

Spezzata la tensione, i due Mentori offrirono da bere ai tributi e in poco questi quasi sembravano aver dimenticato la loro condizione – apprezzarono la tavola imbandita di tutte le leccornie più varie e mangiarono fino ad essere pieni, poi si ritirarono a riposarsi nei letti forniti loro.

Anche Lloyd sparì da qualche parte mentre Amaryllis rimase a tavola, osservando Lyosha che tagliava a piccoli pezzi la buccia di un’arancia. Ancora non ci riusciva, la Capitolina, a guardarlo senza sentire addosso il rimorso per l’aver ucciso la madre di quel ragazzo – ma non avrebbe mai avuto il coraggio di confessarglielo.

«Moriranno, vero?» disse ad un tratto l’Isaacs, gli occhi blu scintillavano nella speranza di una risposta negativa alla sua domanda.

Amaryllis sospirò, togliendosi le scarpe con i piedi e chinandosi a raccogliere i tacchi, «sai cosa si dice, a Capitol City?» aspettò qualche secondo per essere sicura che Lyosha non potesse rispondere, «nessun distretto che non è Favorito vince due volte di seguito».

Quella risposta gli lasciò l’amaro in bocca.

 

 

Il tributo del Distretto 2 – Roel Flos, il quale aveva visto un paio di volte in occasioni come la sfilata o l’intervista – premette con il piede sulla colonna vertebrale di Reshmi e con la mazza chiodata mandò in pezzi il capo della ragazza.

Lyosha avvertì di fianco a lui Lloyd irrigidirsi e la schiena della donna bloccarsi mentre le dita affondavano nei braccioli della poltrona, Vilette – che si era ripresentata come stilista di Lacey, ma con un nuovo compagno di lavoro – appoggiò la mano sulla spalla della Mentore che bruscamente si alzò, biascicando un «lasciatemi stare» e andando fuori al balcone.

Aveva reagito così anche alla morte di Ariel? Lyosha non ebbe il coraggio di rispondersi.

E poi arrivò anche la morte di Lacey, o quantomeno quello che poteva definirsi tale. Una lunga agonia che fece vibrare ogni nervo di Lyosha dal terrore e dal rammarico: non lo aveva salvato.

Sgranò gli occhi quando vide la pelle della mano del suo tributo rimanere attaccata alla paratia, il sangue scorreva dalla ferita copioso sporcandogli la giacca di lunghi, scuri, rivoli rossi. Per un momento il Mentore pensò che quel liquido potesse ghiacciarsi – si chiese se avrebbe fatto male.

Non andò a dormire, quella notte, rimase seduto sulla poltrona con le gambe strette al petto, fissando lo schermo spento, buio. Immaginò le urla di Lacey nella notte e se ne diede la colpa: sta soffrendo così perché non posso aiutarlo. Prese in considerazione anche l’idea di infilarsi la giacca e andare alla ricerca degli sponsor, implorandoli di aiutare il suo tributo perché ne valeva la pena. Ma alla fine non si mosse, rimase bloccato, in trappola dai ricordi dell’intervista mentre lui e Lloyd si aggiravano per l’auditorium alla ricerca di Capitolini ben disposti a finanziare Reshmi e Lacey. Ma era come aveva detto Amaryllis: nessun distretto che non è Favorito vince due volte di seguito.

La mattina dopo Lacey era ancora lì, nell’Arena, e tutto in lui gridava disperazione – Lloyd gli portò sulla poltrona una tazza con latte e miele e delle fette di pane con della confettura dorata, gli occhi della donna erano circondati da profonde occhiaie viola e le labbra stringevano rabbiosamente una sigaretta, non volle sapere quante ne avesse fumate dalla morte di Reshmi. Morse la sua colazione mentre continuava a fissare lo schermo, doveva solo tirare, e anche se avesse sanguinato, che importava?

Ma capì che i suoi consigli non erano rivolti a Lacey, ma a quel Lyosha che doveva tagliarsi le dita e cucirle. Non si trattava di istinto di sopravvivenza, ma di qualcosa di molto, molto più grande – la paura di morire.

Cosa credeva Lacey? Che a stare lì fermo qualcuno sarebbe andato a salvarlo? Doveva reagire, dannazione.

«Mangia piano» lo ammonì Lloyd, vicino a lui, e Lyosha si accorse di aver già ingurgitato entrambe le fette di pane.

Alzò gli occhi dal piatto e la figura di Roel Flos si fece imponente nello schermo, «ti serve una mano?» nella sua voce c’era una cattiveria disinteressata, come di chi fa del male perché deve, e non perché vuole.

«Battuta di pessimo gusto» commentò Lloyd, e subito dopo la sala si riempì dell’urlo di Lacey e del rumore delle sue ossa spezzate, il sangue finì sulla neve sporcandola di rosso e la visuale si postò poi sulla mano del ragazzo, ancora attaccata alla porta, da cui penzolavano i nervi e lunghe gocce scarlatte.

Lyosha ricordò: nell’intervista, Roel aveva fatto riferimento ad una certa Liv Nerys – la stessa Liv che era morta uccisa da Fraser, la stessa Liv che era arrivata così vicino dall’essere Vincitrice.

Un sospirò gli sfuggì dalle labbra, privando il suo corpo di tutto l’ossigeno di cui disponeva – si sentì mancare l’aria e il sangue riaffluire, la pelle sbiancare e il sudore freddo colargli sulle tempie mentre il Favorito si allontanava con il suo «niente di personale».

Si sentì in colpa per aver vinto la sua edizione, per non aver lasciato che fosse Liv ad uscirne illesa. Se lui fosse morto – cosa che sarebbe dovuta succedere – Roel non avrebbe ucciso sia Reshmi che Lacey, e Lyosha non si sarebbe portato sulla coscienza i due diciassettenni.

Davanti a lui il nero, Lloyd aveva spento la televisione, nello schermo scuro vedeva riflesso il suo volto storpiato in una smorfia di dolore e sconcerto.

«Te lo avevo detto» pigolò Amaryllis, girandosi e tornando nella camera riservata a lei, Lloyd sospirò e si accese una sigaretta – il rumore dell’accendino che si rifiutava di scattare riempì la stanza.

Doveva farsene una ragione, gli aveva detto l’altra Mentore, non poteva soffrire per una cosa di cui non aveva colpa: i Mentori devono associare la sconfitte al caso e le vittorie a sé stessi, altrimenti non si sopravvive. Inspirò l’aria profumata del luogo e si appoggiò allo schienale, tentando di rilassarsi.

«Non abbiamo più nulla da fare, qui» sentenziò infine, alzandosi e andando ad avvisare Eglantine che sarebbe tornato al Distretto con il primo treno disponibile – ora come ora desiderava solo ritornare tra i suoi fiori, accarezzarli e convincersi che era fortunato ad essere ancora vivo, perché era quello che avrebbe voluto Ariel.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



«― Temi tu la morte? ―

Non sai quanto. ―»

[DAVY JONES & JACK SPARROW; Pirati dei Caraibi: ai Confini del Mondo]

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE D’AUTRICE«viviamo e respiriamo parole»

 

E’ finita.

Ed è alla fine di tutto questo che io non ho davvero qualcosa da dire, ma mi sforzerò comunque perché, nonostante tutto, è la mia prima long che concludo. E la cosa mi entusiasma davvero perché ce l’ho fatta, insomma, ce l’ho fatta! Manco avessi vinto gli Hunger Games, ma va bene.

Quindi. All’inizio la storia di Lyosha non doveva essere così, perché avevo fatto l’assurdità iniziarla senza avere in mente cosa fare, avevo deciso solo che Ariel sarebbe morta e che ad ucciderla sarebbe stata Lexi in quella maniera e in quello stato. Il resto è venuto da sé.

Insomma, nel bene o nel male sono arrivata fino a qui con molte più cose di cui dovrei andare fiera che di quello di cui dovrei lamentarsi, nonostante l’inizio non molto gradevole (poco seguito ecc) sono arrivata alla fine con persone a cui pareva interessare di Lyosha.

Ebbene, spero di non avervi deluso (: ♥

La citazione finale racchiude, secondo me, l’intera essenza di Die on the front page, just like the stars – e spero la possiate apprezzare quanto me.

Ovviamente, Lyosha continuerà a vivere forever(…) e si farà anche tutta la rivolta, quella de Il canto della Rivolta – ma questa tematica verrà trattata tra mooolto molto tempo assieme ad yingsu, una volta che finirà I’m frozen to the bones – quindi, per favore, non dimenticatevi di Lyosha! Se vorrete – e se riuscirò – pubblicherò ancora delle ones-shot su di lui, personaggio stupido a cui tengo molto ;u; Per la cronaca no, non ci sarà nessuna lovestory tra lui e Lloyd, quindi non venitemi a dire nulla del genere ewe quella povera donna ha già abbastanza casini e la vita di Lyosha non è in modalità “innamoramento”, quindi va bene così.

Ma non intendo abbandonarvi, ho iniziato un’altra edizione degli Hunger Games – la 19esima, per la precisione – che vi linkerò nell’angolo spam, spero di ritrovarvi anche lì!~

Non so mai cosa scrivere nelle note, quindi passerò ai ringraziamenti velocissimamente, quindi!

- yingsu che si è impegnata a difendere il QI di Lyosha.

- ivola che ha deciso di condannarsi spammando il suo fb, e che mi sembrava entusiasta di questa fan fiction.

- iysse che, anche se non ha tempo, ogni tanto da uno sguardo a Ly.

E poi tutte le persone che hanno messo tra le preferite/seguite/ricordate questa fan fiction ma che non ho mai visto ç//ç – e ovviamente anche quelle persone che ogni tanto si facevano vedere. Insomma, siete fantastici! ♥

 

Se ci rivedremo, sarà in quando si muore, si muore soli

*alza tre dita in saluto a Lyosha* radioactive,

 

 

 

 

 

a n g o l o s p a m

a.    I’m frozen to the bones. { HUNGER GAMES – long – nuovi tributi, 73rd edizione } yingsu

b.    Quando si muore, si muore soli. { HUNGER GAMES – long – nuovi tributi, 19th edizione } radioactive

c.     Se non sei tu l’amore, l’amore non esiste. { HUNGER GAMES – shotRoel/Liv } yingsu

d.    Il profumo del pane alla lavanda. { SHADOWHUNTERS – long – Shakira Espinosa, nuovo istituto } radioactive

 

   
 
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