attenzione!
Questa pagina rubata fa forti
riferimenti a “I’m frozen to
the bones”,
capitolo 6 – quindi se non lo avete
letto e non volete spoiler cliccate qui, e poi
tornate da me ♥
(se
invece non avete letto la fan fiction di yingsu, potete comunque
proseguire – ma poi andate a leggete FtB!)
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PAGINE RUBATE Ø3
nessun distretto che non è Favorito vince due volte di seguito.
Lyosha non riuscì a dormire – era una cosa strana: a lui
piaceva davvero tanto dormire e,
ricordò, non aveva sofferto di insonnia nemmeno la notte prima delle svariate
Mietiture a cui partecipò come possibile tributo, fino a quella definitiva.
Ricordava di aver
spento malamente la sveglia durante i suoi viaggi nei Distretti per il Tour della Vittoria, di aver sentito Amaryllis lamentarsi per quel “pelandrone” e Lloyd che
batteva pugni e piedi contro la sua porta per farlo svegliare. Sorrise.
Il suo Distretto
aveva goduto di cibo in abbondanza quell’anno, assieme a farmaci e
ristrutturazione di molte fabbriche, cosa che mancava sempre per colpa del sovrappopolamento dell’8. L’idea che fosse
arrivata la settantatreesima edizione lo faceva preoccupare un po’, lui – come
Vincitore – avrebbe sempre fatto una vita agiata, gli altri invece sarebbero
morti di freddo, fame e malattia. Ancora.
Fece leva sulle
ginocchia, osservando dall’alto il suo prato fiorito di fine luglio in cui si
era accovacciato per osservare più da vicino i boccioli– come avrebbe fatto Ariel. Avrebbe mentito se avesse detto di non
aver piantato tutti quei germogli in suo onore. Era l’unica cosa che gli
rimaneva della sorella, oltre i ricordi: l’amore per i fiori.
La porta della casa
davanti a lui si aprì, Lloyd richiuse l’uscio e attraversò la strada,
appoggiandosi al cancelletto che divideva la dimora di Lyosha
dal mondo, «andiamo?».
«Faremo tardi»
acconsentì lui, e raggiunse la sua ex-Mentore e, per quell’anno, compagna di lavoro.
◊ ◊ ◊
Il palco faceva
rumore quando ci si camminava sopra – un tecnico di Capitol
City aggiustava il microfono posto al centro per assicurarsi che andasse, le
due ampolle rotonde e lucide erano già poste a destra e a sinistra. Su un lato
della tribuna una fila di sedie erano poste perfettamente raddrizzate, nelle
due agli estremi vi erano il Sindaco da una parte e Amaryllis
dall’altra, le due panche al centro erano state riservate a Lloyd e Lyosha, i due Mentori.
Quando arrivarono
anche loro, salutando velatamente gli altri due già sul posto, il Sindaco si
alzò per procedere con il momento del pentimento e quello del ringraziamento,
elencando tutti i vincitori del loro Distretto – cinque, forse sei. Non li
aveva contati, non li contava mai.
Un brivido gli
scivolò lungo la schiena quando sentì il suo nome venire pronunciato, chiuse
gli occhi e respirò piano con la bocca – calmati.
La mano di Lloyd gli sfiorò protettiva le dita finte.
Amaryllis si alzò a prendere posto davanti al Microfono mentre il Sindaco riprese
posto vicino alla Mentore, la Capitolina sorrise e annunciò la solita frase di
apertura alla Mietitura: «felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!». Disse qualcosa che suonava un po’ come
“sono onorata di essere ancora qui con voi, Distretto 8, considerando che il
Vincitore scorso era dei vostri!”, ma non gli importava.
Prima le ragazze pensò Lyosha in
sincronia con la voce squillante dell’Accompagnatrice, alzò piano lo sguardo
per seguire la mano guantata della donna immergersi
tra quel mare di foglietti bianchi, sparire oltre quella selva di pesci morti e
riemergere con due biglietti tra le dita. Ne fece cadere uno. Se lo portò
davanti al naso, aprendolo lentamente e con cura, fece un bel respiro e poi
pronunciò il nome della fortunata: Reshmi Guyen.
Lyosha non la conosceva,
il loro Distretto era talmente popolato che essersi incontrati tutti era
impossibile, si fece largo tra la folla una ragazza delle prime file – e quindi
molto vicina ai diciott’anni – il viso tondo e
pallido, due cascate di capelli biondi le ricadevano sulle spalle e gli occhi
azzurri erano velati da lacrime contenute coraggiosamente. Nessuno osò parlare
mentre la piazza veniva riempita del sordo rumore delle scarpe di Reshmi che salivano le scale.
«Ci sono volontari?»
domandò Amaryllis.
No. – ed infatti
nessuno si offrì. Reshmi con il suo sguardo impaurito
si posizionò di fianco ad Eglatine, fissava lontano,
probabilmente i suoi genitori erano lì, da qualche parte.
«Passiamo ora ai ragazzi…» con la stessa procedura di prima, prese un
biglietto e ne lesse il contenuto, «Lacey Rous!» e ancora un anonimo personaggio scivolò fuori dalle
righe e salì sul palco – il mento alto ma una gran paura negli occhi.
Gli ricordava così
tanto sé stesso che Lyosha avrebbe voluto svenire in
quel momento e svegliarsi solo quando tutto fosse finito.
In poco tempo, Amaryllis si congedò e riprese il proprio posto mentre il
Sindaco recitava il Trattato del Tradimento. Quando Lacey
e Reshmi si strinsero la mano, Lyosha
si accorse di star trattenendo il respiro e di avere i pugni chiusi
L’inno di Panem suonò ed in breve finì tutto. Mentre le persone se ne
andavano, la voce di Lloyd arrivò a consolarlo come se l’avesse chiamata lui,
«va tutto bene» gli disse.
Va tutto bene.
◊ ◊ ◊
«Vuoi qualcosa da
bere?».
Lloyd annuì alla
domanda, appoggiando le spalle alla poltrona vicino al finestrino del treno –
lo stesso dell’anno precedente. Si ritrovò poco dopo un bicchiere di cristallo
alto e stretto riempito del liquore azzurro che avrebbe scelto lei nel caso se
lo fosse versato da sola. Afferrò il calice e si girò a guardare la figura del
giovane Mentore, di spalle a lei, intento a mettersi in un altro bicchiere
della semplice acqua, «come facevi a saperlo?».
Lyosha sembrava abbastanza
confuso, prese posto davanti lei, «sapere cosa?».
«Che avrei preso
questo» e gli indicò con la mano libera il bicchiere.
L’altro sorrise,
alzando lievemente le spalle, «lo hai preso anche l’hanno scorso».
In quel momento Reshmi e Lacey entrarono dalla
porta più vicina seguiti da Amaryllis. Si
avvicinarono ai due Mentori senza dire una parole, le mani raccolte davanti al
busto e lo sguardo basso. Lloyd li guardò come se fosse una scena già vista più
e più volte e Lyosha ebbe l’impressione che tutti i
neotributi si presentassero con l’aria da cani bastonati…
in effetti lo avevano fatto anche lui ed Ariel.
«Vi potete sedere,
di certo non vi mangerò io – né tantomeno Lyosha, su»
e picchiettò sulla poltrona vicino a lui, il primo ad accomodarsi su Lacey, di fianco al Vincitore dei settantaduesimi, Reshmi lo imitò pochi secondi dopo, sedendosi vicino a
Lloyd. «Fantastico, Lyosha, tu ti prendi il ragazzo»
sentenziò infine bevendo tutto d’un sorso quasi l’intero contenuto del
bicchiere. Amaryllis si servì a sua volta e rimase
appoggiata al muro guardando i quattro, come suo solito non diceva una parola.
«Non ho la forza di
contraddirti» borbottò quasi scherzando, cercando di alleggerire la tensione, Reshmi sembrò accennare ad un sorriso.
«No, non ce l’hai,
infatti» fece un gesto con la mano e simbolicamente spazzò via l’argomento,
girandosi poi verso il tributo femmina mentre frugava nella tasca dei pantaloni
alla ricerca delle sigarette, «tu sei Guyen, vero?»
chiese e, ottenendo un movimento d’assenso con il capo si girò a guardare il
compagno di distretto, «e tu?».
«Rous»
intervenne Lyosha, tenendo con entrambe le mani il
bicchiere, «Lacey Rous, hai
una memoria pessima».
«Trovate!» il disinteresse di Lloyd per
un argomento che aveva tirato fuori lei era
disarmante, quando si fu messa la sigaretta tra le labbra e acceso la cicca, si
degnò di rispondere all’altro, «non ho una memoria pessima, solo non mi
ricordavo il nome del ragazzo – e penso che continuerò a scordarmelo, per
questo voglio Reshmi».
Inspiegabilmente, Lyosha sorrise, «non sei stata così gentile con me, quando
ero io il tributo».
«La tua gentilezza è
così contagiosa che rende più buona anche me, ragazzo».
Spezzata la
tensione, i due Mentori offrirono da bere ai tributi e in poco questi quasi
sembravano aver dimenticato la loro condizione – apprezzarono la tavola
imbandita di tutte
le leccornie più varie e mangiarono fino ad essere pieni, poi si ritirarono a
riposarsi nei letti forniti loro.
Anche
Lloyd sparì da qualche parte mentre Amaryllis rimase
a tavola, osservando Lyosha che tagliava a piccoli
pezzi la buccia di un’arancia. Ancora non ci riusciva, la Capitolina, a
guardarlo senza sentire addosso il rimorso per l’aver ucciso la madre di quel
ragazzo – ma non avrebbe mai avuto il coraggio di confessarglielo.
«Moriranno,
vero?» disse ad un tratto l’Isaacs, gli occhi blu
scintillavano nella speranza di una risposta negativa alla sua domanda.
Amaryllis sospirò, togliendosi le scarpe con i
piedi e chinandosi a raccogliere i tacchi, «sai cosa si dice, a Capitol City?» aspettò qualche secondo per essere sicura
che Lyosha non potesse rispondere, «nessun distretto
che non è Favorito vince due volte di seguito».
Quella
risposta gli lasciò l’amaro in bocca.
◊ ◊ ◊
Il tributo del
Distretto 2 – Roel Flos, il
quale aveva visto un paio di volte in occasioni come la sfilata o l’intervista
– premette con il piede sulla colonna vertebrale di Reshmi
e con la mazza chiodata mandò in pezzi il capo della ragazza.
Lyosha avvertì di fianco a
lui Lloyd irrigidirsi e la schiena della donna bloccarsi mentre le dita
affondavano nei braccioli della poltrona, Vilette –
che si era ripresentata come stilista di Lacey, ma
con un nuovo compagno di lavoro – appoggiò la mano sulla spalla della Mentore
che bruscamente si alzò, biascicando un «lasciatemi stare» e andando fuori al
balcone.
Aveva reagito così anche alla morte di
Ariel? Lyosha
non ebbe il coraggio di rispondersi.
E poi arrivò anche
la morte di Lacey, o quantomeno quello che poteva
definirsi tale. Una lunga agonia che fece vibrare ogni nervo di Lyosha dal terrore e dal rammarico: non lo aveva salvato.
Sgranò gli occhi
quando vide la pelle della mano del suo tributo rimanere attaccata alla paratia,
il sangue scorreva dalla ferita copioso sporcandogli la giacca di lunghi,
scuri, rivoli rossi. Per un momento il Mentore pensò che quel liquido potesse
ghiacciarsi – si chiese se avrebbe fatto male.
Non andò a dormire,
quella notte, rimase seduto sulla poltrona con le gambe strette al petto,
fissando lo schermo spento, buio. Immaginò le urla di Lacey
nella notte e se ne diede la colpa: sta
soffrendo così perché non posso aiutarlo. Prese in considerazione anche
l’idea di infilarsi la giacca e andare alla ricerca degli sponsor, implorandoli
di aiutare il suo tributo perché ne
valeva la pena. Ma alla fine non si mosse, rimase bloccato, in trappola dai
ricordi dell’intervista mentre lui e Lloyd si aggiravano per l’auditorium alla
ricerca di Capitolini ben disposti a finanziare Reshmi
e Lacey. Ma era come aveva detto Amaryllis:
nessun distretto che non è Favorito vince due volte di seguito.
La mattina dopo Lacey era ancora lì, nell’Arena, e tutto in lui gridava
disperazione – Lloyd gli portò sulla poltrona una tazza con latte e miele e
delle fette di pane con della confettura dorata, gli occhi della donna erano
circondati da profonde occhiaie viola e le labbra stringevano rabbiosamente una
sigaretta, non volle sapere quante ne avesse fumate dalla morte di Reshmi. Morse la sua colazione mentre continuava a fissare
lo schermo, doveva solo tirare, e
anche se avesse sanguinato, che importava?
Ma capì che i suoi
consigli non erano rivolti a Lacey, ma a quel Lyosha che doveva tagliarsi le dita e cucirle. Non si trattava
di istinto di sopravvivenza, ma di qualcosa di molto, molto più grande – la
paura di morire.
Cosa credeva Lacey? Che a stare lì fermo qualcuno sarebbe andato a
salvarlo? Doveva reagire, dannazione.
«Mangia piano» lo
ammonì Lloyd, vicino a lui, e Lyosha si accorse di
aver già ingurgitato entrambe le fette di pane.
Alzò gli occhi dal
piatto e la figura di Roel Flos
si fece imponente nello schermo, «ti
serve una mano?» nella sua voce c’era una cattiveria disinteressata, come
di chi fa del male perché deve, e non perché vuole.
«Battuta di pessimo
gusto» commentò Lloyd, e subito dopo la sala si riempì dell’urlo di Lacey e del rumore delle sue ossa spezzate, il sangue finì
sulla neve sporcandola di rosso e la visuale si postò poi sulla mano del
ragazzo, ancora attaccata alla porta, da cui penzolavano i nervi e lunghe gocce
scarlatte.
Lyosha ricordò:
nell’intervista, Roel aveva fatto riferimento ad una
certa Liv Nerys – la stessa Liv che era morta uccisa
da Fraser, la stessa Liv che era arrivata così
vicino dall’essere Vincitrice.
Un sospirò gli
sfuggì dalle labbra, privando il suo corpo di tutto l’ossigeno di cui disponeva
– si sentì mancare l’aria e il sangue riaffluire, la pelle sbiancare e il
sudore freddo colargli sulle tempie mentre il Favorito si allontanava con il
suo «niente di personale».
Si sentì in colpa
per aver vinto la sua edizione, per non aver lasciato che fosse Liv ad uscirne
illesa. Se lui fosse morto – cosa che sarebbe
dovuta succedere – Roel non avrebbe ucciso sia Reshmi che Lacey, e Lyosha non si sarebbe portato sulla coscienza i due
diciassettenni.
Davanti a lui il
nero, Lloyd aveva spento la televisione, nello schermo scuro vedeva riflesso il
suo volto storpiato in una smorfia di dolore e sconcerto.
«Te lo avevo detto»
pigolò Amaryllis, girandosi e tornando nella camera
riservata a lei, Lloyd sospirò e si accese una sigaretta – il rumore
dell’accendino che si rifiutava di scattare riempì la stanza.
Doveva farsene una
ragione, gli aveva detto l’altra Mentore, non poteva soffrire per una cosa di
cui non aveva colpa: i Mentori devono
associare la sconfitte al caso e le vittorie a sé stessi, altrimenti non si
sopravvive. Inspirò l’aria profumata del luogo e si appoggiò allo
schienale, tentando di rilassarsi.
«Non abbiamo più
nulla da fare, qui» sentenziò infine, alzandosi e andando ad avvisare Eglantine
che sarebbe tornato al Distretto con il primo treno disponibile – ora come ora
desiderava solo ritornare tra i suoi fiori, accarezzarli e convincersi che era
fortunato ad essere ancora vivo, perché era quello che avrebbe voluto Ariel.
«― Temi
tu la morte? ―
― Non
sai quanto. ―»
[DAVY JONES &
JACK SPARROW; Pirati dei Caraibi: ai Confini del Mondo]
NOTE
D’AUTRICE ◊ «viviamo e
respiriamo parole»
E’
finita.
Ed
è alla fine di tutto questo che io non ho davvero qualcosa da dire, ma mi
sforzerò comunque perché, nonostante tutto, è
la mia prima long che concludo. E la cosa mi entusiasma davvero perché ce
l’ho fatta, insomma, ce l’ho fatta! Manco avessi vinto gli Hunger Games, ma va bene.
Quindi.
All’inizio la storia di Lyosha non doveva essere
così, perché avevo fatto l’assurdità iniziarla senza avere in mente cosa fare,
avevo deciso solo che Ariel sarebbe morta e che ad ucciderla sarebbe stata Lexi in quella maniera e in quello stato. Il resto è venuto
da sé.
Insomma,
nel bene o nel male sono arrivata fino a qui con molte più cose di cui dovrei
andare fiera che di quello di cui dovrei lamentarsi, nonostante l’inizio non
molto gradevole (poco seguito ecc) sono arrivata alla fine con persone a cui
pareva interessare di Lyosha.
Ebbene,
spero di non avervi deluso (: ♥
La
citazione finale racchiude, secondo me, l’intera essenza di Die on the front page,
just like the stars – e
spero la possiate apprezzare quanto me.
Ovviamente,
Lyosha continuerà a vivere forever(…)
e si farà anche tutta la rivolta, quella de Il
canto della Rivolta – ma questa tematica verrà trattata tra mooolto molto tempo assieme ad yingsu, una volta
che finirà I’m frozen
to the bones – quindi,
per favore, non dimenticatevi di Lyosha! Se vorrete
– e se riuscirò – pubblicherò ancora delle ones-shot
su di lui, personaggio stupido a cui tengo molto ;u; Per la cronaca no, non ci sarà nessuna lovestory tra lui e Lloyd, quindi non venitemi a dire nulla del genere ewe
quella povera donna ha già abbastanza casini e la vita di Lyosha
non è in modalità “innamoramento”, quindi va bene così.
Ma
non intendo abbandonarvi, ho iniziato un’altra edizione degli Hunger Games – la 19esima, per la
precisione – che vi linkerò nell’angolo
spam, spero di ritrovarvi anche lì!~
Non
so mai cosa scrivere nelle note, quindi passerò ai ringraziamenti
velocissimamente, quindi!
- yingsu che
si è impegnata a difendere il QI di Lyosha.
- ivola che
ha deciso di condannarsi spammando il suo fb, e che mi sembrava entusiasta di questa fan fiction.
- iysse che,
anche se non ha tempo, ogni tanto da uno sguardo a Ly.
E poi
tutte le persone che hanno messo tra le preferite/seguite/ricordate questa fan
fiction ma che non ho mai visto ç//ç – e ovviamente anche quelle persone che
ogni tanto si facevano vedere. Insomma, siete fantastici! ♥
Se
ci rivedremo, sarà in quando si muore, si
muore soli
*alza tre dita in saluto a Lyosha*
radioactive,
• a n
g o l o s p a m •
a.
I’m frozen to the
bones. { HUNGER GAMES – long – nuovi tributi, 73rd edizione
} yingsu
b.
Quando si
muore, si muore soli. { HUNGER GAMES – long – nuovi tributi, 19th
edizione } radioactive
c.
Se non sei tu l’amore,
l’amore non esiste. { HUNGER GAMES – shot – Roel/Liv } yingsu
d.
Il profumo del
pane alla lavanda. { SHADOWHUNTERS – long – Shakira Espinosa,
nuovo istituto } radioactive