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Autore: mary_cyrus    17/11/2013    6 recensioni
"Lui era un ragazzo, lei era una ragazza. Posso dire qualcosa di più ovvio? Lui era punk, lei ballava. Che altro posso dire? Lui la voleva, lei non lo aveva mai detto, ma segretamente ne era innamorata anche lei". Esplicitamente basata sulla canzone Sk8er boi di Avril Lavigne, in questa song-fic a interpretare il protagonista è uno dei ragazzi della famosa band 5 Seconds Of Summer!
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sk8er boi"

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He was a boi she was a girl

can i make it any more obvious

he was a punk she did ballet

what more can i say

he wanted her she'd never tell

secretly she wanted him as well

but all of her friends stuck up their nose

they had a problem with his baggy clothes


 

Il suono della campanella segnava la fine di una lunga giornata e l'inizio della libertà per tutti gli studenti. Non fece quasi in tempo ad emettere il primo trillo che già si potevano udire le urla dei ragazzi, il rumore dei banchi spostati malamente e lo scalpitio frenetico delle scarpe da ginnastica. Era rimasto solo un ragazzo che, a quanto pare, non aveva affatto fretta.
Era ancora seduto al suo posto, non curante del fatto che ormai tutti i suoi compagni di classe erano già usciti, e stava riponendo tranquillamente i libri nella zaino, dopodichè controllò che ora fosse. Prese le sue cose e si avviò all'uscita. Mentre scendeva i gradini che conducevano fuori dall'istituto si tirò su il cappuccio della sua felpa nera e si guardò intorno.
Sotto di essa indossava una t-shirt dello stesso colore, con la scritta 'Blink 182', un paio di jeans stretti a sigaretta con alcuni strappi nella zona delle ginocchia e come scarpe portava delle Vans ormai consunte, che probabilmente un tempo dovevano essere state nere.

L'edificio in cui andava a scuola era situato in un bellissimo contesto, un vialetto ciottolato conduceva all'entrata ed era costeggiato da entrambi i lati da un prato verde all'inglese, con grandi alberi che spesso facevano ombra ai tanti ragazzi che vi si sedevano sotto per studiare o semplicemente per godersi un po' di pace. Non molto lontano si poteva notare il campo sportivo recintato multifunzione, in cui veniva praticato baseball, rugby, football e, intorno ad esso, c'era anche una pista per la corsa.
Il ragazzo proseguì pacatamente, poi si voltò indietro come se stesse aspettando qualcuno.
E, in effetti, era così. Come tutti i giorni del resto.
Aspettava sempre la stessa persona, sempre lei. Sperava di potersi fermare a parlare con lei, di poter fare qualche battuta, anche pessima, ma di poter passare qualche minuto in sua presenza.
Si malediceva sempre per la sua timidezza, per il suo fisico, per non essere come gli altri. Lui non era un campione della scuola, non era un palestrato, non vestiva da fighetto, non aveva un moto pazzesca e non era il tipo di ragazzo a cui tutte morivano dietro. Lui era solo Luke Hemmings, un ragazzo di 17 anni che frequentava l'High School in Australia, molto alto, che aveva le gambe magrissime e nemmeno l'ombra di un muscolo, che vestiva come piaceva a lui, che adorava il rock e suonava la chitarra elettrica.
Improvvisamente la vide uscire e senza accorgersene si morse il labbro inferiore sotto cui aveva un piercing, motivo per cui a scuola gli davano del punk. Non solo per quello, ovviamente.
Sapeva che sarebbe venuta nella sua direzione, ogni giorno all'uscita lui si metteva sempre nel medesimo posto, per poterla vedere e con l'intento di parlarle.
Purtroppo non ci era mai riuscito.

Era davvero stupenda. Leggiadra e aggraziata procedeva col sorriso sulle labbra salutando i numerosi ragazzi che la chiamavano o ammiccavano facendole l'occhiolino.
Indossava una gonna a pieghe blu abbastanza corta, fermata da una spilla sul fianco, un maglioncino bianco e Converse blu intonate alla gonna; i capelli biondi chiarissimi erano legati in una coda alta molto tirata, impeccabile. Oltre allo zaino teneva in mano una grossa borsa sportiva rossa che, a giudicare dalla portata, era anche abbastanza pesante.

Luke sapeva che entro pochi istanti i loro sguardi si sarebbero incrociati o, meglio, solamente il suo sarebbe stato rivolto a lei. Il cuore gli martellava nel petto, la lingua continuava a giocherellare freneticamente con il piercing.
Non appena la ragazza gli fu abbastanza vicina, d'istinto si lanciò verso di lei, andandole quasi addosso. Nemmeno lui riusciva a capacitarsi di quel gesto.

“Luke!” esclamò lei sorpresa, inarcando le sopracciglia e facendo curvare le labbra in un sorriso dolce.

“C-ciao Astriel” fu tutto ciò che, invece, uscì dalla bocca del biondo. Non sapeva cos'altro dire, era rimasto incantato a fissarla, si era perso in quei meravigliosi occhi verdi chiari, nemmeno lontanamente paragonabili ai suoi azzurri, a suo parere.

“Come mai sei ancora qui?” domandò lei dolcemente “Gli altri sono andati via già da un bel po'”.

Stava aspettando lei. Ma questo, logicamente, non poteva dirglielo. Aveva infilato entrambe le mani nelle tasche della felpa.

“Beh...mi domandavo se, magari, ecco...” nella sua mente si continuava a dare dello stupido. Perchè non riusciva a creare una frase di senso compiuto quando si trattava di lei? Certo, non era mai stato un tipo loquace anzi, piuttosto solitario.

“Si?” lo incalzò incuriosita lei, sempre senza smettere di sorridere.

“Se magari ti andrebbe un gelato” aveva pronunciato quell'ultima sentenza tutta d'un fiato. Era un 'o la va o la spacca', sperava che il suo fosse il numero vincente estratto al lotto. Aveva tenuto lo sguardo basso, non osava alzarlo al livello della ragazza.

Astriel si intristì e il suo bellissimo sorriso svanì.

“Mi dispiace, Luke...ma tra poco ho gli allenamenti” anche lei aveva distolto lo sguardo.

Certo. Gli allenamenti. Astriel non era mica una fallita come lui. Era la capo cheerleader della squadra scolastica, ormai prima nei regionali da alcuni anni.
Non aveva mica tempo da perdere con uno come lui. Non si aspettava che dicesse di sì, però non era nemmeno così pronto a un no. Ecco perchè non le aveva mai rivolto la parola, aveva sempre temuto un rifiuto di quel genere, che lo avrebbe sminuito ancora di più di quanto non facesse già da solo.

“Magari...un altra volta” la ragazza tentò nuovamente di sorridere ma l'atmosfera era cambiata e quello apparve più come un sorriso di circostanza che un gesto spontaneo.

“Certo” rispose lui con la testa china, quasi in un soffio.

Era calato un silenzio imbarazzante, ancora di più della pessima figura che aveva fatto Luke con una delle ragazze più belle e ammirate della scuola.

“Allora...ciao” Astriel ruppe il silenzio e così dicendo riprese per la sua strada, facendo un ultimo gesto di saluto con la mano al biondo e abbozzando un sorriso, evidentemente forzato.

Luke la seguì allontanarsi con lo sguardo e non appena la ragazza non fu più nel suo raggio d'azione, diede inizio al suo sfogo. Si voltò di scatto e scagliò un calcio all'albero dietro di lui, facendosi male al piede. “Sono solo uno stupido. Uno stupido illuso”. Si sedette appoggiando la schiena al tronco, curvandosi con la testa sulle ginocchia e stringendo le gambe tra le braccia. “Perchè? Perchè devo essere diverso? Perchè non merito anche io qualcuno che mi ami?” sentì una lacrima scendere a rigargli la guancia, aveva gli occhi lucidi e carichi di altre lacrime che esprimevano tutto il dolore che portava dentro.


 


 

He was a sk8er boi

she said see ya later boi

he wasn't good enough for her

she had a pretty face

but her head was up in space

she needed to come back down to earth

 

Astriel non era la tipica ragazza snob, consapevole della propria bellezza, che si credeva al di sopra del mondo. Certo, sapeva che i ragazzi la notavano sempre, era consapevole del fatto che avrebbe potuto avere per sé chiunque a scuola. Sapeva anche che era molto brava in ciò che faceva, sia per quanto riguardava la sua attività sportiva, sia per il rendimento scolastico eccellente. Era anche una ragazza di buona famiglia, sempre cortese e ben educata. Insomma, non si potevano trovare difetti in lei. Non a caso, Luke ne era rimasto subito colpito.
Ma l'aspetto davvero interessante e sorprendente era un altro. Ad Astriel, infatti, Luke piaceva. Era rimasta attratta da lui fin dal primo giorno in cui lo aveva conosciuto, dal suo modo di fare così diverso dagli altri, dal fatto che non volesse apparire e darsi un tono a tutti i costi. Stava sempre da solo, i suoi amici si potevano contare sulle dita di una mano, anzi, nemmeno.
Aveva un solo amico maschio, Calum, ma non erano nello stessa classe in quanto quest'ultimo era arrivato in Australia da poco e seguiva un corso speciale per nuovi arrivati.
Era molto bello, dai tratti un po' orientali e non aveva impiegato molto ad ambientarsi ed attirare su di sé le simpatie delle ragazze. Aveva però subito legato con Luke, in quanto condividevano la stessa passione per la musica.

Astriel non sapeva se anche Luke provava qualcosa nei suoi confronti, ma non ci sperava più di tanto. Dopotutto, erano così diversi... Aveva provato a parlarne con le sue amiche ma erano scoppiate in un fragorosa risata, mettendola bene in guardia dal pensare una cosa simile nuovamente, di toglierselo subito dalla testa. Dicevano che non era il ragazzo adatto a lei, era uno di quelli che nessuno notava, una tappezzeria, non di certo adeguato a una come lei. Parteggiavano invece per Rahul, fisicamente non molto diverso da Luke, tranne per il fatto che aveva il triplo dei suoi muscoli ed era il capitano della squadra di rugby della scuola. Insomma, sarebbero stati una coppia perfetta, come quelle da film americani in cui vengono eletti re e reginetta del ballo scolastico. Non l'avrebbero sicuramente incoraggiata ad uscire con 'l'emo' o 'il punk' o 'lo skater boy' Luke, come lo soprannominavano a scuola.
Lei avrebbe voluto ribellarsi, gridare che poteva decidere da sola chi frequentare, ma sapeva bene che doveva tenere una sorta di maschera, che tutti ormai avevano un ruolo assegnato loro da non si sa chi e che non avrebbero potuto liberarsene.


 

A distoglierlo dai suoi pensieri arrivò una figura che Luke conosceva molto bene. Fermò di colpo lo skateboard, mettendo ben in mostra le sue Nike blazer verdi sgargianti.
Lo aveva notato subito fin da lontano, lo avrebbe riconosciuto tra mille. Si alzò lo skate con piede e lo trattenne con la mano, spostò la frangetta un po' sudata dalla fronte e sistemò il cappellino che aveva in testa.

“Ehi morto vivente! Che ci fai qui da solo?” scherzò lei con voce allegra, senza probabilmente notare l'umore del ragazzo, che non si era mosso dalla posizione in cui era già da prima.
Non impiegò comunque molto a capire che qualcosa non andava nel biondino. Si abbassò accovacciandosi di fronte a lui e gli mise una mano sulla spalla, nella speranza che alzasse il viso nella sua direzione.

“Luke...che succede?” ora il suo tono si era fatto molto più dolce, quasi materno. Continuava a guardarlo all'altezza del viso, sperando che lui facesse altrettanto.
Ma il ragazzo sibilò solamente un quasi impercettibile 'niente', senza muoversi. Lei, allora, senza troppi complimenti gli afferrò il mento e lo costrinse a voltarsi per guardarla negli occhi.

“LUKE HEMMINGS, DIMMI SUBITO COS..” non fece in tempo a finire la sua minaccia che si accorse degli occhi lucidi e gonfi dell'amico. Non potè trattenere un esclamazione di sorpresa, ma poi continuò il suo interrogatorio.

“Non dirmi che è per lei” lo conosceva e sapeva benissimo la sua risposta, che ovviamente sarebbe stata una bugia.

“Non è per lei” come da programma, questa fu la sua risposta, falsa tanto quanto il sorriso di qualcuno che sta morendo dentro ma deve comunque andare avanti con la vita e mascherare il tutto.

“Ti conosco dall'asilo, so quando menti” si era seduta accanto a lui e gli aveva preso la mano. Adesso si sentiva molto più sicuro, un improvviso calore era entrato nel suo cuore e sapeva che, con lei accanto, avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa.

“Sam...” sussurrò lui.

“Shh, non dire niente” sorrise lei.

Reclinò la testa sulla spalla dell'amica e per un po' stettero entrambi in silenzio.

Samantha era la migliore amica di Luke fin dai tempi dell'asilo, quando si erano conosciuti. Anche all'epoca, lui era da solo, in disparte, gli altri bambini lo avevano accerchiato e volevano prendergli tutte le caramelle che aveva riposto nelle tasche del suo grembiulino a quadretti bianchi e azzurri. Stava per mettersi a piangere, quando lei era intervenuta ed era riuscita a mandarli via facendo fare loro quasi la stessa fine che speravano loro per il piccolo Luke. La ammirava molto, si era fatto promettere che sarebbero stati insieme per sempre insieme e così era stato.
Anche Samantha non era come le altre ragazzine. Non amava la moda, odiava il rosa, il make up, i tacchi alti, le divise da cheerleader, i balli della scuola e le bambole.
Era piuttosto una tipa sportiva, tutta jeans e felpone, scarpe da ginnastica e l'immancabile skateboard, sul quale da bambina aveva insegnato anche a Luke ad andarci.
Aveva i capelli nerissimi, tutti scalati davanti, dietro e in lunghezza che le arrivavano appena alle spalle, gli occhi castani con una spruzzata di riflessi bronzei, mediamente alta, un bel fisico ma mai messo troppo in mostra, adorava gli orecchini per cui aveva un intero orecchio con dieci buchi. Non le piaceva il suo nome, troppo femminile e da brava ragazza dei quartieri altolocati, perciò si faceva chiamare Sam, dal momento che era anche un nome maschile.

Sam si ridestò in piedi, prese lo skate che aveva lasciato a terra e ne indicò un secondo

“Lo avevi dimenticato nell'aula di chimica” poi fece un sorrisetto “Ora capisco dove avevi la testa”

Gli tese la mano per rialzarsi, Luke soppesò l'idea per qualche istante, poi l'afferrò e prese il suo skate.

“Sù i pantaloni, Hemmings! Ti si vedono le mutande!” scherzò lei e per tutta risposta le fece una linguaccia.

Gli era tornato il sorriso. Era stupenda la loro amicizia, come ci fossero sempre l'uno per l'altro. Si avviarono verso la strada, con il loro mezzo di trasporto sotto braccio.

“Ti dico solo una cosa” esordì Sam “E voglio che tu la tenga bene a mente. Sei una persona fantastica e se lei non riesce a capirlo, non sa cosa si perde!”

Luke non esitò a stringerla in un abbraccio carico di gratitudine, affetto e quell'amore per il fratello o la sorella che non ha mai avuto.
Sam era tutto per lui, il suo punto di riferimento, il suo mondo, l'unica che riuscisse sempre a capirlo, che lo accettasse per come era. Sapeva che un semplice grazie non sarebbe mai bastato ad esprimere tutto ciò che lei significava per lui. Salirono sugli skateboard, diretti nell'isolato in cui abitavano sia lei che il biondo.

“Sbrigati, Hemmo1996! Gli altri ci stanno già aspettando al garage per le prove!” lo stuzzicò Sam.


 


 


 

__________{ 1 ANNO DOPO }__________


 


 

5 years from now she sits at home

feeding the baby she's all alone

she turns on tv guess who she sees

sk8er boi rockin up MTV

she calls up her friends they already know

and they've all got tickets to see his show

she tags along stands in the crowd

looks up at the man that she turned down


 

Era una fresca giornata di primavera e la brezza primaverile si fondeva con il profumo dei fiori appena sbocciati. Astriel aprì la finestra della sua camera ed inspirò a pieni polmoni l'aria.
Si appoggiò al davanzale e ammirò i meravigliosi ciliegi in fiore dirimpetto alla sua abitazione. Si era presa una pausa dallo studio frenetico, dal momento che di lì a pochi giorni ci sarebbe stato un test difficilissimo su tutto il programma del primo semestre. Richiuse la finestra e scese le scale che conducevano al salone, per andare a riposarsi un po' sul divano.
Si distese su di esso ed afferrò il telecomando per cercare qualcosa di interessante da vedere alla televisione. Premette un pulsante a caso, giusto per accenderla, ma non appena lo schermo si illuminò, il suo sguardo rimase bloccato. Non riusciva a muoversi, a fare nient'altro tranne che fissare la tv. Credette di sentirsi male, aveva un tuffo al cuore. Non poteva credere a quello che stava vedendo e sentendo. 'I'm right here, when you gonna realize that I'm your cure, heartbreak girl?' No, non poteva assolutamente essere lui. Quello non era Luke Hemmings, che saltava e faceva lo stupido con altri tre ragazzi sulle note di quella bellissima canzone dal ritmo incalzante ma dal testo profondo.
'I know someday it's gonna happen and you'll finally forget the day you met him' Quel ragazzo con la stecca da biliardo tra le dita non era lui. Quel ragazzo nello studio di registrazione non era lui. Quel ragazzo sul palco non era lui. Gli occhi! Quel primo piano sui suoi occhi, no. Non erano i suoi. Non era possibile. Quello non era Calum Hood. E quello non era Luke Hemmings. Purtroppo sapeva bene, dentro si sé, che la realtà era un'altra ma non riusciva ad ammetterla a sé stessa.

Saltò giù dal divano, non spense nemmeno la tv, che ormai stava già trasmettendo un altro video. Afferrò il cellulare che aveva posato sul tavolino di legno lì vicino e cercò in rubrica il numero della sua migliore amica.

“Pronto? Anne?” aveva il fiatone, quasi come se avesse corso una maratona.

“Astriel! Ma che succede? Mi sembri agitata” non riusciva nemmeno a trovare le parole per risponderle e spiegarle la situazione.

“Anne! Ho aperto la tv e indovina chi ho visto su MTV! Non ci crederai mai, c'era un ragazzo identico a Luk..” non riuscì a concludere la frase, che l'amica stava già urlando per la notizia, come se non aspettasse altro che qualcuno tirasse fuori l'argomento.

“Heartbreak girl!!! Oddio, sì! L'hai sentita?! È meravigliosa!” la sua risposta lasciò non poco basita Astriel, che non riusciva a comprendere l'euforia dell'amica.

“C-cosa? Tu la conosci?” si azzardò a chiedere tremando, non riusciva quasi e tenere il telefono in mano, il cuore le batteva all'impazzata.

“Ma dove vivi, Astriel? Non conosci i 5 Seconds of Summer?? Sono mesi ormai che mettono le loro cover su youtube!”

In quel momento si sentì mancare. Come facevano le sue amiche a conoscere quei ragazzi? Sapevano che quello era Luke Hemmings? Il ragazzo emo, lo skater boy?
Deglutì a fatica e si impose di continuare la conversazione.

“Q-quello non è Luke, vero?” temeva le parole dall'altro capo del telefono, dal momento che lei era già a conoscenza della risposta e avrebbe potuto benissimo evitare di porre la domanda.

“Certo che è lui! È proprio figo, vero?”

Fu in quel momento che sentì il mondo caderle addosso. Anne aveva davvero detto una cosa del genere? Non era stata lei la prima a scoppiare a ridere davanti alla sua affermazione che trovava qualcosa di carino in lui, che non avrebbe mai più dovuto pensarci perchè era solo una tappezzeria? Adesso lo considerava figo? Sentì qualcosa ribollirle nelle vene, ma non sapeva dire con precisione se si trattasse di rabbia verso la sua amica o, piuttosto, verso se stessa.

“Figo? Anne, tu lo hai sempre considerato uno sfigato!” era arrabbiata, non sopportava di sentire tanta falsità proprio dalla persona che considerava la sua più cara amica.

“Sì, ma questo prima che diventasse membro di un importante band, i cui video vengono trasmessi da MTV!” affermò dall'altro capo del telefono in tutta tranquillità.

“Sei un falsa, Anne” strinse i pugni e sentì le lacrime affiorarle, gli occhi diventare lucidi.

“Sei tu che non ci sei più stata. Eri sempre via per i campionati o impegnata negli allenamenti. Sono mesi ormai che non ci vediamo. Non so nemmeno più chi sei, Astriel”

Non aveva tutti i torti. Quell'ultimo anno era stato davvero stressante per lei. Oltre allo studio, aveva intensificato molto di più l'attività sportiva e spesso era in trasferta in altre città con la squadra.

“Beh, allora te lo dico io. Sono una stupida, che non avrebbe dovuto dare ascolto né a te né alle altre, avrei dovuto dar retta solo me stessa. Ero l'unica che aveva visto Luke per quello che era davvero” ripensare a questo le faceva male, le bruciava, si sentiva ardere dentro come se avesse avuto un fuoco acceso.

“Forse. Magari avevi ragione tu, chi lo sa? So solamente che tra una settimana lo vedrò su quel palco e sarà il giorno più bello della mia vita!” non riusciva a credere alle sue orecchie. No, sicuramente quello era un incubo. Sperava di svegliarsi presto, molto presto. “Verranno anche Erika, Melanie e Thelma”

A quest'ultima frase si lasciò sfuggire il telefono dalla mano, che cadde a terra con un sonoro tonfo. Le sue 'amiche'. No, non poteva essere vero. Non voleva crederci.
Tutto questo non stava accadendo veramente.

C'era una sola cosa da fare. Andare direttamente da lui.
Si infilò velocemente un paio di scarpe che aveva lasciato vicino alla porta di casa e uscì senza nemmeno prendere la giacca.



 


 


 

Sorry girl but you missed out

well tough luck that boi's mine now

we are more than just good friends

this is how the story ends

too bad that u couldn't see,

see the man that boi could be

there is more that meets the eye

I see the soul that is inside

I'll be at the studio singing the song

we wrote about a girl you used to know


 

In quel momento nella testa della ragazza si affollavano tanti, troppi pensieri confusi. Come aveva potuto essere così stupida? Avrebbe dovuto prestare più attenzione a quel ragazzino timido, sempre da solo. All'improvviso un ricordo, come un fulmine a ciel sereno, le attraversò la mente: quel pomeriggio di circa un anno fa. Quando lui l'aveva invitata a prendere un gelato insieme. Strinse gli occhi fino a sentirli bruciare, senza mai smettere di camminare con ritmo incalzante verso la casa del ragazzo. Non abitava molto distante da lui, in quel quartiere si conoscevano più o meno tutti. Era ormai giunta a pochi metri dall'abitazione quanto si bloccò improvvisamente davanti alla vista della scena che le si presentava.
C'era un gruppetto di persone davanti al garage di Luke, situato a pochi metri dalla casa, tra cui poteva chiaramente distinguere lui, Samantha, Calum e altri due ragazzi che aveva già visto a scuola ma di cui non riusciva a ricordare i nomi. Stavano ridendo sonoramente, Luke, Calum e un ragazzo dai capelli neri evidentemente tinti e piastrati avevano una chitarra a tracolla. Samantha, accanto a loro, reggeva in mano una videocamera compatta, non troppo grossa, mentre un altro ragazzo dai capelli sempre biondi ma più scuri di Luke e con un ciuffo su un occhio era seduto e reggeva tra le mani due bacchette da batteria.

Improvvisamente non sapeva più se procedere o tornare indietro. No. Aveva già commesso troppi sbagli, adesso era giunto il momento di seguire il proprio istinto, anche se non era certa del risultato. Si avvicinò a loro, non troppo sicura delle loro reazioni, le quali non si fecero attendere. La prima a notare la presenza della ragazza che stava arrivando alle loro spalle fu Samantha, che si bloccò improvvisamente e smise di ridere, volgendo lo sguardo lateralmente.

“Che ti prende, Sam?” domandò Luke con ancora il sorriso sulle labbra. Lei non rispose, costringendolo a voltare la testa nella medesima direzione. Non appena anche lui la vide, la sua espressione mutò decisamente. Era passato ormai un anno dalla volta in cui era stato umiliato, si era sentito inutile, aveva pianto per lei. Era riuscito a dimenticare, a chiudere con il passato ma, nonostante ciò, era una ferita ancora troppo fresca per essere già rimarginata completamente. La situazione creatasi costrinse anche gli altri tre ragazzi a volgere lo sguardo verso la figura dai capelli biondi che, ormai, era vicinissima a loro.

“Ciao Luke” bisbigliò Astriel con un nodo in gola. Non doveva mostrarsi distrutta dentro, non voleva piangere davanti a lui ma, soprattutto, non voleva dare una soddisfazione a Samantha, a cui, lo sapeva, non era mai stata particolarmente simpatica. Luke rispose con un flebile 'ciao', abbassando poi la testa e fissando lo sguardo sulla chitarra che aveva tra le mani.
Forse lui non era ancora pronto per misurarsi con una situazione di quel genere, ma Samantha invece sì.

“Cosa sei venuta a fare, Astriel?” domandò con tono piatto ma allo stresso tempo pungente. Sapeva che rivedere quella ragazza era l'ultima cosa che Luke avrebbe voluto e lei teneva al suo amico più della sua stessa vita. Non avrebbe mai permesso a nessuno di sfiorarlo nemmeno con un dito. Calum, il ragazzo dai capelli neri e quello con il ciuffo biondo non fiatarono, erano basiti per quello che stava accadendo.

“Sono venuta a parlare con Luke” rispose cercando di mantenere un apparente tono tranquillo, ma la verità era che le tremavano le gambe, sapeva che non sarebbe riuscita a reggere lo sguardo della mora per molto.

“Beh, lui non ha niente da dirti. Grazie della visita, puoi tornare da dove sei venuta, noi qui abbiamo da fare” stava cercando di mantenere la calma a fatica perchè già percepiva un fuoco crescerle dentro. Come se non avesse udito la risposta, la bionda riprese a parlare, i suoi occhi che cercavano quelli azzurri di Luke.

“Mi dispiace tanto” era sincera, aveva sbagliato, lo sapeva. Ma sapeva anche che purtroppo era troppo tardi. Nell'aria non si respirava un clima di riappacificazione e scuse.

“È un po' tardi per le scuse, non credi?” Samantha era diventata più aggressiva. Sentiva di non potersi più trattenere, quando percepì da dietro una mano sulla sua spalla.

“Grazie, Sam. Me la cavo da solo” le rivolse un piccolo sorriso e poi si trovò faccia a faccia con Astriel “Va tutto bene, Astriel. Non ti devi scusare” la bionda non riusciva a capirlo.
Avrebbe dovuto essere arrabbiato, sfogarsi, rinfacciarle che ora lui è diventato qualcuno e farle rimangiare tutto. Invece aveva risposto di non scusarsi.

“Non capisco, Luke...tu..” lui la interruppe.

“Tutti possiamo sbagliare. L'importante è riconoscerlo. Grazie per essere venuta fin qui a parlarmi” la ragazza sentì una piccola speranza nascerle in fondo al cuore.
Sì, sapeva che Luke era un ragazzo unico, era stata proprio una stupida a non avergli dato una possibilità molto tempo prima. Gli sorrise dolcemente, aspettando ansiosa che terminasse di parlare. “Ma ora io e i miei amici siamo stati finalmente riconosciuti per quello che facciamo, e suonare e scrivere musica è la mia vita. La ginnastica è la tua, e hai fatto le tue scelte. Ora è il mio turno. E io scelgo loro”.

Astriel si lasciò scappare un sospiro, di delusione ovviamente. Mise le mani nelle tasche dei jeans e si morse il labbro.

“Certo, capisco... Allora...ci vediamo a scuola” aveva abbassato lo sguardo, sentiva che Luke era cambiato, ma non aveva tutti i torti. Non si aspettava di certo che la riaccogliesse a braccia aperte, ma non aveva nemmeno escluso un'ipotesi di riconciliazione, di un nuovo inizio che includesse lui nella sua vita.

“Ciao Astriel” Luke inclinò la testa e inarcò le sopracciglia, salutandola con un gesto della mano. Lei si allontanò con meno enfasi di come era arrivata, ora ferita e vuota dentro.
Esattamente come si era sentito Luke quel giorno di un anno fa. Le sue amiche la avevano abbandonata, si era giocata l'opportunità di poter passare del tempo con un ragazzo meraviglioso, aveva ormai fatto la sua scelta. Includeva, però, una vita più sola, una vita senza la sue amiche. Una vita senza Luke.

Aveva scelto l'apparenza, non aveva voluto rompere il muro dei pregiudizi, non aveva voluto rischiare di essere 'diversa'. Ma se ne era pentita. Purtroppo, era ormai tardi.
Quando la sua figura non era più visibile ai cinque, la prima a rompere il silenzio fu Samantha.

“Stai bene, Luke?” domandò cautamente prendendogli la mano. Lui la guardò negli occhi e curvò le labbra in un sorriso, facendo comparire sulle guance due fossette.

“Mai stato meglio” si voltò poi verso i tre ragazzi che erano rimasti in disparte “Riprendiamo le prove?”

“Chi era quella ragazza?” domandò il moro dagli occhi verdi chiarissimi.

“È una lunga storia, ma credo che tu già la conosca” rispose Luke, sempre in modo sereno.

“Non capisco” esordì il ragazzo con le bacchette della batteria. Fu allora Samantha a chiarire i dubbi di Michael e Ashton.

“La prima canzone che Luke ha scritto per la band è 'Heartbreak girl'” gli altri annuirono con un cenno del capo, incalzandola a continuare “Beh, sono stata io a consigliargli di cambiare titolo”

“Qual'era l'originale?” esordì Calum.

“Heartbreak boy” concluse Luke.

“Quindi” proseguì Michael “Il ragazzo della canzone saresti tu?”

“Esatto. Solo che lei non ha mai avuto il cuore spezzato” Luke fece una pausa “Ma adesso è una storia passata, nel mio futuro vedo solo la nostra musica” si rivolse ai ragazzi.

“Ehi!” Samatha si finse offesa, incrociando le braccia al petto. Il biondo andò verso di lei e la stritolò in un abbraccio.

“E ovviamente i meravigliosi video della nostra regista!” le diede un bacio sulla guancia.

“Così va meglio” scherzò lei.

Luke si concentrò sul suo strumento e suonò i primi accordi, facendo intendere al resto del gruppo il brano da provare. Samantha sistemò la videocamera e fece cenno che potevano cominciare. Ashton alla batteria, Michael e Calum alle chitarre alternavano le loro voci a quella di Luke, provando il nuovo pezzo scritto da quest'ultimo, dal titolo che non sarebbe potuto essere più azzeccato, 'Try Hard'.


 

Now he's a super star slamin on his guitar

does your pretty face see what he's worth?

  
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