Mi trascinai su per le scale dell'albergo, con i piedi che chiedevano pietà. Era stata una giornata lunghissima, e non vedevo l'ora di stendermi sul letto e dormire un po'. A tentoni, infilai la chiave nella toppa e aprii la porta. Tastai alla destra dello stipite, trovando l'interruttore della luce. Quando la stanza si illuminò per poco non mi prese un infarto: sul mio letto, stesa a pancia in giù e con la faccia affondata nella trapunta, c'era Jennifer. Indossava ancora il vestito bianco della Prima, con le braccia spalancate e le gambe divaricate.
-Jenn! Che diavolo ci fai qui?
Come risposta ricevetti solo un grugnito indistinto. Sospirai, e alzai gli occhi al cielo: quella ragazza prima o poi mi avrebbe fatto uscire di testa! Appesi la mia giacca all'attaccapanni davanti al letto, e mi abbandonai sulla poltrona accanto alla finestra. Chiusi gli occhi, con tutta l'intenzione di mettermi a dormire, in quanto non avevo le forze ne di spostarla ne di chiederle spiegazioni. Dopo qualche minuto, sentii Jennifer che si rigirava. Aprii leggermente una sola palpebra, e la vidi che fissava il soffitto. Quando notò che ero sveglio, mi fece la linguaccia.
-Era talmente stanca, che ho sbagliato camera. Quando me ne sono accorta, non ho avuto la forza necessaria per alzarmi dal tuo letto.
-Mi sembra giusto.- Commentai ridendo. Con un'immane forza di volontà mi alzai, per andare a stendermi accanto a lei.
-E avresti intenzione di rimanere qui per sempre?
-Forse...
Poi puntellò un gomito, e si alzò, appoggiando il peso su una mano.
-In realtà, dovrei farti una sfuriata coi fiocchi, ma sono troppo stanca. Sappi solo che sono arrabbiata con te.
Poi, stancamente, si ributtò giù.
-E perchè sei arrabbiata? Sentiamo...
Le dissi, girandomi su un fianco, per poterla vedere in faccia.
-Mi hai lasciato da sola con Liam.
-Saranno stati nemmeno dieci minuti...
-Si, ma io e te avevamo fatto un patto!
-Ma poi sono prontamente arrivato a salvarti, come un supereroe. Con il mio super salto ti ho sottratta alle grinfie del nemico!
Lei si mise a ridere, e si voltò verso di me.
-Sei stato fantastico, in effetti.
-E non ci dimentichiamo della hola! SuperJosh all'attacco, con i suoi fedeli fan a fargli da spalla!
Entrambi ci ritrovammo a ridere come due scemi per le mie battute decisamente scadenti. Forse era la stanchezza, o forse la felicità per l'affetto che ci avevano dimostrato, ma ci sentivamo leggeri.
Tornai a fissare il soffitto, rimanendo in silenzio.
-Josh...
-Dimmi.
-Sul serio pensi che se io e te ci baciassimo sarebbe come stringerci la mano?
Tornai a fissare i suoi occhi azzurri, e mi sentii un idiota. Avevo visto un'ombra negli occhi di Jen, quando avevo detto quella frase, ma lei aveva risposto alle mie battute, con il sorriso sulle labbra, come faceva sempre.
-Io.. io non lo...
Per la prima volta, non sapevo cosa dire. Non sapevo cosa volesse sentirsi dire, quale avrebbe dovuto essere la risposta giusta. Non riuscivo a pensare, perciò feci l'unica cosa che mi sembrava fattibile in quel momento: agii.
Le presi il volto fra le mani appoggiai delicatamente le mie labbra sulle sue. Lei, immediatamente dischiuse le sue, e io approfondii il contatto. Rimanemmo così per qualche minuto, o forse qualche ora. L'unica cosa che riuscivo a percepire era lo stomaco, che girava all'impazzata, e i cuore, che batteva a mille.


Quando ci staccammo, dovemmo prendere entrambi un lungo respiro.
-No, non è per niente come stringerci la mano.
Le dissi, a quel punto. Lei mi sorrise, e rimise le mani al mio collo. Le nostre labbra si incontrano di nuovo. Con le mani le circondai la vita, fasciata dalla morbida stoffa bianca. Lei afferrò i miei capelli fra le sue dita, avvicinandomi al suo corpo. La sentii sorridere, nella frenesia del nostro bacio. Poi, tutto un tratto, lo interruppe.
-Josh...
Avrei voluto urlare. Che cosa avevo fatto di male, cosa c'era che non andava?
-Jen, che cosa...
-Certo che ce ne hai messo di tempo.
Ridendo, si ributto di nuovo su di me, con un fruscio leggero di seta, e una leggero profumo di viole.