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Autore: Iridium Senet    17/11/2013    3 recensioni
Tanti auguri a te,
tanti auguri a te,
tanti auguri a Liar,
tanti auguri a te!!
Buon compleanno!! Ecco una storiella per te
trama: Il mondo aveva bisogno di due eroi silenti, e il Destino ce li ha fatti conoscere.
Una storia dove due elementi combatteranno per salvare il mondo.
Premessina: ho provato a fare qualcosa di romantico, ma non credo di esserci riuscita. Siate clementi.
LA PRIMA A RECENSIRE DEVE ESSERE LIAR!!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il Cristallo del Fuoco d’acqua

 

Alla mia carissima Liar Dandelion che oggi compie gli anni. Colei che mi ha catapultato in questo mondo Zutariano (E mi ci hai fatto fissare… mannaggia a te!)

 

Auguri!

 Questa è tutta per te, spero ti ripagherà per tutto ciò che hai fatto per me!

 

 

Elementi contrastanti.

Elementi che combattono per la supremazia sull’altro, opposti e nemici sin dai tempi antichi.

L’equilibrio venne generato dal loro continuo scontro, senza mai sopraffarsi, divisi e uniti in un unico gioco del Destino, creati per dare l’armonia nel mondo.

Diversi.

O forse troppo uguali, vivono insieme sotto lo stesso cielo, sopra la stessa terra, con la stessa forza si oppongono al caos.

Perché gli opposti non si odiano.

Non si sono mai odiati e mai lo faranno. Il loro sentimento è puro e potente, l’amore del Fuoco e dell’Acqua è quello che ha dato la vita a questo mondo; l’ha plasmata e l’ha cresciuta. Nel momento della nascita di tutto, questi si sono uniti, per la prima volta, e hanno dato il via a tutto ciò che ora vediamo. Nacque la chiave dell’equilibrio, potente e fragile nello stesso tempo, controllando il moto dei due elementi, calmando la loro furia nel loro continuo battersi, perché, anche se non si odiano, questi sono nemici.

 Nemici per l’eternità.

L’acqua e il fuoco combattono ancora, e ancora lo faranno, fino a che il mondo non scomparirà.

 Il destino di due piccole particelle cambierà drasticamente. Perché una goccia e una scintilla insieme possono creare l’arcobaleno. Figli del mare e delle fiamme, loro troveranno il proprio Destino, uniti in questa battaglia per riportare l’equilibrio, perché anche se sono diversi, questi sono destinati ad amarsi. Il fuoco e l’acqua ritorneranno ad unirsi di nuovo, come al principio, ridando la forza alla luce del giorno, la speranza rifiorirà nuovamente, tra le fiamme azzurre e le acque rosse, nel cristallo viola dell’amore di due elementi.

Perché l’Acqua e il Fuoco si ameranno per sempre.

 

Il mondo aveva bisogno di due eroi silenti e il Destino ce li ha fatti conoscere.

In mezzo ad una guerra, una battaglia che non è mai stata raccontata verrà ora alla luce, quando la pace è tornata a regnare,

perché è solo adesso che  il mondo è pronto a ricordare.

 

 Sei figure stavano percorrendo la strada che portava alla città, andando verso la periferia, cercando di non dare troppo nell’occhio, anche se le buffonate di uno di loro non aiutavano di certo.

“Sokka, ma la vuoi piantare?” Urlò una ragazza avanti al gruppo, ormai esasperata “Stiamo cercando di non attirare l’attenzione, ma così fai tutto il contrario!”

Il ragazzo rispose con una delle sue solite battute “Katara, ma io non pianto nulla!” facendo aumentare l’istinto omicida che era nato ‘casualmente’ nell’ animo della sorella.

“Non è che hai bevuto uno di quei cactus?” Disse ridendo un’altra ragazza, schivando un boomerang volato dalla mano di Sokka e ripagandolo con una pioggia di sassolini.

“Ma come è possibile che ne abbia trovati in una città?” Questa volta era stato un ragazzino di circa dodici anni che rimaneva appiccicato alla ragazza, cercando di calmarla e di spingerla a perdonare il fratello (Iridium prega per quella sant’anima di una dominatrice dell’acqua che non ha ancora causato un Aangcidio). L’unica a dare corda a Sokka era un’altra ragazza, che lo aiutava a far esasperare ancora di più la povera Katara, che si girò verso il fondo del gruppo per cercare aiuto nell’unico ragazzo che pareva essere ancora sano di mente. Zuko si schiaffò una mano sulla fronte chiedendosi chi glielo aveva fatto fare a entrare in quel gruppo di matti.  

Dei passi zittirono il loro chiacchiericcio e li costrinsero a nascondersi dietro ad una casa, mentre due uomini, all’apparenza dei semplici cittadini, continuavano per la loro strada, verso la città. Stavano parlando animatamente e solo Katara e Zuko prestarono ascolto alla notizia sulla quale quei due stavano discutendo, mentre tutti gli altri stavano cercando di calmare un troppo esuberante Sokka.

“Hai sentito cosa è successo a quell’arcipelago? Alcune di quelle isole sono state sommerse dal mare, mentre tutte le altre sono state distrutte dai vulcani. Se continua così, altri villaggi verranno cancellati dalla furia degli elementi!”

I due ragazzi si guardarono scioccati, mentre i due uomini passarono, non accorgendosi di loro, così il resto del gruppo ritornava a ridere e a scherzare e continuarono verso il loro ‘nascondiglio’.

La ragazza si avvicinò al dominatore del fuoco, che, da quando avevano ascoltato la notizia, era rimasto in silenzio e gli poggiò una mano su una spalla, per indicargli la sua presenza. Lo sentì sobbalzare, e ridacchiò per la faccia imbronciata che fece quando si girò verso di lei.

“Scusa” Rise.

“Potevi dirmelo, invece che farmi spaventare!” ma alla fine sorrise anche lui.

“Stavi pensando a prima, vero?”

Lui annuì “Non so perché, ma ho l’impressione che non sia finita qui. Poi mi ricorda qualcosa…”

“Una storia?” Domandò lei.

Lui alzò le spalle “Forse… Ma c’è qualcosa che non mi quadra. Come ha fatto un intero arcipelago a essere distrutto da cause naturali?”

“Coincidenze?” Provò Katara.

“Non credo alle coincidenze” Rispose secco Zuko.

Lei alzò le spalle, non sapendo che rispondere.

Stava per aggiungere qualche cosa, ma la terra incominciò a tremare, facendoli barcollare. Tutti si girarono verso Toph, che era rimasta sorpresa anche lei.

“Non guardate me! Io non centro niente!” Urlò la ragazza, immaginandosi tutti gli sguardi verso di lei “Qualcosa ha fatto scuotere la terra, ma non riesco a sentire cosa”.

La terra si fermò.

Rimasero tutti immobili per un minuto buono, mentre per la prima volta la dominatrice della terra si sentiva cieca veramente. Zuko si girò verso Katara “Solo coincidenze, vero?” Lei scosse la testa “Ok, forse non è una coincidenza…”.

Il ragazzo la guardò con la coda dell’occhio “Forse?” Le gli rispose con una pacca sulla spalla ridendo. In quel momento, però, Aang si mise in mezzo sorridente, ma lanciando un’occhiataccia al dominatore del fuoco, che non lo degnò di uno sguardo “Ragazzi, di che parlate?” I due sbuffarono “Niente, niente!” Rispose Zuko allungando il passo sotto lo sguardo divertito di Katara e quello scocciato di Aang “Ma che gli è preso?” Chiese il ragazzino un tantino irritato per non essere stato un minimo calcolato, ma la ragazza non rispose, mentre un dolce sorriso le illuminò il viso “Ti preoccupi troppo… Ti devi rilassare ogni tanto” Pensò, guardando la schiena del ragazzo avanti a sé, che faceva strada verso la loro nuova ‘casa’.

 

La notte era scesa anche in un'altra parte del mondo, su di un’isola che stava per essere cancellata dalle mappe del mondo. Un grande vulcano, che per anni era rimasto inattivo, tutto d’un tratto si era risvegliato, eruttando fiotti di lava che si andavano a buttare nei flutti dell’oceano, sfrigolando, facendo innalzare il livello dell’acqua, creando onde sempre più grandi e distruttive. Il cielo era stato offuscato dalle ceneri e lapilli che si innalzavano nel cielo, coprendo la Luna e le stelle, creando un cielo ribollente e dalla minacciosa promessa di distruzione. Gli abitanti dell’isola cercavano disperatamente un modo per scappare dalla fine, ma non vi erano vie di fuga, né sulle onde del mare, né sulle alture della terra. Sembrava che il mondo si fosse ritorto su se stesso, come una punizione all’umanità imposta da Madre Natura, per colpa della guerra che stava consumando tutto il globo. Le case sulle coste furono le prime a scomparire dalla furia dell’oceano, mentre quelle più al centro venivano distrutte dal fuoco del cielo, incendiate, sia abitazioni che i loro occupanti. Chi era riuscito a scamparla all’inizio, fuggiva, mentre chi non poteva, restava a guardare impotente la fine del mondo. Una vecchia era seduta vicino alla sua casa, volendo rimanere a guardare con i propri occhi e non volendo lasciare la sua dimora. Chiuse gli occhi, pregando, cercando di trovare una speranza, cantilenando ripetutamente una frase che proveniva dalla sua infanzia “la Fine verrà con la morte del Fuoco d’acqua. Stolto sarà chi la prosciugherà, eroe chi la rafforzerà. Il cristallo viola degli elementi contrastanti fu la vita e sarà la morte. Il circolo non finirà, e l’odio non vincerà”.

L’ultima cosa che la vecchia vide fu l’onda che la travolse, ma nei suoi occhi la speranza non era svanita, mentre, tra le spirali di fumo, una piccola stella si fece largo, illuminando il cammino dei due eroi che sarebbero venuti, continuando il circolo infinito dell’equilibrio del mondo.   

 

Si svegliò di soprassalto, ansimando, per colpa di un incubo che ora non ricordava neanche più. Quando sentì il cuore ritornare a battere a velocità più moderata, si decise di scendere dal letto e andare in cucina, dato che il sonno, a quanto pareva, era fuggito via.

Scese dalle scale il più silenziosamente possibile, per non svegliare i suoi compagni, che, da come russavano, dormivano alla grande. Sorrise divertito, mentre scendeva gli ultimi gradini e si diresse verso la cucina, per potersi preparare qualcosa di caldo per calmarsi e, forse, fargli ritornare il sonno. Ma proprio quando stava per mettere sul fuoco la teiera con dentro del tè, un urlo strozzato e uno scalpiccio proveniente dal piano di sopra gli fece girare la testa di scatto. Rassegnato, lasciò stare ciò che stava facendo, e si diresse cautamente verso la rampa di scale, sentendo che il rumore si dirigeva lì. Vide una sagoma che, a grande velocità, stava scendendo nel pianterreno, ma all’ultimo gradino questa inciampò, urtandolo, e caddero entrambi a terra, Zuko sotto e Katara sopra.

Il ragazzo si massaggiò la testa, ma quando si accorse cosa, o meglio dire, chi era distesa su di lui, arrossì di botto, mentre la ragazza, intontita, stava cercando di capire su cosa era caduta, non vedendo nulla a causa della scarsa luce che c’era. Alzò la testa e si scontrò con un paio di occhi d’orati che sembravano brillare anche nel buio, mentre le guance del ragazzo si erano imporporate per l’imbarazzo. Katara strabuzzò gli occhi, mentre il viso assumeva una innaturale colorazione porpora e di scatto si alzò balbettando, districandosi dalle braccia che l’avevano protetta nella caduta.

“Scusa, scusa, scusa!” Disse, ancora rossa in viso, mentre Zuko si rialzava massaggiandosi la testa dolorante.

“Non è niente” La rassicurò lui, poi ricordandosi le domandò “ma perché correvi? Che è successo?” Lei allora, come folgorata, si ricordò il perché era corsa giù a perdifiato e, con grande sgomento del ragazzo, si nascose dietro la sua schiena.

“Ma cos…?” Cercò spiegazioni, ma non ce ne furono bisogno, perché la risposta venne da sé.

Una luce violetta stava rischiarando la rampa di scale da dove, pochi secondi prima, era scesa Katara. I ragazzi arretrarono spaventati, chiedendosi perché nessun’altro dei loro compagni si fosse svegliato con tutto questo trambusto, mentre la luce si faceva sempre più forte. Una grande sfera luminosa comparve nella stanza dove si trovavano i due ragazzi, illuminando lo spazio con la sua luce violetta percorsa da lampi azzurri e rossi, mentre roteava a mezz’aria. Infine si fermò al centro della stanza e i lampi smisero di scoppiettare, mentre la luce incominciò ad intensificarsi, ipnotizzando i due dominatori che si erano attaccati al muro di fronte. Il primo ad avvicinarsi, con cautela, fu Zuko, sotto lo sguardo preoccupato di Katara, pronta a scattare al primo cenno di pericolo. Lentamente e con titubanza il ragazzo avvicinò una mano alla superficie della sfera, apparentemente solida, ma quando provò ad appoggiarla, questa affondò nella vorticante luce violetta, che sembrava avesse la consistenza dell’acqua. Quella parte della superficie del globo luminoso si accese di rosso e incominciò a pulsare di vita, mentre un tentacolo di luce si intrecciò delicatamente intorno al braccio del ragazzo.

Ma non successe nulla.

Allora, diffidente, anche Katara incominciò ad avvicinarsi e si fermò vicino alla sfera, studiandola. Prese coraggio e appoggiò anche lei una mano, vedendola affondare nella luce violetta, che, questa volta, sembrava avesse una consistenza etera, ma piena di energia. Quella parte si illuminò di un blu acceso che incominciò a pulsare a sua volta, mentre un secondo tentacolo si intrecciò intorno al braccio della ragazza. Questa volta la luce da viola divenne bianca e incominciò a crescere d’intensità, facendo chiudere gli occhi ai due dominatori.

Si sentirono precipitare. Poi, di botto, la luce si spense e caddero a terra entrambi, da un’altezza di circa due metri e mezzo, e sbatterono al testa sulla roccia dura del pavimento. Persero i sensi, ma prima parve loro di sentire una voce di bambina “Mi dispiace, ma non posso portarvi più vicino di così…”

Poi tutto divenne buio.

 

Un gocciolare era l’unico rumore che si riusciva a percepire.

La ragazza aprì lentamente gli occhi, richiudendoli subito dopo con un mugolio di dolore, per il cambiamento repentino di luce. Ci riprovò nuovamente, cercando di abituarsi e finalmente riuscì a tenerli aperti e si guardò attorno. Non conosceva quel posto, ma non fu questo a attirarle l’attenzione, ma qualcosa che si trovava poco più in la. Lentamente si alzò e, non ascoltando le fitte che le partivano dalla caviglia, si avvicinò a quella figura scura riversa a terra. Il ragazzo era ancora svenuto e non accennava a svegliarsi, neanche dopo che Katara lo aveva scrollato sempre con più insistenza. La dominatrice incominciò a preoccuparsi, anche perché si accorse del sangue che fuoriusciva da una ferita alla testa. Grazie alle goccioline di umidità, che imperniava tutto quel luogo, usò l’acqua per cicatrizzare la ferita, ma ancora Zuko non accennava ad aprire gli occhi. Il cuore le batteva furiosamente, e non sapendo che fare, si mise a cavalcioni su di lui ed incominciò a schiaffeggiargli il viso, sperando che si svegliasse. Gli occhi si stavano appannando, ma due mani forti le bloccarono i polsi, mentre due ambre si aprirono e la fissarono mentre il loro possessore borbottava di dolore “Basta, basta. Sono sveglio!” Soffocato poi da un abbraccio della ragazza che aveva incominciato a singhiozzare “Stupido, mi hai fatto preoccupare!” Lui sorrise internamente, mentre le accarezzava la schiena cercando di farle fermare i singhiozzi. Intanto incominciò a guardarsi intorno, trovando il luogo abbastanza bizzarro: si trovavano all’inizio di un tunnel scavato in una roccia nera, presumibilmente vulcanica, percorsa da nervature di un materiale semitrasparente, alcune rosse altre blu. Che posto era mai questo?

Scosse la testa, poi riconcentrò l’attenzione sulla ragazza, che aveva smesso di singhiozzare. Lei alzò un poco la testa e gli sorrise, facendogli capire che ora stava bene, poi guardò in basso e si accorse della posizione in cui stava. E via, per la seconda volta quella notte divenne un pomodoro, alzandosi a velocità della luce, mentre Zuko se la rideva alla grande. Katara lo fulminò con lo sguardo “Che ridi, razza di idiota! Sembravi morto!”.

Un sorriso strafottente si aprì sul viso del dominatore “Ho la testa dura, io!”.

Lei borbottò, girandosi “Certo, ora capisco il perché sei così stupido, con tutte le volte che hai sbattuto quella zucca vuota!”

Lui la guardò “Cosa?”

Le liquidò la domanda con la mano, poi esasperata gli urlò “E alzati da li!”.

Il ragazzo rise di nuovo, alzandosi.

Katara si avvicinò a una delle nervature azzurre, toccandola con le punte delle dita, sentendola fredda, mentre il suo dominio fremeva, indicandole la presenza d’acqua al di là di quel posto. Zuko invece picchiettò su quella rossa, calda, dove si poteva scorgere il magma incandescente scivolare lento al di fuori. Si guardarono straniti: come era possibile tutto questo?

“Vulcano sottomarino?” Domandò il ragazzo.

“Può darsi…” Rispose l’altra, girandosi verso il continuo del tunnel, dove neanche la luce di quelle strane nervature riusciva a rischiarare il buio.      

Indicò avanti, girandosi verso il compagno “Continuiamo?”.

Lui alzò le spalle e si avviò, seguito a ruota dalla ragazza.

Non si accorsero di una luce violetta che li seguiva da dietro le nervature azzurre.

Nessuno dei due sapeva cosa il Destino aveva in serbo per loro.

 

Avanti a loro si scorse, finalmente, la fine del tunnel e la luce soffusa, che si alternava da rosso a blu, proveniente dall’apertura diede la possibilità di vederci, senza l’ausilio della fiamma del dominatore del fuoco. Prima di varcare la soglia, però, la terra ricominciò a tremare, facendo vacillare le pareti della volta di roccia nera, mentre la luminosità delle nervature rosse si intensificò e la luce azzurra al di là del varco venne, per qualche secondo, coperta dall’altra. I due ragazzi schivarono per un pelo una roccia staccatasi dal soffitto e rimasero distesi a terra finché la scossa non si placò. Riaprirono gli occhi e si tolsero le mani da sopra la testa e lentamente si rialzarono da terra controllando che nessun’altra pietra avesse deciso di attentare alla loro vita, poi, con cautela si avvicinarono all’uscita, o entrata che sia. Socchiusero gli occhi solo per un istante per la troppa luce, ma quando misero a fuoco ciò che si presentava di fronte a loro, non poterono trattenere un’esclamazione di stupore, tanta era la meraviglia e la maestosità che emanava quello spazio: una grandissima grotta circolare dello stesso materiale del tunnel in cui erano presenti le stesse nervature si chiudeva sopra ad un grande lago dove vorticavano, a spirale, partendo da una fonte dall’altra sponda, un liquido azzurro affiancato da uno rosso dai riflessi arancio e gialli che illuminavano la grotta con i loro giochi di luce. Un ponte di pietra più chiara collegava la sponda dove vi erano Katara e Zuko ad un’isola al centro esatto di quel lago, sopra la quale una corona di pietre bianche circondava un grande cristallo trasparente. I due ragazzi sbatterono le palpebre increduli, poi, con la curiosità che li divorava, si avvicinarono. Zuko si avviò lungo il ponte, verso l’isola, mentre Katara si inginocchiò vicino alla riva del lago, dove il fluido azzurro bagnava dolcemente la sponda. Intinse la mano nel liquido e scoprì, con sommo stupore, che non era altro che acqua, acqua azzurra. Intanto il ragazzo era arrivato al cospetto della grande sfera al centro dell’isolotto, incominciando ad ispezionarla “Questa cosa mi ricorda qualcosa… Ma cosa?” Ma un’onda d’acqua lo riscosse dai suoi pensieri. Si girò per poter vedere una Katara sghignazzante che si stava divertendo a dominare il fluido azzurro e si accorse di essere bagnato dalla testa ai piedi più di quanto credeva. Esclamò esasperato “Katara, ti diverti?!”

Lei rise ancora di più “Sì, tanto!” E un’altra ondata d’acqua si infranse sulla faccia del dominatore del fuoco, sbilanciandolo e facendolo cadere nel liquido del lago. Sghignazzò divertita, ma non vedendolo riaffiorare incominciò a preoccuparsi e si avvicinò alla sponda dove il ragazzo era caduto, ma fu un gravissimo errore. Ad un tratto il liquido rosso prese vita e, formando un grosso serpente di fuoco, si avventò contro la dominatrice, schiantandosi poi a pochi passi da lei, mentre Katara scivolò accidentalmente dentro il lago, mentre la risata di Zuko rimbombò nella grotta. Ritornata in superficie, la ragazza incominciò a sputacchiare l’acqua che le si era infilata in bocca e, tra un colpo di tosse e l’altro, urlò con tutto il fiato che aveva in gola una minaccia di morte a quel grande ‘genio’ di un dominatore del fuoco “ZUKO!” E già dall’occhiataccia era eloquente che il continuo non fosse un ringraziamento o una frase dolce “ SE TI PRENDO, TI FACCIO DIVENTARE UN GHIACCIOLO! GIURO!” Ma prima di mettre in atto la sua vendetta, si ricordò di una cosa alquanto… bizzarra “Aspetta un attimo…” Il ragazzo, smesso di ridere, la guardò con un punto interrogativo stampato in faccia, metre la ragazza fissava con un sopracciglio alzato sia lui che il lago “Sbaglio, o hai appena dominato il liquido rosso?”.

Lui, in tutta risposta, creò con questo una sfera che incominciò a vorticare sopra la testa della ragazza “Fuoco fluido. E ha anche tutte le caratteristiche delle fiamme!” Lei lo guardò con tanto d’occhi, mentre Zuko faceva scomparire quella creazione. Poi alzò lo sguardo verso il soffitto e strabuzzò gli occhi “Non è possibile!”

“Cosa?” Katara lo guardò, poi seguì lo sguardo del ragazzo, ma non capendo, ritornò a fissare il dominatore nella speranza di ricevere risposte. Lui le indicò un disegno dipinto sul soffitto, raffigurante una fiamma azzurra circondata da una scia di acqua rossa “C’è una leggenda nella Nazione del Fuoco, una favola in verità, che parla di una grotta in cui si trova la Chiave dell’Equilibrio. Si dice che sia un grande cristallo trasparente con dentro un qualcosa chiamato Fuoco d’acqua, che tiene sotto controllo le forze dei due elementi nella loro continuo scontro, proteggendo il tutto dalla loro furia” Poi un sorriso triste si aprì sul suo viso “Mia madre me la raccontava sempre, prima di andare a dormire. Lei ci credeva e voleva che lo facessi anche io, per comprendere che ogni cosa che facevamo aveva uno scopo più grande. Io l’ascoltavo, ma non ho mai capito le sue parole, invece adesso che non c’è più le comprendo, le comprendo pienamente…”.

Katara non fiatò per tutto il tempo in cui il ragazzo parlò. Era raro che Zuko, così chiuso e riservato, si aprisse un po’, ed era felice che lo aveva fatto proprio con lei. Gli si avvicinò e, di slancio, lo abbracciò da dietro, facendolo sobbalzare per la sorpresa, ma lui non si scansò, perché sentiva di aver bisogno di affetto, ora più che mai.

“Sii fiero della donna che ti ha cresciuto e orgoglioso di te stesso per aver trovato la strada giusta da percorrere. Lei ti sta guardando, in qualsiasi luogo stia, e ti starà sempre accanto in ogni situazione, qualunque cosa tu decida di fare nella vita”.

Le parole della ragazza lo fecero sorridere e ringraziò mentalmente quella cosa chiamata Fato, o Destino, o qualunque nome avesse, che lo aveva portato tra quella gente e di aver incontrato quella ragazza che gli aveva rubato il cuore.

 

“Che scena toccante… quasi quasi piango!”

I due dominatori si girarono di scatto nel sentire una voce e una risata di scherno.

“Tu chi sei?” Chiese il ragazzo, ma questi non rispose, mentre si avvicinava entrando nel cono di luce scoprendo così un uomo massiccio, dai corti capelli neri e dagli agghiaccianti occhi verdi.

“Chi sono? Il mio nome è Ur, e questo è il mio territorio! Come siete arrivati qui?” Poi rise “Ma che m’importa, tanto vi distruggerò comunque!” E si scagliò verso Katara e Zuko. La ragazza venne spinta vicino alla riva, mentre il dominatore si preparò a ricevere l’energumeno, ma prima che questi si scontrasse con il ragazzo, con un movimento fluido, fece alzare un’ondata d’acqua, facendola, poi, ghiacciare con la forma di una lancia acuminata, che scagliò contro Zuko, che era rimasto pietrificato. Si riscosse troppo tardi, quando ormai l’arma era quasi arrivata a destinazione, e chiuse gli occhi coprendosi il viso con le braccia, aspettando la sua fine. Ma si era dimenticato che non era solo in quel luogo sconosciuto, e se lo ricordò quando riaprì gli occhi, dopo aver sentito il rumore del ghiaccio che si rompe, e si girò per ringraziare con lo sguardo Katara, che era circondata dall’acqua, mentre lei gli fece l’occhiolino.

“Ma bene, una dominatrice dell’acqua! Bhe… me lo dovevo aspettare” E ripartì all’attacco. Si avventò contro la ragazza, ma quando lei creò uno scudo di ghiaccio per fermare l’avanzata di Ur, l’uomo scomparve in una nuvola di vapore. I due dominatori rimasero spaesati, guardandosi intorno per capire dove fosse andato il loro avversario, e non si accorsero di una ventata di vapore dietro di loro, ma lo fecero troppo tardi. Una lingua di fuoco partì da qualle nuvola, puntando contro Katara che si trovava di schiena, fino a che non fu spintonata di lato da Zuko, mentre lui dissolse la fiammata, lanciandone una a sua volta contro la figura che si delineava dietro alla nuvola di vapore. Ur la schivò e per la prima volta il sorriso di scherno si spense “ Un dominatore del fuoco… Bene, ho avanti a me due dominatori! La mia vendetta può essere portata a termine!” E con un movimento di entrambe le braccia, dal lago di acqua e fiamme, due scie dei due elementi si staccarono dalla loro posizione e andarono a circondare il corpo di Ur in un vortice impetuoso, mentre i due ragazzi guardavano scioccati la scena.

L’uomo rise “Che vi succede? Non avete mai visto qualcuno dominare due elementi? Voi dominatori vi credete tanto superiori a coloro che, per destino, non lo possono fare. Per poter mettere fine a quegli sguardi di superiorità che avete tutti quanti voi, ho incominciato a studiare tutto ciò che mi poteva tornare utile sul dominio degli elementi e ho trovato questa leggenda, del Cristallo del Fuoco d’acqua. Ho scoperto il luogo della sua ubicazione solo per caso, ma alla fine sono riuscito a entrare e ad assorbire il potere di questo fantomatico cristallo, divenendo il più potente di tutti!”.

Zuko tremò dalla rabbia “Tu cosa hai fatto?! Ti rendi conto che così facendo hai scatenato il caos? Il mondo sarà distrutto!”

Katara sgranò gli occhi e si voltò verso il compagno, sperando che stesse scherzando, ma vedendo la faccia sconvolta del ragazzo, incominciò a preoccuparsi seriamente. L’altro rise più forte “Questa è solo una superstizione, messa appunto dal Guardiano!”

La ragazza lo guardò confusa: un guardiano? E che fine aveva fatto?

Ur fece segno ai due di farsi avanti, provocazione accolta dal dominatore del fuoco “Hai fatto un grave errore! La terra ha iniziato il conto alla rovescia dell’autodistruzione!” E scagliò una fiammata verso il nemico, che, non solo non si fece neanche un graffio rimanendo immobile, ma assorbì il fuoco del dominatore “Non potete nulla contro di me, posso assorbire il vostro potere senza avere limiti! Siete spacciati!” Così dicendo, con una grande ondata, fece sbalzare via Katara e Zuko, che andarono a sbattere contro la parete opposta della grotta.

 

La sfera viola aveva seguito tutti gli spostamenti dei due ragazzi, da dietro le venature azzurre, nell’acqua dell’Oceano, sin da quando li aveva portati nel tunnel. Quando li vide giocare e scherzare, li sentì vicini più che mai, ma una parete invisibile e invalicabile non le permetteva di passare, da quando qualcuno aveva sconvolto tutto il funzionamento di quel luogo. Si sentì impotente quando Ur entrò in quel luogo e incominciò a combattere contro quei due ragazzi, che ebbero subito la peggio. Il suo colore si scurì e si avvicinò, per cercare di aiutarli in qualche modo, perché le sembrava di conoscerli da tempo, di amarli come due fratelli maggiori, o come due figli. Avevano attirato subito al sua attenzione, perché avevano il coraggio di amarsi anche se la guerra e il loro mondo non lo permetteva. Assomigliavano molto ai suoi genitori, opposti, ma si amavano con la stessa intensità di come erano obbligati a battersi. Allargò la propria coscienza per poter toccare la loro, e quando le sentì aprirsi, dopo aver cercato di fare resistenza, poté sentirsi utile in quel momento.

 

Sia alzarono lentamente da terra, sentendo le loro teste girare per la botta appena presa. Si guardarono negli occhi l’un l’altro, leggendo nello sguardo di entrambi la disperazione. Katara si teneva alla parete per non appoggiare la caviglia che aveva sbattuto all’inizio pulsare dolorosamente. Sentì qualcuno aiutarla a sostenersi, ma non ci fu bisogno di sincerarsi chi fosse, dato che riconosceva il profumo di lui a menadito. Lo guardò sorriderle per incoraggiarla, trattenendo una smorfia di dolore per colpa della ferita che si era procurato alla spalla.  Poi sentirono qualcosa forzare le loro coscienze, ma, dopo aver provato di respingerla, riconoscendola come quella che li aveva portati in quel luogo, la lasciarono passare. Una voce da bambina, gentile e squillante al tempo stesso, rimbombò nella loro mente, ridonando loro la speranza, mentre Ur rideva sprezzante, preparandosi per l’ultimo, e decisivo, attacco.

“Ascoltatemi attentamente! So che può sembrare invincibile, ma anche lui può essere sconfitto!” Iniziò la voce.

“Come?” Chiese Katara, mentre teneva d’occhio Ur, che si stava scrocchiando le dita. 

“Il Fuoco e l’Acqua insieme, in uno stesso corpo, è una bomba instabile, che rischia di esplodere se colpita a dovere. Se sono separati, allora possono diventare invincibili. Unite le vostre forze e scagliategli contro tutto il vostro potere!”

“Ma così facendo assorbirà ancora più energia!” Zuko stava diventando inquieto, vedendo l’energumeno mettersi in posizione d’attacco.

“Troppo potere può distruggerti, se ad un recipiente già pieno lo riempi con forza ancora di più, questo si rompe, riversando il contenuto con forza dirompente. Fidatevi!” Spiegò la voce sottile della bambina, più saggia di quello che si potesse immaginare.

I due ragazzi si guardarono e annuirono all’unisono, decidendo di credere alla voce.

Ur partì all’attacco, mentre i due dominatori si separarono, rotolando ai lati. Mentre Katara strisciò più lontano, avvicinandosi alla riva del lago, Zuko attirò l’attenzione del nemico su di sé.

“Siete degli sciocchi! Credete davvero di riuscire a sconfiggermi?” Rise sprezzante l’energumeno, assorbendo una fiammata del ragazzo “Vivete ancora nel mondo delle fiabe!”

Zuko guardò dietro le spalle di Ur, vedendo la ragazza fargli un cenno affermativo, annuendo a sua volta, poi al nemico un sorriso di sfida “Sei tu che vivi ancora in un mondo immaginario! Hai rubato un potere più grande di te, e ora ne pagherai le conseguenze!”

Insieme, acqua e fuoco, si abbatterono sull’uomo corrotto, con una forza tale da far tremare l’intera stanza e crepare la roccia. Ur sghignazzò ancora di più “Non vi credevo così duri d’orecchie! Posso assorbire ogni vostro attacco!” Ma questa volta i due ragazzi non lo ascoltarono, concentrati solo sul flusso del loro dominio. Il vapore cominciò ad alzarsi ì, come i primi gemiti dell’uomo, che si tramutarono in urla sempre più forti. Solo quando sentirono il loro dominio provato, bloccarono il flusso di acqua e fuoco e si avvicinarono. Guardarono quella sagoma scura contorcersi all’interno della nuvola di vapore, mentre il suo corpo veniva scosso dagli spasmi sempre più forti e illuminato da una luce azzurra ad intermittenza, come un conto alla rovescia. Le urla divennero ancora più forti e la luce accecante, tanto che i ragazzi dovettero pararsi gli occhi con le mani. Sentirono i due elementi  combattersi all’interno di quel corpo e, ascoltando un istinto, Zuko abbracciò la ragazza, dando la schiena a quello spettacolo, per proteggerla da ciò che sarebbe avvenuto di lì a pochi secondi. Un grande scoppio sconquassò l’intera grotta, mentre vampate di fuoco e schizzi d’acqua si diramarono in ogni direzione. L’ultimo urlo dell’uomo accompagnò l’ultima lingua di fuoco, che si scontrò con la schiena del dominatore, che ne uscì illeso, proteggendo Katara, aggrappata con forza alla casacca del ragazzo, sentendo il calore passarle vicino.

Poi calò il silenzio e la calma.

Ritornarono a respirare e si staccarono, per poter vedere cosa era rimasto. Avanti a loro, però, vi era solo del vapore acqueo in cui svolazzavano piccole scintille.

Tirarono un sospiro di sollievo e si lasciarono scivolare a terra, appoggiando la loro schiena alla parete della caverna.

“E’ finita…” Un’affermazione che suonava come il più bel suono che avessero mai sentito. Zuko annuì, non avendo la forza di dire o fare nient’altro.

Ad un tratto, però, un’altra scossa di terremoto fece vibrare tutto, mentre alcune rocce caddero dal soffitto. Mentre i due dominatori si coprirono la testa con le mani, videro i due liquidi innalzarsi, come di vita propria, e scontrarsi, dove quello blu ricoprì quasi interamente quello rosso, mentre le nervature azzurre si illuminarono. Zuko sentì il suo dominio affievolirsi e si sentì male, respirando a fatica e si accasciò al suolo per l’improvvisa stanchezza, mentre Katara sentì il suo potere estendersi, quasi a scoppiare e un gran dolore le percosse le membra, facendola urlare di dolore. Poi, come era arrivata, la scossa scemò e i due fluidi ritornarono al loro posto, ma tutto il lago non aveva più l’equilibrio di prima e i confini netti tra l’acqua e il fuoco si erano affievoliti. Si sedettero, schiena contro schiena, per non sentire la paura di essere soli. Katara piegò le gambe al petto, per potersi riscaldare meglio “Perché ci hanno portato in questo posto?”

Il ragazzo scosse la testa “Vorrei sapere almeno chi…”

“A questa domanda posso rispondervi subito!”

Una voce. Quella voce!

La stessa voce di bambina che li aveva aiutati nello scontro con Ur e la stessa che sentirono appena arrivati.

Alzarono la testa e videro la sfera violetta che aveva dato inizio a tutto. La videro scendere lentamente, fino a rimanere sospesa sopra il grande cristallo trasparente al centro dell’isola e scorsero la metamorfosi. Pian piano, da quella luce viola comparvero un paio di braccia e gambe, mentre una testa incominciò a delinearsi. Dei lunghi capelli fluenti svolazzarono al ritmo di una folata di vento immaginaria e due grandi ali bianche dalle piume contornate di lilla si spiegarono. Due occhi bicromici si aprirono di scatto, folgorando gli sguardi dei due ragazzi con i loro colori rosso e blu, mentre i lunghi capelli viola ricaddero dolcemente sulla schiena della bambina. Rimasero a bocca aperta, mentre la piccola figura rideva, lisciandosi il lungo vestitino bianco che le fasciava tutto il corpo, per poi sedersi sul cristallo sotto di le. Li salutò con la piccola mano e fece loro cenno di avvicinarsi.  Quando i due dominatori furono sotto il cristallo, questa scese giù sbattendo le ali “Benvenuti! Io sono Flamsea, la Guardiana di questo posto, sacro per la vita, dove l’equilibrio regna sovrano… o, perlomeno, doveva…” I suoi occhi si incupirono, per poi tornare vivaci come prima “Katara e Zuko, vi ho tenuto d’occhio per molto tempo. Ho visto le vostre avventure e le vostre azioni. Mi siete diventati simpatici!” E scomparve, ricomparendo dietro di loro, svolazzante, e strinse le braccia interne dei ragazzi. La prima a parlare fu la ragazza “Ci hai portato tu qui, vero?” La bambina divenne seria “Sì, mi dispiace non avervi potuto dire niente, ma il tempo è agli sgoccioli e io non potevo seguirvi” Si intristì ancora di più “Non volevo mettervi in pericolo, ma quell’uomo aveva rubato il potere custodito nel Cristallo e impedito a me di poter entrare in questo posto che è la mia casa. Così facendo, ciò che controllava la forza dei continui attacchi dei miei genitori è stato manomesso e, quindi, il mondo vedrà la sua fine quando ancora è troppo giovane!” Li guardò con le lacrime agli occhi “Avevo bisogno di aiuto. Del vostro aiuto! E li guardò speranzosa.

Il ragazzo si accovacciò per arrivare all’altezza del viso di Flamsea “perché proprio del nostro?”

La bambina accennò ad un sorriso “Perché entrambi avete un cuore forte…”  E girò lo sguardo verso Katara “… legato ad un filo invisibile. Siete complementari e da soli siete incompleti” Poi sorrise malandrina “E voi negherete all’infinito ciò che vi sto per dire, ma è la verità. Siete l’uno la parte mancante dell’altra. Il vostro cuore lo sa, ma la vostra mente?” Li vide arrossire imbarazzati e scoppiò in un’allegra risata. Un’altra scossa di terremoto, però, sconvolse la grotta e, mentre la bambina schivò un masso volando, un altro cadde nella direzione dei due ragazzi. Zuko spinse lontano la dominatrice, ma entrambi caddero nel lago, proprio quando i due fluidi si erano innalzati, scontrandosi. Il liquido rosso inglobò quasi interamente quello blu e i due dominatori si sentirono male, oltre al fatto che non potevano respirare sott’acqua, non quando la dominatrice si sentì il suo potere quasi scivolare via. La scossa si fermò e, con lei, il fluido azzurro era tornato. Flamsea si appoggiò al bordo dell’isola per poter scorgere almeno la testa dei due ragazzi, che, quando aveva quasi perso le speranze, riaffiorarono, tossendo e inspirando l’ossigeno. La bambina sospirò di sollievo, che durò poco, quando vide le sue mani scomparire. Katara e Zuko rimasero sbigottiti ed increduli, mentre Flemsea piangeva, incominciando a scomparire totalmente “Con il cristallo prosciugato, la forza che mi ancorava a questo posto è scomparsa. Vi prego, salvate il mondo, siete la nostra ultima possibilità!”

“Come?” Urlò la ragazza, mentre cercava di trattenere a sé la piccina prendendole una mano, ma la sua vi ci passò attraverso.

“Seguite il vostro cuore…” E sotto gli sguardi stupefatti dei due, scomparve in una moltitudine di scintille dorate e argentate.

Non ebbero neanche il tempo di avvicinarsi, che un’altra scossa, più forte delle altre, sconvolse tutta la terra, mentre il volume del fluido del lago si alzò interamente, inglobando tutta l’isola e ostruendo il passaggio da cui erano entrati Katara e Zuko. Vennero trascinati infondo al lago, sommersi a causa del combattimento dei due elementi che formavano il lago, sentendo dentro ai loro animi che la fine era prossima. La paura si era impossessata dei loro cuori e videro la stessa consapevolezza riflessa negli occhi dell’altro. Si abbracciarono, per non essere separati e trascinati via, mentre il liquido sommerse l’intera caverna non lasciando loro scampo. Lacrime di disperazione si unirono all’acqua, appoggiarono la loro fronte su quella dell’altro, mentre l’ossigeno veniva consumato e i loro polmoni bruciavano. Zuko la guardò negli occhi di zaffiro, trovandola perfetta anche in quel momento, mentre pensava che Flemsea aveva ragione: i loro cuori si appartenevano, forti di un sentimento potente, qual’era l’amore. Lei gli circondò le braccia intorno al collo, e, consona del destino che li attendeva, lo baciò trasmettendogli tutto l’amore che aveva da offrigli. Lui la strinse ancora di più, mentre l’ultimo soffio di ossigeno venne consumato. Sentirono la vita che scivolava via, lentamente, ma non importava. Sarebbero morti insieme, consoni del loro sentimento.

Fu in quel momento che Madre Natura volle premiarli per la loro forza.

 

I due fluidi smisero di combattersi e incominciarono a girare intorno ai due amanti, sempre più velocemente. Le correnti li spinsero verso il basso e quando toccarono terra, videro con la gioia dei loro cuori, che il liquido aveva deciso di ritornare nella sua postazione. I loro corpi si illuminarono, dei colori dei loro elementi, e governarono i movimenti del Fuoco e dell’Acqua. Quando il lago venne riempito, le due luci si trasformarono in fasci e andarono a circondare il cristallo trasparente, facendolo vibrare. Quando l’ossigeno tornò nei polmoni dei due ragazzi, la luminosità del globo trasparente si spense, facendo scorgere finalmente il suo contenuto: una grande fiamma azzurra, dove al suo centro delle gocce di acqua rossa vorticavano seguendo i movimenti guizzanti del fuoco che le circondava. Delle scintille doro e argento circondarono Katara e Zuko, ancora abbracciati, e li alzò delicatamente dal suolo, trasportandoli fuori da quel luogo. Una luce violetta li accecò, ma dopo pochi secondi, questa si spense, facendo loro aprire gli occhi.

Si trovavano nel loro nascondiglio, nello stesso punto in cui erano scomparsi.

Si guardarono e risero.

Risero perché erano ancora vivi.

Risero perché ora sapevano di amarsi.

Risero perché ora erano felici.

Sapevano ora che la guerra poteva concludersi, perché la vera battaglia era stata vinta.

Una battaglia contro l’odio, vinta dall’amore di due elementi.

Due ragazzi avevano trovato il loro Destino quella notte, un destino già scritto dai loro stessi Domini. Il Destino che li vedeva come pezzi di uno stesso cuore, di una stessa anima.

 

In una grotta, una bambina dalle grandi ali bianche e viola, guardava il mondo con la sua mente.

 Sorrise.

L’Amore aveva trionfato ancora una volta.

Aveva salvato il mondo intero, senza che nessuno se ne fosse accorto.

 

I due silenti eroi vissero la loro vita insieme, con lo stesso sentimento nei loro cuori.

Come l’Acqua e il Fuoco, il bianco e il nero, la luce e l’ombra.

Due ragazzi furono testimoni di un sentimento antico che non era morto nei secoli, sapendo che questo viveva nei loro cuori.

       

Perché l’Acqua e il Fuoco sono destinati ad amarsi.

Per sempre.

 

 

 

 

 

 

Nido dell’autrice fuori di zucca

……

……….

… Ok… L’ho scritta davvero?

Ho appena scritto una storia così?

Liar!! Stare con te fa male e questa è una conseguenza!!

Ho appena scritto qualcosa di romantico?! Oddio, romantico… nei miei standard... anzi mettiamo Sentimentale…

Ok, devo andare dal dottore!!

Io e il romantico siamo come cane e gatto… Non ci possiamo vedere!!

Ma dato che è il tuo compleanno, per una volta ho fatto un’eccezione. Certo, non è chissà che, ma è pur sempre una piccola storia nata una delle tanti notti di sogni strani e bizzarri che è sfociata poi a… questo. Spero vivamente che ti piaccia, anche perché ho la netta sensazione che di storie romantiche scritte di mio pugno se ne vedranno ben poche. I commenti son ben accetti, ma vorrei che il primo fosse della festeggiata, perché è il tuo compleanno e perché questa è tutta per te, una parte del regalo che ti voglio fare.

Auguri alla nostra Imperatrice del Fuoco!

 Dall’onnisciente Divinatrice dell’Acqua

Iridium_Senet

P.s. Qua sotto c'è il link del mio disegno.

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