Cumuli di nuvole grigie si addensano nel cielo, mentre la pioggia bagna i nostri vestiti e il vento soffia piano. Gelide gocce scivolano sulla mia pelle, eppure non è il freddo quello che avverto. In questo momento, riesco a sentire solo il tepore delle tue labbra sulle mie, il calore del tuo viso, che arrossisce ma non si allontana, non protesta. È un bacio desiderato e sofferto allo stesso tempo, un bacio che sa di nuovo amore, ma anche di dieci anni di attesa, di tentativi falliti, di speranza.
Un sapore che dalla bocca scivola dritto al cuore.
È un bacio che vorrebbe gridare: “Ti ho aspettato tanto, ma ne è valsa la pena”, ma anche: “Era ora, idiota!”.
E piove ancora. Come quel pomeriggio in cui mi sono innamorato di te, come quel giorno in cui hai lasciato un'impronta indelebile sul mio cuore, insegnandogli a battere.
Per dieci anni, la mia unica certezza è stata quella di essere solo. Ora so che non mi hai mai lasciato davvero, perché, da quando sei entrato nella mia vita, non sono più riuscito a farti uscire.
Ti amo, hai detto, e il rombo di un tuono ha coperto la tua voce e quelle due parole che ogni giorno ho desiderato sentiti dire.
Ho fatto finta di non aver capito. Sono sicuro che avresti rovinato tutto, che avresti aggiunto qualcosa di stupido.
Mentre troverai il coraggio di dirmelo di nuovo, lo farò io per tutti due.
Ti amerò per entrambi.
La mia mano cerca la tua, la stringe forte, come se avessi paura che tu possa ancora scappare, o forse per accertarmi che tu sia davvero qui, che non sia solo un sogno; l'altra sfiora i tuoi capelli, scostando piano una ciocca umida di pioggia. Mentre il pollice accarezza la tua guancia calda, avvicino un po' di più le tue labbra alle mie e sento che è vero.
Sei reale. E sei qui.
E pensare che ho pregato di dimenticare il sapore della tua bocca, il calore della tua pelle, il ritmo del tuo respiro, la dolcezza e l'imbarazzo con cui mi baciavi, con cui il tuo corpo si univa al mio.
Vorrei che mi abbracciassi, tanto forte da farmi male, invece resti immobile, sfiorandomi appena.
Sei così dolce e così ingenuo, Onodera.
Ma va bene se non mi stringi. Mi basta che continui a tenere la mia mano, che premi ancora un po' la tua bocca sulla mia, che avvolgi il mio cuore con il tuo.
Ora so che ogni giorno passato lontano da te, ti ho amato un po' di più.
Senza di te, il mio mondo era senza consistenza, senza colore, senza sapore. E il tuo bacio, adesso, è come una boccata di ossigeno dopo giorni di prigionia.
Sembra che il mondo intorno a noi si sia fermato. Avverto solo il rumore della pioggia sull'asfalto, leggere gocce simili a lacrime: lacrime per quella solitudine incessante, lacrime per quell'amore che se n'era andato, lacrime per i dieci anni passati lontani da te, lacrime di gioia perché adesso sei di nuovo qui.
E mi baci.
E mi ami.
E niente al mondo ti porterà mai più via da me. In qualunque tempo e in qualunque luogo, ti amerò sempre.
Dovremmo tornare a casa, toglierci di dosso questi vestiti bagnati.
Ma sto così bene stretto a te.
Noi, la pioggia, la tua mano nella mia... e nient'altro.