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Autore: Gracedanger    17/11/2013    1 recensioni
"Fifona!" urlò a pieni polmoni dal fondo della strada. Mi voltai di scatto.
"Come scusa?"
"Hai sentito bene. Sei una fifona, Elizabeth."
Il solo fatto che non mi avesse chiamata 'Lizzie' come faceva inevitabilmente dal giorno in cui ci eravamo conosciuti, mi fece uno stranissimo effetto. Stavamo davvero litigando?"
...
E se Frankie fosse stato adottato? E se Nick fosse costretto sulla sedia a rotelle? E se Joe fosse così meraviglioso da non sospettare mai l'enorme peso che si porta dietro giorno dopo giorno? E se stare sola per Elizabeth, che si era trasferita in quella minuscola città con il suo stesso nome, non la rendesse più così felice come prima? E se avesse bisogno di qualcuno ma ci rinunciasse per più grandi motivi? E come hanno fatto due incidenti stradali a cambiare la vita di così tante persone?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Elizabeth


“Come è andata?”
“Bene, molto bene, considerando il fatto che è stata solo la prima lezione.” Disse Nick alzandosi dalla panca e rimettendosi sulla sedia a rotelle.
“Già.”
Ci guardammo per pochi secondi con un espressione imbarazzata.
Aprii la bocca cercando qualche scusa per continuare la conversazione, ma il campanello suonò.
“Deve essere mio fratello.”
“Allora ci vediamo domani.. Lizzie.” disse mentre si allontanava verso la porta di casa.
“D’accordo. Alla solita ora?” dissi. Neanche fossimo amici di vecchia data, forse andava meglio quando stavo in silenzio.
Lui inarcò le labbra in un sorriso e mi fece un cenno di assenso con la testa.
 

Joe

Le strade erano deserte. Era una delle cose che mi piacevano di più del vivere in una piccola città. La calma regnava e guidavo con una insolita sensazione di serenità.
Se non fosse stato per una canzone alla radio.
Non potei fare a meno di alzare il volume.
Era una sensazione strana, perché non ascoltavo quella canzone da due anni. Ma ricordavo ogni nota a memoria e cominciai a canticchiarla sottovoce.

I would say I'm sorry
If I thought that it would change your mind
But I know that this time
I have said too much
Been too unkind

Più la canzone andava avanti più i ricordi si affollavano nella mia mente. Tanti momenti particolari erano stati accompagnati da quella canzone. Soprattutto uno. Fu la mia ultima sera con lui.
 
“Tornò dalle ripetizioni di chimica. Rientrò a casa e cominciò a disseminare distrattamente il cappotto, la sciarpa, lo zaino e i guanti sul pavimento, mentre sua madre lo rimproverava disperata. Salì le scale, era stanco, annoiato ma appena entrò nella stanza e sentì “Boys don’t cry” dei the Cure... la situazione non migliorò.
“Kevin, ascolterai questa dannata canzone tutti i giorni per il resto della tua vita?” gli disse Joe gettandosi sul letto a pancia in su, stanco, poiché quello era l’unico brano che si ascoltava da settimane in camera sua.
Kevin non rispose. Anche lui era sdraiato sul letto a pancia in su, e fissava il soffitto, quasi non stesse ascoltando ne suo fratello, ne la canzone.
“Kevin?
Kevin!” lo richiamò bruscamente l’impaziente Joe.
“Eh? Quando sei arrivato tu?” disse mostrandogli finalmente un po’ di attenzione.
“Ma buongiorno!” scherzò il mezzano “Sono qui da mezz’ora e già ne ho le tasche piene di questa canzone.” Sbottò.
“Ah, puoi levarla. Non la stavo ascoltando, veramente.” Rispose Kevin distrattamente.
Joe lo guardò sbigottito e dopo un po’ si dimenticò anche di fermare l’album che intanto si ripeteva ancora e ancora.
“Mi spieghi che hai?” gli disse sedendosi sul suo letto e comprimendogli leggermente il petto.
Kevin si alzò e porse un biglietto al fratello.
55527304” lesse Joe.
“Un numero di telefono? E di chi?”
“Voltalo.”
Joseph girò quell’esile fogliettino su cui c’era scritto il nome"Dani" a caratteri tondeggianti e persino uno sfizioso cuoricino sulla i.
“Uhuh! Quindi è una ragazza. Non ci credo, il mio fratellone ci sa fare con le ragazze.” Scherzò lui.
“Idiota.” Sbuffò Kevin.
“Ero in una tavola calda. Era la terza volta che andavo lì questa settimana e forse mi aveva notato. Lei lavora lì, fa la cameriera. Neanche so come ho fatto a salutarla. L’ho vista e lei mi ha sorriso e quando mi ha sorriso, non lo so, c’è stato qualcosa che ha spinto dal profondo dello stomaco e poi è salita sempre di più e..”
“Kevin, non si fanno queste cose davanti alle ragazze.” Continuò a schernirlo Joe.
“E’ inutile parlare con te. Non sei mai serio.” Kevin gli voltò le spalle e si sedette su una poltrona dall’altro lato della stanza. Anche per la sua famosa pazienza, il comportamento infantile di Joe era troppo quella sera.
“D’accordo, sono serio, continua, ti prego.” Disse Joe ritornando dal fratello.
Kevin lo guardò, sospirò e accennò un sorriso.
“Ero lì a guardarla, mentre mi sorrideva, e io all’improvviso le ho detto “Ciao!” ho quasi urlato. Anche se lei era dall’altro lato della stanza e stava prendendo le ordinazioni ad un altro tavolo. Ha ridacchiato, Dio, è bellissima. E poi dopo dieci interminabili minuti, è passata dal mio tavolo sfiorandomi e ha fatto scivolare questo biglietto. Dani, sarà il diminutivo di Danielle.”
“E quando la chiami?”
“E’ questo il problema. Non so quando chiamarla. Ho paura di essere invadente e se mi dicesse di no? Lei è bellissima ed io.. io..
“Chiamala domani pomeriggio.” Joe lo fermò subito prima che Kevin si buttasse troppo giù. “E se poi dice proprio di no, conosco un’altra tavola calda con delle cameriere assolutamente da sballo.” Questo era il modo di dimostrare amore di Joe, non era il più adatto, ma Kevin scoppiò comunque a ridere apprezzando il tentativo.
“Ragazzi, non siete ancora pronti?” Nick si affacciò nella stanza.
“Pronti per cosa?” chiese Joe.
“Siamo a cena dai Sandler stasera, i colleghi di papà.”
“Ah, evviva.” Disse Joe con tono annoiato.
“Ancora questa canzone? Mi sembra di ascoltarla da tutta la vita.” Disse Nick e attraversò la stanza verso lo stereo.
“No, fermo! Non la levare.” Urlò Kevin.
“Ed eccolo, è tornato tra noi.” Ridacchiò Joseph.
“Guardate che è una canzone bellissima.” Disse il maggiore e cominciò a cantarla a squarciagola ballando al centro della stanza.
I due fratelli, conoscendo ormai le parole a memoria, si unirono a lui e cominciarono a ridere tanto forte da non reggersi in piedi.”

I try to laugh about it
Cover it all up with lies
I try and laugh about it
Hiding the tears in my eyes
Because boys don't cry
Boys don't cry
Ormai la stavo cantando a squarciagola.
Arrivai all’indirizzo al quale Nick mi aveva detto di venirlo a prenderlo. E riconobbi subito casa di Elizabeth.
Andai in un improvviso panico e rimasi un quarto d’ora sulla veranda senza suonare il campanello.
“Non posso andarmene, come fa poi Nick a tornarsene a casa? Lasciarlo solo per sistemarmi i capelli, andiamo Joe, che diavolo fai?” pensai tra me e me.
Alla fine suonai il campanello.
Sentii la voce di Nick ma non quella di Elizabeth. Pensai di aver sbagliato casa, di essermi confuso, ma quando ad aprirmi la porta fu la figura di una ragazza dagli occhi verdi e i capelli castani, il cuore saltò un battito.
“Joe?” disse lei.
Non riuscivo a parlare. Sentivo la lingua paralizzata, come se qualcuno mi avesse tagliato le corde vocali.
“Quindi vi conoscete.” Disse Nick temporeggiando a mio favore “Lui è Joe. Mio fratello.”
“Fratelli?” Elizabeth sembrava più sorpresa di avermi rivisto che del fatto di aver conosciuto casualmente due fratelli lo stesso giorno. Si sciolse subito in un bellissimo sorriso.
“Si, Nick è mio fratello minore.” Risposi riprendendo l’uso della parola improvvisamente.
“Fantastico, allora chissà dove conoscerò il terzo.”
“Il terzo?” ripetè Nick con uno sguardo allarmato.
“Si, Joe mi ha detto di avere due fratelli” quelle frasi mi fecero gelare il sangue. Nick e Lizzie si girarono a guardarmi e il mio volto si fece scuro. Non potevo dirglielo.
“Già, beh, Kevin non vive qui.” Disse Nick sorridendole e salvandomi ancora una volta.
 
Dopo un po’ di convenevoli e qualche minuto da solo con Elizabeth per metterci d’accordo su quando vederci la prossima volta, io e Nick tornammo a casa.
“Joe.” Mi chiamò lui, mentre eravamo in macchina. Non risposi.
“Joe, mi ascolti?” disse ancora, quando entrammo in casa.
Mi voltai verso di lui e lo guardai.
“Perché le hai detto così?” disse Nick guardandomi fisso negli occhi.
“Non lo so, io… l’ho dimenticato.” Dissi distaccato, vuoto come se in quelle parole ci fosse una tristezza troppo grande da poter essere espressa.
Nick mi si avvicinò e mi strinse forte.
Lui mi mancava da impazzire. Mi mancava mio fratello.
 
I would break down at your feet
And beg forgiveness
Plead with you
But I know that it's too late
And now there's nothing I can do.
  
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