Libri > Orgoglio e Pregiudizio
Segui la storia  |       
Autore: Symphonia    17/11/2013    3 recensioni
Sono passati vent'anni, ma non per questo la storia è finita!
Elizabeth è alle prese con i suoi sei figli, Jane deve mantenere buoni i rapporti con Caroline e anche Mary ha dei pensieri sulla sua "futura suocera". Inoltre, Kitty non desidera esporre troppo le figlie all'influenza di Lydia, che tenta di ripristinarsi in famiglia.
Insomma, il matrimonio non ha fatto tramontare il sole sulle figlie della famiglia Bennet e le loro avventure quotidiane, famigliari e matrimoniali tra nuove e vecchie conoscenze.
[STORIA INCOMPLETA]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
  


Image and video hosting by TinyPic




I


     Le dita scivolavano armoniosamente sul pianoforte, così come il cavallo cavalcava velocemente tra le fronde. La melodia accompagnava i passi felpati tra le mura e lo sguardo indiscreto del fratello che s’accingeva a sbirciare nella sala del pianoforte la sorella, una graziosa figura dai lunghi riccioli castani, seduta a suonare. Entrò nella luminosa stanza e aspettò pazientemente alle sue spalle, ascoltandola in silenzio. Dovette, in effetti, aspettare un bel po’ - fino alla fine del brano per la precisione - che lei si alzò e lo sgabello trovò le gambe del giovane ad ostacolarlo.

    “Matthew!” esclamò voltatasi.
    Finalmente, e con smisurato stupore e felicità, si buttò fra le sue braccia dandogli il bentornato. Il ragazzo non ci mise molto a slegarsi, ridendo, da quell’abbraccio e la portò alla vetrata per farle vedere la carrozza che si avvicinava sempre più alla maestosa dimora. Allora lei sussultò e tirò il fratello per il braccio, correndo per la stanza accanto e poi nel corridoio principale che li avrebbe condotti all’entrata. Durante la corsa travolsero letteralmente un paio maggiordomi, cinque cameriere e per poco la governante, che continuava a strillargli dietro di mantenere un po’ di decoro anche in casa.
    Loro ridevano e passarono vicino a molte stanze, strillando: “E’ tornato! E’ tornato!”
    Un paio di deliziosi volti sbucarono fuori dal salottino di lettura, mentre un’altra si apprestò a scendere, ad una velocità vertiginosa, la parte destra della doppia scalinata che dava sull’atrio. Corsero verso l’entrata senza prestare la minima attenzione al magistrale affresco del soffitto che le aveva sempre tanto incantate. Dietro di loro le seguiva il fratello e più dietro ancora, con passo più delicato ma comunque frettoloso, la padrona di casa.
    Si fermarono a pochi metri dall’uscio, lasciando lo spazio necessario ai domestici di aprire la porta per far svelare la loro sorpresa. Nell’attesa si risistemarono l’abbigliamento sotto lo sguardo divertito del fratello, che venne poi sospinto verso la parte opposta, e si schiarirono la voce, cercando di non ridere troppo per l’emozione. La madre le raggiunse e le approvò tutte con un amorevole sorriso.
    Le porte si aprirono ed un’austera, elegante ed affabile figura entrò con passo deciso, leggendo il mittente di una lettera appena ricevuta. Quando alzò lo sguardo e si ritrovò la famiglia di fronte, la madre intonò un la e le altre figlie la seguirono e cantarono una canzone di bentornato al padre e al fratello, che nell’udire un simile coro angelico, sorrisero e applaudirono entrambi.
    Alla fine le ragazze si scambiarono degli sguardi complici e, perdendo il contegno ripreso da poco, andarono ad abbracciare i due uomini di casa calorosamente, mentre la madre non poteva fare a meno che ammirare compiaciuta e felice la sua famiglia. Era ricorrente che le sorelle Darcy al ritorno dei, a volte lunghi, viaggi del padre scoppiassero in simili dimostrazioni di dolce affetto.
    “Com’è Londra, papà?” domandò la più giovane, Grace.
    “Il viaggio è stato piacevole?” fu più cordiale, Cecilia.
    “Che notizie ci porti?” fu il turno di Gwendolyn.
    “E’ tutto come al solito.” sentenziò il padre accennando un sorriso malizioso alla madre. “Voi invece che cosa mi raccontate?”
    “E’ tutto come al solito!” risposero le signorine in coro e ridendo lo precedettero in uno dei tanti salottini.
    Era un modo ironico e divertente per non soffermarsi nell’atrio a chiacchierare e poter spendere così il pomeriggio e la sera di fronte al caminetto a parlare di tutte le piccole avventure vissute quotidianamente. I due coniugi rimasero a guardarle sorridenti e il figlio porse alla madre il braccio per accompagnarla. Lei accolse il gesto premuroso e presero a camminare nel corridoio seguiti dal padre.
    “Come state, madre?”
    “Molto meglio rispetto a quando eri partito, Matthew.” rispose sorridendogli.
    “I primi mesi sono sempre i più duri!” insinuò il ragazzo con un tono alto abbastanza da farsi sentire dal padre.
    La madre invece non poté non convenire e non riuscì a non buttare un occhio al marito, che scuoteva la testa con finta rassegnazione. Proseguirono per un po’ e la madre osservò attentamente colui che un tempo era il suo bambino.
    “Ti trovo cresciuto.” osservò poi con un pizzico di malinconia.
    “Trovate?”
    La donna annuì. Ormai l’aveva praticamente raggiunta in altezza, gli erano cresciute le basette così come i capelli castani, lasciati cadere lungo il collo e presto avrebbero raggiunto le spalle. Il viso s’era fatto più adulto, nonostante il mento ancora da ragazzo e gli zigomi troppo poco marcati. Il portamento era diventato più signorile, ma il passo era rimasto quello felpato di chi sapeva come non farsi scoprire a nascondino.
    “Io invece trovo che voi siate bellissima come sempre.” la elogiò affettuosamente.
    “Matthew, sei veramente un pessimo bugiardo.” rise lei. “Come tuo padre d’altronde.”
    Il ragazzo non poté fare a meno di ridere a sua volta e il gentiluomo affiancò i suoi familiari, pronto a controbattere a quell’implicito commento fatto dalla moglie.
    “Se stesse sostenendo il falso, lo sta sicuramente facendo con il massimo rispetto e amore per te, Lizzy.”
    “Oh, non lo metto in dubbio. E tu come mi mentiresti, mio caro signor Darcy?”
    Matthew alzò gli occhi al cielo e sospirando, porse il braccio della madre al padre e raggiunse le sue sorelle lasciando i due a scherzare amabilmente sull’argomento. Elizabeth gli rivolse un sorriso piuttosto divertito, così come il signor Darcy, che si voltò verso la sua signora e riprese il discorso lasciato in sospeso.
    “Credo che ti mentirei dicendoti che sei la più bella, intelligente, testarda ed ironica creatura che conosca. Invero, ti ho sposata proprio per questo.”
    Elizabeth si fermò un secondo e prese il suo viso tra le mani, baciandogli delicatamente la guancia, sussurrandogli un grazie. Dopo di che riprese il braccio e s’incamminò verso il salottino del pianoforte, dove la maggiore delle figlie, Rosamund,  stava suonando un allegro motivetto irlandese. Sentirono alcuni bisbigli in sottofondo e aprendo la porta, la coppia trovò Matthew accerchiato dalle sue sorelline, intenti a convincerlo a cantare.
    “Oh, suvvia Matthew, ti preghiamo!” supplicava Grace con quel suo tono così amorevole.
    “Ragazze, perché non lasciate in pace il vostro povero fratello?” intervenne il signor Darcy, notando lo sguardo implorante negli occhi di suo figlio.
    “Padre, ci ha promesso che avrebbe cantato per noi al suo ritorno!” protestò la piccola Darcy.
Era estremamente caparbia e orgogliosa quando voleva e la madre glielo leggeva negli occhi azzurrastri ereditati dal padre. Sapeva che non sarebbe più riuscita a trattenere sorrisi quel giorno.
    “Così come avete fatto voi.” aggiunse Cecilia maliziosa.
    “Dovevo essere fuori di me per fare una promessa che, sinceramente, neanche ricordo...” sostenne l’uomo meravigliato.
    “Sembrerebbe che le vostre figlie ricordino meglio di voi, allora. Prego, signor Darcy, intratteneteci.”
    L’invito della moglie lo prese in contropiede, ma l’unico sguardo che gli rivolse era troppo vacuo e divertito allo stesso tempo per essere sincero. Il signor Darcy capì che la padrona di casa e le sue figlie avevano escogitato qualcosa durante la sua assenza.
    “Non credo sia il caso…” brontolò dubbioso.
    La donna non lo ascoltò e prese un libro, accomodandosi su uno dei divanetti, senza alcuna intenzione però, di leggerlo, rimanendo a fissare il marito in maniera divertita. Le ragazze e Matthew cercarono di non ridere mentre i loro genitori si scambiavano occhiate indispettite.
    Era lo scherzo preferito delle signorine Darcy mettere in imbarazzo - sempre nella sfera privata, come giusto che sia - gli uomini di famiglia ogni tanto, inventandosi i più assurdi e spiritosi o sottili scuse che le orecchie del povero signor Darcy avessero mai sentito.
    Matthew rassegnatosi, si avvicinò alla sorella e le indicò il brano da suonare. Lei annuì ed iniziò a suonare un paio di accordi, mentre le altre ragazze imitarono la madre, accomodandosi sui divanetti e le poltroncine in crema tagliate da sottili righe azzurre. Il signor Darcy e Matthew presero posizione scambiandosi occhiate scettiche, ma non appena aprirono la bocca per cantare, furono salvati dall’arrivo di un domestico che portava un’altra lettera, questa volta indirizzata alla signora Darcy. Il signor Darcy non poté trattenersi dal parlare.
    “Temo che dovremo rinviare il nostro concerto.”
    “Oh, sono certa che nessuno in questa stanza vi avrebbe mai arrecato una simile offesa… Come si dice, il gioco è bello quando dura poco.”
    Dopo la risposta alla battuta del marito, congedò il domestico e informò le ragazze che il loro scherzo era ormai giunto al termine, con uno sguardo che però lasciò intendere un momentaneo rinvio, che ovviamente gli uomini non capirono. Le sorelle non poterono non ridere e fecero accomodare dolcemente il padre e il fratello accanto a loro e diedero istruzioni per portare del tè.
    “Salvati sul filo del rasoio, a quanto pare…” sussurrò la voce delicata di Gwendolyn.
    “Siete delle sorelle veramente sadiche.” affermò invece a voce molto più alta il fratello, attirando anche l’attenzione del padre, che lo guardò con un accenno di rimprovero, per quanto vero fosse quello che aveva appena dichiarato.
    “Forse un pochino, non lo nego.” rispose a tono Cecilia. “Tuttavia, le vostre facce paonazze erano uno spettacolo fantastico.”
    “Mi auguro che in futuro non mi vogliate di nuovo simili sciagure.”
    “Padre… Non sapevo trovaste la musica una sciagura!” scherzò Rosamund.
    “Quando sono io a dover cantare, lo è.” sentenziò più serio l’uomo.
    “Questo accade solo perché siete infinitamente timido e orgoglioso, signor Darcy.” lo rimproverò la moglie.
    “Può darsi.”
    “Madre, di chi è la lettera che avete ricevuto?” domandò curiosa Grace.
    “E’ una lettera della zia Jane.”
    “E voi padre?” chiese Cecilia.
    “Non credo che ficcare il naso negli affari di papà sia compito vostro.” la ammonì Matthew severo.
    Le ragazze ammutolirono e lo fissarono allibite. Non potevano credere che i suoi chiari occhi, ereditati dal padre, le guardassero così severi. Cecilia pensò che si trattasse degli affari che portavano spesso il padre a Londra e quindi li ritenne poco degni della loro attenzione in quel momento, così gli sorrise. Il signor Darcy aveva invece lo sguardo concentrato nel comprendere il contenuto della sua lettera e così anche Elizabeth approfittò di quel silenzio generale per leggere la sua. L’espressione serena che aveva rimase tale, mentre quel marito si scurì, man mano che continuava a scendere le righe. Quando la concluse, la richiuse e si diresse verso la finestra.
    “Qualcosa vi preoccupa, padre?” domandò Gwendolyn, acuta come sempre.
    Si girò automaticamente a quella domanda con uno sguardo di imperscrutabile, ma falsa serenità, sostenendo il contrario. Elizabeth gli si avvicinò inclinando leggermente la testa prima da una parte poi dall’altra. Gli ripeté in sussurro la domanda della sua secondogenita e lui le rispose con un tono singolarmente freddo, che non sentiva da molto tempo.
    “Ti prego cara, seguimi.”
    Elizabeth era rimasta alquanto stupita e rassicurando i suoi angeli a restare nel salottino a divertirsi, seguì il marito in un’altra altrettanto luminosissima stanza che affiancava lo studio del coniuge e ne chiuse bene la porta. Il signor Darcy guardava il suo stupendo giardino e i suoi territori per un tempo che a sua moglie sembrava non finire mai. Quando finalmente si voltò le porse la lettera e lei la prese tra le mani, apprestandosi a leggerla.
    “Ora dimmi tu cosa devo fare, Elizabeth.”
    La donna lesse in fretta la lettera e al divertimento del contenuto, aggiunse quello del suo nome pronunciato con così tanta enfasi da suo marito. La lettera era un chiaro invito ad un ballo nei pressi della villa di amici del signor Bingley.
    “E’ un ballo in maschera.” riconobbe con fare più serio che poteva, ma non riuscì a trattenere un sorriso.
    “E’ una questione seria. Come tu hai appena detto, è un ballo in maschera. Mi rifiuto di portare i miei figli ad un ballo dove non possono riconoscere le persone che vi incontrano.”
    “In questi ultimi… venti anni, non vi ho insegnato niente a quanto pare…”
    “Elizabeth.”
    “La vostra obiezione vale su entrambi i fronti e i vostri figli sapranno perfettamente come comportarsi ad un ballo in maschera, se spiegherete loro i vostri timori. Ho accennato poco fa al vostro orgoglio o sbaglio?”
    “La tratterò come una lettera d’affari.”
    A quell’affermazione il sorriso che aveva dipinto il volto felice della moglie si spense per la prima volta in quella giornata e lo guardò con severo ammonimento. Sapeva che quando voleva suo marito sapeva essere molto ostinato, così come lei.
    “Sono ormai quasi tre mesi che le vostre figlie attendono il tuo ritorno. Non hanno fatto altro che esercitarsi con il pianoforte e il galateo. Santo cielo, non puoi essere così testardo da volerle privare qualche divertimento!”
    “Non capisci. Se incontrassero…”
    “Sono tutte ragazze intelligenti e ben istruite e sinceramente, dubito che Matthew non abbia avuto occasioni di incontrare delle belle signorine a Londra durante il suo ultimo viaggio. Devo forse pensare che nelle lettere che ho ricevuto, mi hai scritto menzogne sul suo comportamento?”
    “Elizabeth…”
    “Hanno bisogno di svagarsi. E non credo che portarle da Jane sarà sufficiente stavolta. Specie se scoprono che le loro cugine sono state invitate a questo ballo, mentre loro ne sono rimaste all’oscuro.”
    Il signor Darcy la guardò con aria greve e lei cercò di essere un po’ più clemente e gentile.
    “Comprendo che voi vogliate proteggerle, ma ormai sono cresciute abbastanza. Dubito che una festa in maschera potrà cambiare in qualche modo, e definitivo per giunta, le loro vite.”
    Lo sguardo del marito non era molto convinto, quindi Elizabeth si trovò costretta ad accendere il suo sguardo e il suo sorriso malizioso. Gli rimise a posto un bottone della giacca, mentre cercava altre giustificazioni che convincessero a sufficienza la testardaggine del suo sposo.
    “Vi ricordo che il nostro incontro è stato sancito da un ballo.”
    “Non era un ballo in maschera, però.”
    Lei sbuffò e gli rivolse un’occhiata annoiata e il suo sorriso si spense in un broncio. S’allontanò dal marito e andò alla finestra ad osservare il panorama. Mr. Darcy sospirò e si voltò a guardare il riflesso della moglie sui vetri. Non poteva resistere alla sua malizia in quelle condizioni.
    “Molto bene. Tuttavia detterò delle condizioni severe.” decretò alla fine, sconfitto.
    “Grazie.” disse lei, stampandogli un bacio sulla guancia.

    “Ci sono importanti novità.” annunciò la signora Darcy rientrando nel salottino.
    Matthew si alzò di scatto, perché aveva udito pronunciare il suo nome e si sentì preso in causa. Il padre lo rimise a sedere con un cenno di testa e lui tirò un sospiro di sollievo.
    “Primo, immagino vi ricorderete che vostra cugina Lyanna compie otto anni e la zia Jane ci invita non solo a partecipare ai festeggiamenti, ma anche ad aiutarla ad organizzarli.” rese noto con tono allegro che sollevò l’animo del signor Darcy.
    Anche le figlie e il loro fratello maggiore erano molto lieti della notizia, perché le feste di compleanno all’interno dell’ambito familiare erano sempre molto divertenti. Danzavano o preparavano piccole escursioni o ancora giocavano e, indipendentemente dal ramo familiare, le torte erano sempre state squisite. Essendo poi la loro cugina Lyanna era nata a fine maggio, potevano aspettarsi una fresca e soleggiata giornata all’aperto.
    “Secondo, siamo stati invitati al ballo in maschera del signor Wilbur…”
    Quello fu il boccone amaro per il signor Darcy che ancora non era convinto della decisione presa, mentre le ragazze si guardavano eccitate. Tutte tranne Grace, che era ancora troppo piccola per fare il suo ingresso in società e quindi non capiva cosa avevano le tre sorelle maggiori da sorridere tanto.
    “Tuttavia, ci sono delle condizioni da rispettare.” sentenziò il padre con tono molto deciso e rigoroso.
    Le ragazze si ricomposero subito e rimasero ad ascoltare tutte le raccomandazioni del signor Darcy, che consistevano nel fare attenzione a come parlavano, di essere discrete e scegliere con attenzione la compagnia della serata e di non concedere troppi balli a perfetti sconosciuti, perché considerava le persone mascherate come tali. I figli rimasero ad ascoltarlo in silenzio ed annuirono trovando ragionevoli quasi tutte le proposte e qualcuna di loro già si immaginava la festa che si sarebbe tenuta appena nelle prime settimane di agosto.
    Le condizioni di Grace erano ben diverse e consistevano nel rimanere in compagnia dei cugini assieme alle loro governanti, almeno da non recluderla così nella più totale solitudine di Pemberley. Lei accettò di buon grado, proprio perché non le sarebbe mancata la compagnia.    
    Cecilia balbettò un paio di parole al fratello che era impallidito all’idea di partecipare ad un ballo.
    “Matthew, dovresti vederti… Sei pallido come un lenzuolo!” disse poi più allegra la sorella.
    “Oh, lo sai che il mio gemellino non è un amante di queste cose, Ceci . Non perché non gli piacciano, ma semplicemente perché le detesta.” rispose Rosamund allegra.
    Al ragazzo non restò che scuotere la testa rassegnato. La battuta fece sorridere la madre e ridere i figlioli, mentre il signor Darcy si chiedeva ancora - forse con eccessiva preoccupazione - se avesse fatto bene ad acconsentire ad una simile scelta.



Image and video hosting by TinyPic




N. A. : Salve a tutti.^^ Ho finalmente rimesso a posto il primo capitolo, che era un po' un disastro, ma nessuno - forse troppo preso dalla storia - sembra essersene accorto... (o forse sì). Comunque sono felice della revisione^^ Come avevo già precedentemente detto, questo storia a me sembra un obbrobrio, che però desidero continuare per la mia passione per la scrittura, e lascierò a voi il giudizio sul risultato.
Ho letto il libro ormai... almeno dodici volte, idem per il film, ma apprezzo di più il telefilm del '95(?). Mi pare più fedele, ben recitato e le "scene aggiunte" sono decisamente azzeccate. Ma anche il film non scherza. Oh, già! A questo proposito... Ho deciso di prendere l'idea proposta nel finale americano del film, per il quale Darcy chiama in maniera diversa Lizzy a dispetto dell'occasione presentatasi. Mi piace tantissimo e spero che nessuno se la prenda XD
Mi rendo conto che entrano in gioco parecchi personaggi nuovi e totalmente inventati, per questo vi farò un piccolo "schema" nella nota autore... Quindi vi presento i "nuovi Darcy" cioè i figli di Elizabeth e Fitzwilliam; Matthew e Rosamund: primo e secondagenita, gemelli nati a distanza di poche ore, hanno circa vent'anni. Percival (fisicamente non presente nel capitolo), il terzogenito, è poco più piccolo. Poi ci sono Gwendolyn e Cecilia, rispettivamente di diciotto e sedici anni. Infine abbiamo la piccola Grace, di dieci anni.

Spero che la mia storia vi attragga.^^ Fatemi sapere, i pareri sono sempre ben accetti^^
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Orgoglio e Pregiudizio / Vai alla pagina dell'autore: Symphonia