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Autore: Euridice100    18/11/2013    6 recensioni
"Ricordo di essere andato al molo e di aver guardato a lungo quell’acqua scura che mi invitava cantando dolci promesse di oblio eterno.
Le avrei dato ascolto, se non fosse intervenuta Ruby.
Lei mi ha salvato da me stesso, dandomi nuova forza per vivere.
Ed è per questo che i miei sentimenti fanno così male."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Dottor, Whale/Victor, Frankenstein, Ruby/Cappuccetto, Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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N. B. : - Nella serie tv Rumpelstiltskin cura immediatamente la ferita di Belle, che io ho fatto finire, come si suol dire, “sotto i ferri” per esigenze narrative;
- Questa fanfiction non fa riferimento a quanto finora accaduto nella terza stagione.
Buona lettura!
 
 
 

“She wore blue velvet 
Bluer than velvet were her eyes 
Warmer than May her tender sights.”
”Blue Velvet” – Lana del Rey

 
 
 
Odio le feste. Mi dà fastidio la gente rumorosa e allegra a ogni costo, che si accalca e ride incurante della realtà che la circonda.
Anche prima.
Mio padre organizzava balli in onore di Gherardt e io restavo nelle mie stanze, a studiare, cercare, capire.
Ma stasera devo andarci.
È solo un compleanno, a malapena conosco la festeggiata, ma Ruby ha insistito tanto.
Eppure non è questo il motivo che mi ha convinto.
- Dai, viene persino Belle, figurati se puoi rifiutare tu! – ha esclamato durante la discussione.
Oh, Ruby. Non avresti potuto dire cosa peggiore.
Ho un chiodo fisso da mesi.
Il suo nome è Belle.
Non dovrei nemmeno pensarci, lei è proibita: è la donna dell’Oscuro, se provassi anche solo a sfiorarla mi ritroverei trasformato in lumaca in men che non si dica.
Anche ora che Rumpelstiltskin è lontano, partito per chissà dove e forse non tornerà più, ciò che gli appartiene è avvolto da un’aura di intoccabilità.
Il suo banco dei pegni, la sua Cadillac e, soprattutto, Belle.
La penso, la penso troppo spesso.
La penso la mattina appena sveglio e la notte prima di addormentarmi; la penso mentre lavoro, mentre ricucio la gente.
È come se avessi lei sotto le mani.
È come se avessi ancora lei sotto le mani.
 
 
 
Arrivo e Ruby mi corre subito incontro sprizzando energia da tutti i pori.
Di questi tempi le sue risate mi stringono il cuore, anziché riempirlo di gioia.
- Finalmente! – mi saluta, sfiorandomi le labbra – Seguimi, ti porto dalla festeggiata!
Mi prende per mano e mi trascina tra la folla, fino a raggiungere una ragazza vestita di giallo, Nala mi pare si chiami, cui do un veloce augurio.
Perdo quasi subito Ruby nella calca.
La gente, la musica… Sento tornare quella sottile e angosciante ansia che mi assale ogni volta che sono tra la folla.
Devo calmarmi.
Inspirare. Espirare.
Su, da bravo.
Poi la vedo.
E ogni respiro muore sul nascere.
Lei.
È in un angolo, si guarda attorno con aria smarrita.
Stringe un bicchiere quasi fosse un’ancora di salvezza e le si legge negli occhi un muto grido d’aiuto.
Non solo l’unico a preferire la quiete casalinga.
Ha i capelli raccolti e indossa un vestito scollato sulla schiena, di un velluto blu tanto intenso da ricordare il colore delle sue iridi.
Mi torna in mente una vecchia canzone.
“Lei indossava velluto blu,
più blu del velluto erano i suoi occhi,
più caldi di maggio i suoi teneri sguardi”.
Posso capire l’Oscuro. Anche un cieco si accorgerebbe della bellezza di questa ragazza.
Anche un folle si innamorerebbe della dolcezza che irradia.
Sono un medico, so bene che i muscoli delle gambe sono volontari; ma quando mi sorprendo ad avvicinarmi a lei non sono io a comandarli.
- Buonasera, Belle, - esordisco – Ruby ti ha lasciato qui da sola?
Idiota, idiota, Victor, sei un idiota! “Ti ha lasciato qui da sola”?! Sembra che tu voglia ricordarle Gold, non c’era cosa peggiore da dirle!
Sobbalza quando mi sente parlare, ma subito sorride.
- Oh, salve, dottor Whale! Ho perso di vista Ruby pochi minuti fa, sarà andata a salutare qualcuno. Tornerà, sa che non conosco molta gente, non sarebbe da lei abbandonarmi qui.
- Ti prego, chiamami Victor. Il cognome lasciamolo al lavoro… Mi fa sentire così vecchio! – ridiamo assieme – Cosa bevi?
- Tè freddo, - mormora, mentre un’ombra le attraversa lo sguardo.
E ora cos’hai fatto di male? Che le abbia ricordato qualcosa? Oggi non ne combini una giusta.
- Buono, - le dico gentilmente – Come sta la spalla?
- Bene, grazie! Non provo alcun dolore e la cicatrice nemmeno si nota. Sei stato così bravo! – si gira e mi fa vedere.
Un pallido segno le viola la scapola, là dove il proiettile l’ha baciata.
Quante volte, Victor, nel buio delle tue notti hai sognato di sfiorare con le labbra quella cicatrice? Di passarvi sopra le dita, di stringere quel corpo al tuo?
Quante?
 
 
 
Me ne sono innamorato quella notte in ospedale.
L’avevo già vista qualche volta, una giovane pallida dai lunghi capelli ramati e dagli occhi chiari che avevo trovato carina; ma vederla accanto a Gold mi aveva fatto rabbrividire.

Appartengo anch’io al mondo delle fiabe – o forse a quello degli incubi? – eppure non riuscivo a capire come potesse la Bella stare assieme alla Bestia.
Ho collaborato con l’Oscuro e se lui non avesse finanziato le mie folli ricerche, forse, per mio fratello ci sarebbe stata la pace dopo la morte.
E poi mi hanno portato Belle, coperta di sangue, con un proiettile nella spalla e completamente priva di memoria.
Non ricordava neanche il suo nome, tremava e pronunciava frasi sconnesse: sintomi di shock, se non fosse stato che lei era caduta oltre la linea di confine.
Reset completo.
Avevo davanti una donna senza alcun ricordo della sua identità, senza passato.
Per lei esisteva solo il presente.
Erano i giorni del dolore, quelli, i giorni in cui i ricordi bussavano feroci alle porte della coscienza e l’enormità di ciò che avevo osato mi faceva perdere il respiro; ma, nonostante tutto, non ho potuto non notare la bellezza di quel volto classico, la regolarità e l’armonia dei lineamenti, anche se distorti dalla paura.
Biascicava frasi su auto e sfere di fuoco mentre l’anestesista l’addormentava, e la curva delle sue labbra mi sembrava un frutto da mordere, mille promesse da infrangere.
Ho allontanato quei pensieri inopportuni mentre mi preparavo a operarla.
Il proiettile non aveva causato gravi danni, in poco tempo tutto era finito.
Me ne sono andato via quasi subito: troppo caos quella notte, nell’ospedale e nella mia mente.
Solo il whiskey poteva aiutarmi.
Ricordo di essere andato al molo e di aver guardato a lungo quell’acqua scura che mi invitava cantando dolci speranze di oblio eterno.
Le avrei dato ascolto, se non fosse intervenuta Ruby.
Lei mi ha salvato da me stesso, dandomi nuova forza per vivere.
È per questo che i miei sentimenti fanno così male.
Se non ci fosse stata lei, a quest’ora sarei cibo per pesci.
Le dovrei essere riconoscente in eterno, come mi sono ripromesso nell’istante in cui ho compreso il suo gesto.
Ed invece no.
Sono tornato in ospedale, ho salvato quello sconosciuto – e, col senno di poi, sarebbe stato meglio lasciarlo morire – e poi sarei dovuto andare a casa.
Ma l’adrenalina che avevo in corpo non mi avrebbe permesso di dormire.
Ho deciso di restare in ospedale e andare a controllare la paziente splendida come il sole d’inverno.
Non si era ancora svegliata e Rumplestiltskin era accanto a lei.
Ho controllato i parametri vitali e mi sono incantato a guardarla.
L’Oscuro mi ha fulminato con lo sguardo.
Non ho provato paura.
Per la prima volta, erano i suoi occhi ad essere pieni di timore.
- È caduta oltre la linea. Non ricorda nulla, - ha mormorato atono.
Rispondere sarebbe stato inutile.
E non avrei potuto dire nulla di confortante a lui.
Siamo rimasti a guardarla in silenzio.
Ogni istante scoprivo un nuovo particolare del suo volto.
Un nuovo particolare che iniziavo ad amare.
È stato così che le redini della mia vita sono – nuovamente – sfuggite dalle mie mani.
Questa volta per Amore.
Apparentemente tutto era come prima: lavoravo, facevo ricerche, ero il solito nuovo Victor Whale cupo e ombroso, che raramente donava sorrisi alla gente.
In realtà era tutto diverso: uscivo con Ruby e stavo scoprendo una ragazza sorprendentemente profonda e divertente, oltre che bella da impazzire.
Forse è stato il nostro comune essere considerati “mostri” a farci scoprire subito molto più simili di quanto potessimo immaginare, ad avvicinarci ancora più di quanto già avesse fatto il suo gesto; ogni volta che ci vedevamo ripetevo tra me e me che lei doveva essere il mio destino.
Forse due solitudini possono elidersi, pensavo, come il più e il meno nello stesso membro di un’equazione.
Avrei bloccato il tempo pur di continuare a godere di quell’effimera gioia e dimenticare il resto.
E poi, ogni giorno, andavo in ospedale.
Da Belle.
Fisicamente si stava riprendendo; mentalmente era il caos.
Potevo capirla: a chi sarebbe piaciuto perdere la memoria e avere come primo ricordo un incantesimo lanciato da un uomo che ora stava sempre attorno?
O forse, nel mio caso, scordare nuovamente tutto sarebbe stata una liberazione.
Ho provato a starle vicino, dissimulando i sentimenti che crescevano furiosi in me sotto una facciata di interesse scientifico; ho cercato tecniche per farla tornare in sé, letto pubblicazioni e pubblicazioni sull’amnesia, ma nulla era adatto.
In fin dei conti, nulla era stato scritto appositamente per la magia.
Sembrava una beffa del destino: la donna dell’Oscuro distrutta da un suo stesso incantesimo.
Ma, del resto, la magia ha sempre un prezzo.
 
 
 
Vediamo tornare Ruby.
- Ragazzi, eccovi! – esclama -  Scusatemi se vi ho abbandonati qui, ma tranquilli, non ho più intenzione di correre da una parte, ora voglio starmene calmina calmina! Avete visto quanta gente? Nala non sta più nella pelle, non pensava che la sua festa si sarebbe rivelata un tale successo!
- Per forza, - ride Belle – l’hai organizzata tu che conosci l’intera città! Si può sapere chi non hai invitato?
- Solo i vecchi noiosi e brontoloni over venticinque!
- E allora che ci faccio io qui?! – domando trattenendo a stento una risata – Sono un vegliardo per i vostri standard, ragazzine!
- Che c’entra, tu entri con la futura PR di Storybrooke! – risponde Ruby schioccandomi un bacio sulla guancia.
Ridiamo assieme. Le ragazze iniziano a chiacchierare, è una gioia vederle così amiche.
E come al solito, a Victor-Bastian-Contrario fa male.
Sì, perché se facessi l’unica cosa corretta, lasciare Ruby e parlare con Belle, farei soffrire la mia salvatrice due volte: non solo sedotta e abbandonata, ma per di più per un’amica! Anche se Belle – com’è ovvio che accadrà – dovesse rifiutarmi, sarebbe Ruby a uscire distrutta da questa storia.
E non posso. Non posso farla soffrire, non lo merita; non lo merita per il modo in cui si illumina quando incontra il mio sguardo, per i segreti che mi confidano i suoi occhi, per come si abbandona tra le mie braccia, con fiducia, calore.
Con amore.
No, non posso farla soffrire.
E inconsciamente già lo faccio.
 
 
 
È entrata in ospedale Belle, ne è uscita Lacey.
Lacey, che di Belle aveva solo l’aspetto fisico; ma non il carattere, non la dolcezza.
Quella ragazza era nata per scatenare incendi, non per lenirli. Aveva un modo di porsi, di ridere, di ancheggiare, che risvegliava desideri segreti, ma non si estendeva al cuore.
Conoscevo poco Belle, vero, ma era più che sufficiente per capire che non era di Lacey che mi ero innamorato.
Persino gli occhi erano diversi: avrei desiderato tuffarmi nei laghi di innocenza di Belle, mentre a quei freddi cristalli di Lacey mi sarei avvicinato solo senza sporcarmi.
Tutto in lei comunicava un sottile messaggio: “guardare, toccare, non amare”.
Lacey pericolosa.
Lacey mantide religiosa.
Lacey che lasciava vittime sul suo cammino, cuori infranti e ossa peste come corredo.
Come le mie, del resto.
Tecnicamente è stato Rumpelstiltskin a prendermi a bastonate una volta accortosi dei troppi sguardi rivolti alla sua donna; ma scorgendo il sorrisetto compiaciuto sulle labbra di lei, mi sono reso conto di quanto tutto sembrasse una messinscena.
Dentro ridevo, conscio di meritare quei colpi.
Per Gherardt.
Per Ruby.
Per Belle.
L’amore mi spezza le ossa e io rido.1
I miei lividi hanno avuto il tempo per sparire; per il mio cuore non c’è stato nulla da fare.
Ero da Ruby, quel pomeriggio; eravamo insieme mentre Storybrooke veniva salvata, nella sciocca, sdolcinata convinzione che quella prova avrebbe rinsaldato una storia che il Fato aveva deciso di far finire prima ancora che nascesse.
All’improvviso abbiamo sentito suonare il campanello.
Siamo andati ad aprire e ci siamo trovati davanti una ragazza che si è gettata tra le braccia di Ruby mormorando solo: - Lui se n’è andato, lui se n’è andato.
Non era necessario chiedere chi fosse “lui”.
Quella volta sono tornato a casa con in bocca il sapore di Ruby e negli occhi le lacrime di Belle.
Stupido, stupido, stupido.
Ma ora lui non è qui, forse…
Victor, ti ha dato di volta il cervello?
Non lo so, io voglio solo riportare il sorriso su quel volto.
Il giorno dopo, Ruby mi ha spiegato la situazione, scusandosi per la sera precedente. Ha abbassato la voce dicendo che forse per qualche giorno non sarebbe stata molto presente, viste le condizioni dell’amica.
- Ma cosa dici, non devi scusarti, è naturale che tu stia con lei! – le ho risposto.
Avrei approfittato di quel periodo per placare la ridda di sentimenti che mi smuoveva l’anima.
Sono trascorsi tre mesi e siamo ancora qui.
Nel limbo.
 
 
 
 
Alla fine della festa, do un passaggio alle ragazze.
Quando arriviamo a casa di Gold, Belle ringrazia a bassa voce, afferma di aver trascorso una bella serata.
Non c’è alcuna traccia di gioia nella sua voce.
Aspetto che entri in casa prima di ripartire.
Ruby sospira.
- Come sta? – mi informo.
- Dentro è a pezzi.
- Alla festa le ho parlato, non mi è sembrata tanto giù.
- È apparenza, Victor. È vero, lei è più forte di quanto sembri, sta difendendo questa città lottando come una leonessa. Non si farebbe mai vedere debole, ma c’è sempre un limite. Da quando lui è partito è come se mancasse un pezzo di lei.
- Speriamo che questa storia si concluda presto, - mormoro.
- Speriamo si concluda bene per Belle.
Non rispondo. Non c’è nulla da dire.
Quanto conosco Belle? Poco, pochissimo. Io non so di cosa stia parlando Ruby.
Come posso amare chi non conosco?
Non lo so, non si può continuare così…
Cerco di far ordine tra i miei pensieri, di trovare un modo per dire alla mia lupacchiotta se non addio, almeno arrivederci.
Sei un debole, penso quando mi ritrovo a entrare in casa sua.
Sei un debole e lo sarai sempre.
Sì, è vero.
Ruby sa come non farsi sentire da sua nonna quando vuole.
- Shhh! – mi sussurra sorridendo, quando sente i miei passi – Non trascinare quei piedoni, o ci ritroveremo davanti Granny e la sua balestra!
I suoi occhi brillano, maliziosi e fiduciosi assieme.
Nei miei si può leggere solo codardia.
Chiude la porta a chiave, in un attimo si toglie il vestito, la sua splendida nudità coperta solo dal manto di capelli neri.
Rispondo ai suoi baci, ma in me c’è posto solo per un’altra donna.
L’eco del suo nome rimbomba tra i miei pensieri.
Mi sfugge una lacrima.
Stare con Ruby è come imbrigliare un’onda: lei è nata libera, capricciosa, segue solo se stessa e non vuole legami. Lei è un lupo, non può accettare le catene che le imporrei.
Stare con Lei, invece, sarebbe diverso, sarebbe amare il sole, avere la certezza della sua presenza anche nei giorni di nuvole e pioggia.
Non sarebbe Lei a star male, non potrei mai ferire il sole.
All’improvviso me ne rendo conto.
In questa stanza il mio corpo sta facendo sesso con Ruby.
La mia mente l’amore con Belle.
 
 
 
 
 
1 Charles Bukowski
 
 
 
 
 
N. d. A. : Ok, non so come mi sia saltato in mente, ma credo di aver inventato una nuova ship senza capo né coda. Non c’è una spiegazione logica; semplicemente, la prima volta che ho visto la 2x12, “Nel nome del fratello”, ho pensato a un possibile incontro tra Belle e Victor e ho scritto questa storia, che ho poi “dimenticato”nel pc. Poi, qualche giorno fa – complice la programmazione di Rai4 XD – ho rivisto la puntata e ho deciso di riprendere la fanfiction.
Come battezziamo la nuova coppia, “DoctorBeauty”? “FrankenBeauty”? In ogni caso, ormai il danno è fatto, dopo questo crack-pairing orde di RumBellers e di FrankenWolfers mi assaliranno e le porte del manicomio criminale si apriranno presto per me. XD
La festeggiata si chiama Nala, come la compagna di Simba ne “Il Re Leone”: amo quel cartone e mi piacerebbe se a OUAT ne trasponessero i personaggi; del resto, ci hanno mostrato – purtroppo per poco – Gas Gas, il topolino di Cenerentola, perché allora non citare anche i protagonisti di questo classico Disney?
“Blue Velvet” è di Bobby Vinton, ma personalmente preferisco la cover di Lana del Rey!
Commentate senza pietà, sono troppo curiosa di conoscere il vostro parere – anche critico, ovviamente! Per favore, fatemi presente se credete che Whale sia OOC: è la prima volta che scrivo di lui, perciò non so bene come regolarmi!
Grazie a chiunque recensirà la storia o semplicemente la leggerà!
A sabato, con l’aggiornamento di “As my memory rests – but never forgets what I lost” :)
Euridice100
   
 
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