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Autore: Ambros    18/11/2013    2 recensioni
Incontro random tra Kurt e Blaine!
Ispirato ad una storia vera u.u
Dal testo:
-Ma una voce cristallina dietro di noi lo costringe ad interrompersi “Rachel, guarda! Delle persone! Persone vere!”
Mi volto, sbalordito, le sopracciglia aggrottate, e Sebastian, accanto a me, fa lo stesso.
Non posso trattenere un sorriso quando mi ritrovo davanti un ragazzo più alto di me, con degli occhi chiari magnifici, un misto di sfumature azzurre e verdi, i capelli castani spettinati e fissati da una moderata quantità di lacca, un sorriso piuttosto ubriaco e dei pantaloni molto stretti, completamente abbandonato su una ragazza minuta, con dei lunghi capelli castani e un naso che definirei importante, che ride sguaiatamente assieme a lui.
Sebastian inarca un sopracciglio, sbuffando divertito “Ci mancavano Lilli e il Vagabondo ubriachi, stasera.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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OS nata un po' per caso, dopo aver ascoltato il resoconto di una mia amica sul suo Sabato sera!
Qualsiasi cosa è buona per scrivere di Kurt e Blaine, in sostanza.
Il titolo fa riferimento ad una canzone dei Maroon 5, ovvero Payphone :)

 

All those fairy tales are full of it ... Maybe.

“Oh, no. Te lo puoi scordare. Non mi muoverò da questo divano nemmeno se mi minaccerai di morte.”
Sebastian mi rivolge un’occhiataccia micidiale, prima di mettersi le mani sui fianchi con aria accusatoria e avvicinarsi al divano su cui sono disteso; sbuffo, alzando gli occhi verso il soffitto: sono almeno due ore che prova a dimostrarmi la necessità logico-matematica che io stasera esca con lui, ma ancora non ha ottenuto risultati particolarmente apprezzabili.
“Senti Anderson” sbotta, con piglio deciso “Hai lasciato Jake, Dio solo sa perché. Adesso basta, non puoi fare il depresso. Non ha senso!” Solleva teatralmente le braccia verso il cielo, esasperato “Hai vent’anni, non ottanta; sei giovane, sei discreto –almeno, dopo una bella doccia, se no mi fai fare brutta figura-, quindi adesso porti il tuo culo marmoreo nel bar con me e rimorchi qualcuno. Chiaro?” Il suo volto ormai è ad un soffio dal mio e, onestamente, comincio ad avere un po’ di paura.
Ma in fondo lo conosco, Sebastian è un pezzo di pane, non diventerebbe mai violento.
“Senti Seb” mi metto a sedere sul divano, cercando di farlo ragionare “ho solo bisogno di un po’ di autocommiserazione; lasciami qui a vegetare per qualche giorno con dei chili di gelato, prometto che poi tornerò in forma come prima.”
“Sbagliato!” esclama lui con forza, agitando comicamente le mani “Diventerai grasso e ti cadranno i capelli e poi non ti vorrà più nessuno!”
Lo scenario apocalittico mi fa deglutire rumorosamente “Grazie mille” borbotto, offeso.
“Di niente!” si lascia cadere sul divano di fianco a me con un lungo sospiro “Senti, Blaine” riprova, con più calma “Mi spieghi perché stai così? Voglio dire, l’hai lasciato tu. Non dovresti essere depresso!”
Prendo un respiro profondo, guardandomi le mani “Non lo so, Seb. È una vita che cerco qualcuno che sia … giusto. Che mi faccia stare bene, che mi faccia sentire le farfalle nello stomaco … E con Jake … Non lo so, non c’era niente del genere. Non c’era la scintilla.”
Sollevo lo sguardo, sentendomi un po’ più leggero, e incrocio i suoi occhi.
Ha un’espressione a metà tra lo sconvolto e il disgustato.
“Che c’è?!” maledico le mie guance che si tingono immediatamente di rosso.
“Blaine …” parla lentamente, guardandomi negli occhi “Non so come dirtelo, ma … La tua vita non è una fiaba. Non puoi aspettare il Principe Azzurro!”
Lo guardo, offeso e dispiaciuto “Posso invece! E lo farò!”
Mi fissa frustrato per qualche secondo, prima che un lampo di soddisfazione gli attraversi lo sguardo “Bene.” esclama soddisfatto “Non puoi certo pretendere che il tuo Principe Azzurro bussi alla porta, no? Quindi, stasera usciamo e lo andiamo a cercare!” mi rivolge un sorriso sornione, palesemente compiaciuto.
Maledizione.
“La Bella Addormentata non si è certo dovuta scomodare” bofonchio, cercando un qualsiasi pretesto per non arrendermi: questo divano è davvero comodo.
“Blaine.” Mi guarda, serio “Vogliamo davvero parlare delle condizioni in cui verserebbero i tuoi capelli se dormissi per cento anni? Nessuno vorrebbe più baciarti. Nemmeno tua zia Mildred.”
“Questo non è vero!” esclamo, indignato “I miei capelli sarebbero sempre perfetti!”
Il suo sguardo si solleva fino a posarsi eloquentemente sulla chioma incolta che la fa da padrone sulla mia testa, e inarca lentamente un sopracciglio, con espressione scettica.
Sbuffo, lanciandogli la peggiore delle mie occhiatacce “E va bene!” sbotto “Ma se non ho un Principe entro mezzanotte, esigo di tornare a casa, raggomitolarmi sul divano con un plaid e due chili di gelato al cioccolato e guardarmi Le pagine della nostra vita a ripetizione per tutto il tempo che voglio.” Punto un indice contro il suo naso, con fare minaccioso “Chiaro?”
Un sorrisetto vittorioso gli incurva le labbra “Affare fatto.”
Mi afferra immediatamente per un braccio e mi trascina verso il bagno, chiudendomi la porta sul viso senza che me ne renda conto.
“Renditi presentabile!” mi urla dal corridoio “E mettiti il golf verde! Fa sembrare i tuoi occhi meno melmosi!”
Sbuffo, rivolgendo per l’ennesima volta lo sguardo al soffitto.
Mi sono cacciato in un guaio enorme.


“Molto bene” sogghigna Sebastian di fianco a me, palesemente soddisfatto, poggiandomi una mano sulla spalla “Diamo inizio ai giochi!”
Mi spinge senza troppa delicatezza nell’aria fumosa del locale, verso il bancone, costringendomi su uno sgabello.
“Due birre” esclama allegro in direzione del barman, un ragazzo poco più grande di noi con un’imponente cresta sulla testa, che si limita ad annuire e scomparire dietro al bancone per un momento, riemergendone con due bottiglie di vetro che poggia davanti a noi, stappandole.
“A voi” ci dice, con un piccolo sorriso, dirigendosi verso gli altri clienti.
Sebastian inclina la birra verso di lui prima di prenderne un lungo sorso, soddisfatto. Riappoggia rumorosamente la bottiglia sul bancone, prima di stringermi una spalla con la mano, facendomi voltare verso il resto del locale, piuttosto affollato “Prego Anderson, a lei. Scelga quello che più le piace!”
Faccio correre lo sguardo su quella marea di ragazzi e uomini intenti a divertirsi, e sento prepotentemente il bisogno di vivere anch’io, come fanno loro; forse Sebastian ha ragione: non posso passare la mia vita ad aspettare il Principe Azzurro.
Eppure mi sembra tutto così squallido e triste che devo trattenermi per non precipitarmi fuori di lì.
No. Non posso continuare a comportarmi come un bambino.
Se voglio una cosa devo farmi avanti e prendermela.
È così che funziona il mondo.
Assumo un cipiglio deciso, scandagliando con attenzione tutto il locale, fino agli anfratti più bui, sotto lo sguardo divertito e soddisfatto di Sebastian.
In realtà ci sono diversi ragazzi piuttosto carini, qualcuno persino bello; non dovrei avere difficoltà a trovare qualcuno che vada bene.
Chiunque.
Solo per sentirmi un po’ meno solo stasera.
Magari anche per dimostrare a Sebastian che si sbaglia, e che io ho davvero bisogno di aspettare la persona giusta.
Noto un paio di occhi castani che mi scrutano da non molto lontano già da un po’, e sorrido timidamente al loro proprietario: un ragazzo che avrà un anno più di me, con dei capelli biondi e ricci e un viso pulito, solare.
Ricambia il sorriso ammiccando, e Sebastian mi dà una lieve gomitata sul braccio con un ghigno compiaciuto stampato in faccia. “Coraggio tigre!” esclama, facendomi l’occhiolino. Mi sforzo di non alzare gli occhi al cielo, e faccio scivolare di nuovo lo sguardo sulla figura muscolosa del biondo, che mi sta guardando, se possibile, con ancora più insistenza.
Stavolta ammicco più apertamente, sollevando un angolo della bocca con una sicurezza che assolutamente non ho; fortunatamente lui non se ne accorge, perché mi si avvicina con passo svelto e sicuro, facendosi largo tra la folla.
Mi rivolge un sorriso accecante, e faccio a malapena in tempo a notare che Sebastian si è praticamente dissolto, prima che il ragazzo si avvicini a me ancora di più; china lievemente il capo, indicando la bottiglia di birra quasi vuota che ho in mano.
“Magari vuoi che te ne offra un’altra …” Non ha una bella voce, in realtà. È graffiante, stona col suo viso.
Ma cerco di non badarci.
“Perché no” rispondo, con un ghigno soddisfatto.
Mi sorride lascivamente prima di rivolgersi al barman.
Mi ritrovo a pensare che ho sempre preferito i ragazzi con gli occhi chiari prima di potermelo impedire.
Non posso aspettare il Principe Azzurro, continuo a ripetermi.
Questo non vuol dire che tu debba accontentarti del cavallo, sussurra prepotentemente una vocina dentro la mia testa, che mi affretto a soffocare con un lunghissimo sorso di birra.


Mi sono sforzato, davvero.
Ormai sono venti minuti che ballo con Chace –è questo il nome del biondino, me l’ha mormorato nell’orecchio tra un audace movimento di bacino e l’altro-, e la verità è che non mi sono mai sentito così nauseato in vita mia.
Io non sono così.
Non mi lascio andare ad avventure di una notte, e nemmeno mi piace ballare avvinghiato ad un ragazzo che, se fosse un po’ più esplicito, avrebbe un cartello appeso al collo con su scritto “Vuoi scopare con me? Domani però non ti richiamo. Neanche con l’addebito.”
Questa cosa non fa per me.
Sospiro, mentre Chace cerca di raggiungermi l’orecchio con le labbra; rabbrividisco quando comincia a mordicchiarmi il lobo, ma decisamente non di piacere.
È sbagliato.
Vorrei solo qualcuno a cui stringere la mano. Qualcuno che sia fiero di essere mio.
Forse questo mi rende un inguaribile romantico, e forse rimarrò solo a vita.
E diventerò grasso, e mi cadranno i capelli e non mi vorrà più nessuno.
Ma questo non sono io, punto e basta.
“Scusami” grido direttamente nell’orecchio di Chace, sovrastando la musica altissima che mi martella i timpani “Devo andare a cercare il mio amico!” invento di sana pianta, allontanandomi senza nemmeno dargli il tempo di ribattere.
Sono certo che troverà qualche altra povera vittima sacrificale entro domattina.
Mi aggiro nel bar facendomi strada a fatica tra tutte le persone che ormai affollano il locale, riempiendolo fino all’inverosimile.
Non ci metto molto ad individuare Sebastian, fortunatamente; è avvinghiato ad un ragazzo dalla pelle olivastra, i capelli neri e lisci scompigliati ad arte.
Mi schiarisco la voce, nel vano tentativo di attirare la loro attenzione.
Ovviamente, niente da fare.
“Seb” esclamo, ad alta voce, ritentando.
Nulla.
Gli picchietto su una spalla con l’indice, ma scaccia la mia mano con un gesto infastidito.
Lo osservo basito ancora per qualche attimo, mentre continua a risucchiare le labbra dell’altro. Temo che fra poco dovrò intervenire con un respiratore artificiale.
“SEB!” stavolta grido con tutto il fiato che ho nei polmoni, e lui si stacca dall’altro ragazzo con una calma snervante, rivolgendomi uno sguardo eloquentemente infastidito.
“Che c’è, adoratissimo amico?” Sibila, mandandomi al diavolo con lo sguardo.
“Andiamo via.” Borbotto, abbassando lo sguardo.
“Che è successo?” mi chiede, con una nota di preoccupazione nella voce “Quel tizio ha allungato le mani?”
Scuoto la testa in segno di diniego “Voglio solo andare a casa. Per favore.”
Mi guarda negli occhi per un lungo momento, prima di annuire con aria seria.
Si volta verso l’altro ragazzo, lasciandogli un bacio a fior di labbra “È stato un piacere, dolcezza.” gli sussurra, prima di prendermi per un braccio e trascinarmi fuori dal locale.
Perché non può funzionare così anche per me?


“Allora Blaine? Mi vuoi dire cos’è successo?”
L’aria fredda della sera mi punge il viso, e mi stringo un po’ di più nel cappotto, affondando le mani nelle tasche.
Faccio spallucce “Non lo so, Seb. È solo che non sono il tipo. Non mi piace strusciarmi con degli sconosciuti nei bar …”
Tengo lo sguardo fisso sull’asfalto ghiacciato, aspettando una sfuriata.
Che non arriva.
Sollevo il viso, esitante, e incrocio i suoi occhi verdi che mi fissano con un misto di tenerezza e rassegnazione; scuote la testa, sorridendo suo malgrado.
Mi passa un braccio attorno alle spalle, trascinandomi verso di sé –e per poco non mi decapita.
Mi scompiglia i capelli con fare fraterno “E va bene, Anderson. Ho capito. Dovremo cercare in biblioteca. Ma non ti aspettare che io ti accompagni, perché se c’è una cosa che davvero mi fa passare qualsiasi voglia sono i cardigan a quadri—”
Ma una voce cristallina dietro di noi lo costringe ad interrompersi “Rachel, guarda! Delle persone! Persone vere!”
Mi volto, sbalordito, le sopracciglia aggrottate, e Sebastian, accanto a me, fa lo stesso.
Non posso trattenere un sorriso quando mi ritrovo davanti un ragazzo più alto di me, con degli occhi chiari magnifici, un misto di sfumature azzurre e verdi, i capelli castani spettinati e fissati da una moderata quantità di lacca, un sorriso piuttosto ubriaco e dei pantaloni molto stretti, completamente abbandonato su una ragazza minuta, con dei lunghi capelli castani e un naso che definirei importante, che ride sguaiatamente assieme a lui.
Sebastian inarca un sopracciglio, sbuffando divertito “Ci mancavano Lilli e il Vagabondo ubriachi, stasera.”
Il ragazzo spalanca i suoi magnifici occhi, esclamando convinto “Ma io non mi chiamo Lilli! Mi chiamo Rachel!” Si guarda un attimo attorno, confuso “Ah no!” Si porta una mano alla fronte “Lei è Rachel!” indica la ragazza di fianco a sé, che continua a ridere asciugandosi le lacrime con la manica del giubbotto “Io sono Kurt!” conclude il
ragazzo, fieramente, rivolgendoci un sorriso soddisfatto a dir poco mozzafiato.
Non è normale che mi sembri infinitamente tenero, con le gote arrossate,  le fossette sulle guance e un’aria tremendamente ubriaca, vero?
Però ha degli occhi bellissimi. E un modo tutto suo di sorridere.
Ridacchio, senza riuscire a trattenermi, e il suo sguardo si posa quasi immediatamente su di me.
“Hai proprio una bella risata” mormora, spalancando gli occhi.
Ammutolisco, sorridendo imbarazzato; non sono cose che dicono i ragazzi ubriachi. No? Ti dicono che hai un bel culo –anzi, un “culo da favola”-, non che hai “proprio una bella risata”.
Il ragazzo –anzi, Kurt, si chiama Kurt- arrossisce, mordendosi la lingua, e mi rivolge un sorrisetto di scuse “Mi dispiace. Quando bevo divento logor—logororo—insomma, parlo tanto. Ma stasera non ho bevuto!” afferma convinto, prima di stringermi vigorosamente una mano, facendomi ridere di cuore “Comunque mi chiamo Kurt!”
“Sì” riesco a dirgli, prendendo fiato tra una risata e l’altra “me l’hai già detto!”
“Oh” mormora lui, guardando per un attimo le nostre mani intrecciate; solleva il capo dopo un attimo, lo sguardo di nuovo luminoso “Vado alla NYADA! E sono gay!”
“Sì, la seconda parte l’avevamo già capita …” mormora Sebastian con un sorrisetto sulle labbra, scrutandoci con una strana espressione.
“E voi?” chiede improvvisamente la ragazza –Rachel?-, illuminandosi.
“Noi cosa?” chiedo, cercando di mantenere un tono di voce cortese.
“Voi siete gay?” Specifica lei, guardandoci con aria cospiratoria “Perché siete molto carini, e io ho sempre voluto dei figli con i tratti euroasiatici!” mi sta osservando con un’espressione vagamente inquietante.
“Mi spiace” le dico, facendole l’occhiolino “Giochiamo per l’altra squadra.”
“Oh” sembra sinceramente delusa, e guarda per un attimo la strada, abbassando il capo “Be’, pazienza” scrolla le spalle, risollevando il viso con un nuovo sorriso “Più possibilità per Kurt, no?” rivolge al proprio amico un sorriso smagliante.
Mi ritrovo a pensare che, con quei pantaloni e quegli occhi, Kurt non ha proprio bisogno di più possibilità. Credo che ne abbia già più che a sufficienza.
“Okay, okay!” esclama improvvisamente Kurt con la sua voce cristallina “Facciamo un gioco!”
Sebastian apre la bocca per parlare, palesemente basito, ma il ragazzo lo precede “Morra cinese!” esclama, soddisfatto “Una sola partita, poi ognuno andrà per la propria strada!”
“E cosa scommettiamo?” gli chiedo, inarcando le sopracciglia e rivolgendogli un piccolo sorriso.
Mi osserva incantato per qualche secondo “Se vinco io mi dai un tuo guanto!” indica con fare perentorio la mia mano “Se vinci tu …”
“Se vince lui, un bacio” esclama Sebastian con un ghigno furbo; mi volto sorpreso verso di lui, pronto a ribattere, ma non me ne dà il tempo. Mi spinge delicatamente, avvicinandomi ancora di più a Kurt.
Ha una pelle molto bella.
Sembra fatta di alabastro.
E anche le labbra; sono rosa, e piene … Chissà se hanno un buon sapore.
Maledetta birra. Eppure un tempo la reggevo meglio di così.
“Facciamo alla meglio di tre, okay?” mi chiede, comicamente serio, con un pugno già in alto.
Annuisco, mordendomi il labbro per non sorridere.
“Uno, due, tre …”
Aspetto un attimo, prima di fare la mia mossa.
Ad essere precisi, aspetto di vedere cosa sceglie lui.
Forbici.
Con una frazione di secondo di ritardo rispetto a lui, chiudo la mano a pugno, aggiudicandomi la prima manche. Sebastian mi guarda di sottecchi, divertito: ha capito.
Kurt mugugna, rivolgendomi un piccolo sorriso; si passa la lingua sulle labbra, concentrato, e non posso fare a meno di rimanere un attimo imbambolato.
Mi riscuoto appena in tempo: forbice batte carta.
Ho vinto.
“Abbiamo un vincitore!” esclama Rachel battendo le mani, entusiasta.
“Così sembrerebbe” borbotta Kurt, afflitto.
“Ehm …” inizio, titubante, ignorando l’occhiataccia di Sebastian “Se non vuoi non c’è problema …”
Solleva il viso di scatto, gli occhi azzurri spalancati “No no, voglio!” si morde violentemente la lingua “Voglio dire, una scommessa è una scommessa …”
Ridacchio; è davvero adorabile.
Mi si avvicina ancora di più, con un attimo di esitazione, fino a che i nostri volti non sono ad un soffio di distanza.
“Hai degli occhi stupendi” mormora, lasciandomi senza parole, prima di poggiare delicatamente le labbra sulle mie; a questo punto mi lascia anche senza fiato.
Ha un sapore dolce, come di vaniglia.
E profuma di buono.
Gli poso una mano sul fianco quasi istintivamente, attirandolo un po’ più vicino a me; gli accarezzo delicatamente le labbra con la lingua, e sussulto quando il bacio si approfondisce, facendomi tremare le ginocchia. E c’è qualcosa che si muove poco delicatamente nel mio stomaco.
Ma non riesco ad identificarlo, perché si allontana da me lentamente, lasciandomi un piccolo bacio, quasi timido, sull’angolo della bocca.
“Wow” mormora “Sei un ottimo baciatore.”
“Anche tu” rispondo, incapace di elaborare qualcosa di più complesso.
Ma che mi prende?
“Ora dobbiamo andare!” esclama allegra Rachel, afferrando Kurt per un braccio e allontanandolo da me “È stato un piacere, ragazzi gay!”
“Già!” le fa eco Kurt, con degli ampi cenni delle braccia mentre si allontana “Soprattutto te, Occhi Dorati! Quel maglione ti sta benissimo! E sei stata la miglior cosa della settimana!”
Li osservo andar via con gli occhi spalancati, e quasi non mi accorgo di Sebastian che mi sta tirando insistentemente per un braccio “Blaine! Non potevi chiedergli almeno il numero?! Ora ci tocca andare a comprare il gelato al cioccolato. E non sarà facile, visto che sono le undici e mezza.”
Mi giro verso di lui con espressione sognante; ancora non sono tornato completamente coi piedi per terra.
“Non ce ne sarà bisogno, Seb” mormoro, vagamente tra le nuvole.
Mi guarda, inarcando un sopracciglio “E perché no?”
“Penso di aver trovato il mio Principe Azzurro.”
“Oh Dio, non può essere vero …”
“Oh, sì. Si chiama Kurt, frequenta la NYADA, ha un’amica di nome Rachel, bacia da Dio e ha degli occhi bellissimi. E lunedì lo andremo a rintracciare.”
“Non uscirò mai più con te, Anderson.” Borbotta Sebastian contrariato, prima di farsi prendere a braccetto e lasciarsi trascinare verso l’appartamento.

“When the moon seems to shine,
Like you’ve had too much wine,
That’s Amore!”


“Blaine, per l’amor di Dio! Non osare cantare!”

                                                                                               The end.


... Sì, forse dovrei smetterla di scrivere OS senza senso, lo so.
Ma non mi sono potuta trattenere!
Quindi, per favore, fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacione enooorme a tutti, alla prossima! :*
  
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