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Autore: Ellies    19/11/2013    2 recensioni
Si dice che, quando la persona con cui hai passato tutta la vita muore, non c'è nulla che riesca a farti andare avanti.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Albus Severus Potter, Lorcan Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Si dice che, quando la propria anima gemella se ne va, sia solo il dolore a tenerti in vita.
Eppure, Lorcan non la pensava così. Lui non era vivo. Non poteva esserlo, senza Albus.
Era stato vivo a diciassette anni, quando lo aveva baciato per la prima volta e un po' del suo sapore dolciastro era rimasto sulle sue labbra.
Era stato vivo la prima volta che avevano fatto l'amore, quando si era sentito davvero completo, come non era mai successo per nessun altro.
Lo era stato quando erano andati a vivere insieme, quando avevano svuotato i pacchi pieni delle cose di Albus che avevano creato un delizioso disordine in casa, un disordine che gli sarebbe stato così familiare.
Era stato vivo a ventisette anni, quando gli aveva fatto la proposta, e Albus aveva accettato.
Era stato vivo quando gli aveva messo l'anello al dito, lo aveva baciato e lo aveva chiamato per la prima volta marito
Lo era stato quando avevano viaggiato, riso, litigato, fatto pace e soprattutto quando si erano sorrisi.


Lorcan aveva capito da molto tempo che l'unico modo per lui di essere vivo era restare con Albus, l'uomo e il compagno di una vita.
Ora che non c'era più, che il suo corpo era seppellito sotto metri e metri di terra, si sentiva come se la sua anima fosse stata lacerata, strappata in tanti, minuscoli pezzi che non si sarebbero mai più ricomposti, perché mancava qualcosa di indispensabile per tenerli insieme, e quel qualcosa erano un paio di occhi verdi che gli sorridevano.




Si dice che, quando la persona con cui hai passato tutta la tua vita muore, non c'è più nulla che riesca a farti andare avanti.
Per Lorcan era esattamente così. Non riusciva ad immaginare di svegliarsi un altro giorno da solo, senza il corpo del suo uomo accanto a sé, caldo, confortante, che sapeva di casa. Non riusciva a fermare il dolore che dal petto si espandeva in tutto corpo e lo faceva boccheggiare, senza riuscire a contrastarlo.


Lorcan lo aveva amato profondamente, aveva messo tutto se stesso nella relazione con Albus perché semplicemente sapeva che era lui la persona giusta con cui condividere un'intera vita. Lo aveva amato perché Albus era dolce, fragile e aveva bisogno che qualcuno si prendesse cura di lui, lo facesse sentire speciale, e Lorcan voleva essere la sua persona.


Lo erano stati; erano stati insieme nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia. Aveva solamente sperato che la morte non sarebbe arrivata tanto velocemente a separarli.  
Eppure era stato il contrario; come una beffa del destino, essa era arrivata e li aveva allontanati in modo inevitabile, permanente e brutale.
Non aveva potuto impedire che quell'automobile lo investisse. Lui, che aveva ereditato la passione per gli oggetti e il mondo Babbano da suo nonno. Lui, che gli aveva insegnato ad usare il computer e il telefono.
Niente aveva potuto impedire che quel mondo che tanto ammirava fosse lo stesso in cui sarebbe scomparso.
Quando aveva sentito lo stridio delle ruote sull'asfalto si era girato, e solo in quel momento si era accorto che le sue dita non erano più intrecciate con quelle di Albus. Perché Albus era a terra, e la gente urlava, mentre lui era pietrificato sul posto senza riuscire a formulare un pensiero coerente, con le dita ancora tese verso la strada, come se gli chiedesse silenziosamente di afferrarle.


Ma Albus non avrebbe mai più stretto le proprie mani tra le sue; non gli avrebbe mai più rubato un bacio e non gli avrebbe più sorriso con gli occhi, oltre che con le labbra.
Lorcan non l'avrebbe più stretto a sé di notte, durante i temporali; non gli avrebbe più preparato la colazione nel giorno del suo compleanno, o del loro anniversario, o qualsiasi altra stupida ricorrenza che Lorcan non dimenticava mai.
Semplicemente Albus e Lorcan non si sarebbero più amati, in quella casa, e in nessun altro posto che non fossero il cuore e i suoi ricordi. Ricordi in cui loro erano ancora felici, ancora insieme.
Albus e Lorcan sarebbero stati apostrofati come due persone distinte, e non come un'unica entità - quasi - come accadeva da ormai quarant'anni.


Solo che lui non poteva permetterlo. Sapeva di non poter vivere una vita senza l'altro.




Lorcan fu ritrovato nel suo letto, avvolto in una giacca troppo piccola che apparteneva ad Albus. Il suo profumo si poteva ancora sentire impresso nella stoffa, nella quale l'uomo aveva affondato il proprio viso.
Era sorridente; sorrideva perché sapeva che ora avrebbe potuto ricongiungersi con la sua metà migliore, con la persona che più aveva amato al mondo.
Quando Lysander lo vide, non riuscì ad andarsene dalla stanza per ore. Aveva lasciato tutto in una lettera, nel suo personalissimo modo che lo aveva caratterizzato per una vita intera. Gli aveva lasciato tutto ciò che sapeva di desiderare: le loro foto, i suoi dischi, i libri e i pennelli. Per il fratello era tutto ciò che occorreva. Non i soldi, non altro. Solo i ricordi di ciò che avevano reso felice Lorcan in quella casa.




Si dice che quando il proprio compagno scompare, non si regge il dolore.
Lorcan ci aveva provato, ma aveva deciso che sarebbe stato più felice in un luogo dove avrebbe potuto incontrare Albus, piuttosto che in vita, ma totalmente solo.
Quindi si era lasciato andare, ed era stato così semplice, così tanto che gli era sembrato impossibile.


E, alla fine, era stato soddisfatto. Avrebbe passato l'eternità con lui, perché neppure la morte era riuscita a separare il vero amore.

 
   
 
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