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Autore: I Fiori del Male    19/11/2013    3 recensioni
"Tutti attorno a me tremano. Io da qualche parte trovo la forza per rifiutarmi di farlo in suo nome; perché lei non si sarebbe mostrata tanto debole, io lo so bene."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il passato stravolto e il possibile futuro'
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La speranza di un futuro migliore 
 
A Matitagialla, Beta Reader fantastica 
e scrittrice a dir poco sublime
che mi sopporta e sostiene sempre :)


Il Prato è gremito di gente, per quanto tutti si stringano l’uno contro l’altro nel tentativo di occupare meno spazio possibile.
Non che vogliano farlo, certo.
In realtà tutti hanno, come me, un solo desiderio: fuggire.
La recinzione elettrica tuttavia è alla massima potenza, tanto che il ronzio lo si può percepire distintamente nell’aria silenziosa, come un molesto sciame di mosche.
I Pacificatori, schierati tutt’attorno a noi, vigilano affinché la mietitura si svolga come da programma, senza alcun tipo di “incidente”.
 Questo perché, da quando Katniss ha scatenato l’ultima ribellione, Capitol City sente di potersi aspettare qualunque cosa da noi, qui nel distretto dodici.
 
Adesso però Katniss è morta, e le sue ceneri non hanno avuto nemmeno modo di riposare qui nella sua casa.
Il solo pensiero mi dilania lo stomaco, come se un ibrido mi stesse squarciando le budella a morsi.
 
 
Tutti attorno a me tremano. Io da qualche parte trovo la forza per rifiutarmi di farlo in suo nome; perché lei non si sarebbe mostrata tanto debole, io lo so bene.
Alzo gli occhi al cielo sperando di riconoscere in esso un suo segno di approvazione. Vorrei tanto potermi affidare a qualcuno di solido e forte come lei in questo momento, ma tocca a me oggi avere coraggio.
 
Effie Trinket sale sul palco allestito anche per questa mietitura, la terza da quando Katniss non c’è più.
Vestita di blu da capo a piedi non ha la sua solita aria festosa, non indossa gioielli e non mostra nemmeno un mezzo sorriso.
È l’unico modo che ha di ribellarsi; ormai costretta in un lavoro che dapprima aveva desiderato, per poi capire cosa davvero significasse erigersi a dominatrice del fato, andando a pescare con le manine ben curate nelle bocce di vetro stracolme di bigliettini.
 
Vedo gli altri osservarla come se fosse un mostro, una belva, un animale. Io non posso farlo, non dopo averla vista, con questi occhi ancora un po’ increduli, versare tutte le sue lacrime sul corpo senza vita di Haymitch; mentre gran parte della sua vita, quella che l’aveva vista sinceramente entusiasta del suo lavoro, scivolava via come acqua dal suo corpo.
 
- Buongiorno. – dice - Siamo qui oggi per scegliere un giovane uomo e una giovane donna che avranno l’onore di prender parte ai settantottesimi Hunger Games. Prima però, abbiamo un video direttamente da Capitol City. – pronuncia, evidentemente a memoria e senza alcun entusiasmo, voltandosi poi verso il maxischermo.
So già cosa vedrò.  Non mi piacerà, ma mi ostino a tenere gli occhi incollati a quello schermo per ricordare qual è il mio obiettivo.
 
Non so quante volte, fino ad oggi, ho visto Katniss puntare gli occhi dritto nella telecamera urlando: - Se noi bruciamo, voi bruciate con noi! -, ma so che sto ricalcando le sue parole con le labbra. La vedo abbattere aerei, correre in mezzo ai bombardamenti, e mille altre cose che fece durante i mesi in cui cercammo, tutti insieme, di dare un volto nuovo a questa Panem, sei anni fa.
 
La guardo e il mio cuore scoppia di orgoglio e malinconia: mi manca tanto, vorrei stringerla forte a me, dirle che tutto andrà bene, che abbiamo ancora la speranza che pensavamo di avere quando finalmente eravamo riusciti ad arrivare al presidente Snow e, quasi, ucciderlo.
 
Riguardando indietro, mi sembra così ovvio che la Coin, scegliendo di chiudere Snow in carcere a vita piuttosto che ucciderlo, stesse attuando un losco piano personale. Allora ci facemmo accecare dall’idea che sarebbe stato molto più doloroso per lui continuare a vivere senza il potere.
 
E invece una notte, quando era appena passato il nostro secondo ed ultimo anno di indipendenza; Katniss è stata strappata alla sua famiglia, alla bimba che finalmente si era decisa a mettere al mondo, e che aveva potuto conoscere sua madre solo per pochi mesi.  E’ accaduto così, dopo aver assaporato tanto a lungo la pace e il benessere, che si sono poi rivelati solo l’ennesima trappola.
 
 Mentre mi perdo in questi pensieri, Katniss viene inghiottita dalle fiamme per riapparire, subito dopo, stesa a terra morta in una crudele ripresa fatta appena dopo la sua uccisione.
Anche dopo tre anni, mi capita ancora di gridare, dentro di me: ti prego, alzati in piedi! Alzati e ricomincia, vai avanti, non mollare!
E invece lei resta lì, pallida e immobile, mentre Snow con voce profonda e carezzevole, ci ricorda che è inutile tentare di sfuggire alla nostra condizione, che è stato inutile la prima volta e la seconda e lo sarà per sempre, che se adesso siamo costretti a fare almeno due figli entro i trent’anni è perché questi possano finire tutti al macello e ricordarci chi comanda. La Coin invece, rammenta il nostro nuovo obbligo, di partecipare agli Hunger Games fino ai ventidue anni. Mi chiedo quanto durerà, questa collaborazione: con un po’ di fortuna, arriveranno ad uccidersi a vicenda.
 
Il video finisce, nessuno parla, ma applaudiamo tutti: se non lo facessimo, qualche pacificatore sparerebbe a caso in mezzo alla folla. Il primo anno, quando alzammo le solite tre dita in segno di saluto ai nuovi tributi, un ragazzo di ventun anni e una bimba di tredici, sette persone morirono così.
 
Effie infila la mano nella boccia destinata alle ragazze e mi ritrovo, mio malgrado, a trattenere il respiro.
Quel che accade dopo, mi fa capire chi sarà estratto prima ancora che il nome risuoni nell’aria immobile e gelida.
Effie srotola il minuscolo pezzetto di carta, poi comincia a tremare in maniera talmente visibile che quasi penso di vederla accasciarsi a terra. Fissa il foglietto per un tempo che sembra interminabile; poi un pacificatore si avvicina, facendole segno di leggere, senza nemmeno tentare di nascondere il fucile che le sta puntando al fianco. Così Effie trova di nuovo la voce.
 
- Primrose Everdeen. –
 
Sono io. 
 
Nell’istante in cui Effie pronuncia l’ultima sillaba, io sto già piangendo in silenzio.
Guardo di nuovo il cielo: stavolta, mia sorella mi ha ascoltata.
Mentre i pacificatori cominciano ad agitarsi, forse credendo che io voglia inscenare qualche protesta degna del cognome che porto, mi volto verso il fondo del Prato, da dove le famiglie assistono impotenti a questo calvario ogni anno.
Intercetto subito Peeta, che stringe tra le braccia la piccola Rue: due anni e qualche mese, piangendo come se il bambino fosse lui. Gli sorrido quando capisce che lo sto guardando, modellando con le labbra un “andrà tutto bene”.
 
Mi torna improvviso alla mente il giorno in cui uccisero Katniss. Peeta che lascia la bambina in braccio a mia madre, per mollare un pugno in viso al cameraman che sta riprendendo mia sorella, appena morta, con un buco in fronte.  Che tenta di riempirlo di calci, totalmente privo di controllo ormai, spaccando la telecamera. Che viene abbattuto da un paio di pacificatori. Se non hanno ucciso ne lui ne la bambina, è stato perché Snow li ha voluti come esempio. Certamente, raggiunti i dodici anni, Rue finirà nell’arena con un sorteggio truccato.
 
 
Attraverso la folla di ragazze che mi sta aprendo il passaggio verso l’inferno, portando fiera le mie lacrime, condite di un sorriso solo all’apparenza incoerente: è proprio così che dev’essere.
Così è cominciato tutto, e così finirà.
Penso a Peeta e a sua figlia, mia nipote, che già promette di diventare tutta sua madre, tranne che per gli occhi azzurri come il cielo d’estate.
Penso a Gale che sta stringendo con forza una spalla di Peeta, col capo chino, come sempre un po’ più restio a mostrare le proprie emozioni.
Penso a Rory, che di sicuro mi sta guardando, da qualche parte tra la folla di ragazzi dall’altra parte del Prato, e ai suoi baci che in qualche modo sanno sempre di fragola.
Penso a Haymitch, che tanto ha dato anche a me nei suoi ultimi mesi, lo scorso anno; che ha fatto crescere mia sorella e l’ha accompagnata all’altare, occupando degnamente il posto di nostro padre; che ha lasciato un vuoto nel cuore di tutti noi.
Penso alla mia mamma, che se n’è andata con Katniss.
Senza egoismo, solo con profonda disperazione, confidando forse che io fossi abbastanza cresciuta per tirare avanti da sola; e penso a tutte le persone che sono morte nel tentativo di costruire un futuro diverso che però non è arrivato, non ancora.
 
E mentre salgo le scalette del palco, mentre Effie mi guarda come se preferisse uccidersi piuttosto che vedermi qui, dentro di me pronuncio un ultimo pensiero rivolto a Katniss, a Peeta, Gale, Johanna, a tutti coloro che hanno tentato di tornare a farci vivere:
 
Ve lo garantisco, arriverà.
 
 Arriverà il giorno in cui saremo liberi davvero. Voi ci avete dato una speranza, io la userò per costruire il futuro che avevate scelto per noi.
 
Katniss, spero che tu sia fiera di me. Che da dove ti trovi tu possa vegliare su tutti noi; soprattutto sulla piccola Rue, che non potrà mai sapere che madre meravigliosa saresti stata, e su Peeta, che piange la tua morte ogni giorno ma trova sempre il modo di regalare un sorriso alla sua bambina.
 
Abbandono questi pensieri al vento, perché li lasci a loro, ovunque siano. Mi porto una mano sul cuore dove, nascosta dalla camicetta, giace la ghiandaia imitatrice, la spilla che Katniss mi regalò come portafortuna il giorno della mia prima mietitura.
Di nuovo, sorrido: in questi anni, non l’avevo mai messa. A quanto pare, solo con questa indosso posso essere scelta.
 
Alcuni direbbero che porti sfortuna, ma io credo fermamente che si tratti solo di destino.
Con uno spiccato senso dell’umorismo, ma pur sempre destino.
 
Punto gli occhi al cielo per la terza volta, là dove adesso posso vedere la forma del nostro futuro.
 
 
*Angolo autrice*
 
Ciao a tutti!!!! :) Come è successo con Demons, mentre porto avanti la mia Longfic mi vengono in mente alcune idee, decido di scriverle, e vengono fuori cose come questa. Ora, tralasciando per un momento la mia insanità mentale, che mi porta a scrivere ciò che ho scritto, (stravolgendo la trama originale poi, visto che Katniss, Haymitch e la madre di Katniss sono morti, Peeta fa il padre vedovo, Prim è viva e, cosa peggiore, la rivoluzione non ha dato frutti e sono passati altri tre anni di Hunger Games) vi è piaciuto, ciò che avete letto? È questo l’importante, poi  del mio essere probabilmente irrecuperabile a quel punto non mi interesserebbe :P
Be, sapete come fare, non devo certo farvi un corso accelerato di uso di EFP! Basta recensire, io leggerò tutti i vostri commenti e risponderò appena l’università deciderà di lasciarmi in pace XD Ovviamente, questo sempre a vostra scelta, nessuno vi punta una pistola alla tempia u.u
 
P.S. se siete curiosi di sapere cosa ha ispirato questa vena, se vogliamo, un tantino depressiva, la risposta la trovate in “The last song I ‘m wasting on you” e “My immortal” degli Evanescence ;)
 
Un bacio :*
 
Una rosa in fiamme.
   
 
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