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Autore: hiccup    20/11/2013    3 recensioni
[Future!Seblaine]
"Sebastian ha scaricato Blaine una sera di luglio.
Si sono urlati addosso a vicenda, hanno detto entrambi cose che non pensavano, Blaine l’ha schiaffeggiato e Sebastian se n’è andato senza tornare più indietro, nonostante i tentativi del moro di trattenerlo.
Nessuno dei due ha più provato a ricontattare l’altro.
Un po’ per ripicca, un po’ per il troppo orgoglio e un po’ per la vergogna."
[...]
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: hiccup
Titolo: Un tè davvero disgustoso.
Personaggi: Blaine Anderson; Sebastian Smythe
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Fluff, Angst (perché se è Seblaine senza angst io non sono felice)
Rating: Verde.
Avvertimenti: Slash, What If
Beta: Obviously Irish Shamrock <3
Note: Pubblico questa cosina che ha sonnecchiato placidamente per qualcosa come tre mesi nella cartella “Seblaine” nel pc, perché ultimamente non riesco più a scrivere di Blaine e Sebastian… sì, sono una persona pessima. Ad ogni modo ho ancora qualche storia salvata e pronta per essere pubblicata, quindi ho intenzione di renderle “pubbliche” una alla volta, sperando che l’ispirazione ritorni - sì, sto temporeggiando in modo meschino D: Scusatemi.  
Piesse: il titolo non ha senso ._.
 
 
Buona lettura!
 

 
Alla BetaH che non perde la speranza di leggere altre Seblaine <3
 



 
Un tè davvero disgustoso.
 
 
 
 
 
 
“Pronto?”
“…”
“Pronto?”
“Blaine?”
 
 
Sono quasi le due di notte quando Blaine rientra nel suo appartamento a time Square dopo una serata con gli amici. Si lascia indietro il vociare entusiasta dei turisti brilli, le insegne luminose dei teatri, la realtà che fa male.
Richiude la porta d’ingresso con un tonfo che pare rimbombargli nel cervello. Non è ubriaco, ma gli pizzicano i polmoni e gli occhi sono appena lucidi. Santana e Kurt hanno esagerato offrendogli qualche birra di troppo.
Si spoglia della giacca pesante, lanciandola senza troppa attenzione sul bracciolo della poltrona, per poi dirigersi nella cucina.
Prende una tazza in ceramica dal ripiano sopra l’angolo cottura, la riempie d’acqua fino all’orlo e la mette nel microonde. Imposta il timer ad un minuto e venti secondi e l’accende.
Si passa i palmi delle mani sul volto stanco e si lascia scappare un sospiro pesante; quasi si pente di aver accettato di uscire quella sera. Forse avrebbe fatto meglio a rimanere a casa, magari sdraiato sul divano a piangere davanti ad un film datato. Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene a letto direttamente, seppellirsi sotto le coperte e sparire dal mondo per qualche ora.
Il beep acuto del microonde lo distoglie dai suoi pensieri all’improvviso e, in un movimento un po’ troppo brusco, avverte un conato salirgli in gola e il sapore dell’alcool sulla lingua impastata. 
Ha bevuto troppo, decisamente.
Respira profondamente una, due volte. Poi prende la tazza dal microonde e la posa sul tavolo di legno. Recupera dalla credenza una bustina di tè al limone e immerge il filtro nell’acqua bollente.
“Il tè dei poveri,” borbotta sedendosi pesantemente sulla sedia e prendendosi la testa tra le mani.
 

Non è andata bene l’audizione.
Ma non dovrebbe sentirsi così uno schifo.
Lo sapeva dall’inizio: c’erano centinaia di attori più bravi di lui con i quali fronteggiarsi.
Però aveva trascorso settimane, mesi, a prepararsi per quella parte.
E poi una manciata di parole l’aveva ucciso.
 

“Non è quello che cerchiamo, signor Anderson.”
 

Blaine sorseggia il tè caldo senza nemmeno togliere il filtro.
Che schifo, pensa, sia il tè che questa giornata. Proprio uno schifo.
Sospira di nuovo e ha la mezza idea di lasciare quel tè disgustoso a raffreddare e di andarsene a dormire, ma il suo cellulare decide di squillare proprio in quel momento.
Trattenendo un’imprecazione Blaine si alza e afferra l’aggeggio malefico. Chi diavolo ha la malsana idea di chiamare le persone a notte fonda?
 
“Blaine?”
“…”
“Blaine Anderson?”
“Che cosa vuoi?”
“…”
“Sebastian”
“Mi dispiace”
“Di avermi chiamato alle due di notte?”
“Per l’audizione”
 
 
Blaine maledice Kurt. Perché ne è sicuro. E’ stato lui a dirlo a Sebastian. Lo sa. Oh, gliela pagherà. Eccome se gliela pagherà.
 
 
“Non fa niente. Era una speranza azzardata”
“E per averti lasciato”
“C-che cosa?”
“Mi dispiace anche per averti lasciato”
 
 
 
Sebastian ha scaricato Blaine una sera di luglio.
Si sono urlati addosso a vicenda, hanno detto entrambi cose che non pensavano, Blaine l’ha schiaffeggiato e Sebastian se n’è andato senza tornare più indietro, nonostante i tentativi del moro di trattenerlo.
Nessuno dei due ha più provato a ricontattare l’altro.
Un po’ per ripicca, un po’ per il troppo orgoglio e un po’ per la vergogna.
 
 
 
“…”
“Blaine?”
“Non volevo che tu te ne andassi”
“Già… Nemmeno io”
“Però sei un cretino, eh?”
“Abbastanza”
“Non ti odio”
“Lo so”
“Per questo chiami?”
“A dir la verità volevo chiederti una cosa, Blaine”
“Se vuoi offrirmi un caffè, temo dovrai portarmelo a casa perché non ho più intenzione di mettere il naso fuori dalla porta d’ingresso per qualche giorno”
“Vuoi sposarmi?”
 
 
 
Forse è l’alcool, forse il tè orrendo di prima, forse la giornata che ancora gli grava prepotentemente sulle spalle, ma Blaine non capisce.
 
 
 
“Dimmi che stai scherzando”
“Ti sembro uno che scherza?”
“Sebastian…”
“Apri la porta che il gatto della vicina ha deciso di mangiarsi le mie scarpe nuove”
 
 
 
E Blaine obbedisce. Ha le gambe che tremano appena quando apre la porta d’ingresso e il cuore gli si stringe piacevolmente nel petto alla vista di Sebastian che lo guarda con un sorriso sornione.
 

“Tu sei pazzo,” biascica Blaine chiudendo la chiamata e portandosi una mano alla fronte, incredulo ed emozionato insieme.
“Allora?” lo incalza l’altro.
“Tu sei pazzo,” ripete il riccio respirando a fondo, e appoggiandosi contro l’uscio per sostenersi.
“Non piangere, Blaine,” lo canzona dolcemente Sebastian avvicinandosi appena e prendendogli una mano tra le sue, “mi vuoi sposare, Blaine Anderson?”
Blaine non ce la fa a trattenersi, non riesce a dire nulla; emette un singulto strozzato e abbraccia Sebastian come se non ci fosse un domani sicuro. E se ne accorge solo allora di quanto gli è mancato quel calore.
“Devo prenderlo come un sì?” ridacchia il più alto.
“Cretino,” singhiozza Blaine asciugandosi le guance arrossate, “devi anche chiederlo?”




 
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