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Autore: minteyer    20/11/2013    14 recensioni
Lei, Celeste Gatto, una ragazza come tante.
Lui, Davide Bello, e già solo il cognome dice tutto.
Loro, una volta amici d'infanzia, ora solo un ragazzo popolare e una ragazza che odiava quest'ultimo.
Lei odia lui, e lui il tormento personale di lei.
Eppure un tempo erano migliori amici, ma nella vita si sa, tutto cambia e si cresce.
Insieme, già... Si cresce insieme e poi?
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“Non ti ha punto, vero? Ora ci sono io qua..”
Sorrise guardandola cercando di dargli bene o male un po’ di sollievo.
Celeste guardò il ragazzino ancora impaurita, senza staccare le mani dalla sua maglietta di Dragonball, per poi scuotere la testa velocemente in risposta alla domanda di lui.
“La prossima volta che un’ape si avvicina, urla il mio nome, e io sarò subito qui e ti proteggerò sempre.. va bene?"
E a quelle parole la paura di Celeste svanì, perché da quel momento preciso, lei sapeva che se l’avrebbe chiamato lui davvero l’avrebbe protetta come un principe azzurro con la sua principessa.
“Ti voglio bene Davide..”
Sussurrò la bambina sorridendo felice, dando poi un enorme e sonoro bacio sulla guancia del biondo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ok, capitolo che forse amerete, almeno credo... Perdonatemi i vari orrori grammaticali ma non avevo nessuno pronto a corregerlo, e l'ho scritto tra un libro di filosofia e uno di matematica.. Peró prometto di aggiustarlo il prima possibile, giuro... Fatemi sapere i vostri pareri e giudizi ve ne prego. E per chiunque volesse contattarmi, può seguirmi su Twitter qui:

twitter.com/Noxfet



 

 

                         Capitolo 11




 

Si tormentava da giorni ormai, da quando Celeste si era dichiarata erano passate forse tre settimane, e mancavano poco più di altri quattordici giorni all’inizio del nuovo anno scolastico.
Prese il cellulare controllando l’ora, erano le quattro e mezza di notte,  e la rossa era scappata via da lui subito dopo avergli urlato in faccia il suo amore.
Senza farselo ripetere due volte, Celeste aveva scelto l’invito di Alessia di andare passare quindici giorni con lei e la sua famiglia in vacanza, e lui era rimasto lì come uno stupido a pensare e ripensare al fatto se meritasse o meno la rossa.
Ok che l’aveva fatta soffrire e l’aveva tormentata per anni, ma se non proteggeva lui Celeste, chi lo avrebbe fatto? Chi le avrebbe dato tutte le attenzioni che meritava davvero? Chi se non lui?
E di certo non avrebbe permesso a qualcun altro di avvicinarsi a lei, infondo Celeste lo amava, neanche lei avrebbe permesso a qualcun altro di avvicinarsi dopo quella dichiarazione così sofferta e piena d’amore.
Si passò una mano tra i capelli resi ancora più biondi dal riflesso pallido della luna e salì sul tetto sedendosi sulle scomode tegole, quella vista gli riportava alla mente un sacco di ricordi piacevoli della sua infanzia, di quanto Celeste parlasse tanto da sembrare una bellissima e interminabile canzone, di tutti i modi in cui aveva l’abitudine sin da bambina di acconciarsi i capelli, del suo viso che ricordava benissimo solamente chiudendo gli occhi.
Avrebbe potuto persino dire quante lentiggini le adornavano le guance, ma il punto era che gli mancava il coraggio, non voleva deluderla ancora e dichiararsi non gli sembrava di certo un’idea brillante, soprattutto per lui che mai in vita sua si era comportato come un fidanzato, eppure di ragazze ne aveva avute tante tra le sue braccia, ai suoi piedi o che pendevano dalle sue labbra, e poi c’era lei, Celeste, che era diversa da tutte perché lei semplicemente stava nel suo cuore in religioso silenzio aspettando solamente di essere amata da lui.
Cacciò un sospiro angosciato, quando ad un tratto i suoi occhi furono catturati da una palla di pelo che sbatté, come era suo solito, il muso contro la grondaia per poi raggiungerlo e infilarsi sotto un suo braccio cercando attenzioni.
Quel gatto era maldestro come non mai, e menomale che i felini avevano sempre avuto la reputazione di animali leggiadri e sinuosi.
Sorrise senza neanche accorgersene, quel gatto era maldestro e lo infastidiva ogni qualvolta sbatteva contro il vetro della sua camera, ma sapeva farsi amare, proprio come Celeste che da alcuni giorni aveva preso a scontrarsi con le mura che circondavano il suo cuore.
 
Si guardò intorno scocciato mentre il suo migliore amico, Sacha, gli faceva una paternale noiosissima e inutile sul fatto di non aver mai parlato con lui di Marta.
“Smettila Sacha. Marta è lesbica, ok? Non sono mai stato realmente con lei, io ero solo una copertura e una protezione.”
Sbottò allora il biondo stendendosi sul proprio letto con le braccia incrociate dietro la testa, con altri pensieri più importanti che gli ronzavano rumorosi in quest’ultima da più di due settimane ormai.
“Quindi la gelosia di Celeste era totalmente infondata.. Allora perché sei così stressato, domani inizia il quinto anno, lo sai?”
Chiese Sacha, saltando poi totalmente l’argomento Marta, quasi come fosse un punto insignificante in una frase.
Davide si alzò dal letto cupo in viso, aprendo la portafinestra che dava sul terrazzino per poi accendersi una sigaretta.
Perché era stressato?
Elementare, non vedeva Celeste da due settimane. Quella ragazzina era sparita nel nulla come se niente fosse e lo aveva lasciato a logorarsi sulla sua maledetta dichiarazione.
“Semplice, se invece di farmi un discorso morboso sul fatto di tenerti nascoste le cose, ora che sei tornato dalle tue vacanze con la famiglia di Alessia, ti avrei detto che quella sera che Celeste è scappata dal bar, dopo averla seguita lei mi ha urlato praticamente addosso!”
Rispose scocciato il biondo cacciando lentamente il fumo della sigaretta.
“E’ cosa c’è di strano in questo? Celeste è solita urlarti addosso”
Fece spallucce il moro accendendo la sigaretta che aveva poggiato tra le labbra e uscendo fuori guardando la strada cinque piani più sotto.
“Lo so che è normale.. Ma ha urlato di amarmi, lo ha urlato scaraventando fuori tutto il rancore che ha nei miei confronti, tutti i dispiaceri che le ho dato in questi anni.. ed io come lo stupido non ho detto nulla, sono rimasto zitto e fermo mentre restavo a guardarla piangere per poi vederla correre verso casa.. E quel che è peggio, è che non la vedo praticamente da due settimane, non so neanche che fine ha fatto. Sono diventato più paranoico di una ragazzina col ciclo in questo periodo!”
Svuotò il sacco il ragazzo seguendo l’amico in quella sottospecie di terrazza in miniatura.
Sacha restò a guardarlo in silenzio, quasi a scandagliare millimetro per millimetro la sua anima.
Si conoscevano da quattro anni ormai, erano simili, entrambi finivano sempre col farsi mille seghe mentali su ogni minimo particolare delle persone che avevano a cuore.
“Ed hai paura di cosa?”
“Di farla soffrire ancora..”
Rispose il biondo poggiandosi con gli avambracci al muretto che divideva il suo terrazzino da quello della ragazza in questione.
“Sei  bloccato dalla paura di farla soffrire ancora, penso..”
“Hai fatto la scoperta dell’acqua calda!”
Sbottò Davide infastidito.
“Lasciami finire, stronzo”
“Ok..”
“Allora, rispondi a questa domanda; Hai paura di farla soffrire, ma vorresti anche renderla felice, penso. Ma cos’è più grande: la paura di renderla infelice o quella che qualcun altro la faccia sorridere al tuo posto?”
Finì di chiedere il ragazzo per poi spegnere la cicca della sigaretta sul muretto e buttarla di sotto, seguito dal biondo.
Davide aprì più volte la bocca come per parlare senza però proferire parola.
Quale delle due parole prevaleva in lui?
“Quando ci hai riflettuto fammi sapere, e comunque solo perché tu lo sappia, Celeste è venuta in vacanza con la famiglia di Alessia”
Disse semplicemente Sacha uscendo dalla stanza del moro per tornarsene a casa.
Ora per lo meno Davide sapeva che fine aveva fatto la rossa, ma quella era una minor preoccupazione rispetto alla domanda che gli aveva appena posto il suo migliore amico.
Quale timore era più grande in lui?
Davide si bloccò quando sentì la portafinestra della camera di fianco la sua aprirsi e velocemente si sedette a terra dietro il muretto per non farsi vedere.
“Oliver dove sei?”
Domando Celeste guardandosi intorno mentre il suo gatto spuntato da chissà dove si strofinava contro le gambe del biondo che invano cercava di spostarlo per non farsi scoprire.
Anche se in realtà non aveva fatto nulla, non voleva farsi vedere.
Non sapeva affrontare le sue paure e di conseguenza non avrebbe saputo affrontare lei.
“Dai vieni qui, la pappa è pronta!”
Cantilenò la rossa e in quel momento quello stupido gatto scelse di miagolare facendo sporgere Celeste oltre il muretto in modo tale da scoprire il biondo.
Il sorriso della ragazza si spense in quel preciso instante, guardando la ragione che aveva tormentato tutti i suoi pensieri per quindici giorni fino ad allora.
“D-D-Davide..”
Sussurrò pensierosa lei irrigidendosi di colpo.
“Questo è tuo”
Disse frettoloso il biondo alzandosi goffamente con quel maledetto gatto in braccio.
Bene, voleva vederla e ora era lì davanti a lui, bella come non mai con quella leggera abbronzatura che metteva in risalto i suoi occhi pallidi e la sua costellazione di lentiggini.
Il loro era un rincorrersi di sguardi, che quando si prendevano cercavano velocemente di sfuggire all’altro, quasi come un gioco di quando erano bambini, l’unica cosa che si distingueva d’allora era il silenzio.
Quel silenzio logorante e pesante che era piombato così di colpo, come il leggero freddo autunnale che era alle porte.
“Io..”
Parlarono entrambi riempiendo ancor più d’imbarazzo quel silenzio assordante.
“Prima tu Tigre”
“Io non so che dire..”
“Ah..”
Entrambi volevano scappare, fuggire l’uno dall’altro eppure allo stesso momento volevano restare in quel luogo, perché quei giorni senza l’altro erano stati lunghissimi, monotoni e tristi.
“Io torno dentro”
Sbottò frettolosa Celeste, lei era quella che aveva più voglia di scappare da lui, aveva paura della reazione alla sua dichiarazione, aveva paura di un ‘no’ secco come un colpo di pistola.
Un rifiuto l’avrebbe fatta cadere in pezzi, mentre un qualcosa di positivo l’avrebbe mandata in fase di stallo.
Insomma, la rossa e il biondo insieme?
Gatto e Bello?
I loro genitori speravano in una cosa simile da quando era nata Celeste, per loro sarebbe stato un sogno che prendeva vita, un qualcosa che avrebbe portato solo gioia in quelle due famiglie.
La ragazza prese il felino dalle braccia del biondo cercando di dirigersi con passo svelto in camera sua ma fu fermata da delle dita che le sfiorarono una spalla.
Stava scappando di nuovo da lui, ma questa volta avrebbe tentato, questa volta avrebbe vuotato il sacco non preoccupandosi di nulla se non dei suoi sentimenti e degli occhi stupiti della ragazza che si era voltata nuovamente  verso di lui.
“Celeste, aspetta.. Io.. Volevo semplicemente dirti che sono un coglione”
L’unica cosa che vedeva Davide in lei era il rancore che lei gli riservava, quel rancore che lui non faceva altro che accrescere negli anni, la delusione e l’odio verso quello che era diventato, verso quel ragazzo che aveva promesso di proteggerla e che non aveva mantenuto la promessa, passando completamente dalla parte del torto.
“Cosa?”
Chiese shockata la rossa con il cuore a mille che martellava quasi a voler uscire dal suo petto.
“Nonostante tutto, nonostante questi anni e nonostante le mie seghe mentali, voglio solo renderti felice. Rimedierò a tutto, o almeno ci proverò. Non voglio più vederti piangere, non voglio più sentire la tua voce rotta dalle lacrime mentre mi urli quanto rancore hai accumulato per me in tutto questo tempo. Non sono bravo con le parole, e neanche con le azioni, ogni cosa che faccio o che dico è sbagliata. Ho preso in giro tutti i ragazzi con cui sei stata per il semplice motivo che non sopporto il pensiero di te che sorridi ad un altro, figuriamoci te mentre baci qualcuno che non sono io.
Mi accorgo di star dicendo una marea di parole quasi messe a caso, parole che forse non servono a nulla, quindi ascoltami solo un altro po’, va bene?
Non sono sicuro di riuscire a farti sorridere sempre, non sono sicuro di riuscire a prendermi sempre cura di te e di far sempre la cosa giusta, ma se tu davvero mi ami.. se tu sei decisa a perdonare uno stronzo come me, bhe allora sappi solamente che ti amo.
Da sempre, da quando portavi le treccine a scuola, da quando mi mettesti quel cerotto con gli orsacchiotti o mi abbracciavi perché fuori c’era un temporale.
Perdonami Celeste, ti prego, perché ti amo da sempre e da sempre non ho mai saputo dimostrartelo..”
Disse Davide con il fiatone abbassando lo sguardo, non prendendo un attimo di pausa tra una parola e un’altra.
Era sicuro per una volta di aver fatto la cosa giusta, o almeno ci sperava.
Voleva lei, anche se non aveva mai avuto una ragazza vera e propria prima di quel giorno.
Voleva lei, con tutte quelle lentiggini e con quei capelli color caramello che tanto amava ma che aveva sempre preso in giro.
Voleva lei, la ragazza con l’intimo colorato e con le ranocchiette, quella che diversamente dalle altre ragazze della sua età portava i codini per andare a scuola.
Voleva lei, semplicemente perché lei nel suo cuore c’era da sempre, lei che abitava nei suoi pensieri ogni giorno e nei suoi sogni ogni notte.
Non ricevendo risposta alzò nuovamente gli occhi verso la rossa, scorgendo un sorriso bellissimo sul viso di lei che aveva come due laghi colpiti dal sole i pallidi occhi verdi.
Non parlava, era semplicemente ferma a guardarlo.
Era felice? Eccome se lo era.
Tutte le preoccupazioni sembravano essere sparite, era tutto diverso da come lo aveva immaginato, nessuna fase di stallo dopo quella risposta positiva, anzi sembrava quasi che quelle parole le avessero tolto di dosso un macigno.
“Non so che dire..”
Rispose in un sussurro con la voce spezzata dall’emozione, lasciando cadere il povero gatto dalle sue braccia che con quelle movenze poco coordinate che aveva si ritrovò a terra come un sacco di patate miagolando per protesta per poi alzare la coda indignato e scappare nella stanza di Celeste.
“Proprio nulla?..”
Chiese il biondo tenendo gli occhi fissi sul sorriso di lei, incorniciato da quelle labbra morbide e rosate fatte apposta per essere baciate.
“Forse qualcosa c’è..”
Disse la ragazza avvicinandosi al muretto che li divideva, afferrando la maglia di Davide tra le sottili dita in modo da farlo chinare su di lei.
Lo guardò negli occhi, e in quel momento l’aria sembrò riempirsi di parole quasi come pagine di un vocabolario sospinte dal vento chissà dove.
Verde pallido nell’azzurro cielo di lui.
Era solo questo che importava ora, i loro occhi uniti in una soave discussione d’amore, in parole che solo loro potevano scambiarsi.
E così si misero a tacere entrambi incollando le labbra a vicenda in una danza di amore puro e sorrisi.
Bastava quello ad entrambi.
Un semplice sguardo ed un semplice bacio.
E Davide capì. Lo aveva perdonato, in cuor suo lei lo aveva perdonato da sempre, e questo lo rendeva felice.
Cercò di fare un lieve passo in avanti per avvicinarsi di più a quella che da oggi in poi sarebbe stata la sua ragazza, ma sbatté con il ginocchio contro quell’insopportabile muretto che li divideva.
“Cazzo..”
Sibilò il biondo toccandosi il ginocchio.
“Ti sei fatto male?”
Scoppiò a ridere Celeste scavalcando quella barriera, azzerando gli ostacoli tra di loro.
“Saprai tu come curarmi, ma sta volta niente cerotti con gli orsacchiotti..”
Rise anche lui seguendo la bella rossa che si trovava di fronte, prendendola per i fianchi annullando le distanze.
Era sua, lo sentiva, era un qualcosa di meravigliosamente inaspettato, un qualcosa che mai era stato sicuro di poter provare.
“Si, lo so.. Tu preferisci i reggiseni con le ranocchie”
Sussurrò lei in risposta regalandogli un bacio che lo lasciò senza fiato.
 
 

Odio tante cose da quando ti conosco 
e non ne conosco neanche il perchè 
ma lo intuisco 
odio... il mio nome solo senza il tuo 
ogni fottuto addio 
io odio quando ti odi e mi allontani perchè 

hai delle isole negli occhi 
e il dolore più profondo 
riposa almeno un'ora solo se ti incontro 

e ti a-m-o e con le mani dico quello che non so 
e tu mi a-m-i 
trama sintetica di una giornata storica 

e tutto è perfetto 
tutto somiglia a te 
e un anno va bellissimo 
bellissimo così com'è 

Sei più forte di ogni bugia 
e se la gente ferisce 
è perchè tu sei migliore e lo capisce (bene) 
la tua timidezza non condanna, no no 
ma ti eleva da chi odia, chi ferisce e inganna 

perchè tu hai delle isole negli occhi 
e il dolore più profondo 
riposa almeno un'ora solo se ti incontro 

e ti a-m-o e con le mani dico quello che non so 
e tu mi a-m-i 
trama sintetica di una giornata storica 

e tutto è perfetto 
tutto somiglia a te 
e un anno va bellissimo 
bellissimo così com'è 

Io non mento non importa cosa dicono 
nel silenzio guardo le anime che passano 
e di queste anime tu sei la più speciale 
perchè sorridi anche inseguita dal dolore 
e ti a-m-o 
anche se soffri e poi pretendi non si veda 
quando vorresti che il sorriso tuo invertisse 
la controregola che regola le masse 
e tu mi a-m-i 
dici che esistono solo persone buone 
quelle cattive sono solamente sole... 
...e forse è così 

hai delle isole negli occhi 
e il dolore più profondo 
riposa almeno un'ora solo se ti incontro 

e ti a-m-o e con le mani dico quello che non so 
e tu mi a-m-i 
trama sintetica di una giornata storica 

hai delle isole negli occhi 
e il dolore più profondo 
riposa almeno un'ora solo se ti incontro 

e ti a-m-o e con le mani dico quello che non so 
e tu mi a-m-i 
trama sintetica di una giornata storica 

hai delle isole negli occhi 
e il dolore più profondo 
riposa almeno un'ora solo se ti incontro...





      Angolo autrice     

Salve, ecco l'undicesimo capitolo di questa fanfiction, vi piace?
Spero proprio di si u.u
E se vi piace tanto, perchè non lasciare una bella recensione per dirmi cosa ne pensate, dico io?
Beh, allora cosa ne pensate? Troppo dolce? Troppo incasinato? Troppo perfetto? Troppo schifoso?
Spero tanto di avere risultati positivi, così da poter essere orgogliosa della mia prima storia portata a termine. :)
Grazie per le recensioni e per aver aggiunto la storia tra le seguite, ricordate o preferite.
Ve ne sono davvero grata, grazie del vostro preziosissimo tempo.
E voglio scusarmi per il periodo prolungato d'attesa, spero mi perdoniate come Celeste ha Fatto con Davide, e non preoccupatevi, prima o poi mi risentirete ancora.
Almeno spero che questa sia una bella notizia, in caso contrario fatemi sapere...

A presto, e baci al cioccolato bianco.

                                 

                                                  Rossella


 

 

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