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Autore: Reine_De Poiters    21/11/2013    2 recensioni
Questa storia partecipa al contest “Pacchetti e stagioni” indetto da nemi23 sul forum di EFP.
Dal testo:
"Stava andando via lui, stava partendo per Atene, ma quella partenza che lo portava via dai ricordi gli affliggeva l'anima già tormentata dal dolore sordo.
Primavera voleva dire, nel gergo popolare, pulizia. Sarebbe stato capace di pulire la sua anima dai ricordi dolci, come le sue labbra e i suoi occhi, dai ricordi dolorosi e dai tormenti che lo affliggevano, per partire e ritornare a combattere senza nessun indugio o spiraglio di umanità nel suo cuore?"
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Phoenix Ikki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: Reaine_De Poiters
Stagione e pacchetto: Primavera, pacchetto 12.
Titolo: Per vederti fiorire.
Genere: Malinconico/Sentimentale
Rating: Verde
Avvertimenti: Missing Moments; Het
Eventuali note dell'autore: Ambientata in un Post-Nettuno e Pre-Hades,
Ikki, prima di partire per il Grande Tempio, si reca sull’Isola della Regina Nera per tentare di lasciarsi il passato alle spalle.
 
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Il lieve rumore delle foglie, spostate dalla prima brezza primaverile, era l'unico suono udibile in quel luogo dimenticato dagli Dei. Nessun fruscio d'animale, nessun passo lieve spezzava quell'armoniosa sinfonia della primavera.
 
Piccoli petali indistinti volteggiavano nel cielo, quasi a voler ballare su quella melodia improvvisata da madre natura, Ikki osservò placidamente il paesaggio ornato dai primi fiori e da piccoli germogli.
 
Quel posto era cambiato profondamente negli anni in cui era stato via, nuova linfa vitale scorreva nelle viscere di quell'isola che, per anni, era stata per lui una prigione, un luogo legato alla morte.
 
La tenue luce del tramonto colorava il paesaggio di un caldo rosso, si addiceva a tutto il sangue versato su quell'isola, pensò amareggiato Ikki.
Come poteva un posto così pieno di dolore, morte e disperazione colorarsi di un colore così caldo e protettivo?
 
Il moro fece scivolare il suo Pandora Box dalle ampie spalle, lo poggiò ai suoi piedi e si guardò intorno.
La prima aria frizzantina del crepuscolo gli accarezzò il volto e gli sfiorò delicatamente i capelli castani, l'aria era intrinseca del profumo dolce dei primi fiori sbocciati, davanti a lui una miriade di germogli verde speranza.
 
Il volto del giovane si piegò in un sorriso incerto, si inginocchiò e stette ad osservare quei piccoli germogli,  verdi come i suoi occhi, verdi come la speranza che custodiva nel cuore di bambina.
Sfiorò con delicatezza e attenzione le foglie appena nate, al tatto erano lisce e morbide come le sue labbra.
 
Si sfiorò tremante le proprie chiudendo gli occhi, ricordava ancora le labbra carnose e soffici della sua giovane salvatrice in quell'inferno, un bacio rubato nella notte tiepida, un sussurro soffiato via dal vento e una carezza delicata.
 
Stava andando via lui, stava partendo per Atene, ma quella partenza che lo portava via dai ricordi gli affliggeva l'anima già tormentata dal dolore sordo.
Primavera voleva dire, nel gergo popolare, pulizia. Sarebbe stato capace  di pulire la sua anima dai ricordi dolci, come le sue labbra e i suoi occhi, dai ricordi dolorosi e dai tormenti che lo affliggevano, per partire e ritornare a combattere senza nessun indugio o spiraglio di umanità nel suo cuore?
 
Si portò la mano al petto, proprio lì dove c'erano i suoi tormenti, avrebbe dovuto nascondere lì i suoi ricordi per placare quei sentimenti che lo corrodevano dall’interno.
Quel ricordo così dolce e impregnato di sentimenti non fioriti, di parole non dette e di sguardi non compresi gli impedivano di partire.
 
 Avrebbe dovuto lasciare quel ricordi fra i germogli verde speranza o li avrebbe dovuti custodire nel suo cuore a pezzi, col rischio che potessero essere trafugati da chi, senza pietà, li avrebbe usati a suo piacimento?
 
Guardò i germogli oscillare sotto le spinte del vento che, a mano a mano che la sera prendeva il posto del dì, si faceva più freddo.
Sarebbe partito, ma partire non significava non tornare, chiuse gli occhi e svuotò la mente, avrebbe lasciato a quei germogli le sue labbra, i suoi occhi e i suoi ricordi.
Sarebbe partito, avrebbe svolto il suo dovere, ma sarebbe tornato sapendo di ritrovare quelle labbra, quegli occhi e quei ricordi fra i fiori già sbocciati.
Partenza non vuol dire solo addio, vuol dire anche arrivo e ritorno.
 
Riprese il Pandora Box e se lo rimise sulle spalle, stette ad osservare nuovamente quella danza disinvolta dei piccoli petali ed ascoltò deliziato la melodia composta dal vento e dalle foglie.
 
La primavera era una rinascita, era la vittoria sulla cupa morte e lei, col suo sorriso di bambina, aveva ridato nuova linfa vitale a quell’isola, facendo sbocciare la primavera, come sua simbolica fioritura. Lei era come un germoglio mai sbocciato che ora, in quel luogo, poteva finalmente fiorire.
 
Sorrise, un sorriso di quelli che aveva mostrato solamente a lei e, finalmente, riuscì a partire con la consapevolezza che sarebbe tornato per vederla fiorire.
  
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