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Autore: Lilies    21/11/2013    8 recensioni
Inghilterra, fine anni settanta. James, Lily. Il loro settimo anno, l'inizio della fine.
[James♥Lily] «Allora... come te la passi?»
«Bene, prima che arrivassi tu.»
«Amo quando sei così gentile.»
«Odio quando dici che ami quando sono così gentile.»

[Sirius♥Marlene] Senza dire nient'altro, si fece più vicino al viso di porcellana di Marlene, sfiorando le labbra rosse di lei, che irrigidì ogni muscolo. Un secondo più tardi, Sirius stava già cercando di approfondire quel contatto, mentre qualcosa in fondo al suo stomaco iniziava ad agitarsi, spingendolo a continuare.
[Remus♥Emmeline] Improvvisamente, si ritrovò con il naso premuto contro la spalla di Emmeline, lei che si teneva aggrappata al suo maglione grigio, e piangeva.
Genere: Generale, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mary MacDonald, Ordine della Fenice, Severus Piton, Voldemort | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I racconti del fuoco (James/Lily)'
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100 recensioni?!? sul serio?!
Vi ringrazio tutte, dalla prima all'ultima. Giuro che sono infinitamente contenta del successo di questa mia schifezzuola, non l'avrei mai immaginato... siete degli angeli, va bene?



Recap: Ci siamo lasciati con le viscide serpi che, al buio della loro sala comune, stanno architettando qualcosa di oscuro. Lily si trova a Londra a causa della malattia del padre; James cerca in tutti i modi di mettersi in contatto con lei, fallendo ogni volta, e Sirius e Marlene sviluppano uno strano rapporto di amicizia, sebbene lui stesso ammetta che le cose tra loro non sono del tutto “normali”. James tenta di scrivere una lettera a Lily in cui le rivela finalmente i suoi sentimenti, non riuscendoci; trova conforto in un eccezionalmente sensibile Sirius. Louis chiede una pausa di riflessione ad Emmeline che, distrutta, crolla tra le braccia di Remus. Lily torna finalmente a Hogwarts, riaccendendo le speranze in James grazie al suo comportamento stranamente gentile...




XXI

Quando accade l'impensabile




C'erano momenti, a Hogwarts, durante i quali persino la composta Minerva McGranitt cedeva all'ansia e alla preoccupazione. Ed il fatto che essi coincidessero ogni volta con i giorni precedenti una partita di Quidditch, be', fungeva sicuramente da aiuto per i suoi studenti, i quali si premuravano di non far saltare eccessivamente i nervi all'algida e nevrastenica professoressa onde evitare drammatiche conseguenze.
Per quanto la divertente prospettiva di una McGranitt imbufalita quanto un Ippogrifo avesse spesso punzecchiato la fantasia di quattro individui a noi familiari, anche loro dovettero, dopo lunghi tentennamenti, assodare che
, era meglio non agitare le acque. Il che non era affatto nel loro stile, non è vero?
Sirius Black stava appunto tetramente rimuginando a proposito del drastico maturamento da parte del suo migliore amico, tradizionale capo-combriccola e colui che mai prima d'ora si era sottratto a giocare qualche divertente scherzo ai danni di chicchessia e che aveva invece drammaticamente rifiutato di rendersi partecipe di qualsiasi marachella. Il che aveva fatto riflettere Sirius a lungo. Che i tempi di giochi e scherzetti fossero finiti? Probabilmente sì – James se n'era accorto da un pezzo – ma a lui risultava dannatamente difficile accettare la realtà dei fatti.
La concitata spiegazione dell'insegnante suonava più come un fastidioso ed incomprensibile ronzio alle orecchie del bel Black, scompostamente adagiato dietro il suo banco in penultima fila; Remus Lupin, al contrario molto interessato alla lezione, continuava a lanciare occhiate ammonitrici al moro compagno di venture, ottenendo scarsi e deludenti risultati. James, da parte sua, pareva assolutamente disinteressato alle losche intenzioni di Black, impegnato com'era a fissare senza essere visto una certa rossa di nostra conoscenza, seduta due file più avanti accanto a Marlene. Il ragazzo sorrise tra sé inconsapevolmente, prima di venir colpito da una pallina accartocciata. Indispettito, il ragazzo spiegò lo sgualcito foglietto, lisciandolo più che poteva contro il piano di legno e accingendosi a leggere le poche parole scritte in inchiostro violaceo.
Finita la lettura, lanciò un'occhiata di fuoco alla mittente del breve messaggio la quale, dalla sua sfortunata posizione in prima fila, ridacchiò sommessamente nascondendo il viso tra i riccioli castani dopo avergli fatto segno di asciugarsi la bava alla bocca.
«Ci sono domande?» chiese seccamente la McGranitt dopo aver velocemente riposto la propria bacchetta e chiuso il grosso manuale di Trasfigurazione con un tonfo. I suoi piccoli occhi scrutarono in giro per l'aula, soffermandosi quasi subito in un punto al centro della stanza.
La mano di Lily Evans era scattata all'insù una frazione di secondo dopo la domanda dell'insegnante, pretendendo attenzioni. James, là dietro, sorrise di nuovo.
«Sì, signorina Evans?» fece stancamente la McGranitt, sospirando.
Lily esitò un attimo, senza spiccicare parola. «Oh. Io... mi sono dimenticata quello che volevo chiederle» confessò, indicibilmente imbarazzata. Qualcuno, nella stanza, soffocò una risata. «Mi scusi.»
Minerva McGranitt scosse la testa, divertita ed insieme stupita dalla piccola gaffe della Caposcuola.
«A questo punto, direi che potete andare. Voi no» si affrettò ad esclamare la strega additando a tre dei suoi studenti, che si bloccarono immediatamente sul posto.
La donna avanzò verso di loro con fare minaccioso, fino a ritrovarsi al cospetto di una parte della sua squadra di Quidditch. Frank fissava un punto indefinito sopra la spalla di James, deciso a non incrociare lo sguardo glaciale della McGranitt, Mary faticava a resistere all'impulso di mangiarsi le unghie.
«Buon salve, professoressa» scherzò James con un sorriso enorme. Lei arricciò istantaneamente le labbra.
«Fai poco lo spiritoso, Potter» sbottò infatti, nervosa. «Mi auguro tu abbia tutto sotto controllo per quanto riguarda la partita di domani».
Frank tossicchiò con fare casuale, facendo scappare a Mary un risolino. James invece gonfiò il petto, sicuro di sé.
«Non si preoccupi, Grifondoro vincerà!» promise allegramente, cercando di strappare un sorriso alla McGranitt. Fallì miseramente.
«Me lo auguro» sibilò la donna, facendo scomparire il sorriso dal volto di James. «Filate via».
Al suo ordine, tutti e tre schizzarono fuori dall'aula rasentando la corsa, senza neanche parlarsi.
James si azzardò a scrutare alle sue spalle per vedere se la McGranitt li stesse ancora osservando arcigna; quando tornò a guardare davanti a sé, qualcosa gli finì addosso.



(Lily)

Quando mi fui riappropriata delle mie facoltà visive, non immaginavo di certo che lo studente che avevo appena travolto fosse James Potter. Dopo essersi ricomposto velocemente ed aver raddrizzato gli occhiali sul naso perfettamente diritto, mi sorrise imbarazzato. Ricambiai il saluto senza pensarci, sentendo le guance imporporarsi inspiegabilmente. Alle sue spalle, Mary e Frank esclamarono qualcosa che non riuscii ad afferrare, dileguandosi un istante dopo. Alzai distrattamente gli occhi al cielo, ripromettendomi di farla pagare a quei due. Non mi ero ancora accorta del fatto che James stesse continuando a fissarmi intensamente, e quando lo feci divenni dello stesso identico colore scarlatto dei miei capelli.

«Scusami» bofonchiai abbassando di scatto lo sguardo.

Strano, pensai, in passato gli avrei già urlato addosso di tutto solo per il fatto di avermi sfiorato.
«Sei tutta rossa» replicò lui, calmo. Non sembrava esserci alcuna nota canzonatoria nel suo tono di voce. Era una semplice constatazione.
«Oh, be', è perché ho corso» mi giustificai precipitosamente sebbene sapessi perfettamente che non era quello il motivo del mio rossore.

È inutile continuare a mentirti, Lily, mi canzonò un'irritante vocina dentro alla mia testa. Scossi il capo, riprendendo il controllo della mia sanità mentale ma iniziando a dubitare seriamente di essa. Ricordai ad un tratto il volto sollevato di James, al mio ritorno a scuola dopo la malattia di papà. Ricordai i suoi occhi nocciola farsi lucidi, ricordai il suo sorriso gentile e la paura di venirmi incontro, di salutarmi. Ricordai lo sguardo incredulo di Sirius, lo sbalordimento di Marlene, i battiti del mio cuore accelerati. Ricordai tutto, ma accantonai ogni cosa.
James, nel frattempo, ridacchiò semplicemente, per poi tornare improvvisamente serio.
«Come sta tuo padre?» domandò incerto, come se avesse paura di una mia qualche spropositata reazione. Sorrisi dolcemente, pensando a quanto sciocca fossi stata.
Stupida, sciocca, ottusa Lily...
«Voglio essere tua amica, James» dissi decisa eludendo la sua domanda prima ancora di riordinare i pensieri. Ammutolii subito dopo, avvampando nuovamente.
Che mi era saltato in mente, di dirglielo così, senza neanche un preambolo? Cosa pensavo di fare? James non era il mio cagnolino, ma me ne resi conto solo in quel momento.
Come potevo pretendere di annunciare una cosa così importante e sperare che lui accogliesse la mia richiesta senza chiedere spiegazioni? Fino ad allora non avevo voluto saperne, di sotterrare l'ascia di guerra, allora perché avevo cambiato idea così all'improvviso?
«Cercherò di farmelo bastare.»
Spalancai gli occhi, incrociando lo sguardo caldo di James, che mi sorrise e poi s'incamminò verso la Sala Grande senza aggiungere nient'altro.


«Io dico di farle una camomilla» trillò un'allarmata Alice rivolgendosi a Marlene e Mary, che annuirono all'unisono. Emmeline tirò rumorosamente su col naso, asciugandosi le grosse lacrime con un fazzoletto ricamato e scuotendo la testa più e più volte.
«Sto bene! Sto bene!» singhiozzò arrabbiata, affondando di nuovo il viso tra le mani. Le passai affettuosamente un braccio attorno alle spalle, stringendomi al suo fianco ed infondendole tutta la mia comprensione.
«Tesoro, calmati» provai, sentendola piangere ancora più forte. «È meglio così... è lui ad averci perso, credimi». Marlene annuì, prendendo parte anch'essa a quel maldestro abbraccio e iniziando ad accarezzare dolcemente la lunga treccia di Mel, non ancora riemersa dalle mie braccia.
Mary aveva un'aria visibilmente contrariata che Alice notò prima di tutte, ed infatti le corse incontro e pose le sue piccole mani sul suo petto, imponendole di mantenere il controllo.
Perché un efferato omicidio dettato dalla rabbia era l'ultima cosa di cui avevamo bisogno.
«Io gli strappo gli occhi dalle orbite» ringhiò Mary scacciando Alice con un leggero spintone. «Io... io...»
Marlene scrollò le spalle, prendendo un lungo respiro. «Non otterremo un bel niente, Mary. Emme, qui ci serve un piano ben congegnato» propose, combattiva.

Fermai immediatamente le pacche sulla schiena di Emmeline, allarmata. Marlene e un “piano ben congegnato” stavano a significare un'unica cosa: guai.
«Non dire assurdità. L'unica arma di cui potrà servirsi è il disinteresse. Vero, tesoro?» consigliai, cercando di ottenere il consenso di tutte le altre.
«Voglio ucciderlo» farfugliò invece Emmeline. Mary e Marlene mi dedicarono due identiche occhiate eloquenti che mi fecero salire il nervoso, mentre Alice continuò a spostare lo sguardo da me al viso rigato di lacrime di Emmeline, tesa quanto una corda di violino.
Mi sgonfiai come un palloncino, però decisi di non arrendermi. Giocai la mia ultima carta.
«Che mi dici di Remus Lupin, Emmeline?» chiesi in tono casuale, puntando lo sguardo nelle sue iridi castane. Lei s'irrigidì, sottraendosi istantaneamente alle mie braccia e cercando di ricomporsi. Le altre piombarono in un imbarazzato silenzio di attesa.
«Che significa?! Louis, il ragazzo che amo, mi ha tradita con quella Juliet, cosa c'entra Remus in tutto questo?!» strillò Emmeline, la voce più alta di un'ottava. Ciò non fece che confermare le mie teorie. Anzi, le nostre.
«Non hai mai amato Louis, Mel» dissi sorridendole comprensiva, sebbene fossi l'ultima persona indicata per quel genere di discorsi
. «È normale che tu ti senta umiliata, ma non è Louis il ragazzo che vuoi».



(Mary)

«Cos'è quel muso lungo?»
Il suono della voce di Aaron mi riscosse bruscamente dai miei pensieri, ed infilzai la mia colazione con esagerata energia. Lui emise un risolino divertito, in attesa, sistemandosi meglio le protezioni in cuoio sui gomiti. L'improvviso e roboante ruggito emesso dallo stravagante cappello a forma di grifone di Pauline Hitchcock, una biondissima quanto strampalata ragazza di Corvonero del mio corso di Divinazione con la fissa per gli esperimenti magici, mi fece sfuggire la forchetta dalle mani; cadde tintinnando sul tavolo, attirando le occhiate degli studenti attorno a noi.
«Quidditch» bofonchiai indistintamente, troppo concentrata a fissare Sirius scherzare allegramente con Lène qualche metro alla mia destra. Aaron seguì il mio sguardo, corrugando leggermente la fronte non appena ebbe capito quale fosse la causa di quel mio essere così stranamente taciturna. Fece per parlare, ma il provvidenziale arrivo del nostro Capitano, la divisa già perfettamente indossata e uno smagliante sorriso stampato in faccia, mi salvò da ulteriori spiegazioni.
«Buongiorno, Potter!» lo salutò gioiosamente il mio migliore amico sventolando il pugno per aria. James, dopo aver velocemente preso posto accanto a me, divenne improvvisamente molto serio e, prima di prendere finalmente la parola, lanciò una circospetta occhiataccia al tavolo degli insegnanti.
«Questo» sibilò cospiratorio, «non è un buon giorno.»
Inarcai un sopracciglio, continuando a masticare svogliatamente la mia pancetta. Aaron scoppiò a ridere ma, quando vide che James non era proprio in vena di risate, si azzittì all'istante.
Frank, seduto accanto ad Aaron, abbandonò Alice alle sue melense farneticazioni e dedicò le sue attenzioni a James; così fecero pure Geoffrey, Jeremiah e Katherine, i restanti membri della squadra, che passavano di lì per caso.
«Vedete la McGranitt?» fece James con un cenno del capo verso la professoressa che, dall'alto della sua postazione, guardava chiunque capitasse sotto il suo mortale raggio d'azione in modo spaventosamente arcigno. Noi annuimmo. «Bene» riprese il Capitano, battendo i pugni sul tavolo. «A quanto pare, lei e Lumacorno hanno avuto una discussione e, ehm» James tossì un paio di volte per schiarirsi la voce, «un uccellino mi ha riferito che, se vincessimo, per lei sarebbe molto, molto importante. Insomma... vuole farla pagare al vecchio Lumacone servendosi del Quidditch. Capite?»
Jeremiah si grattò il mento, disorientato, Katherine alzò le spalle e Frank ed Aaron scossero energicamente il capo. James sospirò pesantemente.
«Oh, insomma. Vedete di non farvi scappare nemmeno un Bolide, voi due» grugnì, indicando i nostri due Battitori. Poi si rivolse a me, addolcendo appena il tono di voce: «Occhio al Boccino, Mac.» Detto ciò, uscì dalla Sala Grande con un'aria pressoché tetra in volto, così diversa da quella determinata che solitamente aveva prima di una partita. I nostri nuovi acquisti, raggelati dall'avvertimento di James, rimasero dov'erano, impietriti. Frank si sentì in dovere di calmare le acque.
«Vedete?» disse, in tono grave. «Quello è James in versione premestruale. Non capita spesso, ma dovete farci l'abitudine» ridacchiò noncurante, mentre Geoffrey riprese a respirare regolarmente e il volto di Katherine si rilassò in uno stiracchiato sorrisetto. «Forza, abbiamo una partita da vincere!»


◊◊◊

Grosse nubi dall'aspetto minaccioso adornavano il cielo scozzese e, dagli affollati spalti del campo di Quidditch, una certa persona di nostra conoscenza faticava a resistere all'impulso di tornarsene al caldo del castello anziché stare lì pigiata come una sardina tra i compagni di scuola a fissare quattordici idioti svolazzare per il campo in sella alla loro stupida scopa da corsa alla ricerca di una stupida pallina dorata. Marlene ed Alice, che si erano dipinte il volto con i caratteristici colori di Grifondoro, si sporgevano dalle gradinate cantando a gran voce l'inno della loro Casa, seguite a ruota da un Peter particolarmente euforico e un Remus più sorridente del solito.
Lily sbuffò per l'ennesima volta, facendo alzare gli occhi al cielo ad una divertita Emmeline, che per quel giorno aveva deciso di non pensare alle sue pene d'amore.
«S
IGNORE E SIGNORI!» tuonò un entusiasta Sirius Black sul suo megafono magico, causando la sordità a metà dei tifosi. «CHE ABBIA INIZIO IL TRADIZIONALE CAMPIONATO DI QUIDDITCH DELLA SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Minerva McGranitt, appostata accanto al cronista con la sua più consueta espressione torva dipinta in volto, abbaiò qualcosa a Sirius, che mormorò un condiscendente: «Suvvia, professoressa, è la prima partita...»
«NON MI INTERESSA, ABBASSA IMMEDIATAMENTE IL TONO DI VOCE!» abbaiò lei di rimando. La folla ridacchiò fragorosamente, poi Sirius riprese il controllo della situazione, un leggero rossore sulle guance spigolose.
«Ve bene, va bene! Onde evitare ulteriori spargimenti di sangue... che entrino le squadre contendenti!»
L'arbitro Madama Plumville, posizionatasi al centro della distesa d'erba, fece un cenno con il capo verso gli ingressi del campo riservati ai giocatori. Subito una schiera di sette persone in vesti verde-argento si librò leggera nell'aria, accolta dagli ululati dei tifosi di Serpeverde e i fischi da parte del resto della scuola.
«Ecco a voi le nostre viscide serpi! Devo dire che Oscar Utair è notevolmente migliorato nel volo, se non ricordo male gli anni scorsi faticava a mantenere una traiettoria quantomeno decente...» disse Sirius con un risolino, guadagnandosi le approvazioni dai compagni di Casa e innumerevoli occhiate ostili dai Serpeverde. «Abbiamo Rosier, Selwin, Hopkirk, Black Uno, Avery, Black Due e Utair chiude ovviamente la fila» commentò Sirius assottigliando appena gli occhi alla vista della cugina Narcissa e del fratello Regulus, rispettivamente Cacciatrice e Cercatore di Serpeverde. «Vediamo un po' di movimentare subito la faccenda! Ecco a voi gli inimitabili grifoni!»
Festanti urla spacca timpani si levarono dai Grifondoro e dai Tassorosso, poi la squadra di James prese posto di fronte all'avversaria in un batter d'occhio.
«Potter, bentornato!» ghignò Black al fratello. James sorrise sghembo, esibendosi in un magistrale inchino volante che mandò il pubblico in delirio. «Ritornano McKinnon, Paciock e MacDonald e si uniscono ai giochi per la prima volta l'affascinante Katherine Hampton ed i formidabili Jeremiah Lawrence e Geoffrey Robbins! Buona fortuna, ragazzi! Fate vedere a quei vermi chi comanda in questa scuola!»
Alcuni insegnanti scossero la testa, rassegnati, mentre il Preside Silente si lasciò andare ad un divertito sorriso a trentadue denti, bianco quanto la sua lucente barba. Fu a quel punto che accadde un colpo di scena: la McGranitt, spazientita, si appropriò del megafono di Sirius senza che lui potesse opporre resistenza, scioccato com'era dalla piega degli eventi.
«Date inizio a questa dannata partita!» sbraitò. Madama Plumville annuì compostamente, dando inizio all'incontro con un prolungato fischio.
I Bolidi, finalmente liberati dalle loro cinghie costrittive, scattarono in su sibilando in modo preoccupante, la Pluffa venne lanciata in aria dall'arbitro ed il Boccino D'Oro sparì in un battito d'ali. Jeremiah sfrecciò verso gli anelli, i nervi tesi e la presa salda sul suo manico di scopa nuovo di zecca, mentre James partì alle calcagna di Narcissa Black, che aveva già intercettato la Pluffa.
«Ci siamo! Black Uno scarta Potter e Hampton... brava, cuginetta, per questa volta te lo concedo.» Sirius attaccò la sua cronaca con la sua abituale ironia, mentre i vari giocatori volavano qui e là cercando di disarcionarsi a vicenda. Narcissa segnò, lanciando la Pluffa proprio sotto il gomito di Jeremiah; James imprecò, scagliandosi nuovamente sulla palla e guardando di sottecchi in direzione di Regulus, che pareva aver intravisto il Boccino.
«Mary, tieni d'occhio Black!» le ordinò passandole accanto. Mary sterzò, planando verso il basso e aguzzando ulteriormente lo sguardo.
Aaron e Frank, nel frattempo, colpirono un Bolide ciascuno con forza disumana, mandandoli a cozzare contro Selwin e Regulus stesso.
«Sembra che il Cercatore di Serpeverde abbia qualche problemino tecnico... che ti succede, Reg? Mi sembra prematuro perdere colpi alla tua età!»
I Grifondoro risero divertiti, ma Regulus decise che suo fratello non l'avrebbe passata liscia. James si concesse un ghigno, poi si riconcentrò precipitosamente sulla partita, schivando per un soffio il Bolide che Rosier aveva colpito con il chiaro intento di mandarlo a schiantarsi al suolo.


Lily Evans, dagli spalti sovraffollati, assisteva all'evento con più ansia in corpo di quanto sarebbe stata disposta ad ammettere; ad ogni azzardata manovra di James tratteneva rumorosamente il fiato, guadagnandosi occhiatine divertite dai suoi amici.
«Si farà male!» strillò quando Potter deviò l'ennesimo Bolide finendo a testa in giù con la scopa e venendo acclamato dalla folla di tifosi, entusiasti di così tanta azione. I Serpeverde segnarono ancora, ed un coro di fischi si levò dalla parte rossa-oro dello stadio.
«Oh accidenti!» imprecò una furiosa Alice pestando i pugni e rimettendosi bruscamente a sedere.
Marlene, senza perder d'occhio il fratello, che era appena stato colpito da una spallata poco sportiva da parte di Utair,
sogghignò, sfiorando la spalla di Lily con le dita inguantate.
«Tranquilla, Lily, riavrai il tuo Potter tutto intero.» Remus scoppiò a ridere a crepapelle, mentre un'indignata Lily, sorda alle insinuazioni della bionda, puntò gli occhi su un punto del campo che non fosse dove si trovava James, ora intento a volare con aria minacciosa verso gli anelli avversari per cercare di strappare dieci punti.
Un colpo tanto ben calibrato quanto feroce di Rosier, questa volta, lo disarcionò.

«Per le sottane di Morgana!» La voce stridula di Sirius, sempre più isterico, proruppe a sorpresa dopo infiniti istanti di silenzio. A quella colorita esclamazione, contro ogni pronostico, la McGranitt non si scompose minimamente, anzi balzò repentinamente in piedi, tesa. Il Capitano di Grifondoro si schiantò al suolo da almeno dieci metri d'altezza, scomparendo in uno sbuffo di polvere. Subito Madama Plumville accorse per assistere il ferito, e dagli spalti si levarono urla di spavento e grida contro il gioco sporco di Rosier, che aveva colpito James quando era girato di spalle.
«Potter a terra! James Potter a terra!» continuava ad ululare Sirus, in preda al panico.
«La partita continua, Black. Potter starà bene» sibilò nervosamente la McGranitt mentre con la coda dell'occhio seguiva la barella trasportata magicamente da Madama Chips lasciare in tutta fretta il campo. Sirius deglutì, riprendendo a fatica un contegno.
Anche Peter e Remus apparivano sconvolti dall'avvenimento, non tanto perché ci fosse un ferito quanto perché quel ferito fosse
James, di solito infallibile.
Nel frattempo, la squadra di Grifondoro si trovò leggermente allo sbando; presa dal panico, Katherine aveva segnato un autogol che Jeremiah neanche aveva provato a parare.
«Situazione attuale: centoventi a settanta per Serpeverde» annunciò Sirius amareggiato.
I tifosi Grifondoro, Tassorosso e Corvonero sembravano quasi aver perso le energie, sorpresi com'erano dall'inaspettata debolezza dei grifoni. Le serpi avevano dato il via ai loro soliti cori derisori, concentrandosi proprio sulla povera Katherine e su Jeremiah, rossi quanto pomodori a causa dell'imbarazzo.
Aaron chiese il time-out, che venne immediatamente concesso per la durata di trenta secondi esatti. I sette Grifondoro si raggrupparono in men che non si dica, mettendosi in cerchio attorno ad Aaron, ancora non sprovvisto del suo proverbiale ottimismo.
«Non tutto è perduto» attaccò, guadagnandosi a forza le attenzioni degli sconsolati compagni. Solo Mary aveva un'aria agguerrita, degna di una vera combattente. I due amici si scambiarono uno sguardo d'intesa. «Hampton, Lawrence, nervi saldi.» I due ragazzi annuirono, rincuorati dalla comprensione di Aaron. «Frank, vecchio mio, continua così. Geoffrey, sei un fenomeno. Mary» lei lo fissò dritto negli occhi, «ci sei quasi.»
Madama Plumville annunciò la fine del time-out e i Grifondoro partirono a razzo alla volta dei Serpeverde. Passarono appena quattro minuti, prima che i loro tifosi ricominciassero a gioire.
«Grifondoro segna! Siamo centoventi a ottanta...»
Sirius trattenne maldestramente il fiato, perché aveva visto Regulus lanciarsi all'inseguimento di un appena visibile scintillio dorato proprio sotto a dove si trovava Narcissa. Gli occhi di tutti i presenti si fissarono sul Cercatore, alcuni strillando di spavento. Mary se ne accorse quasi subito, sterzando violentemente e lanciandosi su Regulus.
«È
mio, stupida Mezzosangue» ringhiò Black una volta che furono fianco a fianco. Mary sorrise falsamente, per nulla toccata dall'offesa.
«Credo che qui lo stupido sia solo
tu» disse dolcemente. Direzionò la scopa verso l'alto, prendendo alla sprovvista Regulus.
Allungò appena il braccio sinistro e, finalmente, le sue dita si strinsero attorno alla piccola e fredda pallina dorata.






NdA: Sì, sono viva, non preoccupatevi. Viva e vegeta. Ripensandoci bene, non proprio del tutto vegeta.
Bene, ehm.. che ne pensate? È un capitolo piuttosto Marycentrico (?), esclusa la prima parte. È piuttosto leggero, a parte l'avventata decisione di Lily e James che viene disarcionato non accade nulla di che ^^ Troppo blando? Noioso? Uno schifo? Ditemi voi, e vedrò di movimentare le cose all'istante! ;)
Ormai è inutile che mi scusi ancora, la ragione è sempre quella e non posso neanche farci nulla. Mi tocca studiare, inevitabilmente, ogni santo giorno. Cosa non si fa per andare in Inghilterra.....
Un bacione amori miei, Lilies

  
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