100
recensioni?!? sul serio?!
Vi
ringrazio tutte, dalla prima all'ultima. Giuro che sono infinitamente
contenta del successo di questa mia schifezzuola, non l'avrei mai
immaginato... siete degli angeli, va bene?
Recap:
Ci siamo lasciati con le viscide serpi che, al buio della loro sala
comune, stanno architettando qualcosa di oscuro. Lily si trova a
Londra a causa della malattia del padre; James cerca in tutti i modi
di mettersi in contatto con lei, fallendo ogni volta, e Sirius e
Marlene sviluppano uno strano rapporto di amicizia, sebbene lui
stesso ammetta che le cose tra loro non sono del tutto
“normali”.
James tenta di scrivere una lettera a Lily in cui le rivela
finalmente i suoi sentimenti, non riuscendoci; trova conforto in un
eccezionalmente sensibile Sirius. Louis chiede una pausa di
riflessione ad Emmeline che, distrutta, crolla tra le braccia di
Remus. Lily torna finalmente a Hogwarts, riaccendendo le speranze in
James grazie al suo comportamento stranamente gentile...
XXI
Quando accade l'impensabile
C'erano
momenti, a Hogwarts, durante i quali persino la composta Minerva
McGranitt cedeva all'ansia e alla preoccupazione. Ed il fatto che
essi coincidessero ogni volta con i giorni precedenti una partita di
Quidditch, be',
fungeva sicuramente da aiuto per i suoi studenti, i quali si
premuravano di non far saltare eccessivamente i nervi all'algida e
nevrastenica professoressa onde evitare drammatiche conseguenze.
Per
quanto la divertente prospettiva di una McGranitt imbufalita quanto
un Ippogrifo avesse spesso punzecchiato la fantasia di quattro
individui a noi familiari, anche loro dovettero, dopo lunghi
tentennamenti, assodare che sì,
era meglio non agitare le acque. Il che non era affatto nel loro
stile, non è vero?
Sirius
Black stava appunto tetramente rimuginando a proposito del drastico
maturamento da parte del suo migliore amico, tradizionale
capo-combriccola e colui che mai prima d'ora si era
sottratto
a giocare qualche divertente scherzo ai danni di chicchessia e che
aveva invece drammaticamente rifiutato di rendersi partecipe di
qualsiasi marachella. Il che aveva fatto riflettere Sirius a lungo.
Che i tempi di giochi e scherzetti fossero finiti? Probabilmente
sì
– James se n'era accorto da un pezzo – ma a lui
risultava
dannatamente difficile accettare la realtà dei fatti.
La
concitata spiegazione dell'insegnante suonava più come un
fastidioso
ed incomprensibile ronzio alle orecchie del bel Black, scompostamente
adagiato dietro il suo banco in penultima fila; Remus Lupin, al
contrario molto interessato alla lezione, continuava a lanciare
occhiate ammonitrici al moro compagno di venture, ottenendo scarsi e
deludenti risultati. James, da parte sua, pareva assolutamente
disinteressato alle losche intenzioni di Black, impegnato com'era a
fissare senza essere visto una certa rossa di nostra conoscenza,
seduta due file più avanti accanto a Marlene. Il ragazzo
sorrise tra
sé inconsapevolmente, prima di venir colpito da una pallina
accartocciata. Indispettito, il ragazzo spiegò lo sgualcito
foglietto, lisciandolo più che poteva contro il piano di
legno e
accingendosi a leggere le poche parole scritte in inchiostro
violaceo.
Finita
la lettura, lanciò un'occhiata di fuoco alla mittente del
breve
messaggio la quale, dalla sua sfortunata posizione in prima fila,
ridacchiò sommessamente nascondendo il viso tra i riccioli
castani
dopo avergli fatto segno di asciugarsi la bava alla bocca.
«Ci
sono domande?» chiese seccamente la McGranitt dopo aver
velocemente
riposto la propria bacchetta e chiuso il grosso manuale di
Trasfigurazione con un tonfo. I suoi piccoli occhi scrutarono in giro
per l'aula, soffermandosi quasi subito in un punto al centro della
stanza.
La
mano di Lily Evans era scattata all'insù una frazione di
secondo
dopo la domanda dell'insegnante, pretendendo attenzioni. James,
là
dietro, sorrise di nuovo.
«Sì,
signorina Evans?» fece stancamente la McGranitt, sospirando.
Lily
esitò un attimo, senza spiccicare parola. «Oh.
Io... mi sono dimenticata quello che volevo chiederle»
confessò,
indicibilmente imbarazzata. Qualcuno, nella stanza, soffocò
una
risata. «Mi scusi.»
Minerva
McGranitt scosse la testa, divertita ed insieme stupita dalla piccola
gaffe della Caposcuola.
«A
questo punto, direi che potete andare. Voi
no» si affrettò ad esclamare la strega additando a
tre dei suoi
studenti, che si bloccarono immediatamente sul posto.
La
donna avanzò verso di loro con fare minaccioso, fino a
ritrovarsi al
cospetto di una parte della sua squadra di Quidditch. Frank fissava
un punto indefinito sopra la spalla di James, deciso a non incrociare
lo sguardo glaciale della McGranitt, Mary faticava a resistere
all'impulso di mangiarsi le unghie.
«Buon
salve, professoressa» scherzò James con
un sorriso enorme. Lei
arricciò istantaneamente le labbra.
«Fai
poco lo spiritoso, Potter» sbottò infatti,
nervosa. «Mi auguro tu
abbia tutto sotto controllo per quanto riguarda la partita di
domani».
Frank
tossicchiò con fare casuale, facendo scappare a Mary un
risolino.
James invece gonfiò il petto, sicuro di sé.
«Non
si preoccupi, Grifondoro vincerà!» promise
allegramente, cercando
di strappare un sorriso alla McGranitt. Fallì miseramente.
«Me
lo auguro»
sibilò la donna, facendo scomparire il sorriso dal volto di
James.
«Filate via».
Al
suo ordine, tutti e tre schizzarono fuori dall'aula rasentando la
corsa, senza neanche parlarsi.
James
si azzardò a scrutare alle sue spalle per vedere se la
McGranitt li
stesse ancora osservando arcigna; quando tornò a guardare
davanti a
sé, qualcosa gli finì addosso.
(Lily)
Quando mi fui riappropriata delle mie facoltà visive, non immaginavo di certo che lo studente che avevo appena travolto fosse James Potter. Dopo essersi ricomposto velocemente ed aver raddrizzato gli occhiali sul naso perfettamente diritto, mi sorrise imbarazzato. Ricambiai il saluto senza pensarci, sentendo le guance imporporarsi inspiegabilmente. Alle sue spalle, Mary e Frank esclamarono qualcosa che non riuscii ad afferrare, dileguandosi un istante dopo. Alzai distrattamente gli occhi al cielo, ripromettendomi di farla pagare a quei due. Non mi ero ancora accorta del fatto che James stesse continuando a fissarmi intensamente, e quando lo feci divenni dello stesso identico colore scarlatto dei miei capelli.
«Scusami» bofonchiai abbassando di scatto lo sguardo.
Strano,
pensai, in
passato gli avrei già urlato addosso di tutto solo per il
fatto di
avermi sfiorato.
«Sei
tutta rossa» replicò lui, calmo. Non sembrava
esserci alcuna nota
canzonatoria nel suo tono di voce. Era una semplice constatazione.
«Oh,
be', è perché ho corso» mi giustificai
precipitosamente sebbene
sapessi perfettamente che non era quello il motivo del mio rossore.
È
inutile continuare a mentirti, Lily, mi
canzonò un'irritante vocina dentro alla mia testa. Scossi il
capo,
riprendendo il controllo della mia sanità mentale ma
iniziando a
dubitare seriamente di essa. Ricordai ad un tratto il volto sollevato
di James, al mio ritorno a scuola dopo la malattia di papà.
Ricordai
i suoi occhi nocciola farsi lucidi, ricordai il suo sorriso gentile e
la paura di venirmi incontro, di salutarmi. Ricordai lo sguardo
incredulo di Sirius, lo sbalordimento di Marlene, i battiti del mio
cuore accelerati. Ricordai tutto, ma accantonai ogni cosa.
James,
nel frattempo, ridacchiò semplicemente, per poi tornare
improvvisamente serio.
«Come
sta tuo padre?» domandò incerto, come se avesse
paura di una mia
qualche spropositata reazione. Sorrisi dolcemente, pensando a quanto
sciocca fossi stata.
Stupida,
sciocca, ottusa Lily...
«Voglio
essere tua amica, James» dissi decisa eludendo la sua domanda
prima
ancora di riordinare i pensieri. Ammutolii subito dopo, avvampando
nuovamente.
Che
mi era saltato in mente, di dirglielo così, senza neanche un
preambolo? Cosa pensavo di fare? James non era il mio cagnolino, ma
me ne resi conto solo in quel momento.
Come
potevo pretendere di annunciare una cosa così importante e
sperare
che lui accogliesse la mia richiesta senza chiedere spiegazioni? Fino
ad allora non avevo voluto saperne, di sotterrare l'ascia di guerra,
allora perché
avevo cambiato idea così all'improvviso?
«Cercherò
di farmelo bastare.»
Spalancai
gli occhi, incrociando lo sguardo caldo di James, che mi sorrise e
poi s'incamminò verso la Sala Grande senza aggiungere
nient'altro.
«Io
dico di farle una camomilla» trillò un'allarmata
Alice rivolgendosi
a Marlene e Mary, che annuirono all'unisono. Emmeline tirò
rumorosamente su col naso, asciugandosi le grosse lacrime con un
fazzoletto ricamato e scuotendo la testa più e
più volte.
«Sto
bene! Sto bene!» singhiozzò arrabbiata, affondando
di nuovo il viso
tra le mani. Le passai affettuosamente un braccio attorno alle
spalle, stringendomi al suo fianco ed infondendole tutta la mia
comprensione.
«Tesoro,
calmati» provai, sentendola piangere ancora più
forte. «È meglio
così... è lui ad averci perso,
credimi». Marlene annuì, prendendo
parte anch'essa a quel maldestro abbraccio e iniziando ad accarezzare
dolcemente la lunga treccia di Mel, non ancora riemersa dalle mie
braccia.
Mary
aveva un'aria visibilmente contrariata che Alice notò prima
di
tutte, ed infatti le corse incontro e pose le sue piccole mani sul
suo petto, imponendole di mantenere il controllo.
Perché
un efferato omicidio dettato dalla rabbia era l'ultima cosa di cui
avevamo bisogno.
«Io
gli strappo gli occhi dalle orbite» ringhiò Mary
scacciando Alice
con un leggero spintone. «Io... io...»
Marlene
scrollò le spalle, prendendo un lungo respiro.
«Non otterremo un
bel niente, Mary. Emme, qui ci serve un piano ben congegnato»
propose, combattiva.
Fermai
immediatamente le pacche sulla schiena di Emmeline, allarmata.
Marlene e un “piano ben congegnato” stavano a
significare
un'unica cosa: guai.
«Non
dire assurdità. L'unica arma di cui potrà
servirsi è il
disinteresse. Vero, tesoro?» consigliai, cercando di ottenere
il
consenso di tutte le altre.
«Voglio
ucciderlo» farfugliò invece Emmeline. Mary e
Marlene mi dedicarono
due identiche occhiate eloquenti che mi fecero salire il nervoso,
mentre Alice continuò a spostare lo sguardo da me al viso
rigato di
lacrime di Emmeline, tesa quanto una corda di violino.
Mi
sgonfiai come un palloncino, però decisi di non arrendermi.
Giocai
la mia ultima carta.
«Che
mi dici di Remus Lupin, Emmeline?» chiesi in tono casuale,
puntando
lo sguardo nelle sue iridi castane. Lei s'irrigidì,
sottraendosi
istantaneamente alle mie braccia e cercando di ricomporsi. Le altre
piombarono in un imbarazzato silenzio di attesa.
«Che
significa?! Louis, il ragazzo che amo,
mi ha tradita
con quella Juliet, cosa c'entra Remus in tutto questo?!»
strillò
Emmeline, la voce più alta di un'ottava. Ciò non
fece che
confermare le mie teorie. Anzi, le nostre.
«Non
hai mai amato Louis, Mel» dissi sorridendole comprensiva,
sebbene
fossi l'ultima persona indicata per quel genere di discorsi.
«È
normale che tu ti senta umiliata, ma non è Louis il ragazzo
che
vuoi».
(Mary)
«Cos'è
quel muso lungo?»
Il
suono della voce di Aaron mi riscosse bruscamente dai miei pensieri,
ed infilzai la mia colazione con esagerata energia. Lui emise un
risolino divertito, in attesa, sistemandosi meglio le protezioni in
cuoio sui gomiti. L'improvviso e roboante ruggito emesso dallo
stravagante cappello a forma di grifone di Pauline Hitchcock, una
biondissima quanto strampalata ragazza di Corvonero del mio corso di
Divinazione con la fissa per gli esperimenti magici, mi fece sfuggire
la forchetta dalle mani; cadde tintinnando sul tavolo, attirando le
occhiate degli studenti attorno a noi.
«Quidditch»
bofonchiai indistintamente, troppo concentrata a fissare Sirius
scherzare allegramente con Lène qualche metro alla mia
destra. Aaron
seguì il mio sguardo, corrugando leggermente la fronte non
appena
ebbe capito quale fosse la causa di quel mio essere così
stranamente
taciturna. Fece per parlare, ma il provvidenziale arrivo del nostro
Capitano, la divisa già perfettamente indossata e uno
smagliante
sorriso stampato in faccia, mi salvò da ulteriori
spiegazioni.
«Buongiorno,
Potter!» lo salutò gioiosamente il mio migliore
amico sventolando
il pugno per aria. James, dopo aver velocemente preso posto accanto a
me, divenne improvvisamente molto serio e, prima di prendere
finalmente la parola, lanciò una circospetta occhiataccia al
tavolo
degli insegnanti.
«Questo»
sibilò cospiratorio, «non è
un buon giorno.»
Inarcai
un sopracciglio, continuando a masticare svogliatamente la mia
pancetta. Aaron scoppiò a ridere ma, quando vide che James
non era
proprio in vena di risate, si azzittì all'istante.
Frank,
seduto accanto ad Aaron, abbandonò Alice alle sue melense
farneticazioni e dedicò le sue attenzioni a James;
così fecero pure
Geoffrey, Jeremiah e Katherine, i restanti membri della squadra, che
passavano di lì per caso.
«Vedete
la McGranitt?» fece James con un cenno del capo verso la
professoressa che, dall'alto della sua postazione, guardava chiunque
capitasse sotto il suo mortale raggio d'azione in modo
spaventosamente arcigno. Noi annuimmo. «Bene»
riprese il Capitano,
battendo i pugni sul tavolo. «A quanto pare, lei e Lumacorno
hanno
avuto una discussione e, ehm» James
tossì un paio di volte
per schiarirsi la voce, «un uccellino mi ha riferito che, se
vincessimo, per lei sarebbe molto, molto importante. Insomma... vuole
farla pagare al vecchio Lumacone servendosi del Quidditch.
Capite?»
Jeremiah
si grattò il mento, disorientato, Katherine alzò
le spalle e Frank
ed Aaron scossero energicamente il capo. James sospirò
pesantemente.
«Oh,
insomma. Vedete di non farvi scappare nemmeno un Bolide, voi
due»
grugnì, indicando i nostri due Battitori. Poi si rivolse a
me,
addolcendo appena il tono di voce: «Occhio al Boccino,
Mac.» Detto
ciò, uscì dalla Sala Grande con un'aria
pressoché tetra in volto,
così diversa da quella determinata che solitamente aveva
prima di
una partita. I nostri nuovi acquisti, raggelati dall'avvertimento di
James, rimasero dov'erano, impietriti. Frank si sentì in
dovere di
calmare le acque.
«Vedete?»
disse, in tono grave. «Quello è James in versione premestruale.
Non capita spesso, ma dovete farci l'abitudine»
ridacchiò
noncurante, mentre Geoffrey riprese a respirare regolarmente e il
volto di Katherine si rilassò in uno stiracchiato
sorrisetto.
«Forza, abbiamo una partita da vincere!»
◊◊◊
Grosse
nubi dall'aspetto minaccioso adornavano il cielo scozzese e, dagli
affollati spalti del campo di Quidditch, una certa persona di nostra
conoscenza faticava a resistere all'impulso di tornarsene al caldo
del castello anziché stare lì pigiata come una
sardina tra i
compagni di scuola a fissare quattordici idioti svolazzare per il
campo in sella alla loro stupida
scopa da corsa alla ricerca di una stupida
pallina dorata. Marlene ed Alice, che si erano dipinte il volto con i
caratteristici colori di Grifondoro, si sporgevano dalle gradinate
cantando a gran voce l'inno della loro Casa, seguite a ruota da un
Peter particolarmente euforico e un Remus più sorridente del
solito.
Lily
sbuffò per l'ennesima volta, facendo alzare gli occhi al
cielo ad
una divertita Emmeline, che per quel giorno aveva deciso di non
pensare alle sue pene d'amore.
«SIGNORE
E SIGNORI!»
tuonò un
entusiasta Sirius Black sul suo megafono magico, causando la
sordità
a metà dei tifosi. «CHE
ABBIA INIZIO IL TRADIZIONALE
CAMPIONATO
DI
QUIDDITCH
DELLA
SCUOLA DI
MAGIA
E STREGONERIA
DI HOGWARTS!»
Minerva
McGranitt, appostata accanto al cronista con la sua più
consueta
espressione torva dipinta in volto, abbaiò qualcosa a
Sirius, che
mormorò un condiscendente: «Suvvia, professoressa,
è la prima
partita...»
«NON
MI INTERESSA, ABBASSA IMMEDIATAMENTE
IL TONO DI VOCE!»
abbaiò
lei di rimando. La folla ridacchiò fragorosamente, poi
Sirius
riprese il controllo della situazione, un leggero rossore sulle
guance spigolose.
«Ve
bene, va bene! Onde evitare ulteriori spargimenti di sangue... che
entrino le squadre contendenti!»
L'arbitro
Madama Plumville, posizionatasi al centro della distesa d'erba, fece
un cenno con il capo verso gli ingressi del campo riservati ai
giocatori. Subito una schiera di sette persone in vesti verde-argento
si librò leggera nell'aria, accolta dagli ululati dei tifosi
di
Serpeverde e i fischi da parte del resto della scuola.
«Ecco
a voi le nostre viscide serpi! Devo dire che Oscar Utair è
notevolmente migliorato nel volo, se non ricordo male gli anni scorsi
faticava a mantenere una traiettoria quantomeno decente...»
disse
Sirius con un risolino, guadagnandosi le approvazioni dai compagni di
Casa e innumerevoli occhiate ostili dai Serpeverde. «Abbiamo
Rosier,
Selwin, Hopkirk, Black Uno, Avery, Black Due e Utair chiude
ovviamente la fila» commentò
Sirius assottigliando appena
gli occhi alla vista della cugina Narcissa e del fratello Regulus,
rispettivamente Cacciatrice e Cercatore di Serpeverde.
«Vediamo un
po' di movimentare subito la faccenda! Ecco a voi gli inimitabili
grifoni!»
Festanti
urla spacca timpani si levarono dai Grifondoro e dai Tassorosso, poi
la squadra di James prese posto di fronte all'avversaria in un batter
d'occhio.
«Potter,
bentornato!» ghignò Black al fratello. James
sorrise sghembo,
esibendosi in un magistrale inchino volante che mandò il
pubblico in
delirio. «Ritornano McKinnon, Paciock e MacDonald e si
uniscono ai
giochi per la prima volta l'affascinante Katherine Hampton ed i
formidabili Jeremiah Lawrence e Geoffrey Robbins! Buona fortuna,
ragazzi! Fate vedere a quei vermi chi comanda in questa
scuola!»
Alcuni
insegnanti scossero la testa, rassegnati, mentre il Preside Silente
si lasciò andare ad un divertito sorriso a trentadue denti,
bianco
quanto la sua lucente barba. Fu a quel punto che accadde un colpo di
scena: la McGranitt, spazientita, si appropriò del megafono
di
Sirius senza che lui potesse opporre resistenza, scioccato com'era
dalla piega degli eventi.
«Date
inizio a questa dannata partita!» sbraitò. Madama
Plumville annuì
compostamente, dando inizio all'incontro con un prolungato fischio.
I
Bolidi, finalmente liberati dalle loro cinghie costrittive,
scattarono in su sibilando in modo preoccupante, la Pluffa venne
lanciata in aria dall'arbitro ed il Boccino D'Oro sparì in
un
battito d'ali. Jeremiah sfrecciò verso gli anelli, i nervi
tesi e la
presa salda sul suo manico di scopa nuovo di zecca, mentre James
partì alle calcagna di Narcissa Black, che aveva
già intercettato
la Pluffa.
«Ci
siamo! Black Uno scarta Potter e Hampton... brava, cuginetta, per
questa volta te lo concedo.» Sirius attaccò la sua
cronaca con la
sua abituale ironia, mentre i vari giocatori volavano qui e
là
cercando di disarcionarsi a vicenda. Narcissa segnò,
lanciando la
Pluffa proprio sotto il gomito di Jeremiah; James imprecò,
scagliandosi nuovamente sulla palla e guardando di sottecchi in
direzione di Regulus, che pareva aver intravisto il Boccino.
«Mary,
tieni d'occhio Black!» le ordinò passandole
accanto. Mary sterzò,
planando verso il basso e aguzzando ulteriormente lo sguardo.
Aaron
e Frank, nel frattempo, colpirono un Bolide ciascuno con forza
disumana, mandandoli a cozzare contro Selwin e Regulus stesso.
«Sembra
che il Cercatore di Serpeverde abbia qualche problemino tecnico...
che ti succede, Reg? Mi sembra prematuro perdere colpi alla tua
età!»
I
Grifondoro risero divertiti, ma Regulus decise che suo fratello non
l'avrebbe passata liscia. James si concesse un ghigno, poi si
riconcentrò precipitosamente sulla partita, schivando per un
soffio
il Bolide che Rosier aveva colpito con il chiaro intento di mandarlo
a schiantarsi al suolo.
Lily
Evans, dagli spalti sovraffollati, assisteva all'evento con
più
ansia in corpo di quanto sarebbe stata disposta ad ammettere; ad ogni
azzardata manovra di James tratteneva rumorosamente il fiato,
guadagnandosi occhiatine divertite dai suoi amici.
«Si
farà male!» strillò quando Potter
deviò l'ennesimo Bolide finendo
a testa in giù con la scopa e venendo acclamato dalla folla
di
tifosi, entusiasti di così tanta azione. I Serpeverde
segnarono
ancora, ed un coro di fischi si levò dalla parte rossa-oro
dello
stadio.
«Oh
accidenti!» imprecò una furiosa Alice pestando i
pugni e
rimettendosi bruscamente a sedere.
Marlene,
senza perder d'occhio il fratello, che era appena stato colpito da
una spallata poco sportiva da parte di Utair,
sogghignò,
sfiorando la spalla di Lily con le dita inguantate.
«Tranquilla,
Lily, riavrai il tuo Potter tutto intero.» Remus
scoppiò a ridere a
crepapelle, mentre un'indignata Lily, sorda alle insinuazioni della
bionda, puntò gli occhi su un punto del campo che non fosse
dove si
trovava James, ora intento a volare con aria minacciosa verso gli
anelli avversari per cercare di strappare dieci punti.
Un
colpo tanto ben calibrato quanto feroce di Rosier, questa volta, lo
disarcionò.
«Per
le sottane di Morgana!» La
voce stridula di Sirius, sempre più isterico, proruppe a
sorpresa
dopo infiniti istanti di silenzio. A quella colorita esclamazione,
contro ogni pronostico, la McGranitt non si scompose minimamente,
anzi balzò repentinamente in piedi, tesa. Il Capitano di
Grifondoro
si schiantò al suolo da almeno dieci metri d'altezza,
scomparendo in
uno sbuffo di polvere. Subito Madama Plumville accorse per assistere
il ferito, e dagli spalti si levarono urla di spavento e grida contro
il gioco sporco di Rosier, che aveva colpito James quando era girato
di spalle.
«Potter
a terra! James Potter a terra!» continuava ad ululare Sirus,
in
preda al panico.
«La
partita continua, Black. Potter starà bene»
sibilò nervosamente la
McGranitt mentre con la coda dell'occhio seguiva la barella
trasportata magicamente da Madama Chips lasciare in tutta fretta il
campo. Sirius deglutì, riprendendo a fatica un contegno.
Anche
Peter e Remus apparivano sconvolti dall'avvenimento, non tanto
perché
ci fosse un ferito quanto perché quel ferito fosse James,
di solito infallibile.
Nel
frattempo, la squadra di Grifondoro si trovò leggermente
allo
sbando; presa dal panico, Katherine aveva segnato un autogol che
Jeremiah neanche aveva provato a parare.
«Situazione
attuale: centoventi a settanta per Serpeverde»
annunciò Sirius
amareggiato.
I
tifosi Grifondoro, Tassorosso e Corvonero sembravano quasi aver perso
le energie, sorpresi com'erano dall'inaspettata debolezza dei
grifoni. Le serpi avevano dato il via ai loro soliti cori derisori,
concentrandosi proprio sulla povera Katherine e su Jeremiah, rossi
quanto pomodori a causa dell'imbarazzo.
Aaron
chiese il time-out, che venne immediatamente concesso per la durata
di trenta secondi esatti. I sette Grifondoro si raggrupparono in men
che non si dica, mettendosi in cerchio attorno ad Aaron, ancora non
sprovvisto del suo proverbiale ottimismo.
«Non
tutto è perduto» attaccò, guadagnandosi
a forza le attenzioni
degli sconsolati compagni. Solo Mary aveva un'aria agguerrita, degna
di una vera combattente. I due amici si scambiarono uno sguardo
d'intesa. «Hampton, Lawrence, nervi saldi.» I due
ragazzi
annuirono, rincuorati dalla comprensione di Aaron. «Frank,
vecchio
mio, continua così. Geoffrey, sei un fenomeno.
Mary» lei lo fissò
dritto negli occhi, «ci sei quasi.»
Madama
Plumville annunciò la fine del time-out e i Grifondoro
partirono a
razzo alla volta dei Serpeverde. Passarono appena quattro minuti,
prima che i loro tifosi ricominciassero a gioire.
«Grifondoro
segna! Siamo centoventi a ottanta...»
Sirius
trattenne maldestramente il fiato, perché aveva visto
Regulus
lanciarsi all'inseguimento di un appena visibile scintillio dorato
proprio sotto a dove si trovava Narcissa. Gli occhi di tutti i
presenti si fissarono sul Cercatore, alcuni strillando di spavento.
Mary se ne accorse quasi subito, sterzando violentemente e
lanciandosi su Regulus.
«È
mio,
stupida Mezzosangue» ringhiò Black una volta che
furono fianco a
fianco. Mary sorrise falsamente, per nulla toccata dall'offesa.
«Credo
che qui lo stupido sia solo tu»
disse dolcemente. Direzionò la scopa verso l'alto, prendendo
alla
sprovvista Regulus.
Allungò
appena il braccio sinistro e, finalmente, le sue dita si strinsero
attorno alla piccola e fredda pallina dorata.
NdA:
Sì, sono viva, non preoccupatevi. Viva e vegeta.
Ripensandoci
bene, non proprio del tutto vegeta.
Bene,
ehm.. che ne pensate? È un capitolo piuttosto Marycentrico
(?),
esclusa la prima parte. È piuttosto leggero, a parte
l'avventata
decisione di Lily e James che viene disarcionato non accade nulla di
che ^^ Troppo blando? Noioso? Uno schifo? Ditemi voi, e
vedrò di
movimentare le cose all'istante! ;)
Ormai
è inutile che mi scusi ancora, la ragione è
sempre quella e non
posso neanche farci nulla. Mi tocca studiare, inevitabilmente, ogni
santo giorno. Cosa non si fa per andare in Inghilterra.....
Un
bacione amori miei, Lilies