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Autore: S t r a n g e G i r l    21/11/2013    4 recensioni
Missing Moment 3x08
Wendy è stata liberata dalla sua cella di rami intrecciati.
Davanti a lei, Baelfire Uncino e gli altri discutono di come salvare Henry.
Lei conosce esattamente i piani di Peter, ma non può parlare per tenere al sicuro i suoi fratelli. O, perlomeno, in vita.
E se, proprio quando nessuno guardava, il Signore Oscuro le avesse dato una fiala per scioglierle la lingua?
La magia ha sempre un prezzo, Wendy lo sa bene. Qual'è quello che lei è disposta a pagare?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Wendy, Darling
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un passo avanti, dieci indietro.'
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A Better Reality

Think that you should climb into my window.
You can come join me in my dreams.
Stay with me tonight until the sunrise.
Hope that we never wake up again
.





Wendy stringeva fra le dita rosse dal freddo la fiala che le aveva dato il padre di Baelfire di nascosto.
La faceva scivolare da un palmo all'altro, come se dovesse scaldarla, e ne contemplava il contenuto scintillante con indecisione. Si torturava le labbra screpolate con i denti, batteva frequentemente le palpebre e respirava piano, quasi temendo di essere udita.
Bae parlava con gli altri bizzarri compagni di quella squadra di salvataggio male assortita e non le badava.
Era adulto; un uomo.
Wendy fissò le proprie braccia sottili, le mani piccole e le caviglie fragili, da ragazzina, e le scappo un singhiozzo di bocca.
Da quanto tempo Peter la teneva prigioniera?
Quant’era, esattamente, che non vedeva i suoi fratelli?
Michael e John avevano ancora l'aspetto che lei ricordava o erano cresciuti, proprio come quello che ora si faceva chiamare Neal? Li avrebbe riconosciuti, se li avesse incontrati?
Tremò appena e non per il freddo. Le sembrava di essere uno sbaglio, uno scarabocchio su un foglio da buttare.
Avrebbe voluto poter tornare indietro, non avventurarsi sull'Isola che non c'è solo per salvare qualcuno che se l'era cavata benissimo da solo. Avrebbe voluto non farsi ammaliare da un ragazzino che si rifiutava cocciutamente di crescere, non cacciarsi nei guai e non lasciare mai i suoi fratelli.
Lei era la maggiore, fra loro, avrebbe dovuto proteggerli.
Ed era quello che aveva strenuamente tentato di fare -anche da rinchiusa- per tutto quel tempo, che non sapeva nemmeno dire quanto fosse lungo. Mentire, obbedire, sottostare ai voleri imperiosi di Peter Pan per salvaguardare la sua famiglia: ecco cos'aveva fatto.
Ma ora era un'altra, la famiglia in pericolo. Lei se ne sentiva responsabile e, soprattutto, in un certo senso avvertiva una connessione con Henry, figlio di quello che aveva considerato un fratello al pari di John e Michael. Voleva aiutare, senza danneggiare ulteriormente nessuno: era di fronte ad una bilancia e sui piatti pesava da un lato la vita dei suoi fratelli, dall'altra quella del bambino di Baelfire.
Che cosa avrebbe dovuto fare?
Prendila. Ti mostrerà come potrebbe essere.
Guardò ancora la fiala fra le sue dita dalle unghie mangiucchiate e intercettò un'occhiata di approvazione da parte del Signore Oscuro.
Che effetto avrebbe sortito quel liquido luccicante di promesse? Cosa le avrebbe fatto vedere?
Sarebbe stato doloroso?
Ma, in fondo, cosa avrebbe potuto essere peggio di quel che aveva patito fino a quel momento?
Eppure ricordava le parole terrorizzate di Bae e tentennava.
La magia ha sempre un prezzo.
Tutt'era capire quello che lei era disposta a pagare.
Sospirò e poi, risoluta, stappò la fiala, bevendone il contenuto d'un sorso.
***

Wendy riprese i sensi e si stiracchiò pigramente, accorgendosi di essere fra lenzuola fresche e profumate.
C'era un timido raggio di sole che s'infiltrava fra le pieghe delle tende tirate e le scaldava il viso.
Era una sensazione piacevole, che non provava da molto; esattamente da quando Peter l'aveva rinchiusa in quella gabbia di rami intrecciati che veniva spostata di continuo. E lei dentro, sbatteva la testa e i gomiti e le ginocchia senza mai lamentarsi, augurandosi solo che finisse in fretta e che i lividi non le tenessero compagnia troppo a lungo.
Si voltò di lato e tentò di ricordarsi come era finita in un letto così comodo, ma i residui di un sogno rassicurante ancora la intrappolavano. Era così piacevole sfregare i piedi freddi fra loro per scaldarli fra il cotone, che non le importava né il come né il perché si trovasse lì: voleva solo godersi quella sensazione il più a lungo possibile.
Poi un soffio d'aria calda le spostò i capelli sulla fronte e lei si allungò per cercare a tentoni la finestra aperta e chiuderla, ma le sue dita incontrarono un viso e poi ciocche morbide.
Aprì di scatto gli occhi e balzò a sedere sul letto, gridando e arretrando: un uomo giaceva sul guanciale accanto a quello dove era lei solo un attimo prima. Aveva le palpebre abbassate contornate da ciglia scure, capelli scarmigliati color miele che si arricciavano appena sulla nuca, un accenno di barba dello stesso colore, un braccio infilato sotto il cuscino ed un sorriso strafottente sulle labbra piene.
Wendy afferrò la coperta e la tirò a sé, coprendosi fino sotto il naso, ma così facendo scoprì lui.
Non indossava nulla e lei, imbarazzata ed indignata, cacciò un nuovo urlo, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa con cui difendersi.
« Si può sapere cos'hai da gridare? La sveglia ancora non ha suonato, rimettiti a dormire, Wen. » girò la testa dal lato opposto senza aprire gli occhi ed emise un grugnito contrariato.
Lei boccheggiò, le mani contratte sulle lenzuola e lo sguardo incollato a quella figura nuda dalla vita in su.
Sembrava conoscerla, anzi l'aveva pure chiamata con un diminutivo che non ricordava di aver mai sentito uscire dalla bocca di nessuno.
Chi era? E perché riposava al suo fianco?
Lo sconosciuto si mosse di nuovo e poi, sbuffando, portò una mano dietro di sé a cercare le coperte. Aveva le dita lunghe e sottili e il polso coperto da un bracciale di cuoio.
« Wendy, dai! Non ho voglia di giocare a quest'ora. Ho freddo, dammi le lenzuola! » borbottò, tremando visibilmente.
« Chi sei? Chi sei, tu? » chiese lei con un tono aggressivo che serviva solo a celare la sua paura.
Scivolò indietro fino al bordo del letto e scese velocemente, trascinandosi via le coperte.
In quella stanza dall'arredamento bizzarro, non c'era nulla che le sembrasse appropriato da usare come arma contro qualcuno. Si chinò e raccolse quella che le parve una pantofola imbottita, brandendola davanti a sé.
L'uomo, o meglio il ragazzo, si strofinò gli occhi e poi si mise seduto, allargando le braccia esasperato. Era nudo. Completamente nudo, tranne per un paio di strane mutande nere attillate a pantaloncino.
Wendy arrossì e lui inclinò la testa di lato, studiandola in silenzio.
« Si può sapere cosa ti prende? Hai visto un topo? » chiese ironico, alzando un sopracciglio.
Aveva delle iridi d'un azzurro incredibile, di cui lei a malapena riusciva a sopportare il peso. Erano due pozze d'acqua cristallina irradiata dal sole e le sembrava di aver già visto occhi così, solo non ricordava dove o sul viso di chi.
« Chi sei? Cosa vuoi da me? » ripeté con voce stridula e l'angoscia palpabile nelle parole.
Lo sconosciuto accentuò la sua espressione incuriosita e dubbiosa e poi, d'improvviso, rise. Aveva un sorriso che Wendy conosceva, che le pareva familiare quanto il suo quasi.
Arretrò ancora, tirando più su le coperte.
« Quanta birra hai bevuto, ieri sera, con Ruby? » rilanciò lui, come se quella potesse essere una risposta. Scosse la testa ancora ghignando e scese dal letto, grattandosi la nuca.
« Smettila, dai, Wen. Se volevi un po' d'attenzione, bastava chiederla. Sei sempre la solita: non fai che sentirti trascurata. »
Lei aveva le gambe sul punto di cederle e sudore freddo fra i capelli.
Era intimidita, ma alzò lo stesso il mento e, beffarda, apostrofò il ragazzo di fronte a lei come se non provasse nulla.
« Come ti chiami? »
Lui si avvicinò pigro, con un'espressione divertita che le annodò le viscere inspiegabilmente.
« Cos'è questa? Nostalgia dei vecchi tempi? »
Ad un passo da lei, le pose l'indice sotto il viso e glielo alzò, esponendolo alla luce.
« Mi chiamo Peter. Peter Pan. » rivelò con malizia.
Wendy, di riflesso, gridò di nuovo e lanciò la pantofola contro quel ragazzo, correndo via.
Non era possibile... oppure sì? Ma in che modo?
Peter Pan era appena un adolescente e se qualcuno gli parlava di crescere, gli rideva in faccia.
O lo imprigionava, come aveva fatto con lei.
Lei, che gli aveva menzionato sentimenti ed emozioni, che si era lasciata guidare in volo fra le stelle e le nubi e che aveva mormorato le fiabe sottovoce, sapendo che lui l'ascoltava attraverso i rami della cella in cui la teneva.
Lei, la cui sola presenza lo infastidiva e turbava, ma di cui non riusciva a liberarsi: non la voleva intorno, eppure non la lasciava libera.
Peter Pan viveva sull'Isola che non c'è e aveva condannato lei alla stessa sorte, togliendole i sogni ed il futuro; non poteva avere le fattezze di un uomo e riposare al suo fianco.
Wendy inciampò in una catasta di libri che non aveva notato, nella foga di fuggire da quello sconosciuto che chiaramente si prendeva gioco di lei, e mise le braccia davanti al viso per attutire la caduta.
Ma non cadde, poiché due mani salde la sorressero e la tennero in equilibrio, premendola poi contro un petto così caldo che rabbrividì.
« Stai cercando di scappare? Lo sai che non puoi. Non finché non sarò io a lasciarti andare. » sussurrò lo sconosciuto al suo orecchio e da quelle parole lei lo riconobbe.
La voce era più profonda e roca, ma l'arroganza e la presunzione erano ancora lì, intatte in quel corpo estraneo.
« Che magia è questa? Dove siamo? E' un altro dei tuoi "facciamo finta"? » si girò rabbiosa fra le braccia di lui, aspettandosi di vederlo sogghignare soddisfatto, ma quel Peter mostrava dolcezza in viso.
Ed era Peter: lei lo riconobbe definitivamente.
Quegl'occhi d'acqua non avrebbero potuto appartenere a nessun altro, così come il cuore che impazzito le pulsava in petto.
Era una cosa stupida e illogica, ma lei l'amava.
Lui la teneva segregata e lei l'amava.
Lui la usava, la scherniva, le negava l'aria per giorni e lei l'amava lo stesso.
Sempre, ininterrottamente.
Il ragazzo si chinò un poco, arrivando a fissarla dritta in viso e poi, di colpo, le passò un braccio attorno alla vita ed uno dietro la nuca, baciandola.
Wendy avrebbe voluto protestare e ribellarsi, come aveva sempre fatto, ma il corpo non le rispondeva.
Era di nuovo prigioniera, ma le sbarre della sua gabbia erano di carne, stavolta, e non le facevano alcun male.
Chiuse gli occhi, Wendy, e dischiuse la bocca.
Le sue dita -dapprima premute sul petto di lui come a volerlo respingere-, risalirono le spalle e poi s'immersero nei suoi capelli lunghi.
Non era la prima volta che baciava Peter -lo aveva già sperimentato in un'altra occasione, quando lui le aveva tentate tutte per abbindolarla- ma le parve così. Non aveva mai avuto il tempo di assaggiare il suo sapore, riuscire a percepire gli ansiti che lui spegneva in gola con un ringhio, sentire sotto i denti la morbidezza delle sue labbra come in quel momento.
« Vuoi che faccia tardi a lavoro, vero? » mormorò lui contro la sua bocca, il respiro caldo che le si infrangeva sul viso.
Wendy tornò in se d'improvviso e si staccò da Peter, fremendo di rabbia.
« Mi devi delle spiegazioni. Le pretendo! Cosa sta succedendo? » sibilò, vergognandosi della debolezza che gli aveva mostrato poco prima.
Peter sbuffò e si scompigliò i capelli con frustrazione.
« Wendy, dovrei chiedertelo io! Stai facendo una scenata da bambina senza motivo! »
« Io SONO una bambina, Peter! TU non hai voluto che crescessi! Me l'hai impedito, tenendomi sull'Isola che non c'è insieme a te! » sbottò lei, fuori di sé.
Se avesse potuto, l'avrebbe picchiato.
Lui la fissò duro, la mascella tesa e l'espressione beffarda.
« Cos'è che saresti, di grazia? » e incrociò le braccia al petto, indicando con il mento qualcosa addosso a lei.
Wendy abbassò lo sguardo su di sé e si morse la lingua per non gridare ancora: aveva focalizzato tutta la sua attenzione su quel Peter adulto, tanto da non accorgersi che lo era anche lei.
Il seno prosperoso sotto la camicia da notte, le braccia più lunghe e le gambe snelle ne erano la conferma.
Si guardò attorno alla ricerca di uno specchio e vi si affannò davanti, ansimando: il suo viso era più asciutto e spigoloso di come lo ricordava, i capelli corti e vaporosi, le lentiggini meno evidenti e fra le ciglia c'erano residui di trucco.
Quale tipo di magia poteva averla fatta crescere di colpo? E aver operato lo stesso su Peter, che sarebbe morto piuttosto che invecchiare.
« Wen, stai bene? Sembri sconvolta e sei terribilmente pallida. » lui le si avvicinò e le pose una mano sulla fronte con l'aria preoccupata.
Lei guardò di nuovo nello specchio il riflesso di quei due ragazzi e faticò a trattenere le lacrime.
Quante volte aveva sognato di poter vivere una vita normale assieme a Peter? Una vita che sembravano condividere in quella stanza e che comprendeva anche un lavoro e responsabilità.
Forse quella scena non era che l'ennesima illusione; un'altra sciocca fantasia tremendamente realistica della sua mente.
« Quand'è che siamo diventati così? » domandò in un soffio e Peter l'abbracciò da dietro, posando il mento sulla sua spalla.
« E' un test per vedere se mi ricordo il nostro anniversario? » sorrise birichino, ma lei scosse la testa, le lacrime agli angoli degli occhi.
« Saranno sette anni, Wen. Emma, Neal e Regina hanno impedito ad Henry di darmi il suo cuore e ci hanno portato a StoryBrooke. Tutti. Viviamo qui da allora e sebbene mi ci sia voluto parecchio tempo per abituarmi all'idea che sarei invecchiato ed avrei avuto barba e rughe... beh, ora mi sono rassegnato. Ed in fondo non è poi male: essere adulto ha i suoi vantaggi. » baciò la base del collo di Wendy e con una mano scese sulle sue cosce, sollevando il bordo della camicia da notte.
« E Michael? John? » chiese ansiosa lei, voltandosi fra le sue braccia.
Era impossibile.
Un qualcosa di troppo bello per poter essere vero.
« Inizio sul serio a credere che tu abbia battuto la testa. » Peter storse il naso « I tuoi fratelli li abbiamo visti due giorni fa. Chi li ammazza, quelli! »
Lacrime di sollievo e gioia inumidirono le guance di Wendy, stupendo lui.
« Ehi, ehi che fai? Piangi?! Non dicevo sul serio! Lo sai che non li odio... solo che meno li vedo meglio sto. Sono troppo appiccicosi e precisini per i miei gusti: sempre a chiederti se ti tratto bene, se sono violento o stronzo o... »
Lei singhiozzò e gli buttò le braccia al collo, nascondendo il viso sul suo petto.
« Wendy? »
« Non te l'ho mai detto, Peter. Ho cercato di fartelo capire in ogni modo però avevo paura che se avessi espresso a parole i miei sentimenti tu non avresti più nemmeno voluto vedermi. Mi tenevi già rinchiusa e... » un singulto più grosso le spezzò il respiro e si mangiò il resto della sua frase.
« Di cosa stai parlando? Devo portarti dal dottor Hopper? »
« Ti amo, Peter. Ti amo! » quasi gridò, lei, mordendosi ferocemente le labbra.
« Guarda che lo so. Non fai che dirlo. E ti lamenti perché io, invece, resto zitto e non replico mai. Te l'avrò detto un paio di volte in tutto. » rise lui, stringendola in un abbraccio caldo.
Lei continuava a piangere e tremare fra le sue dita e pregò che quella che stavano vivendo fosse la realtà.
Se così non fosse stato ne sarebbe rimasta annientata.
« Wendy Moira Angela Darling sei tu la mia Isola che non c'è. »
***

Wendy aprì gli occhi di scatto e si accorse di essere riversa a terra, fra il fango e le foglie umide di rugiada; ad un palmo dal suo naso giaceva una fiala vuota.
Si tirò su a sedere e si rese conto, con una fitta di dolore, che le sue mani erano di nuovo piccole e non era in un letto morbido.
Era sull'Isola che non c'è e quello scorcio di futuro, che aveva assaporato per qualche attimo, era soltanto frutto di un incantesimo del Signore Oscuro.
Ogni magia aveva il suo prezzo e lei aveva scoperto il suo: l'amara delusione.
La realtà non era quella che aveva visto.
Non lo sarebbe mai stata.
« Potrebbe esserlo, se ci aiuti. » disse il padre di Baelfire, che si era avvicinato senza che lei se ne accorgesse.
Wendy lo sfidò con gli occhi ridotti a fessura, buttando via la fiala vuota.
« Potreste avermi mostrato solo quel che desideravo vedere. Chi mi garantisce che un futuro come quello si realizzi? » chiese con voce tagliente.
Il Signore Oscuro sospirò e storse la bocca in una smorfia amara; non le incuteva il minimo timore.
« Il mio stesso figlio non si fida di me, come potresti tu? Non ti biasimo per il tuo scetticismo. » sembrava sconsolato.
Wendy lo guardò in faccia e, sebbene non avesse mai imparato ad intuire quando qualcuno mentiva, le parve sincero.
Ascoltò le parole di Biancaneve e Regina, che le rivelarono come i suoi fratelli avevano creduto ad una ragazza di nome Belle e le avessero consegnato l'oggetto che poteva fermare i piani di Peter, e indugiò. Ciò che aveva visto e provato l'aveva scossa. Desiderava più che mai poter vivere quella realtà: svegliarsi ogni mattina al fianco del ragazzo che amava, andare a lavoro, uscire con un'amica la sera, specchiarsi e guardare con un sorriso il suo corpo adulto.
Poteva davvero salvare tutti? Lei stessa, i suoi fratelli, Henry e persino Peter? O rivelare il luogo in cui si sarebbe consumato il sacrificio del figlio di Baelfire li avrebbe condannati a morte?
Nella sua testa, il sorriso strafottente del Peter cresciuto andò in frantumi, come la fiala che era atterrata ai piedi di Uncino e che lui aveva schiacciato inavvertitamente.
Ingoiò le lacrime e i suoi dubbi.
Wendy Moira Angela Darling sei tu la mia Isola che non c'è.
« Pan ha detto a Henry che gli serve il suo cuore per salvare la magia. Ma non è vero. Ne ha bisogno per sopravvivere. »




Ho visto una foto dell'attore che era stato scelto per il ruolo di Peter Pan prima del Pilot della terza stagione ed ho pensato "Ma che ca...?"
Non mi piaceva neppure un po'... ed allora vi chiederete perchè ne ho scritto. Ebbene: mi sono ricreduta.
Mi piace, mi piace da morire.
Il ruolo pare essergli stato cucito addosso e poi ha un sorriso ammaliante ed un accento che awwwwwwww :3
Non sapevo bene di cosa parlare nella OS; volevo solo scrivere di lui e Wendy (da sempre uno dei miei OTP dai tempi di Jeremy Sumpter). Spero di non essere andata troppo in OOC, ma a mia discolpa posso dirvi che Peter è cresciuto, anche se non ha perso strafottenza ed arroganza.
Mi piacerebbe davvero vederli tornare insieme a StoryBrooke anche nel telefilm... chissà che questo mio piccolo desiderio non si avveri :P
Io tengo le dita incrociate.
Grazie a chiunque leggerà, recensirà e preferirà. Per me è già un gran traguardo essere approdata in questa sezione ^^
And at last but not least... ci tenevo a dedicare questa fanfiction a LilyHachi che mi ha ispirato e emozionato con la sua raccolta di drabble. Vi abbraccio forte.

Strange
Ps: nel caso in cui ci fosse bisogno di specificarlo: Wendy trova bizzarri i boxer di Peter e l'arredamento della loro stanza poichè l'epoca e la moda, che lei ricordava, sono cambiate.

   
 
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