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Autore: RoseDust    22/11/2013    7 recensioni
Una OS che dovrebbe essere comica su Biancaneve 10 anni dopo.
Dal testo:
"Ehi, bellezza! Esci dalla tua bara di cristallo e vieni a darmi una mano!"
Biancaneve si svegliò di soprassalto al suono della voce del marito, sbattendo con la testa contro il cristallo che la imprigionava.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Biancaneve, Brontolo, Nuovo personaggio, Principe Azzurro, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa ff si è classificata 6° nel primo turno del contest a turni "Diving into the fairy tales" di Aleyiah. Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Disney o di non so chi; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 


 
« Ehi, bellezza! Esci dalla tua bara di cristallo e vieni a darmi una mano! »
Biancaneve si svegliò di soprassalto al suono della voce del marito, sbattendo con la testa contro il cristallo che la imprigionava.
Allungò una mano e alzò il coperchio della bara, ormai l'unico luogo nel quale riuscisse a dormire.
Cercò a tentoni gli occhiali da vista di cui necessitava da qualche anno per vedere qualsiasi cosa, ma il suo piede destro si trovò immerso in uno strano liquido denso.
Un orrendo sospetto si fece strada nella mente di Biancaneve, che, trovando finalmente gli occhiali, scoprì con un tuffo al cuore di non essersi sbagliata: quello era vomito.
Raggiunse di corsa il Principe, impegnato in una lotta col loro secondo e ultimo figlio per costringerlo a mangiare la sua pappina.
« Cos'è successo? Georgie è stato male? Ho visto il vomito sul pavimento della camera! » chiese lei, preoccupata.
Il marito le lanciò uno sguardo interrogativo e il bimbo ne approfittò per scagliare un po' del cibo cremoso che avrebbe dovuto essere la sua colazione sul volto di Biancaneve e sul muro dietro di lei.
Un miagolio irritato si levò da un angolo della stanza, provocando il pianto di George.
In quel momento, una freccia-giocattolo scagliata dal giardino si attaccò alla fronte della Principessa, che scoppiò in lacrime mentre cercava di staccare la ventosa dalla sua pelle con scarsi risultati: riuscì soltanto a perdere l'equilibrio e finire in un'altra pozza di vomito comparsa dal nulla.
Il bambino responsabile di quel disastro saltò dentro la cucina dalla finestra ancora aperta, coperto di fango e imitando il richiamo degli indiani; dopodiché, andò da George e lo sollevò urlando:
« Tu, viso pallido, essere mio prigioniero! Io prendere tuo scalpo! »
Il principe corse a separare quei due bambini scalmanati, quando il campanello suonò: erano i nani.
« Biancaneve, ti abbiamo portato un basybitter, ma che dico, un batybisser, un babysitter! » disse Dotto.
Dietro di lui comparve Brontolo, munito di biberon e libri di fiabe.
« Ehm, vi ringrazio, davvero, apprezziamo molto il vostro aiuto, ma... Non credo che sia una buona idea » tentò di protestare Biancaneve.
« Ma certo che lo è! » sostenne Eolo, prima di starnutire, facendo volare il gatto fuori dalla finestra.
Brontolo approfittò della confusione per raggiungere George e infilargli il biberon in bocca, ma il bambino non ne voleva sapere; così, i due cominciarono una lotta che si concluse col biberon aperto sul tappeto nuovo e il latte sparso per tutta la stanza.
Biancaneve era disperata; il principe cercava ancora di tenere fermo il loro primogenito e i nani avevano portato più scompiglio di quanto non ce ne fosse inizialmente.
La donna uscì di corsa dal castello, inciampando nel gatto, dalla cui bocca usciva uno strano liquido: allora era lui il responsabile delle pozze di vomito!
Biancaneve corse fino al castello, ormai disabitato, in cui abitava da giovane con la matrigna; scese le scale e aprì la porta che portava alle segrete in cui sorgeva il laboratorio della strega.
La donna cominciò a sfogliare il libro di magia di Grimilde, cominciando seriamente a pensare di riprodurre la vecchia mela avvelenata e sparire da quella gabbia di matti che era diventata la sua casa, quando si imbatté in una pozione molto più interessante, che sembrava essere stata inventata apposta per risolvere tutti i suoi problemi: la Pozione Calmante.
Biancaneve, felicissima, cominciò a scorrere la lista degli ingredienti e si guardò in giro, lieta di notare che fosse tutto presente sugli scaffali attorno a lei.
La pagina del libro aveva un angolino strappato, ma che importanza aveva? La principessa continuò a mescolare ingredienti, finché dal calderone impolverato non si levò un sottile fumo azzurrino.
A quel punto, la giovane prese un mestolo e fece scivolare in una piccola bottiglia di vetro qualche decilitro della pozione; dopodiché, corse al castello in cui il principe era alle prese con figli, nani e gatto e si affrettò a riempire nove calici e un biberon di succo di more, mischiandolo con un cucchiaino di pozione.
Quando le bevande furono pronte, porse la bevanda ad ogni nano, al principe e ai due figli, con la scusa di dar loro un rivitalizzate che restituisse l'energia persa.
Non appena tutti ebbero bevuto, ci fu qualche secondo di silenzio, in cui i presenti sembravano come paralizzati.
Negli istanti seguenti, si susseguirono vari avvenimenti: il principe cadde a terra addormentato, i nani cominciarono a balzellare per la stanza gracidando e i due bambini presero a fare capriole ed esibirsi in numeri da circo per tutto il castello.
« Fermatevi! Cosa fate? » disse la giovane, ma bambini e nani sembravano non essere più in grado di sentirla.
"Devo trovare una pozione che annulli l'effetto di questa... Ma cosa può essere successo? Avrebbero dovuto calmarsi, non reagire così!"
In tutta fretta, scavalcando il povero gatto ormai steso sul pavimento senza forze, Biancaneve corse nuovamente alle segrete della matrigna, cercando nel libro una pozione che facesse tornare tutto come prima; l'occhio le cadde, però, su un angolino di carta finito a terra.
La donna lo raccolse e cominciò a leggere, inorridendo: era il pezzo di pagina mancante, che spiegava che una dose elevata di pozione avrebbe fatto addormentare profondamente chi la beveva e avvertiva di non utilizzarla sui bambini, perché si sarebbe ottenuto l'effetto contrario.
Il libro probabilmente non aveva nemmeno preso in considerazione l'ipotesi che qualcuno potesse utilizzare la pozione su dei nani.
Secondo il pezzo di carta, poi, l'effetto della pozione aveva una durata che variava in base al peso corporeo di chi la assumeva.
Così Biancaneve, maledicendosi per aver combinato quel pasticcio, tornò a casa, mise i nani nello stagno e il marito a letto; pulì il castello e guarì il gatto.
Dopodiché, si preparò a passare i mesi successivi della sua vita a correre dietro a due bambini scalmanati che avevano cominciato a girarle intorno come trottole, facendole girare la testa.
Se solo non avesse mai letto quel libro!
  
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