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Autore: radioactive    22/11/2013    2 recensioni
[STORIA SOSPESA CAUSA ALTRI PROGETTI]
Dietro alla rossa, una figura alta e ben messa, dai capelli color cioccolato ed un paio di occhiali con le lenti pulite le afferrò piano la spalla, stringendola leggermente e facendola voltare di scatto, «non dovresti trattare così la Signora, sai? Si è premurata anche di darti un vestito e farti apparire bella per Leandro». Prima che la tredicenne potesse ribattere, lo straniero si chinò su lei con le ginocchia flesse e le prese il ciondolo tra le dita, «che bella! Chi te l’ha data?».
L’orfana, sconcertata, si mise una mano sulla catenina, tirandola verso di sé per strapparla dal contatto con l’altro – il quale sembrò un po’ deluso dalla reazione.
«Flores, finalmente siete arrivati! E’ una peste, magari all’Istituto riceverà delle buone maniere…» la terza si alzò di scatto per lisciarsi la gonna e tese la mano all’altro Nephilim, dal risvolto della camicia Shakira riuscì ad intravedere il marchio da parabatai.

| pre-When the moon fell in love with the sun, all was golden in the sky ● Shakira Espinosa (OC) ● a yingsu ♡ |
- rating variabile.
- OC/OC.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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» CAPITOLO 1  

              angelica – salvare il mondo era l’aspirazione più grande di un Cacciatore.

 

 

 

 

| MADRID, 1877 |

 

Sgattaiolò nel modo più silenzioso possibile dalla stanza di Diego, lanciando un’occhiata all’interno della camera nella quale riposava il suo attuale fidanzato – lo aveva aspettato tutta la sera e questo si era ripresentato solo un paio d’ore prima dell’alba, gettandosi malamente sul letto incurante del fatto che Shakira l’avesse atteso, alternando sonnellini a brevi veglie dove si scopriva essere più stizzita che preoccupata per il comportamento del Cacciatore.

Scosse la testa, scacciando quei pensieri e aprendo piano la porta della propria camera, infilandosi poi sotto le coperte di lana, inspirando a pieni polmoni il profumo familiare del proprio guanciale.

Chiuse gli occhi, cercando il sonno che aveva perso in quell’ultima nottata, ma furono questione di pochi minuti che Fatima – la loro adorabile cameriera dalla pelle olivastra – aprì  la porta della stanza battendo le mani per svegliare la Nephilim, la quale rispose con un grugnito seguito da un «cinque minuti» che divennero dieci, poi quindici e infine tre quarti d’ora abbondanti.

Saltò seduta sul letto e si spostò i capelli dal viso stropicciandosi velocemente gli occhi, «dannazione!» imprecò, trattenendo parole molto meno decorose per poi scoppiare in una fragorosa risata: che aveva da preoccuparsi se si era svegliata tardi?, quella era casa sua – in fondo. E poi tutti all’Istituto sapevano che l’Espinosa adorava dormire.

Scese direttamente nella sala da pranzo infilandosi mentre percorreva le scale una calda vestaglia di cotone, mentre i piedi erano avvolte in calde calze di lana – ottima alternativa alle pantofole che tanto odiava.

L’Istituto di Madrid era enorme, e con “enorme”, Shakira intendeva dire che era davvero grande – e a distanza di cinque anni dal suo arrivo in quel luogo (conservava ancora una cartina che si era disegnata a quei tempi per non perdersi) temeva ancora di non ricordare più la strada. Ogni cosa in quel luogo, dagli arazzi alle pareti ai quadri alle piccole statuine poste sui mobili che raffiguravano angeli dall’aria severa, sembrava essere gonfia dell’orgoglio di esistere, un po’ come Leandro, il Cacciatore che lo gestiva – la sua famiglia, Hidalgo, era abbastanza conosciuta per i Cacciatori e da tempo si occupavano di Madrid. Lui era la persona più orgogliosa che Shakira avesse mai incontrato, ovviamente escludendo lei stessa – perché non c’era nessuno più superbo di Shakira.

Ma c’era una differenza tra lei e Hidalgo, ovvero che lui non avrebbe ammesso neanche davanti alla spada mortale di essere un vecchio altezzoso che dovrebbe pensare di ritirarsi ad una tranquilla vita in campagna, mentre la signorina Espinosa non ci pensava due volte a sbraitare contro qualsiasi povera anima un “questa sono io, hai problemi? risolviteli”.

Fece capolino nella sala da pranzo guidata dal profumo di caffè e pane cucinato con dei fiori che avevano proprietà magiche – Rosita, la cuoca, era cresciuta sotto la custodia di una strega amante della natura e fu accolta da Leandro dopo la morte accidentale della Figlia di Lilith da parte di un vampiro, una rissa tra Nascosti, aveva minimizzato Hidalgo. Ma era storia passata e la donna non ne soffriva più – di sua madre le rimanevano solo le conoscenze su questi fiori incantati.

«Questa è angelica!» sentenziò la rossa entrando nella stanza, notando che Diego aveva già preso posto e si inzuppava un pezzo di pan brioche nella tazza di caffè e, sparsi lungo i lati del tavolo, gli altri Cacciatori dell’Istituto.

Sorrise mentre scivolava sulla sua sedia accanto al fidanzato e nel momento in cui afferrò lo schienale della seggiola la voce di Leandro le arrivò chiara all’orecchio, «potevi anche presentarti nuda» disse, mentre agitava un pezzo di pane all’angelica come se brandisse una spada.

Il chiacchiericcio mattutino, così allegro e spensierato si bloccò, gli occhi verdi di Shakira si scontrarono con quelli del più vecchio e tutti poterono giurare di aver visto un fulmine collegare i loro sguardi. I Cacciatori non sono così restii ai costumi dei mondani le avevano detto.

La rossa si riempì il piatto di fette di pane all’angelica, immerse un cucchiaio nella confettura di cui ignorava il sapore ma che sapeva sarebbe stata buonissima e si versò il caffè in una tazza, spostò la teiera dal suo vassoio e mise la sua colazione sopra. Tutto questo canticchiando una delle musiche che aveva composto recentemente, giusto per far innervosire ancora di più il gestore dell’Istituto, sul punto di lanciarle un coltello tra gli occhi – ma che si limitò ad un insulto sibilato, qualcosa che aveva a che fare con i suoi capelli e con i bordelli, forse.

«Guarda che ti ho sentito» disse lei, il vassoio in mano e il solito sorriso appositamente studiato per farlo andare fuori dai gangheri, diverso da quello con cui era entrata in stanza.

«Se tu non fossi protetta dalla legge ti avrei già buttato fuori di qui».

«Dura lex, sed lex» citò la Cacciatrice, posando gli occhi su quelli dell’Istitutore, probabilmente la persona più paziente di Madrid – e di pazienza ne aveva molta, considerando che era il parabatai di Leandro. Era lo stesso che le aveva offerto gentilezza quando lui e Leandro andarono a raccattarla per condurla all’Istituto. Gil era stata la sua prima cotta da ragazzina.

«Che magnifica citazione!» esclamò Gil, cercando di spezzare la solita, noiosa, tensione tra i due.

Compiaciuta di aver rovinato la mattinata a Leandro, Shakira si sedette al suo posto togliendo con calma tutta la sua colazione dal vassoio che subito Fatima – la cameriera – prese tra le mani per riportarlo in cucina.

«Comunque buongiorno, anche io sono felice di essermi svegliata e di ritrovarmi ancora tra di voi» cantilenò lei, addentando il pane mentre guardava il cucchiaio pieno di confettura e immaginava il contenitore con un grosso buco al centro, provava un certo ribrezzo per sé stessa – considerando il suo gesto ciò che c’era di più simile ad uno stupro.  Aveva stuprato un vasetto di marmellata.

«Ieri sera c’era così tanto vento che sarei potuta volare via dalla finestra, e anche tu, Consuelo, potevi fare la mia stessa fine» commentò, spazzando via il pensiero della marmellata e indicando una giovane Cacciatrice di dodici anni che sgranocchiava la sua frutta in pace, affiancata dalla sorella coetanea di Shakira – Hortensia – la quale parlottava pacatamente con il suo parabatai, Quique.

C’erano troppi parabatai in quell’Istituto.

Diego era passato ad imburrare con una certa calma una fetta di pane tostato, guardava il piatto e non prestava attenzione a nessuno – si limitò solo a posare la mano sulla coscia di Shakira quando la situazione si era placata. Il gesto le fece piacere, un po’ come sempre considerando che sembrava che il Nephilim fosse l’unico ad apprezzare la sua presenza lì – ma da tempo le cose non andavano bene tra i due, e in qualche modo quella mano grande, calda e avvezza alla battaglia di cui era tanto innamorata le pareva un oggetto pesante, come la parte di un’armatura che lei non era in grado di sostenere. Chi altro aveva toccato, con quella mano?

Ma non voleva pensarci più di tanto – Diego era l’unica persona che la teneva legata a quel posto, a quel mondo, e Shakira non voleva autodistruggersi.

 

Fatima le aveva acconciato i capelli in modo che i lunghi boccoli non le fossero d’intralcio durante la giornata, aveva sfregato con la spugna sulla sua schiena e allacciato il vestito verde che Leandro odiava perché ricordava quello delle contadine, guarda caso un vestito a cui Shakira non voleva rinunciare perché era proprio quello: un abito da contadina. Lei veniva dalla campagna di Santiago de Compostela e aveva tutto il diritto di vestirsi in modo da onorare le proprie origini, no?

Passò la mattinata a gironzolare per l’Istituto, spiando Diego allenarsi con il tiro a segno, Hortensia, Quique e Consuelo studiare con Gil, Rosita sfogliare uno strano libro sui fiori e Fatima pulire le stanze – facendosi talvolta aiutare da Antonio, il cocchiere più bello che lei avesse mai visto in vita sua – la sua seconda cotta adolescenziale.

Ma alla fine aveva optato per rintanarsi nella stanza in fondo ad un corridoio poco utilizzato, tappezzata di resti di Nascosti risalenti a prima degli Accordi. Amava guardare le ali delle fate, le squame delle sirene, i segni che contraddistinguevano gli stregoni appesi come trofei sulle pareti, la pelliccia di alcuni lupi mannari e poi le infinite dentature dei Vampiri, scintillanti nonostante quel posto fosse frequentato molto, molto raramente.

La ragazza credeva fermamente di essere nata nell’epoca sbagliata, con quei Accordi che limitavano il suo raggio d’azione ai demoni o ai Nascosti fuorilegge. Stacco dal murò la dentiera di un vampiro e sfiorò i canini con delicatezza, come se si trattasse di un fiore secco che poteva frantumarsi sotto il suo tocco.

«Shakira?».

La diretta interessata sobbalzò, nascondendo dietro la schiena la reliquia, «Consuelo! C’è qualche problema?».

Questa scosse la testa, dondolando sui talloni con le braccia unite davanti a sé, il vestito che indossava le donava incredibilmente, «Diego mi ha detto che potevo trovarti qui, ti stavo cercando perché… ti cercano tutti, ecco. Leandro e Gil… vogliono mandarti in un posto, una missione». Parlava con calma, come se avesse paura di dimenticarsi qualche particolare del messaggio.

Shakira sorrise, posando i denti sul tavolo, ben nascosti da un vaso di terracotta, si chinò sulla bimba lasciandole una carezza tra i capelli, «molto gentile, Consuelo», e si alzò tendendo la mano alla dodicenne, sentendosi quasi felice quando questa gliela strinse. Irrimediabilmente pensò a come sarebbe stato bello avere dei figli con Diego – costruire una famiglia e magari avere una casa in campagna come avevano fatto i suoi genitori.

 

L’incontro con Leandro, Gil, Hortensia e Quique fu breve e formale, i due aggettivi preferiti di Hidalgo: era stato affidato ai tre Cacciatori (lei e i due parabatai, s’intende) il compito di sbarazzarsi di alcuni demoni che si aggiravano attorno ad un bordello al confine sud di Madrid, e la presenza di quelli portava automaticamente alla paura che molti mondani potessero diventare vittime di svariati omicidi – ed era compito dei Cacciatori evitarli: salvare il mondo era l’aspirazione più grande di un Cacciatore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




«Angelica: si adatta alle necessità, ma è particolarmente

indicato per calmare i bambini iperattivi a tavola.»

[DAL RICETTARIO DELLE WAVERLEY]

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE D’AUTRICE«viviamo e respiriamo parole»

 

Alla fine ci sono arrivata, al primo capitolo. Non ho davvero nulla da dire, quindi queste note non si prolungheranno oltre.

L’unica cosa che voglio comunicarvi è che i capitoli saranno piuttosto brevi, ergo 1500 parole o giù di lì – se si allungheranno, beh, meglio :D no?

 

radioactive,

 

 

 

 

 

 

a n g o l o s p a m

a.    I’m frozen to the bones. { HUNGER GAMES – long – nuovi tributi, 73rd edizione } yingsu

b.    When the moon fell in love with the sun, all was golden in the sky. { THE INFERNAL DEVICES – long – Shakira Espinosa } yingsu

c.     Kaleidoscope. { THE INFERNAL DEVICES – raccolta di drabble – Shakira/James } radioactive

 

   
 
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