Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Timcampi    22/11/2013    2 recensioni
"Rico Brzenska, quindici anni d'età di cui gli ultimi otto trascorsi in una solitudine troppo nera per una bambina, contemplava il vuoto con occhi spenti, le braccia piegate in un rigido e impettito saluto militare e i piedi fastidiosamente infilati in quegli stivali troppo grandi.
Di tanto in tanto, mentre il capo istruttore inventariava il branco di ragazzini macilenti schierati come pedoni in divisa su una scacchiera polverosa, la ragazzina lasciava correre pigramente lo sguardo sui suoi compagni, i membri del settantasettesimo Corpo di Addestramento Reclute.
«QUAL È IL TUO NOME, RAGAZZO?!» brontolò il capo istruttore, puntando i piedi di fronte al suo ennesimo bersaglio: un ragazzo sull'attenti all'estrema sinistra dello schieramento, smilzo e acerbo, con un paio di spessi occhiali in bilico sulla punta del naso un po' aquilino e gli angoli della bocca sottile ricurvi nello sfontato accenno d'un sorriso eccitato. Poteva avere forse diciotto o diciannove anni.
Rico aggrottò la fronte e, senza neppure accorgersene, si ritrovò ad allungare il collo verso la sua direzione.
Il ragazzo sbattè ripetutamente le ciglia, si sistemò gli occhiali in cima al naso e sbattè nuovamente le ciglia.
E poi scoppiò a ridere."
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Hanji Zoe, Rico Brzenska, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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A Giu. In questo porto, ci siamo approdate insieme.




I BIANCHI MUOVONO PER PRIMI



Rico Brzenska, quindici anni d'età di cui gli ultimi otto trascorsi in una solitudine troppo nera per una bambina, contemplava il vuoto con occhi spenti, le braccia piegate in un rigido e impettito saluto militare e i piedi fastidiosamente infilati in quegli stivali troppo grandi.

Di tanto in tanto, mentre il capo istruttore inventariava il branco di ragazzini macilenti schierati come pedoni in divisa su una scacchiera polverosa, la ragazzina lasciava correre pigramente lo sguardo sui suoi compagni, i membri del settantasettesimo Corpo di Addestramento Reclute.

Vi erano i volti entusiasti o impauriti di coloro che non immaginavano cosa li attendeva; quelli spavaldi che proprio le solleticavano lo stomaco; quelli imbarazzati, di quanti credevano d'essere ancora a scuola; quelli affranti, sudaticci e tremolanti, di quei tanti che si stavano domandando cosa ci facessero, in un postaccio simile.

Ma il capo istruttore -un uomo grande e grosso sulla quarantina, con un lungo naso aquilino e gli zigomi sporgenti- non faceva eccezioni, né distinzioni: urlava e sputacchiava su ognuno di loro, in un buffo e ripetitivo rituale di passaggio: poco importava, in quel momento, la prestanza fisica, perchè era il modo in cui scandivi il tuo nome a stabilire quanti titani saresti stato in grado di affettare prima di divenire la colazione di uno di loro.

«QUAL È IL TUO NOME, RAGAZZO?!» brontolò per l'undicesima volta, puntando i piedi di fronte al suo ennesimo bersaglio: un ragazzo sull'attenti all'estrema sinistra dello schieramento, smilzo e acerbo, con un paio di spessi occhiali in bilico sulla punta del naso un po' aquilino e gli angoli della bocca sottile ricurvi nello sfontato accenno d'un sorriso eccitato. Poteva avere forse diciotto o diciannove anni.

Rico aggrottò la fronte e, senza neppure accorgersene, si ritrovò ad allungare il collo verso la sua direzione.

Il ragazzo sbattè ripetutamente le ciglia, si sistemò gli occhiali in cima al naso e sbattè nuovamente le ciglia.

E poi scoppiò a ridere.

Sguaiatamente, con una voce acuta e fastidiosa, e vagamente inquietante.

Un sincero stupore comparve negli occhi dell'uomo, chiaramente fin troppo abituato a incutere un certo sano timore da sapere come reagire a una risposta del tutto inattesa.

Ma il ragazzo, ripreso gradualmente contegno e asciugatisi gli occhi con le punte degli indici, non tardò a giustificare la propria reazione.

«Mi perdoni» mugolò, la voce ancora incrinata dalla risata «Mi chiamo Hanji. Zoe Hanji, signore»

Un fitto brusio si alzò dalle reclute, condito qua e là da vaghe risate e versi indistinguibili.

Il ragazzo dal fisico acerbo e dal volto sgraziato era in realtà una ragazza.

Il capo istruttore, senz'altro troppo orgoglioso per mostrare alcun cenno di costernazione, aggrottò la fronte e si schiarì la gola, mettendo a tacere il chiacchiericcio.

«Mi auguro che conserverai questa sfrontatezza per il titano che ti masticherà durante la tua prima missione fuori dalle mura, Zoe Hanji» ruggì. Ma la ragazza, nonostante i suoi sforzi, non si mostrò affatto impressionata.

«Può contarci, signore!» esclamò, con sincero entusiasmo. Un largo, sottile sorriso percorreva il suo volto olivastro.

Le labbra di Rico, al contrario, erano nervosamente sigillate e contratte.

L'uomo serrò le palpebre, incrociò le braccia al petto ed esalò un profondo, seccato sospiro.

«Topastri da esca che non siete altro» scandì poi, a voce tanto alta da farsi sentire in modo cristallino dall'intero corpo reclute. «Questo qui» additò la ragazza «è lo spirito giusto. Va incentivato, non punito. Voglio vedervi tutti quanti prendere esempio dalla vostra compagna d'armi, sono stato chiaro?»

Fece una pausa.

«E ORA MUOVI QUEL TUO CULO FLACCIDO E SPARISCI DALLA MIA VISTA! MILLECINQUECENTO GIRI DI CORSA INTORNO AL CAMPO, E POI VEDREMO SE AVRAI ANCORA LO STESSO ENTUSIASMO, ZOE HENJI»

«Hanji» ridacchiò in tutta risposta la ragazza, rompendo le righe non abbastanza rapidamente da evitare il calcio che centrò in pieno il suo fondoschiena.

Quella ragazza la infastidiva. I tipi come lei, spavaldi ed esageratamente sicuri di sé, trovavano posto nell'Armata Ricognitiva.

Ma lei, Rico Brzenska, avrebbe preso una strada diversa.

Avrebbe servito il re.

Certamente questo avrebbe significato restare dentro le mura, al sicuro, lontana dalla truculenza alla quale chiunque osasse metter piede nel mondo esterno finiva masochisticamente per sottoporsi, ma si era ormai convinta che la sua motivazione non fosse semplicemente quella d'aver salva la vita.

In ogni caso, fino a quanto le loro strade non si fossero divise, Rico s'augurò in cuor suo che quella ragazza sarebbe stata debitamente alla larga da lei. 
 

 



 

*PLIN PLON*
Se siete arrivati a leggere fin qui, sappiate che vi sto abbracciando col pensiero. 
Era tanto che non scrivevo fanfiction, e mai avrei pensato di scriverne su SnK, lo amo a tal punto che il timore di rovinarlo era davvero molto forte. E se l'ho fatto vi prego di perdonarmi. ç___ç
Questo è il primo pairing crack che mi sia mai capitato di amare, ma sono davvero, davvero felice di essermici affezionata tanto, e di aver cominciato questa fanfiction. Avevo in programma una one shot, in realtà, ma la cosa ha finito per sfuggirmi di mano, e mi sono accorta che sarebbe stata una one shot eccessivamente lunga. ;A; 
Se ci sono errori di battitura fatemelo sapere, io sono una talpa. 
E ditemi cosa pensate di questo inizio, se vi ha incuriosito, se ho perso la mano e dovrei legarmi le dita... Spero di rivedervi al prossimo capitolo! *^*



 

   
 
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