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Autore: perfctoned    23/11/2013    14 recensioni
Essere adolescenti non è facile, è risaputo. Ma per Luke e Kimberly è ancora peggio.
Entrambi si sarebbero lasciati andare alla deriva, se non si fossero incontrati. Così, dopo alti e bassi, cercheranno di prendere in mano la loro vita e darle un senso, reggendosi a vicenda.
Genere: Mistero, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Is there a place for us?
Cap.1 - Okay

Nome: Luke Robert
Cognome: Hemmings
Data di nascita: 16/07/96
Età: 17
Capelli: biondi
Occhi: azzurri
Particolarità: capacità a livello esperto nell'allontanare le persone da sè.

Nome: Kimberly Emily
Cognome: Foster
Data di nascita: 29/06/96
Età: 17
Capelli: neri
Occhi: blu
Particolarità: odio incondizionato verso la razza umana, veste solo rigorosamente nero e ha pensieri suicidi il 73% del tempo.


Cos'hanno in comune questi due ragazzi?
Semplice, la solitudine e l'amore per la musica.

Hanno vissuto entrami una vita fredda, apatica, grigia.
Nessuno dei due era a conoscenza dell'altro finchè il destino non mise lo zampino.

Era una calda giornata d'estate a Sydney e Kimberly, come era suo solito fare, si dirigeva a passo lento e regolare verso un posto che solo lei conosceva, immerso nella natura, totalmente isolato dall'impronta artificiale degli umani.
Amava stare lì.
Portava con sè la sua amata chitarra classica, l'ultimo regalo da suo padre prima che scomparisse nel nulla.
Ci impiegava circa mezz'ora ad arrivare da dove abitava lei e ogni volta raggiunta la destinazione saliva su quella piccola casetta di legno marcio, ormai abbandonata a se stessa.
Aveva una grandissima vena artistica la ragazza, così, con molta pazienza e fantasia, a colpi di bombolette e acrilici, ridipinse interamente il piccolo abitacolo.
Le vecchie pareti consumate per anni dai numerosi cambiamenti atmosferici, ancora in piedi per miracolo, ora erano ricoperte da pezzi di memoria di quell'adolescente incapace ormai ad avere una vita sociale soddisfacente. Quella che tanto sognava da bambina.
Pentagrammi, note musicali, strumenti, date, nomi.
Era tutto ciò che raffigurava il suo rifugio. Era la sua storia e non avrebbe permesso a nessuno di impossessarsene.
Quasi come se fosse un rito, prendeva un quaderno dalla sua borsa a tracolla ornata interamente da spille, accompagnato da una penna e scriveva.
Non sapeva nemmeno lei cosa rappresentavano in realtà quelle parole messe lì a caso.
Forse poesie, forse canzoni o perché no, anche desideri, sogni inespressi.


Giocava alla play ormai da un'ora. 
Era stanco e gli si era formato un maledetto mal di testa.
Decise allora di uscire e camminare un po', senza una meta precisa a dire il vero.
MP3, cuffiette nelle orecchie ed eccolo lì, a vagare come un fantasma in cerca di pace.
Il suo malumore era ormai diventato patologico e l'unica cosa che riusciva a farlo sorridere ancora era la musica, sua compagna da quanto era piccolino.
Il suo sguardo era spento e assente. Ormai non vedeva che ombre in movimento al posto delle persone.
Aveva lottato tanto per non finire in quello stato da cui era enormemente terrorizzato eppure ci era caduto. Non era riuscito a vincere ed era stato ormai inghiottito nel nero.
Si era confinato al di là di una barriera invisibile, cercando in tutti i modi di difendersi dall'abbandono, diventato ormai una gabbia troppo opprimente da cui era incapace di uscire.
Lo sguardo del ragazzo passava frenetico da una persona all'altra.
Gruppi di amici, famiglie felici, coppiette innamorate perse.
Era circondato da una realtà che non gli apparteneva.
Si sentiva come una piantina ormai morta in mezzo ad uno splendido prato abitato da tantissimi fiori colorati e pieni di vita. 
Solo e inutile.
Perché se fosse passato qualcuno vicino a lui , questo sarebbe andato oltre, ignorandolo o peggio ancora, strappandolo definitivamente da quel terreno ormai non più suo.
Si era arreso da tempo all'idea di trovare qualcuno che potesse aiutarlo o semplicemente rimanere al suo fianco, accettandolo così com'era, con il 99% di difetti e quell'1% di pregi.
Avanzava da quasi un'ora e mezza e un leggero dolore ai piedi cominciava a manifestarsi. Approfittò di una panchina non molto lontana da lui per rilassarsi un attimo.
Il sole ancora molto caldo cadeva sulla testa, dandogli quella bellissima sensazione di calore a cui non era abituato moralmente. 
Il parco popolava di bambini urlanti e tremendamente felici.
La nostalgia prese il sopravvento: dentro di lui sapeva perfettamente che il meglio era passato.
Poi la vide. Camminava a testa bassa, come se volesse passare inosservata ottenendo l'esatto contrario. I suoi coetanei si voltavano a fissarla, facendo nascere sorrisi sarcastici e beffardi sui loro volti, quasi come se la scambiassero per un fenomeno da baraccone.
Era quasi come se già la conoscesse. Stessi atteggiamenti, stesso sguardo vuoto e perso. 


Più cercava di mimetizzarsi e più attirava l'attenzione, più teneva un profilo basso e più le si accanivano contro.
'Cos'ho che non va? Cosa ho fatto di male?' erano le sue incognite più frequenti.
Stava tornando a casa quando sentì, nonostante il caldo afoso che ci fosse, un gelido brivido percorrergli lungo tutta la schiena. 
Si voltò ed incrociò le iridi azzurre di un ragazzo, seduto poco distante da lei, che la fissavano attentamente. 
Rallentò il passo fino a fermarlo definitivamente.
Mantenne quello sguardo per una manciata di minuti senza riuscire a staccarlo.
Ipnotizzata. Ecco com'era in quel momento. Ipnotizzata da quella figura maschile tremendamente simile alla sua. 
Vuota dentro, estremamente diversa da quelle scimmie ammaestrate vestite, come lei amava definire le persone. Riusciva a leggerlo dentro.
La situazione era talmente ridicola che ad entrambi, per la prima volta, venne da ridere. 
Una risata tirava l'altra fino a scoppiare.
"Perché stiamo ridendo?" chiese il biondo alla ragazza di fronte a lui.
"Non ne ho idea, ma era da tanto che non lo facevo!" rispose sbalordita lei, stranita dal fatto che fosse la prima volta che qualcuno le rivolgesse la parola ma soprattutto che lei non gli avesse risposto volgarmente.
"Non ridi mai?" continuò lui incuriosito.
"No" si rabbuiò nuovamente Kim.
"
Abbiamo qualcosa in comune allora!" la rassicurò con un sorriso appena accennato prima di abbassare lo sguardo imbarazzato.
"E' una cosa positiva o negativa?" ridacchiò lei imitando il gesto del ragazzo.
"Non lo so. Ma se vuoi possiamo scoprirlo insieme..." propose Luke, abbassando il tono di voce alla fine della frase, quasi come se non volesse azzardarsi a dire cose fuori luogo. 
Era spiazzata.
Non solo un perfetto sconosciuto le aveva rivolto la parola in modo pacifico e l'aveva finalmente fatta ridere di gusto, ma addirittura si offriva di condividere con lei qualcosa!
Sarà mica stato un sogno? No, lei aveva smesso di sognare.
Allora cos'era? Forse il destino aveva deciso di dare una svolta alla sua vita...
Pensava, pensava davvero tanto a quella proposta finché non venne ripresa da Luke.
"Non devi rispondermi ora. Hai tutto il tempo che vuo" la incalzò gentilmente. 
Kimberly annuì solamente.
Lo vide tirare fuori un pennarello dalla tasca dei suoi jeans attillati, estremamente neri e bucati.
Amava quello stile.
Le prese la mano e cominciò a scriverle qualcosa sul palmo. Finito questo la guardò un'ultima intensamente negli occhi per poi voltarsi e scomparire dalla vista di lei. 
Un numero di cellulare macchiava l'arto di Kimberly.


Quella sera Luke non riusciva proprio a prendere sonno.
Non sapeva nemmeno lui se per colpa del caldo che lo soffocava, per il ronzio fastidioso delle zanzare che volavano sulle sue orecchie o per l'incontro di quel pomeriggio. 
Sicuramente per tutte e tre, ma in particolare l'ultima ragione.
Aveva davvero trovato il coraggio di buttarsi?
L'ansia era padrona del suo essere.
E se non l'avesse chiamato?
E se lo avesse fatto?
La sua mente era intasata di punti di domande senza risposte.
Ora era tutto nelle mani del destino. Quale sarebbe stata la sua scelta?


Era indecisa su cosa fare.
Le aveva proposto di fare qualcosa insieme.
Insieme.
Non più da sola.
Forse quel ragazzo era riuscito a capirla come lei aveva fatto con esso.
Era tremendamente stanca della solitudine e quella era proprio l'occasione giusta per ricominciare tutto da capo!
Aveva preso la sua decisione: ci avrebbe provato.
In fondo non aveva nulla da perdere dal momento che la sua vita prosperava di niente.
Cosa sarebbe potuto succedere di peggio?
Prese allora il cellulare da sopra il comodino di camera sua e mentre selezionava la voce 'messaggi' le venne in mente che non sapeva né cosa scrivere né il nome del ragazzo.

Ciao, sono Kimberly, la ragazza di ieri pomeriggio. Volevo dirti che ci ho pensato e che va bene.

No no e ancora no.
Cancellò e riprovò, cercando di sembrare meno infantile possibile.

Hey, sono la tipa di ieri. 
Va bene.


Ancora non la convinceva ma si stava avvicinando alla soluzione.
"Fanculo" imprecò sbuffando. Si sedette sulla sedia girevole in pelle e fece passare una mano fra i suoi lunghi capelli ricci, rigirando nervosamente il cellulare tra le mani. 

Okay.

Eccolo. Perfetto. 
Niente giri di parole. Estremamente chiaro.

Invio.

Ora poteva andare a dormire tranquilla.
Si sdraiò sul letto e con un minuscolo sorrisetto sulle labbra si addormentò.






 
#spazio autrice
Ciao splendori! :)
Allora, in questa FF ci sarà SOLO Luke. 
Gli altri ragazzi non li ho messi perché non centrano nulla con la storia, sorry.
Che dire, spero vi piaccia e mi farebbe moooolto piacere se recensiste, anche solo per darmi consigli (accettati con molto piacere asdfg)
Mi scuso per eventuali errori grammaticali e altre scemenze u.u 
Beh, non so che aggiungere lol
Se volete potete contattarmi su twitter, sono @Vaffanluke :)
Seguo tutti asdfgh
Un bacio e alla prossima, love ya <3
  
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