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Autore: gattapelosa    23/11/2013    6 recensioni
Stop! Non andate oltre, questo Regno non è Regno per voi. È terra di follie: vi vive Biancaneve nella comicità della sua vita futura, Ariel e i suoi incontri piccanti, il Genio nella lampada, Cenerentola coinvolta nel mistero del padre deceduto, Alice nella magica terra di "MaChiCazzoHaInventatoStaRoba"...
Io vi ho avvisati, non entrate. Non siete abbastanza forti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Cavolo e acciughe
 
 
 
Non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa: aveva ceduto troppo presto, le prime volte. Certo, se messo alle strette da una bella giovinetta tutta tette e sorrisi, cedere poteva essere facile, ma Biancaneve non era più tanto “giovinetta tutta tette e sorrisi”, quindi poteva anche farcela. Forse.
Però avrebbe insistito. Insomma, era un principe, giusto? E i principi non si facevano mettere i piedi in testa, i principi combattevano. Lui avrebbe combattuto.
Forte di grande energia, entrò in cucina. E ne uscì un attimo dopo.
Cavolo e acciughe.
Biancaneve incinta aveva le voglie più nauseantemente fetide del Reame, appestavano la casa e impuzzolentivano l’armatura di nonno Patrizio. Ora avrebbe dovuto lottare anche contro il fetore, ma ce l’avrebbe fatta, ne era sicuro. Prese un profondo respiro – aria buona! – ed entrò.
Biancaneve, al quarto parto, in tuta slavata e bigodini, aveva perso molto della candida fanciulla “più bella del reame”. Certo, se proprio doveva, in condizioni meno sgradevoli, sarebbe anche potuta tornare la dolce, delicata bellezza di un tempo, ma certe cose andavano affrontate al momento giusto. E comunque, Sua Maestà il Principe aveva altro a cui pensare.
— No. — disse, distraendo Biancaneve da cavolo e acciughe. — Ci ho pensato, e questa volta la risposta è no. Il nome del quarto figlio lo scelgo io.
Biancaneve pulì elegantemente le labbra con un tovagliolo, poi fissò mezza seccata quel pover’uomo di suo marito. Dieci anni di convivenza, e ancora non aveva capito chi portava le braghe, là dentro.
— Cosa c’è che non va nella mia proposta?
— Scherzi? Come puoi anche solo pensare di chiamare tuo figlio Mammolo?
Mammolo era un nome bellissimo, e che nessuno osasse dire il contrario. Ma Biancaneve non era tipo da imporre la propria volontà in forma diretta, bisognava girarci intorno, persuadere.
— Insomma. — continuò il principe, mezzo sconfortato dall’espressione freddamente elegante di sua moglie – Passi Dotto, almeno è di buon auspicio. Chiamare il secondogenito “Eolo” può anche andare, un colto richiamo alla mitologia greca. “Cucciola” per una bambina ci sta, anche se ne riparleremo fra qualche anno. Ma Mammolo? Cosa ti aspetti da lui, un attaccamento morboso alla sua mamma?
— Perché no?
— Ma allora perché non chiamarlo Pappolo, che almeno fai felice pure me?— Inclinazione della voce ed espressione ironica non sembravano aver sortito l’effetto voluto, però.
— Va bene, penso che anche Pappolo sia…
— Non dire altro.
Biancaneve incrociò le braccia al petto, seccata. Certe discussioni non andavano proprio affrontate, non con lei e, soprattutto, non con lei mentre mangiava cavoli e acciughe.
— E come vorresti chiamarlo, quindi?— chiese, perdendo il tono elegantemente distaccato. Suo maritò alzò il mento, gonfiò il petto e portò una mano al cuore, fiero.
— Patrizio Lodovico Percival III.
In risposta, Biancaneve sputò cavolo e acciughe dal naso. La sua risata fece vibrare pure la vecchia armatura di nonno Patrizio.
— Scherzi? Perché lo odi così tanto?
— Sei tu che vuoi chiamare tuo figlio Mammolo!
— Finiscila, non lo permetterò mai. E non mi faccio dare consigli da uno che di nome fa “Principe” e cognome “Azzurro”.
Principe trovava il suo nome bellissimo e le parole di Biancaneve lo ferivano nel profondo. Incassò il colpo in un sussulto scombussolato, occhi lucidi e labbra tremolanti, ma non era ancora disposto a lasciar perdere. Patrizio Lodovico Percival III andava difeso.
— Lui è anche mio figlio. — la voce un po’ bassa, ma sicura. Biancaneve sorrise.
— Lo so, e un giorno mi ringrazierai.— disse, alzandosi. — Voi cosa ne pensate?
Alle spalle di Principe, stavano buoni tre piccoli bimbi. Principe imprecò sottovoce: un conto era cercare di resistere allo charme di sua moglie, un conto al potere angelicamente persuasivo dei tre principini. Si sentiva solo, solo in un campo di battaglia. Ma questa volta non ci andava di mezzo alcun regno, alcun re, non aveva mille uomini da portare a casa, peggio: doveva difendere suo figlio dal nome “Mammolo”.
— Perché non ti piace Mammolo, papà?— chiese Dotto, avvicinandosi. — Non ti piacciono i nomi dei nani?
— Sono bellissimi, tesoro, ma non tutti.
— Dotto dice che avete discusso molto anche per il mio nome, è vero?— chiese Eolo, in un teatrale singhiozzo a lacrima sicura. 
— No, no piccolo mio!— Principe abbracciò il suo bellissimo, insospettabile bimbo. Avesse prestato più attenzione, avrebbe colto il sorrisetto compiaciuto e la strizzatina d’occhio a Biancaneve. — È solo che “Mammolo” sembra un po’ forzato. Non preferiresti chiamare il tuo fratellino come il nonno?
— Il nonno è morto, vuoi che muoia pure il mio fratellino?
— Il nonno è morto a ottantatré anni…
— Non voglio che muoia il mio fratellino!– pianse Cucciola, rannicchiandosi disperata in un angolo della cucina. A Principe cascarono le braccia: aveva sperato supporto almeno dalla sua piccola principessa.
— Oh, avanti! Sono disperato, non mi vedete?— Principe si buttò in ginocchio ai piedi di sua moglie. — Ti prego, ti supplico, non chiamarlo Mammolo.
Faceva pietà, ne era consapevole, ma la pietà non era propria di quella casa. Quattro paia d’occhi luccicavano di scintillante vittoria.
— È inutile, amore mio. — Biancaneve gli prese il volto tra le mani. — Proteggerò mio figlio da quel nome.
Principe non voleva che i suoi figli lo vedessero piangere, così mollò il colpo e si ritirò in camera. Non vide, ovviamente, i dolcetti con cui Biancaneve ricompensò i suoi piccoli traditori, né il sorriso smagliante sul volto bagnato di Cucciola.
— Sono stata brava, mamma?
— Bravissima. Siete stati tutti e tre perfetti. 
Dotto prese il bignè, compiaciuto. — Però il nome di papà non era male.
— Mammolo è meglio. — rispose Biancaneve.
— Mammolo è meglio. — confermò, col volto sporco di cacao.

 
 
 Bacheca dell'autrice

Questa storia non è stata scritta per attacco di genio, ma perché senza non avrei potuto accedere agli altri turni di un bellissimo contest, "
Diving into fairy tales…Walt Disney Contest". Non so scrivere comici. Spero solo non vi sia dispiaciuta troppo. 
 
  
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