yingsu mi ha dato il permesso.
» the wind was sweet and smelled of home.
La neve intorno a lui gli congelava le ossa, sentiva tra i fini capelli dorati nuovi fiocchi
di ghiaccio cadere dall’alto, come se volessero coprirlo in modo da dargli una
sepoltura degna di un essere umano – chiuse gli occhi, le lunghe ciglia fredde
lo fecero rabbrividire al contatto con le gote. La gamba, rotta per la caduta
nel burrone, sembrava congelata almeno quanto il suo corpo, poteva una cosa
abbastanza grave, considerando che non avvertiva più nemmeno il dolore.
Ma che importa? si disse con un tono di sarcasmo, sorridendo
appena, trovò la forza di alzare le palpebre e Säde,
la ragazza del Distretto 1, lo fissava dalla sommità della gola, tese l’arco e
vide la freccia partire verso di lui.
Una macchia di
sangue esplose sulla parete ghiacciata dietro il tributo, il suo corpo cadde
all’indietro e un cannone fece vibrare l’arena.
◊ ◊ ◊
Roel non ricordava di
essere morto – perché quella era la sensazione che si provava quando si
lasciava il mondo. In effetti, la
temperatura tiepida di quel luogo, l’erba sotto di lui e i raggi del sole che
gli colpivano il viso gli ricordavano casa, anzi, per un momento ebbe la
sensazione di essere proprio lì, sui monti del Distretto 2 – e che l’idea di
essere andato agli Hunger Games
per onorare la morte di Liv fosse solo un sogno.
Si accorse subito
dopo di indossare la giacca imbottita di pelliccia e il corpo sudava a causa di
tutto quel calore. Allora era morto davvero?
Le mani strinsero
debolmente qualche ciuffo d’erba fresca, l’odore del prato gli riempì le narici
e quasi pensò di poter piangere. Con calma, come per non spezzare quella sorta
di incantesimo che si era creato, si portò le dita alla zip del giaccone e la
tirò verso il basso, questo scivolò ai suoi fianchi e il petto fasciato dalla
maglia termica fu accarezzato da quel vento che sapeva di casa. Era a casa.
Respirò a pieni
polmoni, sentendo sotto le palpebre le lacrime formarsi come piccole perle, non
immaginava di poter piangere perché era
morto, perché ormai non ne aveva dubbi. Non poteva essere la realtà, quella. Säde
lo aveva ucciso, dandogli la possibilità di tornare a casa.
Roel… quella voce gli sembrò dapprima un sussurro, come
se la sua coscienza lo stesse chiamando. Poi si ripresentò, stavolta più forte:
Roel… Roel, il suo nome sembrava trasportato da quel vento così
dolce da sembrare irreale. Roel!
L’insistenza di
quell’incantesimo lo costrinse ad aprire gli occhi, e davanti a lui fasci di
luce si incastravano perfettamente con il lenzuolo di foglie di un albero,
permettendogli di non essere completamente accecato dal sole. Riconobbe l’albero,
e d’improvviso anche l’erba gli sembrò molto più familiare di quanto credesse
prima.
«Roel!»
anche quella voce, ora, volteggiava nella sua mente assieme al ricordo di una
ragazza a piedi nudi sull’erba, i capelli biondi come le spighe di grano viste
solamente nei libri. Si sforzò di appoggiarsi sui gomiti dolenti per lo sforzo
di quei giorni nell’Arena, guardò a destra – poi a sinistra. Infine dietro di
lui.
Sentì gli occhi
riempirsi di lacrime e il cuore prendere a battere più velocemente. Era lei:
quella dei suoi ricordi, con i capelli raccolti in uno chignon spettinato e un
vestito verde chiaro lungo fino alle ginocchia, lo guardava sorridendo e faceva
sorridere anche lui.
Liv stava in piedi a
pochi passi dall’ormai ex-tributo, il sole la illuminava come se fosse una
visione.
Si mise in piedi,
ignorando le articolazioni dolenti, la bile che gli risaliva lungo la gola per
lo sforzo. Che gli importava di tutto quel dolore, se ora poteva finalmente
riposarsi, stare con lei per sempre?
Allungò una mano per
afferrarla, avvolgendo le dita attorno alle sue – affusolate e calde, delicate
seppur appartenenti ad un soldato. Il suo viso era dipinto dalla gioia più
sincera che l’altro avesse mai visto, i suoi occhi brillavano di felicità e
quello sguardo che tanto gli era mancato, che lo aveva fatto rimanere sveglio
varie notti per paura di incontrarlo e di non poterlo riavere fece scivolare
dalle iridi verdi di lui due perle amare – gli angoli della bocca dell’altro si
sollevarono istintivamente mentre Liv si avvicinava a lui, sfilandogli di dosso
la giacca troppo pesante per quel posto –
il loro posto.
«Bentornato a casa, Roel».
NOTE
D’AUTRICE ◊ «viviamo e respiriamo
parole»
Ebbene,
che dire? Nulla, lascio a voi l’interpretazione di tutto questo. Suppongo che
sia il finale che tutti vogliono― ma non posso dire nulla, scusatemi.
Per
ora, fatevi tutti i filmini mentali che volete, io sto bene nel mio mondo di
spoiler e certezze su I’m frozen to the bones.
Il
titolo della shot è una frase della canzone di Woodkid, ergo the boat song.
Alla
prossima!
radioactive,
• a n
g o l o s p a m •
a.
I’m frozen to the
bones. { HUNGER GAMES – long – nuovi tributi, 73rd edizione
} yingsu
b.
Blur. {
HUNGER GAMES – long – nuovi personaggi
} Ivola