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Autore: radioactive    23/11/2013    3 recensioni
Una macchia di sangue esplose sulla parete ghiacciata dietro il tributo, il suo corpo cadde all’indietro e un cannone fece vibrare l’arena.
| 73esimi Hunger Games ● Roel Flos & Liv Nerys ● DISTRETTO 2 ● 713 parole |
Ho avuto il permesso di scriverla, quindi spoiler o non spoiler, è una decisione presa da yingsu. ♡
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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yingsu mi ha dato il permesso.        

 

    

 

     » the wind was sweet and smelled of home.

 

 

 

 

La neve intorno a lui gli congelava le ossa, sentiva tra i fini capelli dorati nuovi fiocchi di ghiaccio cadere dall’alto, come se volessero coprirlo in modo da dargli una sepoltura degna di un essere umano – chiuse gli occhi, le lunghe ciglia fredde lo fecero rabbrividire al contatto con le gote. La gamba, rotta per la caduta nel burrone, sembrava congelata almeno quanto il suo corpo, poteva una cosa abbastanza grave, considerando che non avvertiva più nemmeno il dolore.

Ma che importa? si disse con un tono di sarcasmo, sorridendo appena, trovò la forza di alzare le palpebre e Säde, la ragazza del Distretto 1, lo fissava dalla sommità della gola, tese l’arco e vide la freccia partire verso di lui.

Una macchia di sangue esplose sulla parete ghiacciata dietro il tributo, il suo corpo cadde all’indietro e un cannone fece vibrare l’arena.

 

 

Roel non ricordava di essere morto – perché quella era la sensazione che si provava quando si lasciava il mondo. In effetti, la temperatura tiepida di quel luogo, l’erba sotto di lui e i raggi del sole che gli colpivano il viso gli ricordavano casa, anzi, per un momento ebbe la sensazione di essere proprio lì, sui monti del Distretto 2 – e che l’idea di essere andato agli Hunger Games per onorare la morte di Liv fosse solo un sogno.

Si accorse subito dopo di indossare la giacca imbottita di pelliccia e il corpo sudava a causa di tutto quel calore. Allora era morto davvero?

Le mani strinsero debolmente qualche ciuffo d’erba fresca, l’odore del prato gli riempì le narici e quasi pensò di poter piangere. Con calma, come per non spezzare quella sorta di incantesimo che si era creato, si portò le dita alla zip del giaccone e la tirò verso il basso, questo scivolò ai suoi fianchi e il petto fasciato dalla maglia termica fu accarezzato da quel vento che sapeva di casa. Era a casa.

Respirò a pieni polmoni, sentendo sotto le palpebre le lacrime formarsi come piccole perle, non immaginava di poter piangere perché era morto, perché ormai non ne aveva dubbi. Non poteva essere la realtà, quella. Säde lo aveva ucciso, dandogli la possibilità di tornare a casa.

Roel… quella voce gli sembrò dapprima un sussurro, come se la sua coscienza lo stesse chiamando. Poi si ripresentò, stavolta più forte: Roel… Roel, il suo nome sembrava trasportato da quel vento così dolce da sembrare irreale. Roel!

L’insistenza di quell’incantesimo lo costrinse ad aprire gli occhi, e davanti a lui fasci di luce si incastravano perfettamente con il lenzuolo di foglie di un albero, permettendogli di non essere completamente accecato dal sole. Riconobbe l’albero, e d’improvviso anche l’erba gli sembrò molto più familiare di quanto credesse prima.

«Roel!» anche quella voce, ora, volteggiava nella sua mente assieme al ricordo di una ragazza a piedi nudi sull’erba, i capelli biondi come le spighe di grano viste solamente nei libri. Si sforzò di appoggiarsi sui gomiti dolenti per lo sforzo di quei giorni nell’Arena, guardò a destra – poi a sinistra. Infine dietro di lui.

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime e il cuore prendere a battere più velocemente. Era lei: quella dei suoi ricordi, con i capelli raccolti in uno chignon spettinato e un vestito verde chiaro lungo fino alle ginocchia, lo guardava sorridendo e faceva sorridere anche lui.

Liv stava in piedi a pochi passi dall’ormai ex-tributo, il sole la illuminava come se fosse una visione.

Si mise in piedi, ignorando le articolazioni dolenti, la bile che gli risaliva lungo la gola per lo sforzo. Che gli importava di tutto quel dolore, se ora poteva finalmente riposarsi, stare con lei per sempre?

Allungò una mano per afferrarla, avvolgendo le dita attorno alle sue – affusolate e calde, delicate seppur appartenenti ad un soldato. Il suo viso era dipinto dalla gioia più sincera che l’altro avesse mai visto, i suoi occhi brillavano di felicità e quello sguardo che tanto gli era mancato, che lo aveva fatto rimanere sveglio varie notti per paura di incontrarlo e di non poterlo riavere fece scivolare dalle iridi verdi di lui due perle amare – gli angoli della bocca dell’altro si sollevarono istintivamente mentre Liv si avvicinava a lui, sfilandogli di dosso la giacca troppo pesante per quel posto – il loro posto.

«Bentornato a casa, Roel».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE D’AUTRICE«viviamo e respiriamo parole»

 

Ebbene, che dire? Nulla, lascio a voi l’interpretazione di tutto questo. Suppongo che sia il finale che tutti vogliono― ma non posso dire nulla, scusatemi.

Per ora, fatevi tutti i filmini mentali che volete, io sto bene nel mio mondo di spoiler e certezze su I’m frozen to the bones.

Il titolo della shot è una frase della canzone di Woodkid, ergo the boat song.

 

Alla prossima!

radioactive,

 

 

 

 

 

 

a n g o l o s p a m

a.    I’m frozen to the bones. { HUNGER GAMES – long – nuovi tributi, 73rd edizione } yingsu

b.    Blur. { HUNGER GAMES – long – nuovi personaggi } Ivola

   
 
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