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Autore: Alex Wolf    23/11/2013    3 recensioni
IN IPER-REVISIONE
La mia storia è un "what if" / "missing moments".
Mi sono sempre immaginata cosa sarebbe potuto accadere se con Eragon e Borm a compiere il viaggio ci fosse stata anche una ragazza, e bhe, è venuta fuori questa fan fiction.
Aprì le ali.
Erano larghe, fatte di una membrana bianca latte e le parti in cui le ossa andavano a unirsi avevano artigli chiari, affilati e leggermente ricurvi che avevano un aria alquanto… pericolosa.
« Il mio… drago?. » borbottai chinandomi verso l’esserino.
« Esatto. » gracchiò lo zio.
Il piccolo, squamoso, drago mi si avvicinò e salì sulla mia spalla, restando in equilibrio.
« Speravo di non doverci passare di nuovo. » sospirò Brom accarezzandosi la barba ispida.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eragon, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kira
 
 



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« Vi ho spaventata, mia cara? » Chiese l’essere, la pelle di porcellana illuminata dalle candele mi faceva venire la pelle d’oca. Tutte le ombre che gli si disegnavano sopra non mostravano imperfezioni, era un essere etereo e perciò non ne aveva. La cosa era spaventosa. « Ne sono mortificato », tentò di avvicinarsi per il bacia mano, ma io mi ritrassi spingendo la sedia all’indietro per poi alzarmi. L’abito rosso che indossavo sfregò il pavimento.
« Mia signora », intervenne il re sorpreso.
« Non c’è la faccio, mi dispiace mio singore. » Ammisi io, specchiandomi negli occhi di rubino dello spettro.
Galbatorix mi fissò, il cipiglio del sul suo volto si appesantì fino a creare delle rughe sulla fronte. Le sue labbra si contrassero in una linea sottile e rosea. Congiunsi le mani al ventre, come facevo di solito, e alzai il mento. Gli occhi scuri di Galbatorix ebbero un lampo momentaneo. Che gli ricordassi mia madre, con quel suo carattere da femmina alfa? Probabile.
« Volgiate scusarmi sire, non pensavo che la mia presenza fosse così poco gradita », intervenne lo spettro. Entrambi rivolgemmo a lui lo sguardo e io tramai ancora. Era così cadaverico, e i suoi capelli erano così rossi, gli occhi brillanti e freddi.
« Non crei alcun disturbo, Durza, amico mio. Siediti e mangiamo. » Indicò l sedie attorno al tavolo, poi guardandomi aggiunse: « Tutti e tre. » Sospirai e facendomi forza mi accomodai al tavolino. L’unico rumore che emettevo era causato dalle mie stoviglie che sbattevano leggere contro i piatti, per il resto erano le voci del re e l’altro essere a riempire le mura di rumore. Tenevo lo sguardo basso tentando di non incrociare quello di Durza.
Wyrda.
Al rapporto, capitano. La voce giovane e possente del mio drago vagò per le pareti della mia testa, calmandomi. Dimmi tutto.
C’è uno spettro a tavola.
Ma è norma… Un che?
Spettro. Devo farti lo spelling? S-p-e-t-t…
Lo so cos’è uno spettro, donna. Non capisco cosa ci faccia li.
E’ un alleato del re. Wyrda, ho paura.
Alleato del re? Questa cosa non mi piace. Dobbiamo andare via di qui, Kira.
Non è tutto. Ho scoperto altre cose, devo restare per scoprire se quello che penso sia vero.
Cose tipo?
Potrei essere la figlia illegittima di Galbatorix.
Ok… cosa ti ha fatto quello spettro? Parlando da drago a ragazza: che cosa ti ha realmente fatto quello spettro?
Nulla. Murtagh mi ha raccontato la storia di Galbatorix e la sua amante, che ho scoperto essere mia madre, e così ho pensato fosse lui mio padre. Nella sua lettera Lexie diceva chiaramente com’era mio papà, e di certo non era quello che avevo al villaggio.
Non l’ho mai conosciuto… Ma…
Beato te, Wyrda. Non ti sei perso nulla.
Ma…
« Kira, mi stavi ascoltando? » Galbatorix mi pizzicò la mano.
Devo andare Wyrda. A dopo.
« Mio signore? » Alzai il capo all’improvviso. Gli occhi rossi dello spettro mi scrutarono interessati. Lo fulminai con un’occhiata e poi fissai il re.
« Sembravi persa nei tuoi pensieri, mia cara. » Strinse la mia mano nella sua e piegò la testa di lato. La sua stretta calda era rigida, e mi metteva a disagio. Dov’era quello stupido di Murtagh quando serviva?
« Vostra grazia, stavo pensando a Murtag: non è ancora arrivato. Comincio a preoccuparmi. »
« Kira, mia cara, mi è passato di mente: Murtagh non verrà. Ha preferito restare nelle stalle con Tornac. » Il mio cuore si fermò. Perché non ci avevo pensato prima? Lui non era mai in ritardo, anzi era sempre nel posto sbagliato al momento giusto. Non avrei dovuto meravigliarmi di non vederlo arrivare.
« Capisco. »
« Sembri delusa, mia cara. Questa cosa ti ha scosso? »
« Leggermente, mio signore. Se permettete, vorrei andare a trovarlo. » Galbatorix ritirò la sua mano e si pulì la bocca con il tovagliolo.
« Perfetto », sembrava scocciato, « vai pure mia cara. »
 
 
 
« Si può sapere perché non eri a cena? » Ringhiai frustrata a Murtagh, non appena misi piede nella stalla. Lui poggiò a terra la sua spada e Tornac lo colpì con il piatto della sua sul collo. Il ragazzo si voltò a guardarlo.
« Auch! Dovevi proprio farlo? » Chiese all’uomo. Il servo alzò le spalle e si poggiò l’arma su una di esse.
« Mai voltare le spalle al tuo nemico. Neanche se è una bella fanciulla a chiedertelo. » M’indicò con un cenno del capo. Io sorrisi e ricambiai il saluto con un cenno, a mia volta.
« Questa non è una bella fanciulla; questa è una piattola. » Murtagh si passò una mano fra i capelli e li scompigliò.
« Ma come ti permetti? » Sborbottai io, rossa di rabbia.
« Ok, me ne vado. Problemi in vista. » Tornac mi passò accanto e scomparve.
Aspettai di non sentire più i suoi passi e poi mi rivolsi al ragazzo.
« Non eri  a cena, ma ad allenarti! Ti sembra un comportamento adeguato, per un ragazzo di corte? » Lui m’ignorò e si sedette su una pila di paglia, asciugandosi il sudore della fronte con un fazzoletto. Ammetto che era estremamente sexy, ma per questo non potevo lasciargli passare il fatto che non era a cena.
« Ma che problemi hai? Mh? Non ero a cena, e con questo? Il re non spasima la mia compagnia, quanto la tua. »
« Non dire cavolate, Murtagh. Il re vuole te, come desidera me. Sei cresciuto con lui, come puoi credere che non ti voglia bene? » Presi le gonne fra le mani e mi sedetti accanto a lui. Era sera inoltrata e la luce lunare entrava dalle porte aperte della stalla, disperdendosi sul pavimento cosparso di paglia come un’onda argentea. Qualche filo illuminava persino il volto di Murthag, donandogli un aspetto più oscuro di quello che aveva di solito. « Mur… », lo richiamai in un sussurro.
« Impara una cosa riguardo la ita di corte, questa vita, la mia: nessuno potrà mai volerti realmente bene, Kira. »
  
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