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Autore: Gio_Snower    23/11/2013    1 recensioni
Yukino Sakurakawa non è una bellezza asiatica, non è elegante nè ricca.
E' cresciuta in un orfanotrofio cattolico e l'unico suo talento è per il piano.
Il suo amore è indirizzato a Mr. Yokoha, il suo sensei (maestro) di pianoforte, che però si sta per sposare infrangendo così il cuore di quella fanciulla.
Un akuma(demone) sente le note del pianoforte che lei suona e si innamora delle sue mani, tanto da chiedere alla stessa Yukino di fare un contratto con lui e donargliele in cambio dell'amore di Mr. Yokoha, ma...
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Glossario Parole Straniere
Sensei = insegnante/maestro.
Akuma =  demone/diavolo
Kimono/Hakama = vesti tradizionali giapponesi
Kami-sama = Dio
 
 
 
Quel Tenero del Diavolo
 

 
Yukino Sakurakawa era una ragazza giapponese come tante; non possedeva una bellezza sconvolgente, non era elegante oltre ogni dire e nemmeno curata.
Era cresciuta in un orfanotrofio cattolico gestito da suore e crescendo aveva imparato il valore dell’amore e della rettitudine, oltre che, a suonare il pianoforte.
Ed ora, il suo insegnante di pianoforte, Mr. Yokoha, si stava per sposare infrangendo il suo cuore di fanciulla innamorata della gentilezza e della mitezza del carattere del suo sensei.
«Suonerai al mio matrimonio, Yukino?» le chiese Mr. Yokoha.
Yukino era in una posizione indicibile, affranta mortalmente eppure felice per il suo amato.
«Ma…» provò a protestare debolmente.
Mr. Yokoha le prese le mani, senza rendersi conto della sua crudeltà, e insistette.
«Sei la mia allieva migliore, nonché quella a cui tengo di più… per favore.» disse con un sorriso perfetto e gentile, le labbra strette attento a non mostrare i denti.
Yukino abbassò lo sguardo, ferita, ed annuì.
Presto tutto sarebbe stato più facile; con il passare del tempo il dolore si sarebbe attutito e del sensei le sarebbe rimasto solo un bel ricordo.
Mr. Yokoha le appoggiò una mano sulla spalla e gli diede un bacio sulla guancia.
Yukino arrossì e si sentì annientata.
 
 
Una melodia intensa e straziante riecheggiava nell’aria.
Le note di un pianoforte suonate da una persona in preda a forti sentimenti.
Un sorriso affiorò sulle sue pallide e splendide labbra.
Si avvicinò, con fare curioso.
All’interno una giovane né bella né brutta, suonava con estrema passione il pianoforte.
Il volto rigato da lacrime e le labbra sorridenti.
Sembrava combattuta, come tra due fuochi.
Il dolore e la gioia.
Che persona particolare! Pensò fra sé.
Poi vide le sue mani.
Le splendide mani erano affusolate e perfette.
Ecco.
 
 
 
 
Yukino si era rintanata in un posticino a suonare, convinta che la gioia del suonare le avrebbe fatto dimenticare tutto.
L’avrebbe fatta sfogare, ma invece non servì a niente.
Smise di suonare e si coprì il volto con le mani.
«O Kami-sama….» mormorò.
«Dio non ti aiuterà. Quel vecchio noioso è indifferente oltre ogni dire.» commentò una voce.
Yukino tolse le mani dal volto, spaventata.
Davanti a sé ritrovò il viso di un bellissimo giovane.
Le labbra erano fini e pallide, il naso era dritto e cesellato, gli occhi erano un misto di acquamarina e verde ed i capelli
neri scendevano sfiorando lunghe ciglia altrettanto nere.
Di sicuro era per metà straniero, se non del tutto.
«Chi sei?» chiese lei.
«Un akuma.» rispose lui sorridendo.
«A-akuma? Nella casa del Signore?!» esclamò lei inorridita.
«Kami-sama ama tutti, no? E del resto, a lui non importa molto degli umani. Preferisce star tutto il giorno a poltrire attorniato da angeli.» commentò lui avvicinandosi.
Lei arretrò.
Lui le prese le mani e se le portò alle labbra.
«Ecco, queste splendide mani! Le voglio.» disse guardandola dritto negli occhi.
«Le vuoi?» chiese lei spostando lo sguardo sulle sue mani.
«Sì. Facciamo un contratto, tu mi dai le tue splendide mani ed io ti do l’amore di quel citrullo e sciocco sensei.» propose l’akuma.
«No.» rispose lei.
Era tentata, eppure, nella sua giovane anima pia, sapeva bene che interferire con l’amore non era giusto.
Non sarebbe diventata felice in quel modo.
«Come no?» chiese l’akuma inclinando la testa e fissandola con occhi curiosi.
La sua voce era melodiosa e lussuriosa e Yukino sentì tanti piccoli brividi.
Un piccolo spazio li divideva.
«Te le darò, in cambio non fare niente di male alla gente, promettimelo.
E te le darò dopo il matrimonio.» sussurrò lei fissandolo.
Il demone la guardò esterrefatto e poi rise incredulo.
«Vuoi che il tuo sensei si sposi con un’altra?! Incredibile! Che anima pura!» rise lui.
«Siamo d’accordo?» gli chiese lei freddamente.
Lui annuì.
Lei sorrise.
Presto non avrebbe più dovuto suonare.
Solo un’ultima volta.
 
 
Il matrimonio di Mr. Yokoha si avvicinava e l’akuma veniva spesso a trovare Yukino.
«Stai ancora giocando con quei mocciosi?» gli chiese lui osservandoli da sopra il ramo di un albero.
«Così appollaiato sembri un uccello.» ribatté lei ridendo.
«Stai diventando sempre più sfacciata.» rispose lui.
«Brutte compagnie, immagino.»  replicò lei con un sorriso.
Lui sorrise.
Un bimbetto, un mocciosetto di sette anni e con i vestiti sporchi, si avvinò all’akuma che era sceso dall’albero e gli strappò i guanti.
Mani orribili e pelose comparvero.
Yukino le fissò a bocca aperta.
L’Akuma la guardò addolorato e poi scappò.
 
«Certo che sei strano forte.» disse la dolce voce di Yukino.
«Che vuoi?» chiese lui singhiozzando.
«Che tu scenda da quell’albero.
Non ti va il sangue nero alla testa così capovolto?» gli chiese lei.
«Non mi odi? Non ti faccio schifo? D’altronde sono un akuma, è questo il mio terribile aspetto.» chiese lui piangendo, ma scendendo dall’albero.
«Ma tu sei bello dentro.» rispose lei.
Bello? Un demone?
Si chiese lui perplesso.
Ma quando fissò gli occhi di Yukino sinceri, ci credette.
E sorrise.
 
«Oggi le mie mani saranno tue.» disse Yukino fuori dalla chiesa.
Lui annuì e gli baciò le mani.
«Akuma, senti…» iniziò Yukino.
Lui la guardò. «Grazie.» mormorò lei.
E poi entrò nella Chiesa, pronta a suonare.
Le note dell’organo, tanto simile al pianoforte, iniziarono a riecheggiare nella Casa del Signore.
L’Akuma guardò quell’edificio e pianse con un sorriso felice.
 
«Senta, signora…» fermò la suora.
«In che cosa posso aiutarla?» chiese essa.
«Prendete quella ragazza come organista della Chiesa, è bravissima.
Ne ho già parlato al diacono ed al prete.» disse.
La suora annuì confusa. «Va bene.» acconsentì.
Lui se ne andò.
 
Yukino, mentre suonava, piangeva.
Piangeva le lacrime di un amore lasciato.
Ma non quello per il suo sensei, quanto quello per un certo tenero Akuma.
E le noti risuonavano per le volte della Chiesa, creando una melodia splendida e piena d’amore.
 
 
 
«Diamo un ultimo addio alla Signorina Sakurakawa che per sessant’anni è stata l’organista di questa chiesa.» recitò una voce.
Lacrime, tante e dolorose lacrime furono piante da molte persone.
Poi, finito l’addio, scemarono fuori dalla Chiesa con il cuore più leggero.
Un uomo di bell’aspetto e dall’andatura elegante entrò nella chiesa.
La bara aperta conteneva una figura inerte, con un volto rugoso su cui era stampato un sorriso felice e dalle mani aggraziate come quelle d’un tempo.
L’akuma prese una mano e se la portò al volto, baciandola ed accarezzandola.
«Oh, le mie splendide mani…» disse.
In un attimo, una figura fugace comparì.
Una giovane si alzò e seguì l’akuma.
«E’ il momento.» mormorò esso.
La bara vuota.
E due figure che s’allontanavano mano nella mano mentre la luce li inondava augurandogli uno splendido lieto fine.




Questa storia è dedicata ad una ragazza che adoro.
E' il suo regalo di compleanno.
Auguri Shaddina.
Buon compleanno. ♥
Con affetto, Giò.

 
   
 
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