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Autore: Betelgeuse17    23/11/2013    4 recensioni
(Arco narrativo compreso tra la fine di The Avengers e la Civil War)
Storia d'amore in cinque atti.
[...]«Non ci sono motivi, Tony. E neanche scelte difficili da prendere: puoi cercare di essere felice, oppure no».[...]
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Storia quinta classificata al contest Gimme Five indetto da Giuns sul forum di Efp.

Nota legale: The Avengers © 2012, Joss Whedon. Titolo ©  Happy now, 2009, Bon Jovi (che non posseggo, ancora).
Il qui presente intreccio è da considerarsi proprietà esclusiva dell'autrice; pertanto, non può  essere riprodotto - totalmente o parzialmente - senza il consenso di quest'ultima.
Avvertimenti: fluff, angst, voglia di vivere, slash, alcolismo e CIVIL WAR. vvb
Note: Tutto questo delirio si basa su una citazione di Scrubs. E io amo Scrubs. Sono riuscita a rovinare due cose belle in una volta sola.


Can I Be Happy Now?


Spesso, quando fai quello che ti rende felice, le cose incominciano a funzionare...
ma certe volte, anche se si hanno le migliori intenzioni, si rischia di cadere nelle vecchie abitudini.
Così credo che la risposta sia che non c'è risposta. Puoi cercare di essere felice oppure no.
(Scrubs)


1.
New York è una città anestetizzata, abituata agli abusi e al sangue.
I Chitauri di Loki l’hanno ridotta a un grumo di polvere ed edifici collassati.
Sotto l’armatura, mentre stringi il missile, sei un fascio di nervi in tensione.
Sarà una bella fine, in stile Iron-man, con un gran botto, boum!, e nell’aria fuochi d’artificio, stelle filanti di cervella e componenti metallici.
Il tuo ultimo pensiero è che, sì, magari avresti voluto un ultimo drink. Comunque non escludi che in paradiso non si possa trovare qualcosa da bere.   

Quando ti risvegli, dell’armatura è rimasto poco e hai il corpo coperto di lividi.
Steve sorride al tuo fianco.
Va meglio ora.


2.
La debole luce del reattore inonda la stanza e impiastriccia i vostri corpi nudi.
Steve è già crollato addormentato, tu sei nella quieta serenità del dormiveglia.
Non sai spiegarti com’è successo, ma non è un grande problema: Tony Stark non ha un piano d’attacco, agisce.
Agisce anche meglio quando ha due bicchierini in corpo, ma Capitan Boyscout è stato piuttosto tassativo. Forse era meglio sotto la politica di Pepper Pugno di ferro.
Devi ricordarti di spedirle un cestino di fragole. Te l’aveva detto come sarebbe finita, con il sorriso di chi ha capito tutto. Donna malefica.
«Tony, cosa stai facendo?» è un sussurro biascicato.
«Quello che mi rende felice».

 
3.
D’accordo, forse settantadue ore chiuso in laboratorio sono troppe.
Anche i tre litri di caffè che hai bevuto nelle ultime dodici.
Oltre il fatto che l’ultimo cibo solido ingerito risale a ieri.
Tutti fattori che mirano a distruggere mentalmente e fisicamente un qualsiasi essere umano, ma - diavolo - sei Tony Stark!
Genio, miliardario, playboy, filantropo e fra una riunione e l’altra trovi il tempo di salvare il mondo e resettare Jarvis in modo che parli con un adorabile accento dothraki.
Perché Rogers non vuole capirlo?
«Vieni a letto?»
Sa già di aver vinto.

Mentre affondi il naso tra i suoi capelli, ti rendi conto che le cose iniziano a funzionare.


4.
La seconda ondata è sempre più violenta: vomito e bile si fanno strada con irruenza attraverso la trachea e tu sei scosso da brividi e singulti. Ricadi sempre nelle vecchie abitudini.
Appoggi la testa sulla ceramica fredda del water. Qualcosa di concreto per riportarti alla realtà.
Gli eventi degli ultimi giorni sembrano un interminabile, orribile incubo, aborto malato di una follia febbrile.
Tutto è iniziato con l’Atto di Registrazione dei Superumani, poi sono seguiti i litigi, le urla.
È scoppiata la guerra civile.
Le morti e gli innocenti fatti a pezzetti.

Steve, non doveva finire così.
Noi eravamo gli eroi.


5.
«Perché qui, Capitano?» ti sforzi davvero di sembrare indifferente, ma devi essere piuttosto patetico con gli evidenti postumi della sbronza.
«Mi ha chiamato Jarvis, su quel cellulare che mi avevi regalato. Forse ho capito come usarlo. Credo ti voglia bene, per essere un computer».
Ti si siede accanto, con una tranquillità che non dovrebbe appartenergli, non dopo gli ultimi scontri.
«Perché non possiamo tornare come prima?» bisbigli, forse più a te stesso.
«Non ci sono motivi, Tony. E neanche scelte difficili da prendere: puoi cercare di essere felice, oppure no».
«E tu? Cosa scegli?» la distanza si azzera. È come tornare a casa, dopo tanto tempo.
«Ho scelto te».

«Anch’io».





  
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